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Autore: Tactolien    31/03/2016    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che diavolo vuole questo scimmione?” Incrociò le braccia il Comandante Legnetto.
Molti trattennero il respiro. Non era molto saggio dare dello scimmione ad un umano alto due metri e passa.
“Lasci perdere lo scimmione, ho bisogno di parlare con Baltus”. Cercò di mantenere la pazienza Leale.
“Il Sindaco ha di meglio da fare che parlare con te”.
“Gli dia ascolto, Comandante, è urgente”. Insisté anche Gemma Twist.
Legnetto la guardò con sufficienza: “Se è così urgente perché non lo dice a me? Di che si tratta?”.
La fata si zittì spiazzata. In effetti non lo sapeva.
“Visto? Neanche tu sai tutta la storia e pretendi che dei Fangosi stranieri ci diano ordini al primo schiocco di dita. Non so proprio come abbiano fatto ad ammetterti nella Guardia”.
Era un commento pesante. Leale riprese subito la parola prima la nuova amica si sentisse troppo in imbarazzo: “Non siamo noi ad aver decretato l’emergenza; veniamo per conto di Spinella Tappo”.
Il Comandante fu tutt’orecchi: “L’agente Tappo ha già concluso la sua missione coi Distorsori? E che fine hanno fatto lei e gli altri”.
“Amaro è morto”. Rispose secca Gemma, lasciando tutti di stucco; in particolar modo una folletta dai corti capelli castani, che distorse il suo volto in una maschera di dolore fino alle lacrime.
Come poteva essere?.
Amato, morto?.
Ma non era possibile. Era sempre stato il migliore di loro.
“Spinella al momento è molto debilitata –riprese la guardia del corpo- Per questo sono venuto io. Devo vedere il Sindaco immediatamente”.
“Se non credete a lui, allora credete alla Caposquadra Tappo –si rivolse Gemma direttamente ai colleghi in ascolto- Sbaglio o ha salvato la vita a quasi tutti voi nell’ultimo mese?”.
Molti si guardarono tra loro; si grattarono la testa quasi a vergognarsi di doverlo ammettere.
“In effetti… -cominciò uno spiritello- Due settimane fa ho quasi rischiato di perdere le ali. Un Grifone inferocito mi ha attaccato, e Spinella con la sua magia mi ha aiutato”.
Poi fu la volta di un elfo: “Al primo giorno di lavoro di Spinella avevo stupidamente dimenticato il mio antidoto per il veleno delle Manticore. Quando una di quelle mi ha punto con la sua coda, Spinella mi ha subito iniettato la sua dose d’antidoto, e per poco non rimaneva ferita anche lei”.
Gemma annuì soddisfatta: “Visto, di fronte e tutto questo perché ora non potete essere voi d’aiuto a lei? Per favore, Comandante, ci dica dov’è Baltus”.
Legnetto esitò un istante prima di rispondere. Mandò un’occhiata a tutti i suoi uomini che lo guardavano in attesa. Quello che aveva detto la giovane Fata era vero, ma c’era solo un piccolo problema…
“Io non lo so”.
“Che significa che non lo sa?!”. Esclamò Leale.
“Che non lo so. Era qui in giro una mezz’oretta fa. Forse è dentro il castello”.
 
