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Autore: SkyFullOfStars_    02/04/2016    3 recensioni
"-Devi smetterla di fare l'eroe, ti farai ammazzare.- sussurrò Bucky immergendo un po' di cotone nel disinfettante.
Steve sbuffò ironicamente.
-Sai che tragedia...A chi importerebbe?-
-A me, idiota.-"
(OneShot pre-Winter Soldier e pre-siero; Bucky!Soldier)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Outlaws of Love'
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Bucky correva.

Il corpo svenuto del Capitano ormai era a parecchie miglia di distanza, disteso su un morbido strato di sabbia bianca. Salvargli la vita non era stato facile, ma ne era valsa la pena. Avrebbe fatto di tutto per lui, per il suo piccolo Steve.

Buffo, anche se tutti lo chiamavano con quello strano nome, Capitan America, colui che aveva guidato gli Stati Uniti verso la salvezza, Bucky lo vedeva ancora com'era in realtà; poteva ancora scorgere il solito ragazzino impacciato e timido con le scarpe riempite di giornali che si nascondeva dietro un dolce sorriso.

Era proprio ciò che aveva ricordato mentre aveva poggiato malinconico il corpo inerme dell'amico su quel soffice tappeto bagnato dal mare. Lo aveva osservato per qualche minuto con sguardo freddo, quasi non volesse far notare le sue emozioni al vento marino che gli soffiava intorno.

La strada era deserta.

Il soldato d'inverno aveva corso così tanto e così velocemente che le lacrime versate si erano ormai asciugate: temeva di aver perso qualche oggetto lungo la strada, ma quando si fermò ed aprì debolmente la mano, si accorse che la collana che aveva regalato tempo fa al suo amico non l'aveva abbandonato.























 

Le ferite bruciavano parecchio, Steve poteva quasi sentirle urlare contro la sua pelle, imbrunita da tante piccole chiazze sul tutto il suo corpo, lividi causati da una lite avvenuta poco prima, con un tipo che gliele aveva suonate in un angolo della strada.

Per fortuna che il suo amico Bucky era accorso prima che l'altro lo avesse messo al tappeto del tutto.

Lo aveva visto lì, dietro le spalle del bulletto mentre lui invece si faceva scudo con il coperchio di un cestino della spazzatura: "Posso continuare per tutto il giorno", aveva detto cercando di mostrarsi coraggioso agli occhi del bulletto.

Poi il suo amico lo aveva sorpreso con la sua elegante divisa da valoroso soldato qual era; i suoi occhi, i suoi verdi occhi erano quelli che facevano impazzire le ragazze, accompagnati da quel sottile sorriso che lo rendeva ancora più bello di quanto già non fosse.

Il bullo se ne andò subito alla vista del soldato e Steve rivolse un sorriso di ringraziamento al suo salvatore, anche se il suo orgoglio stava affogando sempre di più dentro di lui.

-Smettila di fare l'eroe. Ti farai ammazzare.- disse Bucky avvicinandosi all'altro con un leggero sorriso.

Steve si limitò a guardarlo.

Ogni volta che lo osservava, con tutta la sua ammirazione e devozione, capiva perché lui non avesse mai la sua stessa attenzione con le donne. Steve aveva sempre sognato di essere come lui; una volta aveva addirittura desiderato fortemente di fare cambio di corpi, se solo fosse stato possibile, solamente per il gusto di poter provare cosa significasse essere Bucky Barnes.

Con quella malinconica consapevolezza ed il dolore atroce dei lividi, il piccolo ragazzo si era fatto accompagnare dalle delicate braccia di Bucky, che lo avevano condotto nel suo appartamento.

Steve aveva già varcato la soglia del portone quando si rese conto di non essere mai stato a casa del suo amico.

L'atmosfera era calda, un aspetto piuttosto accogliente per essere un appartamento con un paio di camere e delle magliette sparse per il corridoio.

Il soldato entrò dopo di lui e chiuse la porta poggiando il suo berretto della divisa color cachi sull'attaccapanni dalle braccia deformi. Steve lo osservò sistemarsi i capelli rimasti schiacciati dal tessuto, con un gesto così naturale e spontaneo che aveva visto fare un miliardo di volte. Eppure ogni volta rimaneva stupito dalla strana eleganza di quel gesto.

-Vieni, scusa per il disordine.- sussurrò mentre conduceva il corpicino dell'amico verso la sua camera da letto.

Steve, tra il dolore e le fitte, si sentiva un po' imbarazzato nell'entrare in camera di Bucky.

Non era mai stato nella camera da letto di nessuno prima d'ora. Eccetto quella di sua madre.

