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Autore: Isidar Mithrim    07/04/2016    3 recensioni
Come fece Silente a capire del sacrificio di Lily? Come mai Harry fu portato dai Dursley solo la notte dopo l’assassinio dei suoi genitori? Perché Silente ha affidato a Hagrid il compito di recuperarlo, invece di farlo di persona?
Io ho provato a rispondere a queste e a molte altre domande, grazie a un viaggio attraverso i pensieri di Silente e le sue intuizioni sugli Horcrux, sulla Profezia e sul legame tra Harry e Voldemort.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Albus Percival Wulfric Brian Silente'
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{I dialoghi in corsivo sono citazioni tratte
da ‘Harry Potter e la Pietra Filosofale’
e pertanto non mi appartengono}


Lo designerà come suo eguale

Il gufo reale entrò dalla finestra aperta e planò maestoso sulla sua scrivania, scoccando a Fanny un’occhiata sospettosa.
Albus allungò una mano per prendere la lettera e ringraziò il gufo con un buffetto sul capo. “Buon viaggio” gli augurò con un sorriso, mentre lui spiccava il volo, una macchia scura nel cielo striato d’arancio.
Il Preside girò l’anonima lettera alla ricerca del mittente, ma non lo trovò. Già gli erano arrivate le due righe scritte da Hagrid a proposito della Pietra Filosofale e non aspettava altre notizie, quindi non aveva idea di chi gliel’avesse inviata. Aprì la lettera curioso, ancora ignaro del fatto che non avrebbe mai dimenticato quelle poche, chiare parole.


Carissimo Professor Silente,

ho appena venduto la seconda e ultima bacchetta in mio possesso avente come nucleo una piuma della sua fenice.
Sono certo che anche lei troverà curioso e affascinante il fatto che ad acquistarla sia stato proprio il giovane Harry Potter.

In fede,

Mr Olivander


Albus sentì il cuore cominciare a battere con frenesia, animato da un senso di trionfo misto a terrore. Finalmente, aveva trovato un indizio che avvalorasse le supposizioni fatte dieci anni or sono… ma adesso sarebbe stato più difficile nutrire la speranza di sbagliarsi sul destino di Harry Potter.

*

La sua corsa a perdifiato s’interruppe bruscamente di fronte a quella scena cruda e inattesa, di fronte a quelle urla strazianti ricolme di dolore.
Harry teneva le mani saldamente avvinghiate al braccio di Raptor, il cui viso ricoperto di vesciche ulcerate era a stento riconoscibile. Fu il furente ‘Uccidilo!’ pronunciato dall’orribile volto serpentino che aveva sulla nuca, però, a ridestare Albus dalla sorpresa.
“Harry!” gridò precipitandosi verso di loro, mentre si gonfiava in lui il terrore di essere arrivato troppo tardi. “Harry, lascialo andare!”
Altre due falcate e finalmente fu in grado di afferrare il ragazzo per separarlo dalla carne ustionata e sanguinolenta di Raptor.
Harry – la cicatrice d’un rosso vibrante – cadde tra le sue braccia, mentre il servo di Voldemort finiva terra e un’orrida figura incorporea si librava nell’aria per volare via.
Tutto ciò a cui Albus riuscì a pensare, però, fu che il ragazzo respirava ancora.

Messo di nuovo di fronte alla scelta tra preoccuparsi di Harry e dare la caccia all’ombra di Voldemort, Silente nemmeno si rese conto di aver preso la decisione opposta a quella fatta tanti anni prima, nell’ultimo giorno di un lontano ottobre.
Nonostante l’avesse prevista, nonostante si fosse ripromesso di evitare quell’unica, ipotetica pecca nel proprio piano, questa aveva già cominciato a germogliare a sua insaputa.

Solo quando ebbe affidato il ragazzo alle cure di Madama Chips, Albus si ricordò della Pietra Filosofale. Solo quando l’ebbe tolta con orgoglio dalla tasca di quel ragazzo coraggioso oltre ogni sua previsione, il Preside realizzò di aver visto per la prima volta ciò che restava dell’anima menomata di Voldemort.

