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Autore: eugeal    29/03/2016    0 recensioni
Lo sceriffo di Nottingham ha organizzato un complotto per andare in Terra Santa a uccidere il re, ma quando Guy di Gisborne si ammala gravemente prima della partenza, è costretto a partire senza di lui.
La storia inizia poco dopo l'episodio 2X11: Guy ha scoperto che Marian è il Guardiano Notturno e lo sceriffo sta organizzando il viaggio per andare a uccidere il re.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Marian ordinò a uno dei ragazzi delle scuderie di sellare il suo cavallo e il giovane la fissò per un attimo prima di obbedire, stupito per il tono brusco e impaziente con cui le aveva dato quel comando.
Di solito Lady Marian era sempre gentile e sorridente, ma in quel momento sembrava agitata e impaziente.
La ragazza camminò avanti e indietro per il cortile mentre aspettava il cavallo, pentendosi di non averlo sellato da sola per fare più in fretta e sentiva l'angoscia che le stringeva la gola.
Il giorno prima le parole di Guy l'avevano turbata e lei voleva parlargli, convincerlo a non andare via perché sicuramente sarebbero riusciti a trovare una soluzione per mettere d'accordo lui e Robin.
Si era alzata all'alba ed era andata a bussare alla sua porta non appena aveva potuto, ma Guy non aveva risposto.
Marian aveva provato la maniglia della sua stanza e la porta si era aperta cigolando. Guy non era nei suoi alloggi e sembrava che non ci fosse mai stato: le stanze erano vuote e la maggior parte delle sue cose erano sparite.
La ragazza aveva iniziato a tremare: possibile che Guy se ne fosse andato in piena notte, senza nemmeno salutarla?
Mentre correva verso gli alloggi di Allan per parlare con lui, la conversazione con Guy del giorno prima continuava a risuonarle nella mente e Marian si rese conto che quello era un addio.
Nemmeno Allan era al castello e anche le sue cose non c'erano più.
Terrorizzata e furiosa, Marian era corsa alle stalle per farsi sellare il cavallo.
Non poteva finire così, non glielo avrebbe permesso.
Non appena il ragazzo tornò con la sua cavalcatura, Marian gli strappò le redini di mano e saltò in sella, poi incitò il cavallo e lo guidò fuori dal castello.

Robin fermò il cavallo entrando a Clun e lanciò uno sguardo dietro di sé: Gisborne si era lasciato cadere in ginocchio e ansimava, esausto.
Robin lo ignorò e sorrise nel vedere i contadini che si avvicinavano. Di sicuro lo avrebbero accolto con entusiasmo dopo essere stato lontano per tanto tempo e lo avrebbero festeggiato per aver arrestato l'uomo che li aveva oppressi tanti a lungo.
Si sorprese nel notare che non si avvicinavano e pensò che fossero intimiditi dai soldati della scorta.
Fece cenno agli uomini di attendere e mosse il cavallo in avanti, dimenticando che Gisborne non si era ancora rialzato.
Guy si sentì strattonare in avanti e cadde nel fango della strada mentre il cavallo lo trascinava.
Robin si fermò quasi subito: aveva voluto umiliare Gisborne, ma non aveva intenzione di ferirlo o di fargli del male, non finché non fosse stato condannato per i suoi crimini.
Gli lanciò un'occhiata per assicurarsi di non averlo ferito e vide che Gisborne si stava già rialzando, anche se un po' a fatica.
Robin tornò a rivolgersi ai contadini, sorridendo.
- Allora, vi sono mancato? Ora che sono tornato le cose andranno meglio, non dovete preoccuparvi.
Gli abitanti di Clun lo fissarono, incerti.
- So che deve essere stata dura in nostra assenza, ma ora che il re è tornato in Inghilterra non dovrete più soffrire, farò in modo che ognuno abbia ciò di cui ha bisogno.
- Robin… - Iniziò uno degli anziani, incerto, come se avesse timore di offenderlo. - A dire il vero non siamo stati male come pensate… Ma perché avete legato Sir Guy?

Guy iniziò a rialzarsi da terra senza osare guardarsi intorno. Quel trattamento era umiliante, ma sapeva che Robin aveva le sue ragioni per riservarglielo.
Improvvisamente si sentì prendere per un braccio e qualcuno lo aiutò a rialzarsi da terra.
Sollevò lo sguardo e incontrò il viso preoccupato di una delle contadine, una donna robusta e non troppo giovane che aveva chiesto il suo consiglio per una discussione tra vicini qualche mese prima.
La donna si tolse il grembiule dalla vita e lo usò per togliergli un po' di fango dal viso, mentre la vicina con cui aveva litigato si faceva avanti con una ciotola di acqua fresca.
- State bene, Sir Guy? - Chiese, offrendogli da bere, mentre l'altra donna continuava a ripulirlo premurosamente dal fango.
- Cosa è successo? Perché siete legato?
Gisborne guardò le due donne, allibito: quando aveva risolto la loro discussione sembrava che non ci fosse modo di rappacificarle, ma ora sembravano perfettamente solidali nell'aiutare lui.
Robin osservava la scena, egualmente stupito: perché la gente di Clun che aveva sempre considerato Gisborne come un demonio ora sembrava così preoccupata per lui?
Gli abitanti del villaggio, trovando coraggio dopo la domanda del vecchio che si era rivolto a Robin, seguirono il suo esempio e iniziarono a chiedere spiegazioni a Robin.
Era vero che un tempo Gisborne era un nemico, ma negli ultimi tempi li aveva aiutati, si era comportato in modo giusto e aveva conquistato la loro fiducia. Perché arrestarlo proprio ora che le cose andavano bene?
Allan sogghignò nel vedere l'espressione confusa di Robin.
- Te lo avevo detto che le cose non sono come pensavi. Giz non se l'è cavata male senza te nei paraggi.
Little John lo guardò male.
- Non dire assurdità, Gisborne è malvagio. Certe cose non cambiano.
Much annuì enfaticamente.