Restò sulla soglia della porta inebriandosi del delicato odore di muschio bianco che colorava l'aria; si guardava intorno con aria dispersa, quasi come un cucciolo spaventato in cerca della sua mamma.

Il soldato sorrise nell'accorgersi di quell'espressione spaventata del ragazzo.

-Vieni qui.-

Con un misero sforzo Bucky lo raggiunse e riuscì a sollevare Steve con una dolcezza fuori dal normale.

Sembrava strano ed insolito, eppure quella stretta vicinanza scaturì in Steve una strana sensazione di tremore allo stomaco che non aveva mai provato prima, ma quando il suo amico lo fece sedere sul letto, il tutto svanì.

Il ragazzo si lamentò ancora per il dolore.

-Scusami...Ti ha ridotto davvero male, eh?- sussurrò inginocchiandosi davanti al piccolo e scrutandogli il viso con un dito sul mento.

-Si, ma io gli ho tenuto testa.-

-Con il coperchio di un bidone della spazzatura?-

Ci fu un momento in cui Steve non riuscì a staccargli gli occhi di dosso: aveva sempre avuto una certa adorazione per Bucky, ma in quel momento gli parve quasi di sentire una vera e propria venerazione. Fu proprio in quell'istante che lo osservò studiare attentamente la sua mascella con una certa emozione: la bocca socchiusa, la fioca luce della finestra sottolineare le linee del viso...Era meraviglioso.

-Vado a prendere il kit di pronto soccorso, vedi di non prendere iniziative stavolta.-

Steve era estasiato dall'attenzione dell'amico.

-Buc?- lo chiamò.

Il soldato si girò di scatto e per un attimo il biondino rimase senza fiato nel notare come i suoi occhi fossero così belli in quel momento.

-Grazie.-

Con un sorriso incantevole, Bucky sparì.




 

---





 

-Ahi!-

-Smettila di fare la femminuccia! Non fa così male.-

Steve sbuffò leggermente mentre cercava di trattenere quell'atroce dolore provocato dall'acqua ossigenata sulle sue ferite. Era come essere punzecchiati da un ferro rovente ogni volta che le dita del suo amico gli premevano sul viso livido, ma niente era ferito come il suo orgoglio.

Un piccolo spacco segnava il labbro inferiore, Bucky lo notò e lo accarezzò poco prima di passarci sopra un po' di disinfettante.

Le smorfie di Steve mentre cercava di trattenere il dolore erano pressoché buffe; il ragazzo rise lievemente mentre tamponava leggermente la sua pallida pelle con un ciuffo di cotone.

Ci fu qualche minuto di assoluto silenzio, dove bastarono gli sguardi languidi dei due ragazzi a parlare per loro, dove niente veniva detto, ma solamente sussurrato dai loro occhi, dai loro sorrisi, soprattutto dalle labbra di Bucky, dalle quali proveniva soltanto qualche strano ghigno.

-Devi smetterla di fare l'eroe, ti farai ammazzare.- sussurrò Bucky immergendo un po' di cotone nel disinfettante.

Steve sbuffò ironicamente.

-Sai che tragedia...A chi importerebbe?-

-A me, idiota.-

Il soldato guardò quel visino violaceo per qualche secondo. Non sapeva bene il motivo per cui lo osservava così intensamente, ma poco importava, ora voleva solamente pensare a curare quelle ferite come meglio poteva.

Si alzò un attimo, si diresse verso il suo amato giradischi e lo accese.

Steve lo scrutava da pochi metri di distanza, sporgendosi debolmente dal letto per cercare di capire cosa diavolo stesse facendo l'altro, silenzioso com'era.

La risposta arrivò subito non appena le sue orecchie captarono la dolce melodia di "Dream

a Little Dream of Me", la canzone preferita di Bucky.

-Questa ti aiuterà a rilassarti, almeno la pianti di lamentarti.- disse il soldato, inginocchiandosi di nuovo davanti a Steve.

Bucky riprese la sua medicazione concentrandosi sulle labbra del ragazzo, gonfie e visibilmente torturate da numerosi pugni. Intanto le soffici note della canzone si disperdevano nella stanza come foglie nel vento.

-Sai, me la cantava sempre mia madre quand'ero piccolo...Ogni notte, prima di addormentarmi la sua voce intonava qualche verso...-

Gli occhi di Bucky si fecero lucidi per qualche istante. Le sue mani si fermarono. Le labbra persero il sorriso.