*

“Bene, ora potrete dormire sonni tranquilli sapendo che il Signor Potter si riprenderà brillantemente, che la Pietra Filosofale è al sicuro e che non è stato il Professor Piton a tentare di rubarla. Prima di lasciarvi al capezzale del vostro amico, però, sarei curioso di scoprire come abbiano fatto tre studenti del primo anno a rivelarsi più perspicaci del loro anziano Preside nell’intuire quando il ladro avrebbe tentato il furto” disse Albus, sorridendo gioviale ai due Grifondoro seduti davanti a lui, insieme imbarazzati e compiaciuti dal complimento.
“È stato Harry, Signore” ammise il giovane Weasley. La Granger annuì convinta. “Avevamo appena finito gli esami quando ha capito che Hagrid – Ahi!”
Ad Albus non sfuggì l’occhiata d’avvertimento che lei lanciò all’amico.
“Quello che Ron voleva dire, Signore, è che eravamo a prendere il tè da Hagrid quando Harry ha capito che il furto sarebbe avvenuto proprio quel giorno.”
Il Preside non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
“Signorina Granger, è molto nobile da parte sua cercare di proteggere il nostro amato Guardiacaccia, ma temo che lui mi abbia già riferito del suo profondo rammarico per essersi lasciato sfuggire per ben due volte quale fosse il tallone d’Achille del suo mansueto Fuffi…”
“Signore, sono certa che Hagrid non avesse alcuna intenzione di lasciar trapelare quell’informazione” si affrettò a difenderlo la Granger, mentre Weasley assicurava convinto che erano stati loro a costringerlo.
“A Hagrid farà piacere sapere quanto voi lo abbiate a cuore,” ridacchiò Albus, “ma non occorre che vi preoccupiate per lui. So perfettamente che non mi avrebbe mai tradito di sua volontà. D’altronde, se avesse voluto rubare la Pietra avrebbe potuto farlo quando l’ha portata via dalla Gringott, non trovate?”
I due ragazzi annuirono sollevati.
“Adesso, però, ho bisogno di chiedervi di fare un ulteriore, piccolo sforzo di memoria. C’è stato qualcosa che ha spinto Harry a capire che il furto sarebbe stato proprio quel giorno, non è vero?” domandò, mentre il sangue cominciava a pulsargli nell’attesa di quella risposta.
“La cicatrice, Signore” realizzò la Granger. Albus provò un moto di trionfo, sentendo confermare i suoi fondati sospetti. “Continuava a fargli male.”
“Già, era convinto che significava che c’erano guai in vista, ma, be’, noi non gli abbiamo dato molto ascolto finché non abbiamo scoperto che Piton sapeva di Fuffi.”
“Il Professor Piton, Signor Weasley. Anche se immagino che lei stesse in realtà facendo riferimento al Professor Raptor…” azzardò Albus, sforzandosi di apparire cordiale. In cuor suo, però, ardeva dalla voglia di fare altre domande sulla cicatrice.
“Ehm, sì, mi scusi, intendevo il Professor Raptor” convenne il ragazzo, le orecchie che diventavano scarlatte.
“Oh, anche ai migliori tra noi a volte capita di sbagliare, Signor Weasley” lo rincuorò il Preside, “D’altronde, se è chiaro che voi non avevate capito chi fosse il vero colpevole, è altrettanto vero che io mi sono lasciato attirare a Londra con l’inganno” aggiunse con un occhiolino. “Ora, ditemi: è capitato altre volte che Harry sentisse dolore alla cicatrice?” chiese, cercando di farla sembrare una chiacchierata sul più e sul meno.
“Che io sappia è successo un’altra volta, Signore, quando ha incontrato Tu-Sai-Chi che beveva sangue di unicorno nella foresta proibita” raccontò la Granger. “Credo che in quella circostanza abbia sentito un dolore molto più forte, però. Fa tanto più male quanto più lui è vicino, non è vero?”
“Temo proprio di sì, Signorina Granger. Temo proprio di sì…”

