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Autore: Isidar Mithrim    31/03/2016    8 recensioni
“Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù.” [Harry Potter e i Doni della Morte]
È proprio da questa frase, quella con cui JKR ci ha lasciati un attimo prima dell’Epilogo, che ha inizio questa breve storia, che vorrebbe raccontare emozioni, sensazioni e incontri inaspettati del giorno dopo la Battaglia di Hogwarts, il tutto nel modo più 'canonico' e realistico possibile.
§ I personaggi presenti (dai protagonisti alle comparse) sono Harry, Andromeda, Lyall Lupin, Kreacher, Ron, Hermione, Luna, Ginny, Hagrid, Minerva McGranitt, Neville, famiglia Malfoy, famiglia Weasley, famiglia Delacour, ES
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Harry Potter, Hermione Granger, Lyall Lupin, Ron Weasley | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'La quiete dopo la tempesta'
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Capitolo Tre – 2 maggio 1998

Ritornando a casa


Harry cercò di ringraziare tutti personalmente, anche se in realtà furono gli altri a ringraziare lui per quelle sentite parole. Quando tutti si avviarono verso la Sala Grande, lui si avvicinò a Luna e la prese un po’ in disparte.
“Ciao, Harry” lo salutò lei, sorridente. “Spero tanto di poterti aiutare.”
“Per cosa?” domandò lui, perplesso.
“Per quello che sei venuto a chiedermi, naturalmente.”
“Oh, già. Be’, mi domandavo… pensi che il Cavillo potrebbe pubblicare un’altra mia intervista? Vorrei… vorrei raccontare dell’ES.”
“Oh, sarebbe bello, Harry, ma credo che papà stia cercando di evitarti, sai?”
Una parte di Harry fu contenta che Xenophilus Lovegood avesse la decenza di vergognarsi per averli traditi, anche se faticava a biasimarlo, soprattutto dopo aver scoperto che era finito ad Azkaban.
“E se non facesse lui l’intervista? Se gli chiedessimo solo di pubblicarla?” intervenne Hermione. Harry non si era reso conto che aveva ascoltato la conversazione.
“Be’, non credo che quest’estate andremo a cercare i Ricciocorni Schiattosi, quindi immagino che si possa fare, sì” commentò Luna con semplicità.
“Grazie, Luna” disse Harry, prima di rivolgersi a Hermione. “Stai pensando alla Skeeter, vero?”
“La prima volta ha funzionato, no? Sarà costretta a essere sincera, se non vuole che io riveli il suo piccolo segreto.”
Il ragazzo annuì. Non aveva mai sopportato quella donna e immaginò che, ora che nessuno lo credeva più uno squilibrato e un bugiardo, avrebbe potuto chiedere a chiunque di intervistarlo, ma per qualche strano motivo sentì che era giusto affidare ancora una volta a lei le sue parole.
“Mi farai il favore di contattarla, Hermione, quando si saranno calmate un po’ le acque?”
“Certo.”
“Sapete, mi ricorda tanto un insetto, quella donna.”
Harry rimase come sempre sbalordito davanti alla capacità di osservazione di Luna. Ancora non riusciva a credere che l’avesse riconosciuto perfino sotto l’effetto della Pozione Polisucco.
Né lui, né Hermione confermarono la sua intuizione, comunque, così cadde il silenzio fino a quando non arrivarono nei pressi della Sala Grande.
Solo allora Harry realizzò che aveva un’altra cosa da chiedere alla stravagante Luna, quindi la trattenne gentilmente.
“Vi raggiungo tra un attimo, Hermione” disse all’amica, che stava seguendo gli altri ragazzi dentro l’affollata sala. Lei annuì e proseguì.
“Luna… avrei un altro favore da chiederti.”
“Oh, dimmi pure, Harry.”
“Magari gli arriverà comunque la voce, però… potresti non raccontare a tuo padre del mio Mantello, per favore?”
Lei lo guardò incuriosita. “È quello di Ignotus Peverell, vero?”
Harry annuì.
“Sai, penso che sia saggio non dirlo in giro, Harry, soprattutto ora che tutti sanno che hai la Bacchetta di Sambuco.”
“Grazie, Luna.”
“Hai trovato anche il diadema perduto di Priscilla Corvonero, alla fine?”
“Sì, ma purtroppo è andato distrutto.”
“Oh, è un vero peccato. Per fortuna che papà sta cercando di ricrearlo.”
“Ehm, sì, una vera fortuna… Ora che ne dici se rientriamo?”
“Mi sembra una buona idea, Harry. È stato bello chiacchierare con te.”
Harry sorrise. “Anche per me, Luna.”
“Forse dovresti rimettere il Mantello, se vuoi mantenere la promessa fatta a Hermione.”
“Penso proprio che seguirò il tuo consiglio” ridacchiò Harry, mettendosi per l’ennesima volta il Mantello e seguendola dentro la Sala Grande.

