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Autore: Kary91    04/04/2016    6 recensioni
[One-Shot | Post-Rivolta| Gale/Johanna/Joel Jr.| Slice of Life]
“… A volte vorrei quasi che fossi più brutto.”
Gale si separò da lei il poco sufficiente per poter scendere a baciarle il mento e poi il collo.
“Sei la prima persona che me lo dice” osservò per la seconda volta, accarezzando le cosce nude della fidanzata.
“Sono anche la prima persona a dirti che le altre donne non ti devono guardare nemmeno di striscio?”
Gale finse di pensarci su per qualche istante.
“Forse.”
Johanna alzò gli occhi al cielo, prima di adagiare la fronte contro la sua.
“Dovresti andare in giro con un cartello che dice proprietà privata di Johanna Mason” dichiarò con malizia, sfiorandogli le labbra con le dita.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Io non ho paura;'
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Premessa: questa storia è ambientata a diversi anni di distanza dall’epilogo del Canto della Rivolta

Premessa: questa storia è ambientata a diversi anni di distanza dall’epilogo del Canto della Rivolta. Gale e Johanna vivono assieme nel Distretto 2 con Joel Jr., il figlioletto che Gale ha avuto da una precedente relazione con un’altra donna.

 

Prompt utilizzati: "Ah, Hawthorne... mi tocca proprio spiegarti tutto." "Quale Hawthorne?" "Tu, idiota. Tuo figlio non ha preso da te." (prompt di Chara per la challenge del We are Out of Prompts del 3 aprile) | “Dovresti andare in giro con un cartello che dice proprietà privata di Johanna Mason.” (prompt di Giraffetta).

 

 

 

Cosa rima con Johanna?


collage
 

 

 

 

Il fuoco scoppiettava vivace nel caminetto, proiettando giochi d’ombre sulle due persone sdraiate sul tappeto.

 

“Questo compito è davvero noioso…” stava mormorando Joel, mangiucchiandosi l’estremità della matita.

 

Al suo fianco, Gale non se la stava passando molto meglio: le scartoffie che andavano compilate per il lavoro erano sparse in giro per il tappeto, a fare compagnia al quaderno aperto – e ancora vuoto – del figlio.

 

Riempire moduli assicurativi non era mai stato il suo forte: di certo era una di quelle cose di cui aveva fatto tranquillamente a meno nel corso dei suoi primi diciotto anni di vita.

 

“Concentrati…” replicò distrattamente rivolto al figlio, voltando pagina.

 

Joel sospirò; il suo sguardo si posò sulla porta che dava in cucina, al di là della quale Johanna continuava a borbottare fra sé.

 

“Non ne è davvero in grado” stava commentando in quel momento, trafficando con la legna che Gale aveva tagliato quel mattino. “Dannati minatori.”

 

Gale inarcò un sopracciglio e indirizzò a sua volta lo sguardo verso la cucina, ma non disse nulla. Johanna tornò silenziosa e i due maschi di casa ripresero i rispettivi compiti.

 

“Devo scrivere una poesia sull’inverno…” esordì dopo qualche minuto Joel, appoggiando annoiato la fronte sul palmo della mano. “… In rima. A cosa potrà mai servirmi un compito del genere?”

 

“Scrivi due sciocchezze sulla neve e il fuoco nel camino e sei a posto” replicò il padre, annotando la cifra che aveva appena ottenuto con la calcolatrice su uno dei fogli.

 

“Ma guarda questo!”

 

I borbottii di Johanna tornarono a fare capolino dalla cucina.

 

“Che diavolo pensava di farci, la scultura di un gatto?”

 

“Mi dici una parola che fa rima con noioso?” chiese aiuto Joel, sbirciando nei fogli del padre alla ricerca d’ispirazione.

 

“Johanna” ribatté Gale, tendendo le orecchie per cercare di capire che avesse la fidanzata da lamentarsi tanto.