Dopo gli ultimi saluti, Albus uscì dall’infermeria, lasciando i due ragazzi al fianco di Harry.
E così, aveva ragione, pensò mentre mandava un Patronus a Severus e Minerva. Aveva appena ricevuto la conferma che cercava da tempo: Harry Potter, l’unico in grado di sconfiggere Lord Voldemort, era diventato un suo Horcrux.
L’ipotesi che aveva formulato tanti anni prima era esatta, dunque: quando Voldemort aveva attaccato il bambino, non solo l’aveva designato come suo eguale, ma l’aveva anche reso tale. Attaccandolo, aveva fatto di Harry l’unico in grado di sconfiggerlo… ma l’aveva anche involontariamente trasformato nella sua ancora alla vita.
Per l’ennesima volta, Albus si ritrovò a chiedersi come Harry avrebbe mai potuto eliminare Voldemort, visto che la morte del ragazzo e dell’Horcrux in lui contenuto era una tappa indispensabile a decretarne la sconfitta… Per l’ennesima volta, poté darsi solo la stessa fumosa, criptica risposta: ‘e l’uno dovrà morire per mano dell’altro’.*
Di come questo potesse accadere, Albus non aveva ancora la più pallida idea.

*

Aveva appena posato il Pensatoio sulla scrivania quando la porta del suo Ufficio si aprì e apparvero un preoccupato Severus e una scarmigliata Minerva, ancora in veste da notte.
“Albus! Cosa succede?” chiese subito la vicepreside, l’ansia nella voce.
“Noto che il tuo viaggio a Londra è stato molto breve” aggiunse l’insegnante di Pozioni.
“Minerva, Severus, vi prego di sedervi” disse Albus, indicando le due poltrone davanti alla sua scrivania.
I due professori lo squadrarono per un istante, irritati dalla sua calma, ma infine cedettero.
“Questa notte, un ladro si è introdotto nella botola al terzo piano per trafugare la Pietra Filosofale.”
Minerva trasalì, portandosi una mano alla bocca, mentre Severus strinse le dita sui braccioli della poltrona, la mascella contratta.
“Me l’avevano detto…” sussurrò Minerva, scuotendo la testa inorridita. “Potter e i suoi amici me l’avevano detto, ma io non gli ho dato ascolto, ho pensato che –”
“Silente, è stato Raptor a rubare la Pietra?” la interruppe Severus, la voce intrisa di rancore.
“Raptor?!” chiese sorpresa Minerva. “Quirinus Raptor?”
“Sì, è stato Raptor” confermò Albus gravemente. Non batté ciglio quando Severus diede un pugno al bracciolo, frustrato. “Ma temo abbiate frainteso le mie parole. Non credo di aver mai detto che sia effettivamente riuscito a rubare la Pietra” aggiunse con un sorriso sornione.
I due insegnanti lo guardarono basiti.
“Quindi… l’hai fermato in tempo?” domandò speranzosa Minerva, quando si riebbe dalla sorpresa.
“Oh, vorrei davvero potermi prendere tutti i meriti di questo successo, ma ho paura che non possa farlo” disse Albus soddisfatto. “Si dà il caso, infatti, che a sventare il furto siano stati tre giovani Grifondoro… Sono certo che possiate indovinare di chi stia parlando.”
“Potter ha fermato Raptor?” chiese Severus, stupito.
“Un ragazzo pieno di risorse, non è vero? Ma non credo sarebbe mai riuscito a superare tutte le nostre misure di sicurezza senza il prezioso aiuto dei suoi amici Weasley e Granger” spiegò Albus con orgoglio.
“Mio Dio…” mormorò Minerva. Albus si domandò se stesse pensando a cosa sarebbe successo se fosse riuscita a intercettarli, o se stesse realizzando che rischio enorme avessero corso i suoi studenti quella notte. “Stanno tutti bene?”
“Attualmente Harry è ricoverato nella nostra infermeria. Poppy è convinta che si riprenderà, ma probabilmente avrà bisogno di qualche giorno per risvegliarsi. Weasley e Granger sono un po’ ammaccati, ma stanno bene.”
Minerva si abbandonò sulla poltrona, tirando un sospiro di sollievo.
“Adesso, però, c’è qualcosa che vorrei mostrarvi” disse Albus, portando la bacchetta alla tempia ed estraendo un ricordo argenteo, che adagiò nel Pensatoio. L’immagine di Harry svenuto tra le sue braccia vorticò per un attimo, prima di sparire. Allora Albus immerse la bacchetta in quello strano fluido e due figure emersero dalla superficie del Pensatoio. Minerva e Severus trasalirono, quando l’aria si saturò di urla dell’ustionato Raptor, il braccio stretto tra le dita di Harry. Albus rivide l’orrendo volto di Voldemort deformare la nuca dell’insegnante, sentì la propria voce pregare Harry di lasciarlo andare e infine vide se stesso separarlo da Raptor e prenderlo tra le braccia prima che cadesse a terra.