 
Mentre nei giardini si svolgeva quell’insolita discussione, qualcos’altro all’interno stava accadendo. Qualcosa di molto più grave e pericoloso.
Argh Sgrunt rimase a fissare le ali nella teca per ben sei minuti. In mano il suo vecchio bastone con un grosso pomo arrotondato in cima.
“Bene, dunque è questa la chiave per disfarmi di tutti i miei nemici –parlò, ignaro di essere sentito- Mi basterà sistemarle a dovere e tutto sarà finito”.
Da dietro il trono, Bombarda Sterro aggrottò la fronte. Di che diavolo stava parlando quello squinternato? Perché ce l’aveva tanto con le ali?.
“Bene. Non indugiamo oltre!!”. E sollevò il bastone pronto a colpire.
Fu un attimo. Una grande sagoma piombò dall’alto, parandosi tra lui e la teca.
“ARHHH!!”. Urlò Baltus Ferroso mettendo in mostra le sue lunghe zanne appuntite.
Colto alla sprovvista lo gnomo sbalzò all’indietro cadendo sul fondoschiena.
Bombarda deglutì. Eccolo! Il volto di uno Stregone Immortale arrabbiato: lineamenti deformati in una smorfia malvagia, vene gonfie e denti digrignati come a volerselo mangiare. Un vero Vampiro da Bram Stoker.
Non c’è da stupirsi che i Fangosi abbiano montato un sacco di storie su di loro.
Il Sindaco Baltus, che fino a quel momento si era sempre mostrato come una persona gentile e affabile… sembrava ora un demonio uscito dall’inferno.
“Tu! –parlò quello, raggiungendolo a grandi falcate- Maledetto, non toccherai Avalon!”.
Allungò la mano per afferrarlo per il bavero quando…
Bang bang bang… risuonarono tre colpi di pistola. Uno raggiunse il Vampiro alla spalla e gli altri due andarono a vuoto.
“Sorpresa!”. Sogghignò Arno Tozz, spuntando fuori da un telo schermante.
Appena lo vide riprendere nuovamente la mira, Baltus fu costretto a spostarsi, lasciando scoperta la teca; con un balzo fuori dal comune si issò verso l’alta volta restandovi attaccato con mani e piedi come un grosso ragno. Si mosse veloce a quattro zampe, incurante di qualsiasi legge di gravità.
“Ma che roba è!?”. Urlò il neozelandese, palesemente sconvolto. Riprese a sparare appena vide lo strano essere puntare dritto verso di lui: “Noo!!”.
Vi scaricò contro quasi tutto il caricatore: scattava da una parte all’altra evitando i proiettili come se li vedesse arrivare, e non c’era verso che la ferita alla spalla lo rallentasse di poco.
Mentre l’enorme umano dai capelli decolorati teneva a bada il Vampiro, Argh Sgrunt riportò la sua attenzione sulla teca di cristallo. Ora o mai più!.
Non c’era tempo per romperla a bastonate. Semplicemente afferrò una delle corte gambe del piedistallo e lo spinse con tutte le sue forze.
La teca si rovesciò frantumandosi in mille pezzi che andarono a spargersi ovunque.
Le ali della Regina Mab si afflosciarono sul pavimento, senza alcuna protezione.
Vedendo quello scempio, Baltus lasciò immediatamente perdere Arno Tozz andando ad avventarsi contro lo gnomo.
Grave errore. Appena il Vampiro gli voltò le spalle, l’omone su svelto a piazzargli un paio di pallottole su schiena e gambe. Con un grido di dolore l’essere stramazzò a terra, sanguinando copiosamente.
“Spiacente, Sindaco Baltus –parlò Sgrunt- Ma ora può dire addio alla sua amata isola”.
Arno Tozz si avvicinò al Vampiro inerme. Era ancora vivo; incapace di muoversi, certo, ma era bene non rischiare. Meglio farlo fuori subito.
“Lo gnomo mi ha detto che per voi non è necessario un paletto nel cuore –caricò l’arma- vediamo se è vero”.
“TOOZZZ!!”. Urlò qualcuno avventandosi su di lui con la forza di una montagna.
Bombarda sobbalzò. Leale!.
 
 
Appena dai giardini l’enorme eurasiatico sentì gli spari, una strana sensazione si era impadronita di lui. Uno sgradevole dolore al petto, proprio là dove anni fa era stato colpito a Londra. Era come se il suo corpo sapesse ancor prima della sua mente.
Non è possibile. Si era detto. Oppure sì?.
“Spari all’interno del castello! –esclamò il Comandante Legnetto agli agenti- In formazione!”.
“Leale! Dove vai!?”. Gli gridò dietro Gemma, vedendolo correre oltre il grande portone.
“Nessuno entri!”. Ordinò a pieni polmoni, senza neanche voltarsi.
Il Comandante della Guardia di Avalon irrigidì le labbra. Come si permetteva quell’uomo-orco di dar ordini a lui?!. Tuttavia non ribatté: obbedì.
 