 

Il figlio abbozzò un sorrisetto.

 

“O permaloso…” propose, annotandosi la parola sul quaderno.

 

Anche Gale sorrise.

 

“Appunto: Johanna.”

 

Diede di gomito al ragazzino e Joel scoppiò a ridere.

 

“E una parola che fa rima con Johanna?”

 

Gale ci pensò su per qualche istante.

 

“Tiranna?” scherzò poi, punzecchiando il fianco del figlio con il dito.

 

Joel riprese a ridacchiare.

 

“Ci-Azzanna?” stette poi al gioco, ricambiando la gomitata del padre.

 

“Ci-Scanna!” bisbigliò Gale con un ghigno, continuando a fargli il solletico.

 

“Se ci sente, di sicuro!” replicò il ragazzino, divincolandosi dalla sua presa.

 

“Ah, Hawthorne…”

 

La voce della Vincitrice del Distretto 7 tornò a farsi sentire, distogliendoli dal gioco.

 

“… Mi tocca proprio spiegarti tutto…”

 

Padre e figlio si scambiarono un’occhiata perplessa.

 

A quel punto perfino Gale, che di norma preferiva tacere pur di perdersi in battibecchi infiniti con la fidanzata, ne ebbe abbastanza del silenzio.

 

“Quale Hawthorne?” chiese, pur prevedendo già la risposta.

 

La testa di Johanna fece capolino dalla porta e il suo sguardo di sufficienza si posò su di lui.

 

“Tu, idiota” specificò, sorridendo beffarda. “Tuo figlio non ha preso da te.”

 

Quell’osservazione finale lo indispettì più dell’idiota che l’aveva preceduto.

 

“Sei la prima persona che me lo dice” rispose, specchiandosi nello sguardo di Joel. “Di solito dicono tutti che è la mia copia.”

 

“Infatti lo sono, papà” gli diede man forte il ragazzino, sorridendo fiero.

 

Il padre gli arruffò i capelli.

 

Johanna alzò gli occhi al cielo.

 

“Fisicamente, forse, ma la cosa finisce qui” obiettò, appoggiando il gomito allo stipite.

 

“Scusami e allora da chi avrebbe preso?” replicò Gale, alzandosi a sedere. “Da Rory?”

 

“Per carità…” borbottò Johanna con una smorfia: lei e il secondogenito di casa Hawthorne erano litigiosi come cane e gatto.

 

Johanna raggiunse gli altri due in soggiorno e si sdraiò sul tappeto con loro: era pieno inverno, eppure indossava solo una maglietta e un paio di boxer del fidanzato.

 

“Va' a vestirti, per favore” ordinò subito Gale, tirandole la T-Shirt per coprirle le gambe.

 

Johanna intrecciò le dita dietro la nuca e gli sorrise con malizia.

 

“Sei la prima persona che me lo dice” lo scimmiottò, dandogli un calcetto sulla coscia.

 

Gale sbuffò e si ritrasse, allungandosi poi per afferrare un cuscino dal divano.

 

Colpì Johanna in testa, ma commise l’errore di lasciar andare l’arma improvvisata, così l’attimo dopo fu costretto a farsi schermo con le braccia per difendersi dalla fidanzata.

 

“L’avevamo detto che ci avrebbe scannati…” commentò Joel, quando Johanna si girò per colpire anche lui.

 

Il ragazzino si fiondò sul divano e raccolse due cuscini – uno per sé e uno per il padre – prima di tornare sul tappeto.

 

“Sentiamo…” esordì a quel punto Gale, placcando i polsi di Johanna e facendosi passare il guanciale. “… Che avevi da borbottare poco fa?”

 

Riuscì ad assestarle una cuscinata in pieno volto, ma venne ripagato da una ginocchiata e fu costretto a lasciarla andare, maledicendola a denti stretti.

