Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: MandyCri    30/03/2016    6 recensioni
Un angelo.
Un demone.
Due fratelli: Maximilian e Julian.
E poi c’è Gaia.
Gaia allegra come il suo nome, una ragazza spensierata che sconvolgerà la vita di entrambi.
“…Tornò a guardare Gaia curioso.
Nello stesso istante la bimba aprì gli occhi e lo fissò.
Proprio come aveva detto Maximilian, scoppiò in un pianto a dirotto…”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti!
Dopo mille anni rieccomi qui con questa storia.
Vorrei poter dire di essere più costante, ma non sarebbe una promessa che potrei mantenere, quindi capisco se molti se ne andranno e non avranno la pazienza di aspettare i miei tempi lunghissimi.
Grazie comunque a chi è rimasto e a chi ha commentato.
Ammetto che ho ricevuto alcune recensioni proprio in questa storia ultimamente che mi hanno dato la forza di continuare a scriverla.
Quindi grazie di cuore.
Che dire...
Il gruppo è sempre lo stesso L'amore non è bello se non è litigarello.
Ho una nuova storia nel romantico che mi appassiona e se vi va di farci un salto questo è il link Segreti, bugie e sogni.
Termino qui...
Grazie di esserci sempre e comunque.
Buona lettura.
Besos MandyCri

 

§§§



CAPITOLO 11

 

Novembre 2010

 

Gaia espresse un desiderio, guardò per un attimo Carlotta che scosse leggermente il viso e spense le candeline in un solo colpo.

Speriamo che il mio desiderio si avveri, questa volta... pensò, tristemente.

I suoi genitori applaudirono e Daniele, il suo ragazzo, la baciò sulla bocca.

Carlotta partecipò con poco entusiasmo.

La sua migliore amica non era cambiata molto negli ultimi cinque anni.

Era rimasta sempre la stessa ragazza senza peli sulla lingua, ma aveva imparato a non commentare più, quando nell'aria aleggiava quel nome impronunciabile.

L'innominabile per definirlo in stile romanzesco...

Gaia non era riuscita ancora a dimenticare cosa era successo quella sera di cinque anni prima, quando quell'uomo schifoso l'aveva aggredita.

Maximilian le aveva fatto promettere di non dire ad anima viva ciò che era successo, soprattutto, quando lei aveva dichiarato di voler andare alla polizia.

Non l'aveva fatto e continuava a non capire, perché il ragazzo le avesse detto di mantenere quel segreto.

Cosa c'era da nascondere? Un uomo l'aveva assalita e Julian ci aveva fatto a botte! Era giusto denunciarlo!

Peccato che poi Jul era sparito nel nulla e, di lì a poco, anche Max si era volatilizzato!

Aveva mantenuto la parola data nella speranza che i due fratelli sarebbero ritornati, che Julian sarebbe tornato, ma non era stato così, erano passati giorni, settimane, mesi ed infine anni, ma non si era più fatto vivo nessuno.

Gaia ci pensava ogni giorno.

Chi era il cretino che aveva detto: il tempo lenisce ogni ferita?

Non era assolutamente vero!

Non aveva ancora perdonato Julian per averla abbandonata.

Max le aveva detto, prima di sparire a sua volta, che suo fratello aveva giurato di ritornare da lei, ma erano passati troppi anni, senza nessun segno da parte di Julian e tanto meno di Maximilian.

Lei si era affidata, aveva creduto a quelle parole.

Dopo un po', aveva deciso di smettere di pensare ad entrambi, ma la mente e l'anima avevano due vite separate, dato che la speranza era sempre lì, pronta a ferirla, a mangiarle il cuore e questo era un piccolo dettaglio che le faceva capire molto bene che, nonostante la buona volontà, certe conclusioni non si potevano prendere a tavolino.

Aveva sperato di incontrare nuovamente Julian ad ogni ricorrenza importante: il giorno del suo compleanno, il suo diploma, Natale…

Non si era mai fatto vivo, in nessun modo.

Non un messaggio, non una telefonata, figurarsi una visita.

Cinque anni… e lei era ancora lì ad attenderlo.

Carlotta aveva ragione: era penosa, per non dire patetica.

Cosa le mancava?

Aveva due genitori fantastici, un’amica stupenda, un ragazzo carino e gentile, tante conoscenze con cui svagarsi, all’università andava tutto per il meglio eppure si sentiva insoddisfatta.

La sua famiglia le aveva preparato una festicciola a casa in pausa pranzo, poi la sera, avrebbe festeggiato insieme a Daniele, Carlotta e il suo nuovo ragazzo Mauro.

Sarebbero andati all’Inferno.

Non ci era più tornata dopo la scomparsa dei due fratelli.