Minerva lanciò un grido quando l’anima mutilata di Voldemort lasciò il corpo del suo servo. “Era... era…” mormorò, quando il ricordo tornò a immergersi nel Pensatoio.
“Ciò che resta di Voldemort, sì” confermò Albus, ignorando il brivido che percorse l’insegnante quando lui pronunciò quel nome.
“Il Signore Oscuro ha posseduto Raptor per tutto questo tempo?” domandò Severus, una nota di disgusto nella voce. Albus si chiese se parte di quel disgusto fosse rivolto anche verso se stesso, per non essere stato in grado di capire che il suo antico padrone era stato a un passo da lui per un intero anno.
“Più che posseduto, direi abitato, ma sì, è così” confermò Albus. “Raptor lo ha tenuto in vita bevendo sangue di unicorno nella foresta e Voldemort l’ha ripagato lasciandolo morire.”
“E adesso che… che è di nuovo là fuori cosa succederà?” chiese Minerva con voce grave. “Cercherà un altro corpo da abitare per tenersi in vita?”
“Sì, suppongo di sì” sospirò Albus. “Almeno finché non riuscirà a trovare il modo di tornare per davvero.”
Calò un lugubre silenzio dopo quest’ultima affermazione. Ad Albus non sfuggì che una mano di Severus si mosse a stringere con preoccupazione l’avambraccio con il Marchio Nero.
Fu Minerva la prima a ritrovare la voce.
“Come ha fatto Potter a fermarlo? Sembrava che Raptor non potesse nemmeno toccarlo.”
“È un’ottima domanda, Minerva. Una domanda a cui devo dare la stessa risposta dell’ultima volta: il sacrificio di Lily l’ha protetto.”
Mentre Severus s’irrigidiva sulla poltrona, lei annuì, gli occhi che diventavano umidi per la commozione. “Bene,” esordì alzandosi in piedi e cercando di mascherare l’incrinatura della voce, “è tempo che vada ad accertarmi delle condizioni di Granger, Weasley e Potter.”
“Ma certo, Minerva. Ah, credo che la Signorina Granger abbia accennato qualcosa sull’essere stata costretta con enorme rammarico a eseguire una Pastoia Total-Body sul Signor Paciock” aggiunse serafico, mentre lei lo guardava allibita per un attimo. “Suppongo sia opportuno verificare che stia bene.” 
Minerva annuì, quindi fece un cenno di saluto a entrambi e lasciò la stanza.
Severus lo fissò dritto negli occhi per un lungo istante.
“Perché non hai neanche provato a ucciderlo, Silente?”
Albus fece un profondo respiro, pensando al peso del segreto che era costretto a portare… Un peso che non era ancora pronto a condividere.
“Dieci anni fa, quando Voldemort cadde andai alla ricerca di ciò che restava di lui, ma tutti i miei incantesimi per rintracciarlo fallirono miseramente. All’inizio non mi capacitai di come fosse possibile, poi capii: non essendo davvero umano, era impossibile trovarne le tracce. Allo stesso modo, sono convinto che sarebbe impossibile ucciderlo.”
“Così convinto da non tentare nemmeno?” domandò l’insegnante di Pozioni, un tono d’accusa nella voce.
“Esattamente, Severus” ribatté Albus con fermezza. “D’altronde, non sono io il mago destinato a sconfiggerlo, come tu ben sai, pertanto ho ritenuto più opportuno spendere le mie energie per salvare la vita all’unica persona col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore*, piuttosto che sprecarle in inutili tentativi di fermare Voldemort.”
Severus strinse le labbra e annuì. Albus non era certo di averlo convinto, ma sapeva che per ora si sarebbe fatto bastare quella spiegazione. Forse, un giorno gli avrebbe raccontato di come Voldemort fosse rimasto ancorato alla vita per merito di un Horcrux e di come in Harry vivesse un altro pezzo della sua anima, ma non era quello il giorno.

Quando anche Severus uscì dallo studio, Albus avvicinò la punta della bacchetta alla superficie del Pensatoio, che divenne dura come vetro. Si sporse sopra il bacile, guardando una motocicletta che solcava il cielo sopra a una casa anonima di Privet Drive. Senza pensarci due volte, si immerse nel ricordo e uscì dal Pensatoio solo molte memorie dopo.