Finalmente Harry riuscì a raggiungere la famiglia Weasley in fondo alla Sala. Solo allora tornò visibile, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Harry!”
La Signora Weasley lo abbracciò sollevata, senza dargli nemmeno tempo di salutare.
Lui ricambiò la stretta, un po’ imbarazzato.
“Io… mi dispiace di essermi allontanato, ma –”
“Oh, no, non devi scusarti, Harry caro!” gli assicurò Molly, prendendogli il viso tra le mani. “Sappiamo che tutti vogliono parlare con te, non ci sogneremmo mai di costringerti a stare qui con noi!”
“Stare con voi è l’unica cosa che desidero, adesso.”
Quelle parole sincere gli erano sfuggite prima che potesse trattenerle, ma si pentì di averle dette nell’istante in cui la Signora Weasley lo strinse di nuovo tra le braccia, cominciando a singhiozzare.
“Oh, Harry! È stato terribile quando… insomma, credevamo che fossi morto, e dopo Fred io… e mi… mi hai anche salvato la vita, quando lui…”
Harry le diede qualche pacca gentile sulla schiena in un goffo tentativo di consolarla, mentre lei continuava a piangere.
“Adesso sono qui” provò a rassicurarla, a disagio. “È… è tutto finito.”
Finalmente Molly lasciò andare Harry, che cercò di sorridere per tranquillizzarla.
“Oh, scusami, caro… penserai che sono una povera sciocca…”
“No, Signora Weasley, non lo penso affatto.”
Sapeva che quelle parole non contavano poi molto, così aggiunse qualcosa che le avrebbe fatto ricordare di essere tutto, tranne che una sciocca. “Per merito suo Bellatrix Lestrange non farà più del male a nessuno. Grazie per aver vendicato Sirius.”
“Oh…” si limitò a dire lei, colpita e lusingata. “Be’, è meglio che la smetta di piangere” annunciò poi, sforzandosi di sorridere e passandosi le mani sugli occhi.
Poi Molly si girò verso Ron, Hermione, Ginny e Charlie, seduti dietro di lei con la schiena appoggiata al bordo del tavolo.
Harry notò che erano intenti a mangiare e sentì un crampo allo stomaco, ma dovette rimandare lo spuntino ancora una volta, quando Molly rivolse un sorriso a Hermione.
“Mia cara, sei davvero fortunata ad aver trovato un ragazzo così” le disse con ammirazione.
Harry e Ginny spalancarono gli occhi, proprio mentre Ron sputava tutto il suo succo di zucca e a Hermione andava il tramezzino di traverso.
“Ehm, io e Hermione non –”
“Mamma, veramente è la mia ragazza!” esclamò Ron, battendo una mano sulla schiena di Hermione per farla smettere di tossire.
Charlie scoppiò a ridere, mentre la Signora Weasley cominciò a balbettare imbarazzata.
“Oh, io credevo… cioè, non è che… oh, ma è magnifico!” concluse infine, e questa volta fu il turno di Ron e Hermione di essere stritolati in un abbraccio.
“Harry, devi essere proprio un disastro con le donne, per fartene soffiare una dal piccolo Ronnie” lo prese in giro Charlie, mentre le orecchie di Ron diventavano scarlatte.
“Charlie!” lo rimproverò la madre. “Non essere così scortese! Harry caro, sono sicura che presto troverai una ragazza che –”
“Mamma, credo che Harry sia perfettamente in grado di trovarsi una ragazza da solo” disse Ginny, salace.
“Oh, ma certo” s’imbarazzò la Signora Weasley. “Harry, non intendevo dire…”
“Non c’è problema” bofonchiò lui, afferrando un tramezzino dal vassoio sul tavolo e ficcandoselo in bocca.
“Oh, be’, io… forse è meglio che vada a sostituire Arthur, sì. E a portare da mangiare a George.”
Il sorriso di Harry svanì all’istante, ricordando dove fossero i Weasley assenti. Deglutì a forza. Non aveva realizzato che George era rientrato nella camera ardente, mentre tornavano dalle cucine.
“Vengo anch’io” si propose subito Ron. Harry capì che l’amico si sentiva un po’ in colpa, perché da quando si era allontanato con lui, quella mattina, non era più tornato a visitare Fred. “Cercherò di convincere Percy a venire un po’ di qua.”
Charlie annuì. “Allora dopo verremo io e Ginny a darvi il cambio.”
Harry guardò Ginny perplesso, mentre Molly incartava un tramezzino e Ron arrossiva dando a Hermione un timido bacio a fior di labbra.
“Oggi George non si è mai staccato da Fred, tranne quando siamo scesi giù alle cucine” gli spiegò Ginny, mesta. “È impossibile stare tutti insieme vicino a lui, quindi ci dobbiamo alternare. Credo che ora ci sia anche Lee, tra l’altro.”
“Oh, Ginny” sussurrò Hermione con gli occhi lucidi, stringendola forte.
Harry distolse lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime. Non poteva credere che fino a poco prima stessero parlando di ragazze, quasi dimentichi del fatto che Fred se ne fosse andato per sempre. Eppure, era sembrato così naturale…
Quando Ginny e Hermione sciolsero l’abbraccio, cadde il silenzio. Harry si sedette e riprese a masticare il panino per impegnare la bocca, mentre gli altri lo imitavano.
Erano tutti sazi quando Charlie fece lo sforzo di cercare un argomento di conversazione.
“Allora, ho sentito dire che avete di nuovo fatto conoscenza con un drago” disse, cercando di risultare gioviale. Funzionò, perché a tutti e tre rispuntò un timido sorriso. “E io che mi sono trasferito in Romania per studiarli!”
“Oh, be’, ci mancava un po’ di avventura” scherzò Harry. “Che vita sarebbe senza rischiare di essere arrostito da un drago ogni due o tre anni?”
“A proposito di avventura, la prossima volta che decidi di andare a farti ammazzare senza avvisarmi ti uccido!” esclamò Ron, sorridendo.
“Anche io” rincarò Ginny. “Ci hai fatto prendere un colpo.”
“Be’, direi che ve la siete cavata benissimo anche senza di me.”
“Mi sembra un ottimo motivo per fingerti morto più spesso” scherzò Charlie.
“Provvederò” sorrise Harry.
“Adesso come dovremo chiamarti, quindi? Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto-Due-O-Trecento-Volte?”
“George!” esclamò Ginny, alzandosi e gettandosi di slancio sul fratello.
“Harry Potter andrà benissimo” scherzò il diretto interessato, abbracciandolo a sua volta.
“Come desideri…” disse George, scettico. “D’altronde, i gusti sono gusti, Mr Harry-Potter-Andrà-Benissimo” aggiunse, alzando le mani in segno di resa.
Perfino Percy si mise a ridere.
Fu la voce magicamente amplificata di Minerva McGranitt a farli tornare seri.
“Buonasera a tutti” esordì lei, pratica e asciutta come sempre. “Poco fa ho parlato con il Ministro Kingsley via camino e lui mi ha chiesto di darvi alcuni aggiornamenti. Prima di tutto” – Harry colse una nota di entusiasmo nella sua voce – “sarete lieti di sapere che i Dissennatori sono stati allontanati da Azkaban e tutti i prigionieri sono stati liberati.”
Un boato di applausi ed esultanze riempì la Sala Grande; la McGranitt si schiarì la voce per chiedere di nuovo il silenzio.
“Gli Auror vi hanno trasferito tutti i seguaci di Voi-Sapete-Chi che stanotte siamo riusciti a catturare e si stanno occupando personalmente di sorvegliarli.”