Carlotta l’aveva obbligata a quella scelta – Credo sia arrivato il momento di voltare pagina e prima affronterai i tuoi demoni interiori e prima potrai andare avanti con la tua vita. Daniele è un ragazzo stupendo, ma tu sei ancora così presa da un amore che è esistito solo nella tua mente che non riesci a renderti conto di ciò che ti circonda. – l’aveva rimproverata.

Aveva ragione.

Aveva solo sedici anni, quando aveva baciato Julian e, tra loro, c’erano stati solo degli stupidissimi e semplici baci.

Aveva fatto esperienze più “importanti” con Daniele.

Gli aveva donato qualcosa che era unica e non avrebbe più potuto dare a nessuno.

Aveva fatto sesso con lui e con Julian cosa aveva condiviso? Niente!

Ricordò la scampagnata al mare e una fitta di dolore le trafisse lo stomaco...

Poteva dare più importanza ad una gita, rispetto alla sua prima volta?

Cosa c'era in lei che non andava?

Secondo il suo modesto parere, tutti sopravvalutavano il sesso e, per dirla tutta, lei non aveva mai provato nulla che fosse minimamente paragonabile a ciò che vedeva nei film e, tanto meno, leggeva nei libri.

Nel modo più assoluto.

Era insieme a Daniele da ormai quattro anni e, forse, non sapeva ancora cosa significasse avere un orgasmo.

Aveva avuto anche una piccola storia clandestina con un altro ragazzo, quando lei e Daniele si erano lasciati per un breve periodo.

Aveva fatto l’amore anche con Paolo, ma a parte l’eccitazione per la novità, non aveva provato chissà cosa.

Quei preliminari lunghissimi di cui aveva letto in lungo e in largo nelle varie saghe e libri d’amore non erano che delle spudorate invenzioni e, per quanto Carlotta esaltasse i suoi partner, nemmeno l’amica era convinta che quelle cose che leggevano erano davvero reali.

Eppure quando Julian l'aveva baciata, la terra sotto i suoi piedi si era aperta.

Nessuno gli aveva più dato quella sensazione di calore, quel coinvolgimento emotivo che quel ragazzo con quegli occhi così unici le aveva donato con un semplice bacio.

Scrollò la testa e cercò di restare con i piedi ancorati per terra, dedicandosi a coloro che avevano trovato un po’ di tempo per festeggiarla e farle sentire il loro amore, non uno stupido spilungone con le iridi contornate d'argento!

Erano quelle le persone che le volevano bene e non quel ragazzo dai lunghi capelli neri che l’aveva abbandonata per la seconda volta.

 

 

Si era pentita di non aver ascoltato i suoi genitori e non aver approfittato del loro passaggio.

Il pomeriggio come sempre, si recava alla libreria e dava loro una mano.

Amava quel lavoro e, una volta terminata l’università, voleva lavorarci a tempo pieno, così magari, i suoi genitori avrebbero potuto svagarsi un po’.

Suo padre non era d’accordo su quella scelta, ma alla fine, avevano trovato un compromesso: lei doveva frequentare l’università e prendere la laurea e lui l’avrebbe accettata come socia della loro piccola attività.

Gaia adorava i libri.

Fin da quando era piccola era stata circondata dalla carta e ne era stata attratta.

Lavorare nella libreria di famiglia sicuramente non l’avrebbe fatta diventare ricca, ma sarebbe stata felice in un ambiente amico e familiare.

Il profumo dei libri era qualcosa di prezioso per lei.

Ogni volta che entrava in negozio, si fermava ad annusare l'aria, facendo profondi respiri.

Beava i suoi occhi con le copertine colorate dei libri e toccava con mano la carta ruvida.

Tutto ciò che la circondava in negozio le donava un senso di pace che non riusciva a trovare da nessun'altra parte e solo in quel luogo magnifico riusciva a dimenticare Julian.

Faceva spesso tardi, ma in genere tornava a casa con suo padre oppure era Daniele che l'andava a prendere.

Quel giorno non c'era nessuno.

I suoi erano usciti poco dopo l'orario di chiusura e il suo ragazzo non era andata a prenderla, sicuro che lei non si sarebbe trattenuta fino a tardi, dato che era il giorno del suo compleanno e si doveva preparare per la serata in discoteca.

Gaia chiuse la porta a chiave, abbassò le saracinesche e le assicurò con il lucchetto, infine inserì l'allarme.

Si avviò spedita verso casa.

Il negozio distava circa due chilometri dall'abitazione.

Quel percorso l'aveva fatto un milione di volte, ma mai da sola, soprattutto dopo la brutta esperienza di cinque anni prima.