*

Signore, ci sono alcune altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi... cose sulle quali vorrei sapere la verità.
La verità...” ripeté Albus, sospirando.“E' una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragioni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò.
Bene... Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava di impedirgli di uccidere me.
Il Preside trattenne il fiato. Avere la certezza che Lily si fosse sacrificata per Harry poiché questa era l’unica spiegazione possibile era un conto, averne la conferma per bocca di Voldemort stesso era tutt’altro paio di maniche.
Ma lui perché voleva farmi fuori?” domandò Harry.
Albus fece un respiro profondo. Per un lungo istante fu tentato di raccontargli tutto della Profezia, ma poi lo guardò, ancora così giovane e spensierato, e non ebbe il coraggio di caricare quelle spalle d’un fardello che perfino lui faticava a sopportare.
Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo saprai... ma per adesso, Harry, non ci pensare. Quando sarai più grande... Lo so che non sopporti di sentirtelo dire, ma... quando sarai pronto, lo saprai.
Ma allora, perché Raptor non poteva toccarmi?
Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. E' una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà.

*

Quando lasciò Harry in compagnia dei suoi amici, Albus ritornò a pensare a come il sacrificio di Lily l’avesse protetto non solo dal primo attacco di Voldemort, ma anche dal semplice tocco di un uomo che gli aveva ceduto il proprio corpo.
Se da una parte era stato contento di scoprire che la protezione di Lily scorresse ancora potente nel ragazzo, dall’altra sospettava che ora anche Voldemort, per quanto poco incline a considerare l’esistenza di quell’antica magia, avrebbe intuito come Harry fosse riuscito a sopravvivergli. Se conosceva Voldemort bene come credeva, di certo il mago oscuro avrebbe cercato un modo per annullare quella protezione…
Non restava che nutrire la speranza che lui sottovalutasse quella forma di magia ancora una volta.

**********



Ciao!! Eccomi qui, dopo secoli, a pubblicare il secondo capitolo di questa raccolta… Spero sia stata una lettura interessante ^^ Sarò felicissima di sapere cosa ne pensate!

Come sempre, ho una vagonata di note, che ci volete fare ;) Metà comunque sono citazioni di HP, dovrebbe essere un piacere rileggerle :P

Prima delle note vi saluto e ringrazio tutti quelli che hanno commentato, ‘preferito’, seguito e ricordato la storia :D