Ancora grida ed entusiasmo.
“Tutti coloro che non sono più in possesso di una bacchetta potranno recarsi dal Signor Olivander, che si è gentilmente offerto di tornare a fabbricarle già da domani.”
Altri applausi. Harry cercò Olivander con lo sguardo, ma non riuscì a individuarlo in mezzo alla folla.
Poi la voce della McGranitt si abbassò, velandosi di tristezza.
“Infine, vi informiamo che domani pomeriggio, qui a Hogwarts, terremo un Memoriale. Sarà l’occasione per ricordare i nostri valorosi caduti e per celebrare questa vittoria e chi l’ha resa possibile. Chiunque lo desidera potrà partecipare. I genitori e i fratelli dei Nati Babbani sono i benvenuti: ai cancelli d’ingresso ci saranno un mago o una strega del Ministero pronti ad accoglierli e ad annullare selettivamente gli incantesimi Respingi-Babbano, così come abbiamo fatto oggi.”
Harry realizzò di non essersi chiesto come avessero fatto i genitori di Colin a entrare a Hogwarts. Un attimo dopo, comunque, si rese tristemente conto che in quei giorni i maghi dovevano vedere il castello in  modo non troppo dissimile dai Babbani: ridotto in macerie.
“Di comune accordo,” continuò la McGranitt, interrompendo i pensieri di Harry, “noi professori abbiamo stabilito che chi lo desidera potrà rimanere qui a Hogwarts fino al Memoriale, ma vi assicuriamo che veglieremo sui vostri cari, qualora voleste tornare a casa per riposare, questa notte. Vi invito inoltre ad approfittare del cibo preparato dai nostri elfi domestici, che si sono messi volontariamente al lavoro per noi, nonostante abbiano anche loro preso parte alla battaglia.”
Harry lanciò uno sguardo a Hermione, aspettandosi di vederla indignata, invece fu gratitudine ciò che lesse sul suo volto.
“È tutto. Grazie dell’attenzione.”
Ben presto il brusio tornò ad animare la Sala Grande.
“Allora, Hermione…” esordì George. “Mi è giunta voce che ti sei scelta il Weasley più scemo. E io che ti facevo una strega intelligente!”
Lei arrossì, ma sorrise. Harry intuì che forse era stata quella bella notizia a spingerlo a lasciare il capezzale del gemello. Proprio come Hermione, anche Harry rimase di stucco quando George le si avvicinò e l’abbracciò. “Benvenuta in famiglia” le disse, quasi emozionato. “Sarà impegnativo prendere in giro Ronnie anche da parte di Fred” aggiunse in un sussurro.
“Oh, George” disse Hermione, stringendolo commossa tra le braccia.
Harry faticò a trattenere le lacrime. Non gli era mai capitato di cambiare umore così spesso nello stesso giorno e non riusciva a capacitarsi di quanto repentinamente potesse passare da sorridere a essere sull’orlo del pianto.
“Allora, cosa vogliamo fare? Torniamo a casa?” chiese Ginny un istante dopo, cercando di nascondere l’incrinatura nella voce.
George si rabbuiò. “Non possiamo lasciare –”
“Voi tornerete tutti da zia Muriel” lo interruppe Arthur. “Qui a Hogwarts rimarremo solo io e vostra madre” aggiunse, a beneficio di George. “Fleur, Signori Delacour, vi prego di considerare la nostra casa come vostra.”
“Io resto con voi” disse subito Bill.
“No” ribatté il padre, fermo. “Non mi importa se siete sposati, maggiorenni, bambini sopravvissuti o domatori di draghi: voglio sapervi tutti a casa, insieme e al sicuro.”
Nessuno osò più contraddirlo.
Arthur evocò pergamena, piuma e inchiostro e scribacchiò qualcosa, poi diede il foglietto a Charlie.
“Questo è l’indirizzo. Prima di Smaterializzarvi fallo leggere a chi non era con noi, poi distruggete il foglio.”
“Vado ad avvisare mamma e Ron” mormorò il figlio, dopo aver messo il bigliettino in tasca.
Charlie si era appena allontanato quando si avvicinarono Lyall Lupin e Andromeda, che teneva il piccolo Teddy tra le braccia. Harry si alzò e andò loro incontro.
“È ora che porti mio nipote a casa” annunciò lei. “Anche se ora non lo sa, ha appena vissuto il giorno più brutto della sua vita ed è bene che dorma in pace. Torneremo domani.”
“Io… io resterò qui con Remus e Ninfadora” disse invece Lyall, mentre Hermione si alzava per conoscere Teddy, emozionata.
Harry si rese conto che i due nonni avevano in comune un’altra cosa, oltre al nipote: a entrambi non rimaneva più nessuno, al di fuori del piccolo Mutaforma.
Cercò di scacciare quel pensiero terribilmente triste.
“Signor Lupin, posso presentarle la famiglia Weasley? Conoscevano bene Remus… Anche loro erano membri dell’Ordine. I Signori Weasley resteranno qui, stanotte. Sono certo che saranno lieti di farle compagnia.”
Lui annuì e Harry lo guidò davanti agli altri per presentarlo a tutti.
“La tua voce!” esclamò Lyall, quando George gli disse che era un piacere fare la sua conoscenza. “L’ho sentita a Radio Potter! Eravate tu e il tuo…”
Prima di finire la frase, Lyall spalancò gli occhi dalla comprensione. Harry immaginò che avesse realizzato solo in quel momento di aver già visto qualcuno molto simile a George, nella camera ardente.
“Oh. Mi dispiace molto.”
“Grazie” sussurrò George dopo un attimo. “Anche Remus ci mancherà. Mi… mi ha salvato la vita, una volta. Se non fosse stato per lui non credo che me la sarei cavata solo con questo” disse, indicando l’orecchio mancante.
Lyall annuì riconoscente.
Harry gli presentò il Signor Weasley, che fu subito molto cordiale. Stavano ancora parlando quando Molly rientrò, seguita da Charlie e Ron.
Il marito le presentò Lyall e a loro si aggiunse anche Andromeda, che fino a un attimo prima si era trattenuta con Hermione. Harry provò una sorda malinconia nel vedere insieme quei quattro genitori a cui la guerra aveva strappato via un figlio.
“Teddy è adorabile” lo distrasse Hermione. “E tu sarai un padrino fantastico, Harry” lo rassicurò. Lui le sorrise, grato per l’incoraggiamento.
Quando Andromeda s’incamminò, venne il momento dei saluti. Molly e Arthur abbracciarono tutti e la Signora Weasley aveva cominciato a piangere molto prima di arrivare a Harry. Lui ricambiò la stretta, cercando di trasmetterle tutta la sua riconoscenza. Infine, i ragazzi Weasley e i Delacour si avviarono verso l’uscita.
C’era però un’ultima cosa che Harry voleva fare, prima di andare via.
La McGranitt si era appena liberata della professoressa Cooman e si stava dirigendo verso un gruppo di studenti e genitori, quando Harry la chiamò.
“Potter” si girò subito lei, individuandolo.
“Noi stiamo andando, professoressa” spiegò lui.
“Bene. Ci vediamo domani, allora. Non sarebbe male se ti facessi venire in mente due parole da dire.”
Harry annuì, anche se non aveva la minima intenzione di fare altri discorsi. Poi prese un profondo respiro e fece un passo verso di lei, avvolgendola stretta tra le braccia.
“Grazie” le disse. “Di tutto.”
Per un istante, il sorriso commosso della sua insegnante fu tutto ciò di cui aveva bisogno.

