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Autore: GReina    08/04/2016    4 recensioni
Percy decise che quello era un buon giorno per morire: il sole era alto; niente nuvole all'orizzonte e Annabeth accanto a lui era la ciliegina sulla torta. Quella mattina la prima cosa che fece fu scrivere il testamento, Annabeth era entrata nella cabina tre domandandosi come mai il suo ragazzo non fosse a colazione, goloso com'era, e lo trovò seduto alla scrivania che forse veniva usata per la prima volta
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Paul Blofis, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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IL TESTAMENTO


Percy decise che quello era un buon giorno per morire: il sole era alto; niente nuvole all'orizzonte e Annabeth accanto a lui era la ciliegina sulla torta. Quella mattina la prima cosa che fece fu scrivere il testamento, Annabeth era entrata nella cabina tre domandandosi come mai il suo ragazzo non fosse a colazione, goloso com'era, e lo trovò seduto alla scrivania che forse veniva usata per la prima volta

“Che stai facendo?” gli chiese sorpresa, Percy non smise di scrivere, ma iniziò a farlo ad alta voce

“...al mio amico Grover. Ad Annabeth lascio le mie collezionabili degli AHS, nella speranza che le custodisca come fossero oro.” a quel punto si fermò, rilesse l'ultima frase e cominciò a correggere “Ad Annabeth lascio le mie collezionabili degli AHS, nella speranza che le custodisca come fossero la vita sulla terra.” guardò il foglio soddisfatto e riprese “Vortice andrà a Tyson, in modo che resti in famiglia, mentre voglio essere seppellito con lo scudo da lui regalatomi.”

“Oh andiamo, Testa d'Alghe, non sarà poi cos-”

“A Jason lascio la mia spillatrice: può amoreggiare con lei ma non voglio saperne niente.” la interruppe parlando più forte “A Nico invece una confezione di bibite gassate, così che possa dissetarsi di qualcosa che non sia acqua, dal momento che non è il suo tipo. Piper può avere il Corno di Minotauro, nel caso sentisse la mancanza della Cornucopia… la forma è quella.” Annabeth si concesse un sorriso, quel melodrammatico del suo ragazzo non si rendeva conto di quanto potesse essere divertente. “Per quanto riguarda Leo, piuttosto che a lui, lascio un estintore ai suoi fratelli - sperando che non debba mai essere usato - e ne procurerò uno anche a Calipso. Hazel avrà il mio set di sapone blu: magari potrà pulire la boccaccia di quel suo cavallo, e Frank i miei occhiali da sole, perché fanno figo.” fece una pausa

“Hai finito?” chiese la bionda

“A Clarisse l'onore di picchiare il mio corpo inerte, dal momento che non ha possibilità di farlo fintanto che sono in vita.” ricominciò “A Reyna chiedo di prendersi cura di Blackjack, confido che lo amerà come ha fatto con Scipio. Blackjack, mio fedele destriero, a te procurerò una grande scorta di ciambelle, e mi assicurerò che non rimanga mai a secco. Il nostro amato coach invece avrà la mia raccolta di Chuck Norris; Chirone può riprendersi tutti i libri di letteratura che mi ha regalato e che non ho letto; al signor D un'immagine di un delfino, per ricordargli che non mi ha trasformato in tale...” fece una pausa di riflessione e poi aggiunse “beccati questo!”

“Non credi di stare esagerando?” si avvicinò Annabeth

“Con la vita che facciamo non si sa mai… e poi non conosci bene mia madre. Credimi, meglio essere preparati.” rilesse velocemente il foglio e riprese a scrivere, Annabeth ruotò gli occhi, rassegnata a dover aspettare ancora

“Al nostro inquietante Oracolo, lascio il mio miglior capolavoro, per rammentarle che sono io il vero artista qui.” la semidea notò l'angolino di un foglio spuntare da sotto quello in cui Percy stava scrivendo e, mentre lui continuava a blaterale sui suoi lasciti, lo sfilò per guardarlo: chiamarlo “capolavoro” le sembrava troppo; definirlo “disegno” era già un complimento. La ragazza aveva già visto disegni del figlio di Poseidone, quando tentava di farlo studiare – iperattivo com'era – non poteva fare a meno di scarabocchiare tutti gli angoli del libro, ma quello era decisamente un passo indietro! Una macchia nera - che probabilmente avrebbe dovuto essere a forma di cavallo - era al centro del foglio, due “ali” spuntavano dal dorso, probabilmente voleva essere un pegaso, ma invece che le piume, esse erano d'acciaio; delle lingue di fuoco sostituivano criniera e coda, e ovviamente non mancava qualche fiamma sputata da bocca e narici. Tutto intorno c'erano nuvole bianche, e il cielo era un miscuglio di tonalità di azzurro.

“Dovrebbe essere Blackjack?” rise lei

“Mi pare ovvio” rispose con un sopracciglio alzato l'altro, di chi crede che il disegno sia chiaro come la luce del sole

“Ah, beh allora è tutto apposto” continuò la ragazza tra le risate

“È un'opera d'arte” controbbattè il semidio offeso, notando il tono ironico dell'altra

“Il miglior disegno che abbia mai visto” gli diede un bacio sulla guancia “ora possiamo andare, Caravaggio?” non aspettò risposta, s'incamminò verso l'uscita della Tre e fortunatamente sentì dei passi che la seguivano.