Steve trattenne il respiro per qualche secondo. Non aveva mai notato quell'espressione sul volto dell'amico; non che lui lasciasse trasparire molte emozioni, ma quello stato di tristezza istantanea lo fece cadere in un senso di immediato allarme.

-Buc,-bisbigliò posandogli una mano tremante sul viso,-tutto bene?-

Il soldato tornò al suo solito sorrisetto. Gli occhi non erano più lucidi ora.

-Si, smettila di preoccuparti per me e togliti la maglietta.-

-E-eh?-

-Avanti Steve, ti ho visto nudo un sacco di volte da bambino, cosa vuoi che sia se stai senza maglietta?-

Il biondo tacque. Steve poggiò lo sguardo a terra ora che si sentiva terribilmente imbarazzato, e lui era uno dall'imbarazzo facile. Molto facile. Sperò con tutto il cuore che Bucky sorvolasse quell'argomento della nudità ma l'altro invece lo fissò.

-Non dirmi... che ti vergogni di me.-

-No...è solo che...-

Non fece in tempo a terminare la frase che la giacca da militare fu spazzata via in un lampo.

-Così non ti sentirai solo.-

Steve osservò la muscolatura del ragazzo ed arrossì appena.

Bucky sghignazzò leggermente. Lo divertiva vederlo reagire così a disagio quando si andava a finire in argomenti del genere. Osservò il viso del biondo colorarsi di rosso: lo trovava adorabile.

Mentre sorrideva notò che Steve si stava già togliendo la maglietta sporca di terra e bagnata d'acqua di pozzanghera; dalle sue tragiche espressioni di dolore sembrava stesse compiendo un'impresa impossibile.

-Dà qui, faccio io.- sussurrò Bucky per poi posare le mani sui lembi della maglia e, con cautela, sollevarla all'insù.

Impossibile precisare il grado di agitazione del biondino in quel momento.

Nessuno l'aveva mai spogliato prima d'ora, non in quel modo così attento, in quella manualità talmente coscienziosa da parte di Bucky che Steve credette di cedere sotto il suo tocco per un istante.

Quando finalmente il capo fu tolto, Bucky si ritrovò a scorrere le dita sulle varie chiazze violacee che rivestivano l'addome dell'amico. Un brivido di rabbia lo scosse dalla testa ai piedi.

-Se becco ancora quel tipo che ti ha ridotto così gli faccio il cu-...-

-Buc!- lo riprese il biondo.

-Scusa. Lo so che non ti piacciono le parolacce, ma non sopporto che qualcuno ti abbia ridotto così...-

Il soldato poi fece silenzio, esaminando le chiazze con attenzione, poi con tristezza, poi con rabbia ed infine semplicemente con dolcezza, sfiorandole ancora con i polpastrelli desiderando con tutto se stesso di poterle far sparire con un solo tocco.

Quando spostò lo sguardo sul viso di Steve si accorse che il ragazzo lo guardava stupito, come se non si aspettasse tutto quel tipo di attenzione da parte sua; gli occhi gli brillavano, quasi parlavano e se avessero avuto modo avrebbero urlato qualcosa che Buc voleva sentire da molto tempo.

Il torace di Steve faceva su e giù con una velocità notevole, sembrava quasi di voler scoppiare da un momento all'altro.

Il soldato ci poggiò una mano contro e si fece più vicino al viso del biondo, senz'osare sganciare lo sguardo da quello del ragazzo.

-Ti voglio, Steve...- e proprio a pochi centimetri da quelle labbra tremolanti si diresse di nuovo sul suo petto, baciando sofficemente la parte violacea.

-Fa male?-

Steve riuscì solo a scuotere la testa anziché sussurrare un "no".

Era buffo: quel gesto gli ricordava quella volta in cui, da bambini durante un pomeriggio d'estate, avevano deciso di fare arrampicate sugli alberi di ulivo nel campo nel quale avevano passato tutta la loro infanzia.

Steve era caduto sbucciandosi il ginocchio e Bucky era accorso subito da lui.

-Forse con un bacino il dolore sparirà, Steve.- gli aveva detto il piccolo Bucky, accarezzandogli la ferita con le labbra in modo così premuroso che il biondino si era quasi sentito in colpa di non aver prestato attenzione.

La sua mente tornò al presente non appena captò un altro bacio sul collo, proprio sul punto di un brutto livido.

-E qui, fa male?-

Il biondino scosse la testa di nuovo,terribilmente imbarazzato. Sorpreso da quel gesto, fu costretto ad indietreggiare con il corpo, lentamente, mentre le labbra socchiuse e desiderose di Bucky lo invitavano a stendersi sul letto.

