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Autore: Lory221B    27/03/2016    5 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento e spero che non ne ricordi altre, in tal caso non sarebbe voluto, ma fatemelo sapere!


Prologo





C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi.

Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.

C'erano gli stregoni del fuoco, i più potenti e più saggi tra gli stregoni; rispettati e adorati dal popolo, ma anche temuti per  devastante forza distruttrice dei loro incantesimi. Erano  capaci di magie che richiedevano concentrazione ma anche una certa velocità.

Di solito veniva affidata loro la protezione delle città; per quanto il loro potere fosse devastante, gli incantesimi di protezione e purezza erano la loro specialità. I più esperti tra loro, erano anche capaci di chiaroveggenza.

C'erano gli stregoni dell'aria, che più di tutti sfruttavano l'intelletto e il pensiero per governare incantesimi e rituali che riguardano i viaggi, la ricerca, la libertà, l'acquisizione di conoscenze, il ritrovamento di oggetti perduti e la scoperta di menzogne.

La capacità di controllare determinati tipi di venti, finiva per caratterizzare lo stesso stregone. Chi controllava i venti del nord, ad esempio, era per sua natura freddo e cerebrale, chi controllava i venti del sud invece,  infuocato e caldo, era legato all'elemento del fuoco e la sua magia quindi ricopriva lo stesso ambito: purificazione e protezione.

Gli stregoni dell'aria più esperti erano anche in grado di controllare i venti in modo tale da poter volare, anche se per piccole distanza.

C'erano gli stregoni dell'acqua, elemento per eccellenza della mente subconscia, dell'amore e delle emozioni, e la loro magia era considerata l'elemento primario per l'esistenza, un elemento legato ai sentimenti, all'amicizia, alla guarigione, al sonno ed al sogno.

Erano persone pazienti, come l'acqua, che nel corso dei secoli può distruggere anche la roccia, e a livelli di stregoneria molto avanzata, capaci di mettersi in contatto telepatico con ogni essere presente sul pianeta

C'erano infine, gli stregoni della terra, che traevano la loro forza ed energia dalla natura stessa. Straordinari curatori, la terra era legata a tutti gli incantesimi e i rituali legati al lavoro, alla programmazione e alla stabilità. Generalmente persone di buon cuore, gli stregoni della terra erano in grado di mutare il proprio aspetto.

Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il  Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.

In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri. A volte le loro capacità si rivelavano improvvisamente, lasciando stupefatti gli stessi proprietari dei nuovi doni; altre volte i nuovi stregoni discendevano da famiglie che per generazioni erano state il cardine dei quattro ordini ed avevano vissuto tutta la vita nascondendo i loro poteri.

Qui inizia la nostra storia.


***** *****

John abitava con la sorella in un piccolo villaggio, appena fuori dal bosco e abbastanza lontano dal Palazzo reale, al punto che era quasi del tutto ignaro di quello che accadeva.

Era un onesto lavoratore, sempre d'aiuto per ogni abitante del villaggio e svolgeva diverse mansioni, tra cui forgiare le armi destinare ai cavalieri; purtroppo per lui, passava molto del suo tempo ad immaginare come sarebbe stata diversa la sua vita se fosse nato in un altro posto e non avesse dovuto badare alla sorella.

I loro genitori erano venuti a mancare molte primavere prima, proprio quando John, da poco ventenne, aveva deciso di arruolarsi nell'esercito. Ma l'improvvisa morte dei genitori, lo aveva costretto a rinunciare ai suoi sogni, non potendo lasciare la sorella da sola nel villaggio.

Così, dopo oltre dieci anni, era ancora bloccato lì, ormai quasi assuefatto ad una vita semplice ed ordinaria.

Quella mattina Angelo, il fabbro del paese, aveva chiesto a John di dirigersi a palazzo con le armi appena forgiate, per consegnarle ai cavalieri che avrebbero partecipato ai giochi reali, così  il biondo era alla guida di un carretto lungo la strada che dal paese conduceva verso il borgo.

Era appena uscito dal boschetto, quando scorse una figura incappucciata, correre inseguita da quattro uomini, che John riconobbe subito come il gruppo dei briganti che abitava le zone limitrofe al suo villaggio.

Sicuramente la figura incappucciata era un uomo, per quanto avesse un ché di androgino, le fattezze erano certamente maschili. Nella corsa inciampò e cadde rovinosamente a terra; istintivamente  John fermò il carro, prese una delle spade destinate ai cavalieri del Re e scese in difesa dell'incappucciato. 

I briganti si fermarono e fissarono John  - Nanerottolo, con quell'arma, cosa credi di fare? -

L'uomo incappucciato si era rimesso in piedi ed osservava perplesso le azioni del biondo.

- Venite verso di me e lo saprete - rispose John. Era solo contro quattro, ma nonostante l'inesperienza sentiva che era la cosa giusta da fare.

Gli uomini risero fragorosamente, poi sguainarono a loro volta le spade e si fecero incontro, quando uno dei vessilli reali che erano attaccati al carro di John, si staccò per un colpo di vento e finì in faccia ad uno dei briganti. Nemmeno loro erano così stupidi da attaccare un carro del Re; finché restavano defilati non avevano nulla da temere, ma se iniziavano a dare fastidio al sovrano, allora avrebbero subito pesanti conseguenze.