 
Si fiondò dritto alla sala del trono. Le porte erano aperte, e ciò che vide non gli piacque affatto: Arno Tozz incombeva su Baltus Ferroso, pronto a sparargli in testa.
Gli andò immediatamente addosso come fosse un giocatore di football americano: testa bassa da toro infuriato e lo spintonò via con tutto il suo peso.
Entrambi gli omoni sbalzarono a terra; quello dai capelli decolorati perse la pistola di mano.
Argh Sgrut digrignò i denti. Maledizione, il tirapiedi di Fowl!.
Doveva fare presto. Pregò che Tozz riuscisse a tenerlo a bada abbastanza a lungo.
Tozz e gli altri Fangosi che ho portato sull’isola non possiedono ali meccaniche per quando sprofonderà. Scrollò le spalle. Pazienza. Un piccolo sacrificio per me. In fondo… sono solo Fangosi.
Dall’altra parte della sala, i due giganti continuarono.
Il neozelandese non ebbe il tempo per stupirsi, riprese il controllo di sé e fece del suo meglio per scrollarsi il vecchio nemico di dosso. Eccolo là, dunque. Il grande Leale. Quindi lo gnomo non mentiva quando diceva che era ancora vivo.
Be’, non importava, perché ora sarebbe riuscito ad ucciderlo. E stavolta per davvero!.
Leale non si fermò. Appena atterrò Arno gli saltò sopra e lo colpì a ripetizione con una serie di pugni al volto. Prima di tutto doveva metter fuori combattimento lui, per riuscire ad occuparsi dello gnomo senza problemi.
Superando il dolore e il naso rotto, Tozz reagì prontamente: spinse via l’avversario, allungò il braccio e riuscì ad afferrare una lunga scheggia di vetro, appartenente alla teca frantumata.
Non prese la mira. Semplicemente la piantò sulla gamba destra di Leale, mancando di poco l’arteria femorale.
Lasciandosi sfuggire un singhiozzo spaventato l’enorme eurasiatico cadde su un ginocchio scosso da dolori lancinanti ad ogni movimento. La mano sulla gamba e il sangue che infuppava i pantaloni. Dannazione!!.
Non ebbe scelta: estrasse la Sig. Sauer dalla fondina all’interno della giacca e la puntò.
L’altro non si fece cogliere impreparato: un calcio ben assestato… e stavolta fu Leale a perdere la pistola.
Se una parte di Arno Tozz fremeva per saltargli addosso e strangolarlo con le sue stesse mani, l’altra decise di andare sul sicuro: con tre rapidi passi si slanciò andando a recuperare la sua pistola.
La puntò verso Leale.
Scoprì i finti denti da squalo in un sorriso trionfante. Sarebbe stato un colpo perfetto: l’eurasiatico lì, disarmato e incapace di muoversi.
“Muori!”.
Stava per premere il grilletto quando un qualcosa di tracagnotto e peloso, dalle grosse mascelle dai denti a lapide, gli azzannò il braccio armato senza più lasciarlo andare.
“Arggg!! -urlò il neozelandese, agitando freneticamente l’arto- Lasciami maledetto! Lasciami!”.
“Bombarda!!”. Esclamò Leale.
Era venuto in suo aiuto. Da dov’era saltato fuori? Dal trono?. In ogni caso correva un grave pericolo: Tozz aveva ancora la pistola in mano.
Che diavolo era quel coso?! Si chiedeva quell’ultimo mentre cercava di liberare il braccio. Sì, lo riconosceva. Era Lance Escava, uno dei sicari mandati a prendere il giovane Fowl per portarlo alla Guglia Spiro anni fa. Ma non era morto?.
Qui sembra che tutti i morti debbano resuscitare.
Bombarda Sterro serrò ancor di più le fauci, quasi sentì le ossa del gigante scricchiolare. Stava là a farsi sballottare da tutte le parti ma non mollò.
“Te scistemo ao!”. Riuscì a biascicare senza cedere.
In genere non era un tipo da eroiche imprese, anche se alla fine gliel’avevano data la medaglia per quello; tuttavia quando aveva visto l’amico Fangoso in pericolo non aveva esitato: con un’energica sgassata dal didietro era partito come un razzo, andando a agguantare il braccio nemico.
“Sbagata Laala!”.
E Leale si sbrigò. Con un grosso sforzo si cavò la punta di vetro dalla gamba e partì all’attacco.
Le cose non andarono esattamente secondo i piani. Appena l’enorme eurasiatico aggredì nuovamente Tozz, sbalzarono all’indietro andando a sfondare la vetrata di Titania… e caddero tutti e tre di sotto.
 
 
Una volta rimasto solo, Argh Sgrunt accennò un sorriso. Era andata assai meglio di quanto si aspettasse.
Si voltò puntando gli occhi sulle ali abbandonate a terra.
Riprese in mano il suo bastone col pomo.
Calò il primo colpo.
Fu allora che con un boato terribile tutta Avalon prese a tremare.
 
 
 











 

 
  
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