Harry si affrettò a seguire gli altri, rispondendo sbrigativo ai saluti dei pochi che ancora popolavano la Sala Grande, ma cercando comunque di non risultare scortese.
Li raggiunse nel parco, a poca distanza dall’ingresso del castello.
Camminarono in silenzio verso i cancelli e Harry non poté fare a meno di guardarsi intorno: si vedevano ancora i segni della battaglia, ma il prato era stato ripulito.
Poco dopo videro in lontananza la capanna di Hagrid e solo allora Harry realizzò che, da quando era tornato in Sala Grande dopo la breve dormita, si era totalmente dimenticato del guardiacaccia.
Lo individuò al limitare della foresta proibita vicino all’enorme sagoma di Grop, che sedeva con la schiena poggiata contro gli alberi. Hagrid era intento a controllare le fasciature di Fierobecco e di una dozzina Thestral, mentre Thor gli gironzolava intorno.
“Cosa sono quelli?” chiese Ron, indicando le creature sinistre che Hagrid stava medicando.
“Thestral, suppongo” intuì prontamente Hermione.
“Immagino che adesso li possiamo vedere tutti…” commentò Ginny.
Cadde il silenzio, davanti all’enormità di quella constatazione.
“Andiamo a salutare Hagrid?” chiese Harry, cercando di rompere la tensione.
I tre ragazzi annuirono, così lui chiese agli altri il favore di aspettarli.
“Ci vediamo all’ingresso” rispose Bill, lanciando un’occhiata ai suoceri. “Non metteteci troppo.”