Marian incitò il cavallo, spingendolo al galoppo. Aveva chiesto informazioni ai mercanti di Nottingham e alcuni di loro gli avevano detto di aver visto passare Allan e Gisborne su un carro lungo la strada principale poco prima dell'alba, mentre si allontanavano dalla città.
La ragazza sperava di riuscire a raggiungerli, anche se non era certa di cosa avrebbe detto a Guy.
Era furiosa con lui perché era andato via senza dirle nulla, ma sapeva che per lui sarebbe stato difficile rimanere a Nottingham una volta ritornato Robin.
In ogni caso voleva vederlo, parlare con lui almeno un'ultima volta anche se non avrebbe saputo spiegare perché per lei fosse così importante se poi avrebbe comunque dovuto dirgli addio.
Quando arrivò in vista di Clun, si accorse dei cavalli fermi lungo la strada, montati da uomini in divisa da soldati, e della folla radunata.
Aumentò l'andatura, ansiosa di capire cosa fosse successo, e riconobbe subito la figura inconfondibile di Gisborne, in piedi dietro a uno dei cavalli. Il cavaliere nero aveva le spalle curve come se fosse stanco ed era circondato da alcune donne del villaggio che sembravano preoccupate per lui.
Avvicinandosi, Marian vide che era pallido e sporco di fango e che teneva gli occhi bassi, con aria rassegnata. Incapace di distogliere lo sguardo da lui, si accorse che aveva le mani legate e che sembrava triste e sconfitto.
Preoccupata e angosciata, non si soffermò a guardare nessuno degli altri presenti mentre saltava giù dal cavallo e si faceva strada in mezzo alle donne per correre da lui.
- Guy! - Gridò, prendendogli le mani per iniziare a sciogliere i nodi che lo legavano. - Cosa ti è successo?! Sei ferito?
Gisborne la guardò, incredulo e un po' stordito.
- Marian… - Sussurrò, senza riuscire a distogliere gli occhi da quelli della ragazza. Non capiva perché lei fosse lì e perché fosse corsa da lui invece di precipitarsi ad abbracciare Robin Hood.
- Dove pensavi di andare? Sciocco!
La ragazza lo guardò, pensando che aveva rischiato di non rivederlo più, e lasciò vagare lo sguardo su ogni dettaglio del suo viso, dalla barba appena spuntata che rendeva ruvida la pelle della sua guancia ai capelli che si arricciavano sul collo, dagli occhi azzurri pieni di così tante emozioni contrastanti, agli schizzi di fango che gli segnavano il viso.
Allungò una mano per pulirgliene uno accanto all'occhio e la sua mano si mosse da sola, scivolandogli lungo il viso per affondargli tra i capelli e fermarsi sulla nuca di Guy.
Poi d'impulso lo attirò a sé e lo baciò.

Il viso di Robin si era allargato in un sorriso quando aveva visto arrivare Marian al galoppo, ma la sua allegria si era spenta quando la ragazza gli era passata accanto senza nemmeno vederlo.
L'aveva vista correre da Gisborne e, non contenta, lo aveva baciato.
Robin era rimasto a bocca aperta, troppo sconvolto per reagire subito e lo stesso valeva per i membri della sua banda.
Inaspettatamente, il primo a riprendersi fu proprio Guy.
Gli sembrava incredibile che Marian potesse desiderare di baciare proprio lui e in un altro momento sarebbe solo riuscito a pregare che quell'attimo non finisse mai, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato nel baciare la ragazza proprio di fronte all'uomo che lei aveva affermato di amare.
Con un enorme sforzo di volontà le mise le mani sulle spalle e la staccò da sé.
Marian lo fissò, contrariata e stupita, poi sul suo viso si dipinse un'espressione inorridita quando riconobbe Much e Little John alle spalle di Allan.
La ragazza fece un passo indietro, rendendosi conto che anche Robin doveva essere lì.
Si coprì la bocca con una mano tremante, pensando al gesto che aveva appena fatto e guardò Guy, come se sperasse in un suo aiuto.
Ma Gisborne non poté fare nulla per andare in suo soccorso: un attimo dopo Robin si avventò su di lui e lo gettò a terra con un pugno.
   
 
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