 

“Tu e la delicatezza proprio…” mormorò fra sé, toccandosi il fianco colpito.

 

Finalmente libera, Johanna lanciò un cuscino contro Joel, ma il bambino corse a rifugiarsi in cucina.

 

“Mi lamentavo del tuo modo di far legna” rivelò infine, abbandonando il capo sulle gambe di Gale. “Mi hai portato a casa dei tronchetti mutilati: sei un incapace e ciò che è peggio è che sei perfino convinto di farlo bene.”

 

“Ho tagliato legna per anni a casa mia e non ho mai avuto problemi” ribatté secco Gale: era evidente che la sua critica l’aveva irritato.

 

Johanna roteò gli occhi.

 

“Beh, è un miracolo che la tua famiglia non sia morta di freddo, allora.”

 

“Ma smettila…” replicò Gale, incrociando le braccia sul petto. “… La legna resta legna, non brucia di meno se ha una forma diversa.”

 

Un sorrisetto malizioso arricciò gli angoli delle labbra di Johanna.

 

“E poi sarei io la permalosa, eh?” commentò, sedendosi a cavalcioni su di lui.

 

Gale le rivolse un’occhiata sorpresa.

“Hai sentito tutto?”

 

Johanna annuì.

 

“Lo sai, è un peccato che tu abbia un così bel faccino” osservò poi, allacciando le braccia intorno al suo collo. “Altrimenti te l’avrei già fatto fuori a suon di schiaffi… Altro che cuscinate.”

 

Gale abbozzò un sorrisetto divertito.

 

“Non oseresti mai…” osservò, avvicinando le labbra alle sue.

 

Johanna scosse la testa.

 

“No, infatti…” si costrinse ad ammettere, prima di baciarlo. “… A volte vorrei quasi che fossi più brutto.”

 

Gale si separò da lei il poco sufficiente per poter scendere a baciarle il mento e poi il collo.

 

“Sei la prima persona che me lo dice” osservò per la seconda volta, accarezzando le cosce nude della fidanzata.

 

Johanna sorrise contro il suo collo, le mani occupate a percorrergli il torace.

 

“Sono anche la prima persona a dirti che le altre donne non ti devono guardare nemmeno di striscio?”

 

Gale finse di pensarci su per qualche istante.

 

“Forse.”

 

Johanna alzò gli occhi al cielo, prima di adagiare la fronte contro la sua.

 

“Dovresti andare in giro con un cartello che dice proprietà privata di Johanna Mason” dichiarò con malizia, sfiorandogli le labbra con le dita.

 

Gale si chinò in avanti per baciarla di nuovo, ma l’esclamazione squillante di Joel fece trasalire entrambi.

 

“Privata!” ripeté il bambino dalla cucina, cogliendo di sorpresa i due adulti. “Ecco che cosa fa rima con nevicata! Grazie, Jo!”

 

“Stai cercando di dirci che hai ascoltato tutto, nanerottolo?” replicò Johanna, inarcando un sopracciglio in direzione di Gale.

 

“Mi sa che hai ragione” si trovò ad ammettere a quel punto il padre del bambino, passandosi una mano sulla nuca: un lieve sorriso rassegnato si disegnò sulle sue labbra. “Non è a me che somiglia: ha decisamente preso da te.”

 

 

 

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(in ordine cronologico)

Io non ho paura [Johanna!centric; Johanna, Gale, Joel Jr.]

 

Prendi la mia mano [Missing Moment “Mockingjay”; Gale/Johanna]

 

Alla deriva [Rating Arancione; Post-rivolta; Gale/Johanna]

Mani come radici [Flash-fiction; Gale/Johanna]

 

You’ve begun to feel like home [post-rivolta; Gale/Johanna]

 

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Nascere Tempesta [Gale/Johanna/Joel Jr.]

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In his boxers (di natiche al vento e fidanzati perplessi) [rating giallo; Gale/Johanna/Joel]

 

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