Appena li vide avvicinarsi, Thor cominciò ad abbaiare e corse verso di loro. Harry lo carezzò dietro le orecchie e lui uggiolò soddisfatto.
“Harry!” esclamò Hagrid. “Non ti c’ho più visto! E neanche a voi due!” aggiunse, indicando Ron e Hermione.
“Sono andati a farsi una dormitina” spiegò Ginny con un sorriso.
“Be’, ve la siete meritata, ci dico!” si complimentò Hagrid, dando a tutti una pacca sulla spalla che rischiò di mandarli con le ginocchia a terra. “Ma te lo puoi scordare che ti ci porto in braccio di nuovo, Harry! La prossima volta che mi fai prendere un colpo così ti ci do in pasto agli Acromantula!”
Harry rise, soprattutto guardando l’espressione di terrore misto a disgusto che era apparsa sulla faccia di Ron.
Smise immediatamente quando la terra iniziò a tremargli sotto i piedi, poi si rese conto che era semplicemente Grop che si stava alzando per avvicinarsi a loro.
“Hermy” disse il piccolo gigante con voce tonante.
“Si ricorda ancora di te, Hermione!” esclamò Hagrid, sorpreso. “Bravo Groppino!” Poi si rivolse a Ginny. “Pensavo che ormai ci voleva più bene a te e Luna. Ma con i Thestral a Luna non ce la batte nessuno, dovevate vedere quanto stavano buoni mentre mi ci aiutava a medicarli, prima!”
Harry non faticava affatto a crederci.
“Ora è andata via?” chiese Hermione.
“Sì, ha portato a casa il suo vecchio, era ridotto malino, sapete. Ce lo capisco, l’hanno tenuto ad Azkaban, quei maledetti…”
Hagrid rabbrividì al ricordo.
“Stiamo andando a casa anche noi” provò a distrarlo Ron. “Mamma e papà sono rimasti, però.”
Evidentemente le parole di Ron non furono di grande aiuto, perché Hagrid si rabbuiò. Un attimo dopo stava stritolando Ron e Ginny in un abbraccio. “Non… non posso ancora crederci” singhiozzò. “Fred… e Remus, e Tonks…”
Harry gli diede qualche pacca gentile sull’avambraccio, nella speranza di riuscire a consolarlo, ma non ebbe grande successo.
“Scu… scusatemi. È meglio che vi ci lascio andare a casa. Io… io ci devo dare da mangiare a Beccuccio… Ci si vede domani, ragazzi.”
Harry si scambiò un’occhiata tetra con Hermione. Non era certo questo che sperava di ottenere dalla visita di Hagrid. Ora il Mezzogigante continuava a singhiozzare e a tirare su col naso, mentre Ron e Ginny avevano gli occhi lucidi e sembravano fissare il vuoto. Harry notò che il volto di Hermione era bagnato dalle lacrime, ma lei si fece forza e prese Ron per mano, portandolo con sé.
Ammirando il suo esempio, Harry si avvicinò a Ginny.
“Andiamo a casa” le mormorò, offrendole una mano. Lei annuì e l’afferrò stringendola forte, lasciandola andare solo quando furono in prossimità del cancello. Harry fece finta di nulla mentre lei si asciugava gli occhi con le mani e metteva su un sorriso forzato, di certo nel tentativo di apparire serena davanti a George.