Senza rendersene conto, sveltì il passo e cominciò a sobbalzare ad ogni piccolo rumore.

La notte era già calata e, nonostante l'illuminazione, tutto le sembrava tetro e sinistro.

Le automobile le sfrecciavano a pochi metri di distanza e Gaia si girava in continuazione per essere sicura che nessuno la seguisse.

Maledisse per l'ennesima volta se stessa per essere rimasta oltre l'orario di chiusura.

Uno moto nera le passò accanto.

Gaia inghiottì paurosa e cominciò a sudare freddo.

Non aver paura!, ripeté a se stessa per l'ennesima volta.

Tuttavia quando vide un'altra moto nera venire nella direzione opposta, Gaia cominciò a tremare.

Non è la stessa!, pensò, ma il tipico rumore di un bimotore le arrivò nuovamente alle spalle e, quando la sorpasso, vide che si trattava sempre di una motocicletta nera.

Gaia si bloccò impaurita.

Cercò di pensare, mentre il panico le divorava lo stomaco.

Cosa doveva fare? Correre?

Pensava di aver superato l'aggressione, ma si rese conto che non era così.

Del resto come avrebbe potuto, se le uniche due persone che sapevano cosa era successo, erano sparite nel nulla?

Un nodo le serrò la gola e, presa dal panico, cominciò a correre disperata nella direzione opposta a casa sua.

Poteva ritornare in negozio e poi chiamare e farsi venire a prendere, oppure poteva far scattare l'allarme in modo da spaventare quell'uomo vestito di pelle nera.

Sentì la gola pungerle e l'aria mancarle.

Doveva correre più che poteva, ma non era allenata.

Carlotta la prendeva sempre in giro e la chiamava la “morbidosa” per via della sua innata pigrizia e la poca dedizione allo sport.

Gaia non si riteneva grassa, non era nemmeno magra: giusta era la parola corretta, ma promise a se stessa che si sarebbe iscritta a qualche corso per potenziare la sua resistenza fisica che, al momento, era pressoché nulla.

Corse a perdifiato, ma il rombo della moto si fece vicino in pochi istanti e per poco non la fece cadere per terra, quando le si parò davanti, ponendo fine, in pochi attimi, alla sua corsa disperata.

Guardò terrorizzata l'ombra scura davanti ai suoi occhi.

Il cuore le usciva dal petto per lo sforzo e per il panico.

Gaia indietreggiò impaurita.

Era in trappola, non sarebbe mai riuscita a farla franca.

L'uomo spense il motore della moto e la guardò attraverso il vetro scuro del casco.

Chi era? Cosa voleva da lei?

- Non dovresti andare in giro da sola a quest'ora! - la rimproverò una voce bassa e profonda e vagamente familiare.

Gaia sussultò... non era possibile, non poteva essere lui.

Non disse nulla, arretrò ancora di qualche passo.

Il ragazzo probabilmente si accorse che era spaventata e si tolse il casco.

Lunghi capelli neri gli scivolarono sulle spalle e due occhi acuti dello stesso colore, ma con un bellissimo contorno argenteo la fissarono – Ciao Gaia. - disse semplicemente.

Gaia non riuscì a proferire parola.

Lo guardò senza riuscire a credere davvero a ciò che stava vedendo.

- Speravo in un'accoglienza più sentita! - esclamò il ragazzo.

Lei rimase muta.

Julian scese dalla moto e la issò sul cavalletto, poi la raggiunse in tre passi.

Stava sognando.

Non era lui...

L'unica cosa che riuscì a fare, fu indietreggiare ancora, ma lui avanzò verso di lei.

La rabbia repressa in tutti quegli anni la colse all'improvviso e non riuscì a bloccarla.

Si scagliò su di lui e cominciò a tempestarlo di pugni violenti.

Non sapeva se gli stava facendo male o no, voleva solo sfogarsi, rendergli tutto il dolore che aveva patito lei in quei lunghi cinque anni.

Quando la stanchezza prese il sopravvento, Gaia scemò i colpi e cominciò a piangere.

Aveva tanto sperato in un suo ritorno, perché adesso si stava comportando in quel modo?

Aveva soffiato le candeline per cinque anni, pronunciando sempre lo stesso desiderio silenzioso.

Fa che Julian ritorni...

Lo odiava con tutta se stessa e lo amava ancor di più.

Julian... c'era solo Julian nella sua mente, nel suo corpo, nella sua anima, ma lei sapeva come sarebbe andata a finire.

La storia si era già ripetuta.

Non poteva fare affidamento su di lui.

Julian l'abbracciò, possessivo – Ti sei sfogata abbastanza? - le chiese.

- No! - rispose secca.