Gridarono alcuni insulti nei confronti dell'uomo che stavano inseguendo e poi tornarono sui loro passi, lasciando John con la spada in mano e l'espressione risoluta e l'altro fermo e perplesso.

- Tutto bene? - chiese John guardando l'uomo incappucciato, che continuava a fissarlo con curiosità. Sembrava molto giovane, ma doveva essere un coetaneo di John; alto, moro, con la carnagione colore della neve e gli occhi azzurro cielo. Sembrava un nobile decaduto, uno che doveva aver passato parecchi problemi e forse causato altrettanti.

Il biondo non conosceva molte persone al di là degli abitanti del suo villaggio; non si era mai mosso da casa se non per qualche commissione in giro per la contea e non era tipo da stringere amicizia facilmente.

Il moro stava ancora riprendendo fiato, doveva aver corso parecchio e sembrava anche a corto di energia.

- Vuoi dell'acqua? O del pane? - continuò John, avvicinandosi.

Il moro si tolse il cappuccio, rivelando una chioma riccia e disordinata - Come fai a fidarti di me? Per quello che ne sai potrei essere peggio dei briganti che mi inseguivano -

- Non lo so, ma mi fido del mio istinto - rispose  - Io sono John e tu? - fece allungano la mano.

- Sherlock - rispose il moro con un mezzo sorriso, stringendo la mano del biondo - Stai andando a Palazzo? - fece, indicando i vessilli reali.

- Sì,consegna speciale -

- Posso chiederti un passaggio, John? -

Avrebbe dovuto dire di no, doveva portare delle armi a palazzo e quel moro era uno sconosciuto che avrebbe anche potuto tramortirlo e scappare con il carro. Eppure sentiva qualcosa che lo spingeva istintivamente a fidarsi.


***** *****

Qualche ora dopo erano seduti entrambi sul carro diretto a Palazzo, il sole stava cominciando a tramontare e presto avrebbero dovuto accamparsi da qualche parte.

- Perché ti stavano inseguendo comunque? - chiese il biondo.

- Credevano fossi uno stregone e pensavano di consegnarmi alle guardie per guadagnare dei soldi -

John si irrigidì, ma non osò chiedere se il sospetto dei briganti fosse vero.

- E come mai stai andando a Palazzo? - continuò John.

Sherlock sembrò infastidito dalle domande, ma dovendo fare buon viso a cattivo gioco, cercò di trovare la pazienza per conversare  - Vorrei raggiungere mio fratello,  è consigliere reale - rispose con una faccia mezza schifata.

 - E ti fermi per i giochi? - continuò imperterrito il biondo, ignorando il tono strascicato con cui rispondeva Sherlock.

- Quali giochi? - chiese annoiato.

- Per la mano della principessa Mary. Sfide tra cavalieri per sposare la figlia del Re. Competizione aperta a tutto il regno; se non ne sei al corrente, vuol dire che vivi proprio al di fuori da tutto Sherlock, ancora più al di fuori di me - .

Il moro sbuffò ma non disse niente.

- Quindi  parteciperai? - 

- Le principesse non sono esattamente la mia area - rispose sarcastico Sherlock, sperando di chiudere così la conversazione.

Il biondo si immaginava vestito con la sua armatura, pronto a dare battaglia per sposare la principessa ed entrare nella leggenda. Anche solo partecipare sarebbe stato un onore. Era ancora perso nelle sue fantasie, quando Sherlock gli diede un colpo sulla spalla - E' buio ormai, dovremmo fermarci -


***** *****

Si accamparono in una radura vicino agli alberi, dove John approfittò per mangiare qualcosa, mentre Sherlock sembrava potersi nutrire d'aria, dato che non accennava a mettere niente sotto i denti.

John guardò il moro, le mani erano piuttosto rovinate, anche se non sembrava una persona che svolgeva lavori manuali - Cosa fai nella vita, Sherlock? -

- I miei possiedono delle terre - rispose con un certo distacco.

- Oh, allora sei un nobile. Credevo giraste in carrozza - rispose, in maniera un po' ingenua.

- E' una lunga storia, John. Non mi sembra il momento di parlarne -

Il biondo voleva reagire all'indisponenza dell'uomo, che in fin dei conti aveva salvato dall'essere catturato dai briganti, quando sentì un rumore dietro alle sue spalle. Si voltò e vide un enorme orso a meno di due metri da lui. Era troppo vicino e lui era seduto, lontano da ogni arma. Credette che quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto, quando sentì il moro pronunciare una frase in latino e vide l'orso venire trasportato lontano, come da una brezza.

Il biondo sgranò gli occhi, Sherlock era davvero uno stregone.


***** ****
Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui.

Spero nei vostri commenti; è un'idea che mi è venuta in questi giorni e ho deciso di metterla su "carta". A volte scrivere è come una droga.
Alla prossima e un grazie a tutti quelli che leggeranno.

   
 
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