Quando si furono riuniti agli altri, Charlie fece girare il biglietto scritto dal padre e infine lo bruciò. Fleur prese Gabrielle a braccetto e Bill fece lo stesso con Ginny.
Harry guardò Percy perplesso, quando lui gli porse la mano.
“Avrai bisogno di un passaggio” gli disse il ragazzo, un po’ a disagio.
“Ehm, non c’è bisogno” lo ringraziò Harry, sorpreso.
“Ma non hai ancora fatto l’esame!” si scandalizzò Percy.
“Immagino già i titoli della Gazzetta di domani” intervenne George, muovendo teatralmente una mano nell’aria. “Harry Potter imprigionato ad Azkaban per una Materializzazione non autorizzata. Si è giustificato dicendo: ‘nell’ultimo anno sono stato un po’ impegnato’.”
Percy bofonchiò qualcosa su quanto potesse essere pericoloso Spaccarsi, ma le risate coprirono buona parte delle sue parole.
Pochi secondi dopo si trovavano tutti davanti a un grosso cottage immerso nel verde, recintato da un basso muretto. Ginny fece strada aprendo un piccolo cancelletto e gli altri la seguirono sul vialetto ghiaioso. La ragazza bussò sonoramente prima di entrare.
“Zia Muriel” chiamò. “Siamo a casa.”
“Siete tornati, finalmente!” urlò lei, scocciata. La voce sembrava arrivare dalle scale. “Spero non vi aspettiate che abbia preparato la cena!”
Rimase di stucco quando arrivò al pian terreno e vide la piccola folla nell’ingresso. “Ginevra!” esclamò con tono di rimprovero, come se Ginny fosse la causa di quell’affollamento.
I suoi occhi vagarono su di loro – stringendosi alla vista di Fleur – e infine si posarono su Harry. “Allora è vero che sei un amico di Ronald” commentò. “Arthur ha mandato un Patronus stamattina, mi fa piacere che tu sia sopravvissuto. Dovresti sistemarti quei capelli, però. Sono perfino peggio che nelle foto segnaletiche della Gazzetta.”
Bill si fece avanti. “Zia Muriel, so che siamo tanti e siamo arrivati senza preavviso, ma papà e mamma hanno voluto che venissimo tutti qua.”
Lei lo guardò stizzita, poi fece un cenno d’assenso. “E va bene, mettetevi dove vi pare, io non ne voglio sapere nulla. E tu dove hai lasciato quell’altro?” chiese sprezzante a George. “Lo so che avete riempito la casa dei vostri scherzi!”
Il gelo che si fece largo in Harry sembrò svanire solo quando furono tutti seduti in salotto, un bicchiere colmo di Whiskey Incendiario ben stretto nella mano.