Prima di prendere il pullman ai piedi della collina, passarono dalla Casa Grande; salutarono Chirone, Rachel, e chiunque fosse a portata di voce. Percy consegnò il suo prezioso testamento e l'ancor più prezioso “capolavoro” a all'Oracolo e, prima di poter vedere la reazione di quest'ultima al contenuto misterioso, erano già ai piedi dell'Athena Pantenon. La semidea le diede una rapida occhiata, prima di voltarle le spalle. Per trovarla aveva rischiato la vita, e a causa di quella stupida statua anche Percy aveva dovuto patire le pene dell'inferno, anzi, del Tartaro. C'era voluto un po' di tempo perché i due semidei si riprendessero dal trauma, ancora oggi ad Annabeth capitavano incubi, e le occhiaie per lei e il suo ragazzo erano diventate un segno distintivo, ma erano insieme, ed era l'unica cosa che contava.

Arrivarono a New York per l'ora di cena, Percy suonò il campanello e attesero per quella che sembrava un'eternità: era la prima volta che il figlio di Poseidone tornava a casa dall'inizio di tutta la faccenda con Gea ed Era; la madre lo aveva quasi creduto morto, era uscita di testa come Annabeth, nei mesi in cui di lui non se ne sapeva nulla. Ora lo rivedeva dopo mesi, aveva un aspetto orribile, per i postumi del Tartaro: dimagrito, con occhiaie, anche il suo sorriso smagliante era affievolito. Per questo avevano aspettato tre settimane prima di farsi vedere.

Ad aprire la porta fu Paul, Percy tirò un sospiro di sollievo. Il patrigno si aprì in un caldo sorriso, uno di quelli che va da un orecchio all'altro

“Sally!” chiamò senza distogliere l'espressione felice dai due semidei “È per te!”.

La signora Jackson impiegò meno di due secondi per arrivare alla porta, ma quando incrociò lo sguardo del figlio si congelò

“Hey, mamma” abbozzò un sorriso preoccupato il ragazzo. La donna iniziò a piangere, si avvicinò alla soglia e abbracciò Percy. Annabeth la guardò con un misto di ammirazione e compassione: sapeva cosa significa non vedere Percy per mesi, soprattutto se alcuni dei quali lo si da per morto. Da settimane la donna sapeva che il figlio era vivo, che era “sano” e al sicuro al Campo Mezzo-Sangue, ma – fosse stata in lei – non avrebbe retto senza vederlo. La bionda sentì il suo ragazzo dire parole rassicuranti all'orecchio della madre, come “Va tutto bene”, “Sono a casa”, “È tutto finito”, ma solo quando Paul le afferrò la spalla si decise a lasciarlo andare.

Salutò calorosamente anche Annabeth, della quale parve accorgersi solo in quell'istante, e li fece accomodare in salotto. Una volta seduti sul divano, non li lasciò più alzare; portò loro quanto più cibo possibile, con un vasto assortimento anche di bibite. Il tutto ovviamente con prevalenza di blu.

Quando il tavolino e i braccioli di poltrone e divano non poterono contenere più piatti e vassoi, si decise a sedersi a sua volta. Volle raccontato per filo e per segno tutta l'estate, nonostante l'avesse già saputa via Iphone. I ragazzi fecero loro il resoconto, saltando le parti più cruenti del viaggio. A fine serata Sally e Paul li mangiavano ancora con gli sguardi, entrambi sapevano che c'era qualcosa che i semidei avevano deciso di non dire, ma non fecero domande. L'uomo preparò il divano-letto per Annabeth, ma Percy insistette per dormirci lui, così che lei potesse dormire più comodamente. Sembrava che la serata si stesse concludendo lì, che le preoccupazioni di Percy fossero solo per maniaci paranoici, ma poi si tolse la felpa restando a maniche corte. Sally smise immediatamente di parlare, tre paia di occhi si voltarono verso di lei. In un primo momento la semidea pensò che avesse visto qualche nuova cicatrice, quindi si girò a guardare il suo ragazzo. Sulle braccia aveva diverse cicatrici, alcune nuove, altre talmente vecchie da essere quasi impercettibili, ma tra i segni rossi e quelli bianchi, ne spiccava uno nero “SPQR NEPTUNE”

“oh-oh” ebbe appena il tempo di dire il ragazzo.


 

Note autrice:
Ciao a tutti!!! E' da tanto che non pubblico qualcosa, ho un paio di long in corso, ma con il quinto anno di liceo non riesco a scrivere molto. Questa fic era stata pensata per la reazione di Sally al tatuaggio, poi mi è venuto in mente del testamento e ho preferito incentrarmi su quello facendola finire l'attimo prima dello sbraito della madre <3 ahaha però chissà, se sono in molti a chiedermi di continuarla nelle recensioni ci faccio un pensierino ;) 
xxx
GReina

   
 
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