Dopo pochi secondi la figura del soldato lo sovrastava, mentre il suo sguardo spaventato lo osservò posargli un nuovo morbido bacio sull'altro lato del collo, alternando ghigni di piacere nell'assaggiare la morbida pelle del biondino.

Poi si fermò un istante, concentrandosi sullo sguardo di Steve e sorrise.

-E qui?-

Bucky assistette ad un "no" soffuso proveniente dalle labbra tremanti del ragazzo.

-E...qui?- sussurrò di nuovo e, con estrema dolcezza, posò le sue labbra su quelle di Steve, quasi temesse di urtarle in qualche modo.

Alzò lievemente il viso del biondino con la mano destra e s'immerse nel bacio con più decisione, mentre sentiva il petto nudo dell'amico rilassarsi sotto di sé.

Quella che Steve stava provando era una sensazione estranea al suo corpo: si sentiva leggero come una nuvola, brividi irrequieti correvano impazziti per tutto il corpo, e lo stomaco gli ballonzolava come se contenesse un milione di farfalle svolazzanti.

Socchiuse gli occhi per un istante, giusto per assicurarsi che Bucky fosse davvero lì e che quello splendido momento non facesse parte di un sogno irrealizzabile...Con suo enorme sollievo, Bucky era ancora lì, con le palpebre serrate, occupato a fargli avere il primo bacio più incredibile della storia. Il soldato sapeva bene che quello era il primo bacio di Steve e aveva voluto che fosse tutto perfetto, intimo, con il sottofondo della sua canzone preferita.

Steve richiuse gli occhi non appena il bacio si fece più focoso, e non appena Bucky portò le sue esili braccia attorno al proprio collo.

Fu nel momento in cui fece sedere il biondino sulle sue gambe che il bacio divenne sempre più mozzafiato.

Steve, inesperto com'era, non aveva mai fatto una cosa del genere ed iniziare proprio con lo stesso ragazzo con cui si era fatto il bagno svariate volte da piccolo gli provocava un enorme imbarazzo.

Il meglio che poteva fare era ascoltare eccitato il respiro ansimante del soldato e seguire la sua lingua che lo accompagnava in ogni pensiero, tentando di godersi quel momento come meglio poteva; per una manciata di secondi aveva avuto paura, paura di perdere Bucky un giorno, magari non molto lontano, e di non poter comunicargli quello che sentiva.

Forse fu questo il motivo per cui le sue mani afferrarono saldamente i capelli del soldato e li tirarono appena.

Bucky, sorpreso di quel gesto audace, gemette lievemente bisbigliando il nome del biondino con un verso di piacere e dolore.

Per un attimo decise di staccarsi dalle labbra dell'altro per riprendere fiato, non dimenticando di restare abbracciato all'amico, accarezzandogli i capelli e le labbra, come pochi minuti prima.

-Buc, non devi farlo perché ti faccio pena.- mormorò Steve.

Il soldato sorrise dolcemente e posò una mano sulla guancia destra del ragazzo.

-Non ho mai voluto così tanto qualcosa in vita mia. E poi...- bisbigliò mentre lo faceva di nuovo indietreggiare sul letto, tentando di gattonare verso di lui. -credo che tu abbia bisogno di una guardia del corpo d'ora in poi.-

Le labbra del ragazzo lo baciarono frettolosamente, sciogliendo dalle catene la sua incredibile voglia di assaggiare ogni piccola parte del suo corpo.

Il biondino aveva il corpo in fiamme, il suo respiro si fece incerto non appena la sue braccia furono poste ai lati del letto dai lenti gesti di Bucky , il quale stava cercando di imporgli una dolce trappola per avere il pieno controllo.

Steve non sembrava spaventato, quella intima vicinanza con il suo amico lo confortava, come se sapesse che sarebbe sempre stato al sicuro con lui. Fu invaso da un pieno senso di dolcezza non appena la braccia sicure dell'altro percorsero lievemente quelle del biondino e si incatenarono alle sue dita, stringendo poderosamente le tremanti mani di Steve.

Bucky gli baciò la fronte, sfiorò con il labbro inferiore la bocca tremante dell'altro e poi si concentrò sull'addome, scendendo sempre di più. In pochi baci giunse al bordo dell'inguine e si fermò rivolgendo gli occhi al biondino: respirava faticosamente, sembrava incerto e bisognoso di quel dolce trattamento allo stesso tempo, gli occhi azzurri agitati.

-Vieni qui.- gli sussurrò il soldato, facendolo mettere in ginocchio proprio davanti a lui.

