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Autore: Lady_Night    07/04/2016    1 recensioni
Questa è la mia prima ff, questa one shot mi è venuta in mente per puro caso. Ho provato ad immaginare come sarebbe stato vedere il mondo dagli occhi di una ragazza malata di tumore. Spero possa piacervi.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardai attorno, mentre dormivo non era cambiato niente, mi chiedo perché continuavo a sperare, non è possibile trovare un cura a questa malattia in una notte, eppure il mio cuore ogni volta provava una fitta di risentimento quando realizzava che neanche quel giorno avrei potuto essere una ragazza normale.
Girai la testa alla mia sinistra e ci trovai mio padre, seduto su una sedia, con la testa inclinata di lato e la bocca leggermente aperta, i capelli neri gli ricadevano sugli occhi chiusi, il suo respiro era regolare e aveva un area serena e tranquilla, quella tranquillità che porta solo il sonno. Lo guardo con dolcezza, sta soffrendo così tanto e soltanto per colpa di questa maledetta malattia, mio padre non merita tutto questo, delle volte penso che sarebbe stato meglio se io non fossi mai nata. Una fitta dolorosa mi attraversò il corpo dal cervello fino alla punta delle dita, mi trattenni dall'urlare dal dolore, delle lacrime mi solcarono il volto. Mi afferrai la testa rasata e mi piegai su me stessa e cercai di riprendere fiato, cercai di non fare rumore per non disturbare nessuno. Il dolore continuava ad avanzare senza lasciarmi respirare nemmeno un secondo, provai ad afferrare il pulsante per chiamare l'infermiere, ma non riuscivo a prenderlo, era tutto confuso e sfocato. Mi sporsi troppo dal letto e caddi, sentii l'impatto freddo e duro con il pavimento contro la mia guancia. Una contrazione dello stomaco mi fece rannicchiare su me stessa. Dalla mia bocca uscì un rivolo di sangue, con voce roca chiamai mio padre, appena mi vide stesa a terra mentre sputavo sangue il suo viso si contrasse per il panico e la paura, chiamò l'infermiere, poi mi prese in braccio e mi mise sul letto, sentii le sue lacrime mentre gli accarezzavo la guancia, prese la mia mano e la racchiuse tra le sue e la baciò. Arrivò l'infermiere che mi diede un antidolorifico e un calmante, poco dopo svenni.
Erano passati quattro mesi da quella notte e da quel momento la mia salute era peggiorata di giorno in giorno. Il tumore aveva preso tutto il corpo, non riuscivo a muovere niente se non gli occhi, dovunque li posassi vedevo lacrime e visi cupi, c'erano i miei familiari e alcuni dei miei più cari amici, proprio in quel momento una fitta mi attraversò il cervello, guardai quelle persone che stavano attorno al mio letto, non ne riconobbi nemmeno una.
Passò un altro mese, era giorno, mi avevano portato fuori, all'aperto, finalmente dopo tanto tempo potevo di nuovo respirare aria fresca e sentire il canto degli uccellini. Era primavera, la mia stagione preferita, in quel momento sentii di essere pronta, non avevo più paura della morte. Provai a parlare, ci misi un po' ma poi riuscii a dire una frase, con voce roca e molta fatica: "Ti voglio bene, papà."  Aveva capito. Mi strinse tra le braccia, quelle braccia che mi avevano sollevato e fatto volare quando ero piccola, quelle braccia che avevano sbattuto così tante porte e che poi le avevano riaperte per scusarsi, le braccia che mi avevano abbracciato e sostenuto quando ero in difficoltà. Delle lacrime mi scesero sul volto. Mi prese in braccio e mi adagiò su una coperta stesa sul prato, si mise vicino a me e chiuse gli occhi, poco dopo lo sentii respirare regolarmente, si era addormentato, chiusi gli occhi e mi godetti i raggi del sole che mi sfioravano il viso, inspirai a pieni polmoni l'aria e un intenso profumo di fiori mi investì il naso. Mi lasciai cullare dalle braccia del vento e mi addormentai con la natura che intonava una melodia soltanto per me, che mi avrebbe accompagnato dall'altra parte.
Da quel sonno che mi aveva rapita in quel pomeriggio di primavera non mi sveglierò più, adesso faccio parte del mondo dell'aldilà, ci sono migliaia di anime, coloro che hanno smesso di vivere nell'altro mondo continuano a farlo qui. Posso essere dappertutto e da nessuna parte, posso sapere quello che succederà alle persone che amo, che siano cose belle o meno, ma in ogni caso non posso intervenire, posso andare nel loro mondo e osservare le persone a cui ho voluto bene, ma per loro rimango comunque invisibile. Devo stare in questo mondo pieno di anime ancora un po', poi hanno detto che potrò passare, non so ancora cosa significa, continuano a ripetere che andrà tutto bene. Nel frattempo ho potuto ritrovare tutte le persone che avevo pensato di aver perso per sempre nell'altro mondo, mio nonno, mia madre e il mio ragazzo, Brody. Mi erano mancati così tanto! Per la prima volta dopo anni potevo dire di essere felice. Per la prima volta dopo anni potevo dire di sentirmi davvero viva.​

   
 
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