Isidar

-    Prima di tutto, quando ho scritto il pezzo con Ron e Hermione mi sono resa conto che per due capitoli avevo usato Silente come protagonista e pov, continuando però a chiamarlo ‘Silente’, proprio come in HP. Anche se mi viene molto più naturale, mi sono detta che non aveva molto senso che il protagonista venga chiamato per cognome nel suo pov, così ho cambiato entrambi i capitoli. Spero l’effetto non sia troppo ‘innaturale’, in caso battete un colpo!
-    Le frasi in corsivo contrassegnate da un asterisco sono parte della Profezia, quindi sono citazioni di HP5 e non mi appartengono; lo stesso vale per il titolo ;)
-    Per la scena della lettera di Olivander ho tratto spunto da qui: “Il signor Olivander mi ha scritto per dirmi che avevi comprato la seconda bacchetta nell'istante in cui sei uscito dal suo negozio quattro anni fa.” [HP1] Anche se non è specificato nel libro, ho pensato che mentre Harry comprava la divisa Hagrid abbia mandato un gufo a Silente avvisandolo di aver compiuto la ‘missione segreta’ alla Gringott ;) Il trionfo di Silente per aver trovato un nuovo indizio a conferma della teoria ‘Harry-Horcrux’ è misto a terrore perché chiaramente sancisce la necessità che Harry muoia (ci metterà più tempo a intuire che ha una possibilità di sopravvivere)
-    Per la scena con Raptor, la parte in corsivo è di un narratore onniscente; quando Silente racconta a Harry della pecca nel suo piano dice che la pecca comincia a germogliare dopo la domanda che Harry gli fa in infermeria, quella a cui decide di non rispondere; così ho immaginato che Silente non si sia nemmeno reso conto che già da prima il suo giudizio era stato in qualche modo offuscato dall’affetto per Harry, convinto di aver agito in modo razionale: sapeva che non poteva uccidere Voldemort per via degli Horcrux, quindi si è preoccupato di Harry [“Ma nel mio meraviglioso piano c'era una pecca” disse Silente. “Una pecca ovvia, e già allora ero consapevole che avrebbe potuto mandarlo a rotoli. Eppure, sapendo quanto fosse importante che il mio piano avesse successo, decisi di non permettere a quell'unica pecca di rovinarlo. Io solo potevo impedirlo, perciò io solo dovevo essere forte. E affrontai la mia prima prova quando tu eri in infermeria, ancora debole dopo la battaglia contro Voldemort. […] Vedi la pecca nel mio piano geniale? Ero caduto nella trappola che avevo previsto, che mi ero sforzato di evitare, che dovevo evitare. (…) Mi ero troppo affezionato a te.” – HP5]. Ah, quando scrivo che solo dopo realizza di aver visto Voldemort, non intendo dire che non aveva capito di chi fosse quel volto; voglio solo sottolineare che per Silente dà talmente per assodato che Voldemort non sia morto da non sorprendersi lì per lì della sua presenza; ovviamente, col senno di poi realizza che ora ne ha avuto la conferma definitiva, ora ha visto finalmente come si è ridotto
-    Per la scena con Ron e Hermione, immagino sia ambientata poco dopo che Silente ha portato Harry in infermeria, quindi durante la notte/all’alba. Nella mia mente loro dopo averlo intercettato nel salone d’ingresso sono andati ad aspettarlo al terzo piano, per poi seguirlo in infermeria. Quando Harry si risveglia Silente sottolinea che tutta la scuola sa di quello che è successo con Harry e Raptor, perciò ho immaginato che abbia dato lui stesso qualche spiegazione a Ron e Hermione; della Pietra gli deve aver detto solo che ‘era al sicuro’ (o qualcosa del genere), perché Ron si sorprende quando Harry gli dice che verrà distrutta. Sulla cicatrice, Silente non ne parla mai con Harry in HP1 – almeno per quanto ne sappiamo – ma questa citazione “Quando ti riunisti al mondo magico fu subito chiaro che la mia intuizione era giusta, e che la cicatrice ti avvertiva dell'avvicinarsi di Voldemort e dello scatenarsi delle sue emozioni” [HP5] mi ha fatto pensare che lui già avesse i suoi bei sospetti. Probabilmente li aveva dalla prima volta che vide la cicatrice. Ora, perché mai non ne chiede conferma a Harry? Be’, io ho pensato che magari qualcuno gli avesse già confermato la cosa ;) [l’alternativa è che non lo faccia per paure di un’altra domanda a cui non può dare uan risposta sincera, ovvero quella sul legame Harry-Voldemort… però mi piaceva sfruttare Ron e Hermione ;)] Ah, notizia fondamentale: l’ ‘Ahi’ di Ron è per una pestata datagli da Hermione sotto al tavolo xD
-    Per la scena con Minerva e Severus, Piton è frustrato nello scoprire che Raptor ha tentato il furto perché Silente gli aveva chiesto di tenerlo d’occhio (e mi pare ovvio che alla fine abbia fallito nell’intento xD); per quanto riguarda il Pensatoio, alcune volte (Bertha Jorkins, Profezia della Cooman) Silente visualizza i ricordi senza entrarci dentro: ho scelto questa modalità perché avevo già descritto la scena e mi sembrava inutile ripeterla nei dettagli; per alcune parti ho fatto riferimento a questa citazione: “È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare... Visto che non è veramente vivo, è impossibile ucciderlo.” [HP1, Silente a Harry in infermeria]; ah, ho pensato sia accettabile che Minerva dica ‘Mio Dio’ invece di cose tipo ‘Oh Merlino’ perché suo padre era un sacerdote (credo un pastore, per l’esattezza)
-    Sulla penultima scena devo solo ribadire che tutti i dialoghi sono citati da HP1 (per completezza ho messo anche il commento su Raptor, ma ero indecisa sull’inserirlo)
-    Sull’ultima scena non mi pare di avere note particolari ^^ Anche se tornerò sull’argomento in altri capitoli, quando mi degnerò di scriverli :P








   
 
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