I capelli mezzi arruffati del moro lo fecero quasi sorridere, ma fu vicinissimo dall'arrossire di nuovo non appena Bucky gli afferrò entrambe le mani e le poggiò delicatamente sul proprio addome.

Steve non sapeva bene come agire e quindi si lasciò guidare dall'amico, il quale percorse un tragitto complesso su tutto il suo corpo, permettendogli di esplorare con il tatto tutto se stesso.

Solo quando Bucky scorse lo sguardo sul petto di Steve si rese veramente conto della situazione in cui quell'idiota lo aveva ridotto per strada.

Più i suoi occhi ripercorrevano ripetutamente quei lividi mostruosi più la rabbia cresceva in lui.

-Bucky?- mormorò il biondino accorgendosi del cambio drastico di espressione dell'amico.

Nessuna risposta.

Tutto ciò che Steve era in grado di vedere era un'espressione quasi spaventosa, come qualcuno che è sul limite dell'autodistruzione.

-Bucky...Che succede?- chiamò ancora con voce tremante.

Il soldato alzò il viso verso di lui mostrando gli occhi completamente invasi di lacrime; la rabbia ribolliva dentro di sé come fuoco vivo, una fiamma impossibile da spegnere, impossibile da placare se non con la morte.

Bucky aveva tentato inutilmente di trattenere le lacrime, ma non ce l'aveva fatta, a quanto pare non era forte abbastanza; era sempre stato un maestro nel trattenere le proprie emozioni...Ma anche i maestri cedono.

-Buc,- l'espressione preoccupata di Steve gli era a pochi centimetri di distanza.

-Io...Non voglio perderti, Steve.-

-Non mi perderai. Non finché mi farò picchiare.-

Bucky accennò un lieve sorriso...Un sorriso che poi si trasformò in un segno di pianto, gli occhi si fecero lucidi, le labbra tremanti e lui si allontanò frettolosamente dal ragazzo, per evitare che lo vedesse crollare davanti al suo debole sguardo.

Doveva essere forte. Piangere era una cosa da ragazzini.

Corse velocemente verso la finestra della camera e si poggiò al bordo con un braccio.

Non sapeva bene la ragione per cui stava reagendo in quel modo, non capiva perché il suo corpo lo invitasse a piangere. Il tempo di rispondersi non gli fu dato, poiché le braccia insicure di Steve lo colsero alla sprovvista circondandogli i fianchi.

Le sue mani erano fredde, eppure fu proprio quel gelido gesto a salvarlo dalle fiamme del dolore e a fermare le sue lacrime sconosciute una volta per tutte.

Chiuse gli occhi e pose le braccia su quelle di Steve, accarezzandole dolcemente.

Poi si girò trovandosi faccia a faccia col biondino e sorrise lievemente mentre l'altro si preoccupava di asciugare le poche lacrime colate via.

Sospirò sollevato mentre stringeva con entrambi i palmi il piccolo viso di Steve, portandolo alla sua bocca per un soffice bacio.

Steve schiuse leggermente le labbra, ancora un po' imbarazzato, cimentandosi più profondamente nel tenero abbraccio che Bucky gli stava donando...Ora era al sicuro.

Intanto, la melodica sinfonia della canzone di sottofondo echeggiava tranquilla ancora ed ancora e i due dondolavano beatamente come fossero un solo corpo che si muove nell'aria; Bucky afferrò le braccia di Steve e le pose intorno al suo collo, stringendolo ancora di più a sé. Poi prese la medaglietta e la slacciò in poche mosse, mettendola invece al collo del biondino.

-Voglio che l'abbia tu così, ovunque andrai tu, andrò anch'io.-

Il timido sorriso di Steve fu catturato dalle labbra del soldato, ma lui continuò a stringere la collana che era apparsa sul suo petto, quasi non volesse lasciarla più.

-Sarò sempre con te, Steve. Se dovessi...Beh, se dovessi morire in guerra...Non dimenticarti di me.-

-Non potrei mai. Te lo prometto.- bisbigliò l'altro accarezzandogli una guancia.

E fu proprio così che continuarono a dondolare, l'uno abbracciato all'altro, alternando qualche piccolo bacio alla voce di Bucky che intonava mormorando lievemente le parole della canzone a pochi centimetri dall'orecchio di Steve.

Quel momento apparteneva solamente a loro; né il futuro né il passato avrebbero potuto cambiare di una sola virgola la perfezione di quel momento.

Erano entrambi lì, uno tra le braccia dell'altro, con la consapevolezza che nessuno avrebbe mai potuto dividerli del tutto, poiché ... una promessa è una promessa.

 

 
  
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