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Autore: Lady Vibeke    02/04/2009    15 recensioni
Si era sentito morire. Aveva perso una nota assieme ad una pulsazione del cuore e si era ritrovato a cercare di ingoiare un nodo alla gola improvviso che si faceva più stretto ogni istante.
Chiunque avesse ideato quel cartellone doveva essere un sadico senza pietà. Uno che, per i suoi gusti, aveva anche capito fin troppo. Di lui, di Lei, e di tutto il resto.
La amavi?
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whatever walks in my heart, will walk alone.

(Forever Yours, Tuomas Holopainen for Nightwish)

 

Every step I take, I walk alone.

(I Walk Alone, Tarja Turunen)

 

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La amavi?

Tuomas scosse la testa e si premette le mani sul viso sudato, stringendo gli occhi fino a farseli bruciare. O forse no. Forse avevano cominciato a bruciare già da prima, da quando si erano posati su quel maledetto cartellone apparso dal nulla in mezzo al pubblico.

La amavi?

Si era sentito morire. Aveva perso una nota assieme ad una pulsazione del cuore e si era ritrovato a cercare di ingoiare un nodo alla gola improvviso che si faceva più stretto ogni istante.

Chiunque avesse ideato quel cartellone doveva essere un sadico senza pietà. Uno che, per i suoi gusti, aveva anche capito fin troppo. Di lui, di Lei, e di tutto il resto.

La amavi?

Chi poteva odiarlo tanto da fargli una cosa simile? Perché qualcuno avrebbe voluto squarciargli di nuovo una ferita mai cicatrizzata?

Lo rivedeva, quello stupido cartellone nero con la scritta bianca, come una lapide con la sua epigrafe, dedicata a un sentimento che avrebbe dovuto essere morto – mai nato, forse – e che non lo era.

La amavi?

Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’immagine gli riappariva nella mente, assieme a un paio di occhi troppo verdi e belli per non fare male, e una voce che cantava leggendo la musica direttamente dalla sua anima.

La amavi?

Non aveva visto in faccia chi aveva sollevato il cartellone. Un fanatico conservatore, fan della vecchia formazione, sicuramente. Uno dei tanti – troppi – che non avrebbero mai smesso di fargliela pagare per quello che aveva fatto, che non gli avrebbero mai perdonato quel criminoso rinnego.

Era stata una decisione democratica, quella di rinnovare il gruppo, ma tacitamente tutti avevano sempre pensato che ci fosse stato lui alla radice di tutto, e forse non avevano nemmeno tutti i torti.

La amavi?

Aveva freddo. Non si era ancora cambiato, dopo l’esibizione. Era chiuso in quel camerino da chissà quanto, immerso fino al collo nei propri sensi di colpa, lacerato tra il rimpianto di un’era ormai conclusa e il rimorso di un passo irrimediabilmente e clamorosamente falso.

Le cose non stavano andando bene ai Nightwish, o a ciò che ne restava. Il vecchio e fidato seguito ormai li snobbava e i pochi che erano rimasti si stavano stancando in fretta del loro sound indebolito, privo dell’anima vibrante di un tempo. Non era tutta colpa della voce di Anette; Tuomas sapeva che l’unico motivo per cui i Nightwish stavano appassendo era che in realtà era lui ad appassire, inesorabilmente, ogni giorno, ogni ora, ogni momento. Quattro anni di sforzi di fare finta di niente sfumati in un battito di ciglia.

La amavi?

Bastava guardare le foto, per capire: aveva cominciato a sorridere all’obiettivo solo dopo il 2005. Dopo la sofferta rottura di cui ancora portava il pressante peso. Aveva imparato a farlo, da quando avevano preso Anette come nuova vocalist. Aveva imparato a fingere. Con gli scatti dei fotografi, con i media, con i propri compagni… con sé stesso, prima di tutto.

Aveva scoperto che era meno complicato di quanto avesse mai creduto.

La amavi?

Si sentiva i polmoni contratti dall’incapacità di respirare. I suoi peggiori incubi, in confronto a quella sgradita sorpresa, non erano nulla. Il dolore di canzoni innamorate mai ascoltate, di gesti di tenerezza mai ricambiati nel modo giusto, di sguardi rubati e mai restituiti… erano niente al confronto di quanto si sentiva dentro adesso.

Una landa desolata riarsa da un sole congelato e spento.

La amavi?

Lei era stata tutto, sempre. Aveva dato vita alle parole che lui aveva scritto, aveva unito la poesia e la musica facendone emozione pura, aveva cantato quello che lui aveva provato, e solo Lei sapeva come fare per rendere palpabile ogni più sottile sfumatura.

Lei, Lei sola. Nessun’altra. Anette men che meno.

La amavi?

Rispettava Anette, era un’amica, ma anche lei sapeva che non sarebbe mai stata Lei. Era un dato di fatto, un confronto impari che la gente non avrebbe mai smesso di porre, un gioco a perdere che a lungo andare diventava crudele. Nessuno gli avrebbe mai permesso di dimenticare.

La amavi?

Tuomas non osava cercare una risposta. La sapeva, in ogni caso, e fin troppo bene.

A volte, svegliandosi, gli sembrava che fosse tutto come un tempo, che nulla fosse mai accaduto. In quei momenti aveva appena il tempo di sentirsi irrazionalmente felice, come  quando si faceva un bel sogno la cui scia serena si protraeva anche dopo il risveglio, ma poi il castello di carte crollava, ricordava tutto, compreso il fatto che Lei non c’era più, non per lui, e l’amarezza prendeva il sopravvento su tutto, anche sul dolore.

Separarsi da Lei era stata la decisione giusta, se lo ripeteva ogni giorno, e qualche volta riusciva persino a convincersene. Stava meglio, senza di Lei, senza averla costantemente sotto agli occhi e dover fare i conti con la consapevolezza che nulla che lui avesse potuto scriverle sarebbe mai bastato.

Lei aveva fatto una scelta, lui aveva fatto la propria di conseguenza.

La amavi?

No, era un lusso che non poteva più permettersi da tempo.

La amavi?

Aveva dovuto sforzarsi di superare la depressione per riuscire a uscire dal periodo peggiore della propria vita. Per sopravvivere.

La amavi?

Quel maledetto cartellone…

La amavi?

No. No. No. No. No. No. No.

La amavi?

Era una patto che aveva fatto con sé stesso quando aveva deciso che Lei doveva uscire dalla sua vita: cancellare tutto quello che c’era stato, o per lo meno dimenticarlo. Aveva ricostruito tutta la propria vita su quel patto disperato.

Ora erano soli, tutti e due, ciascuno per la propria strada. Era così che doveva essere. Era meglio per entrambi.

La amavi?

No, non la aveva mai amata. Non la amava.

Tuomas non amava Tarja.

Faceva parte del patto per sopravvivere.

Scendere a ridicoli compromessi.

Mentire.

 

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A/N: nulla di quanto sopra vuole rappresentare la realtà. È solo la romantica visione di una fan affezionata che non accetterà mai il fatto che il gruppo più talentuoso di tutti i tempi non esista più. Ci tengo a precisare che, pur non apprezzandola, rispetto Anette e il fatto che io consideri i Nightwish defunti non dipende dalla sua presenza, bensì dall’assenza di Tarja, probabilmente la donna che ammiro e stimo di più al mondo.

Le due frasi citate in apertura mi sono sembrate molto adatte a questa oneshot così angsty, ma soprattutto credo siano significative per ciò che dicono:

“Qualunque cosa cammini nel mio cuore, camminerà da sola.”

“Ogni passo che compio, cammino da sola.”

Non credo serva dire altro.

   
 
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