**********

Ed eccomi qua con il terzo e – per ora – ultimo capitolo! Edit giugno 2018: ho ripreso la storia, e anche se ci vorrà ancora parecchio prima che la pubblichi perché voglio prima finirla tutta, i prossimi 4 capitoli sono già pronti ;)
Come sempre, non vi libererete di me prima che vi abbia lasciato un po’ di note…
Vi segnalo anche due piccoli spin off:
-    Nati Babbani: I prigionieri
-    Pensieri di creature sinistre (in realtà non è un vero e proprio spin off, ma è da questa vecchissima flash che ho preso ispirazione per la parte sui Thestral)

Veniamo alle note!
-    a Xeno potrebbe arrivare la voce del Mantello perché Harry l’ha tolto platealmente davanti a tutti prima di sfidare Voldemort (comunque Xeno non era presente di persona, stando ad Azkaban)
-    Ho voluto un po’ marciare sull’equivoco Harry/Hermione da parte di Molly: magari nel frattempo Ginny le ha raccontato tutto di lei e Harry, chissà, ma mi piaceva immaginare che lei abbia sofferto in silenzio e che soprattutto Molly abbia continuato a fraintendere il tutto :P
-    Non ho idea se gli incantesimi Respingi-Babbano di Hogwarts siano effettivamente sospendibili selettivamente, è tutto frutto della mia immaginazione
-    Arthur è il Custode Segreto della casa di Zia Muriel, dove si rifugiano i Weasley dopo l’intrusione del trio al Malfoy Manor
-    Percy diventerà il capo della sezione Trasporti: ho immaginato che fosse dunque molto sensibile alla questione Smaterializzazione non autorizzata :P
-    Ho immaginato che Arthur non abbia voluto dire a zia Muriel della morte di Fred via Patronus…

Infine, grazie a tutti quelli che leggono, seguono, ‘preferiscono’ e commentano la storia!! Sarò felice di sapere cosa ne pensate di questo capitolo ^^

Isidar




   
 
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