Julian le prese le spalle e l'allontanò da sé, le asciugò le lacrime e le sorrise – Sei diventata bellissima. - disse e poi l'attirò di nuovo e la strinse come se tutto quel tempo per lui non fosse mai passato – Mi sei mancata tantissimo Gaia... - sussurrò, tra i suoi capelli.

Mai quanto tu a me, stupido idiota!, pensò lei.

- Ti porto a casa. Non mi va che te ne vai in giro da sola.

Gaia lo fissò allarmata – Non puoi! Sono cambiate tante cose... ho un ragazzo.

Julian arricciò il naso e sogghignò – Certo... il tuo ragazzo sono io! - affermò deciso con la solita arroganza che ricordava molto bene.

- Sei stato via così tanto... - perché poi si stava giustificando? - Il mio ragazzo si chiama Daniele e non sei tu! - riprovò con più fermezza.

Julian la fissò con uno strano sguardo – Adesso sono tornato. Puoi anche lasciarlo! - disse – Andiamo ti porto a casa. Dove festeggiamo questa sera? Tra non molto arriverà anche Maximilian.

Si avviò verso la moto e si vi si mise a cavalcioni – Cosa aspetti?

- Non funziona così, Jul! - ribatté lei, indispettita – Non è che torni qui dopo cinque anni e tutto è rimasto come allora. Sono cambiate tante cose. Io sono cambiata!

- Sali. - ordinò.

Gaia piantò a terra i piedi e mise le mani sui fianchi – Perché non mi ascolti?

- Sali.

- Sono senza casco. Non posso!

- Non ci fermerà nessuno. Te l'assicuro. Adesso ti porto a casa e poi festeggiamo insieme il tuo compleanno. Non me ne frega un cazzo del ragazzetto con cui stai adesso. Tu sei mia e lo sarai per sempre!

La voce di Julian era pacata, ma Gaia avvertì una forte predominanza di rabbia.

C'era sempre quella cosa in lui che le sfuggiva.

Non era mai stato un ragazzo dolce, ma alcuni lati del suo carattere, a suo tempo, le sembrava si fossero un po' smussati.

Avrebbe dovuto ricominciare da capo con lui.

Sembrava quasi avesse perso quel briciolo di umanità che aveva conquistato cinque anni prima.

Lo guardò intensamente – Tu mi vuoi davvero bene Julian? - gli domandò.

- Fai domande stupide. Se non te ne volessi, non sarei qui.

- Stupide? Davvero? Perché non mi hai mai chiamata allora? Perché mi hai abbandonata, dopo ciò che era successo?

Lui la fissò con astio – Quello che è successo dopo l'aggressione, l'ho fatto solo per te... solo per difenderti e per assicurarmi che non ci fossero conseguenze! - urlò lui.

- Mi stai parlando di cose che io non so! Non so cos'è successo dopo. Non so di che conseguenze stai blaterando, non so nulla di nulla! - lo aggredì.

- E non devi saperlo...

- Già... non devo, però adesso ti devo seguire senza battere ciglio. Devo rinunciare alla vita che mi sono costruita, devo dimenticare il dolore che ho provato, solo perché tu hai deciso di tornare... - mormorò avvilita.

- Questa è la vita che ti posso offrire al momento. Una vita piena, ma fatta solo di attimi... se li vuoi cogliere, sali su questa moto, altrimenti vivi la tua esistenza, ma non pensare più a me...

- Quando te ne andrai questa volta? Perché te ne andrai, vero?

Julian distolse lo sguardo.

Se ne sarebbe andato e non faceva nemmeno nulla per nasconderlo.

Una vita di attimi intensi...

Gaia lo scrutò a fondo.

Era ancora più maestoso di quel che ricordava. Non era più magro come a sedici anni, adesso era quasi un uomo.

Le spalle si erano allargate.

I muscoli si erano inspessiti.

I capelli erano più lunghi, lisci, ludici e neri.

Gli occhi erano così scuri che la pupilla si confondeva con l'iride e c'era quel cerchio argento che lo caratterizzava e che l'aveva sempre lasciata senza fiato.

Cosa avrebbe dato per provare ancora una volta la sensazione già sperimentata nel baciare Julian.

Nemmeno il sesso le aveva dato delle emozioni così profonde.

Cosa sarebbe stato di lei se avesse fatto l'amore con lui?

Avrebbe scoperto il piacere del sesso?

Si avvicinò al ragazzo – Devo essere impazzita... - sussurrò, salendo sulla moto dietro a Julian.

Julian sospirò – Dove si va questa sera, allora?

- All'Inferno. - rispose lei.

- Bel posto! Maximilian ne sarà felice. - ridacchiò lui.

 

 

 

 

 

 

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: MandyCri