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Autore: Nocturnia    12/04/2016    4 recensioni
Fermarsi non è mai stata un'opzione.
Creati per essere quello che sono, istruiti a non concepire altra vita che questa.
Alex affonda insieme ad Albert in un abisso nerissimo e senza fondo, intreccia la propria storia a mille altre e a nessuna.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Underneath the purple rain
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.




"We are many violent things holding onto one another."

- Emma Bleker -




Underneath the purple rain




I'm gonna be released from behind these lines and I don't care whether I live or die.

Lo cerca, Alex.
Scivola lungo il suo profilo con la bocca, la lingua.
Lo prende tra le labbra senza vergogna, lascia che la voglia la li consumi.
Sono quei momenti nei quali Albert si sente quasi umano (quasi a casa)
Sono quei momenti in cui si chiede e se?

E se?

Le artiglia i capelli, rovescia la testa all'indietro.
Alex ingoia ogni altra domanda.


And I'm losing blood, I'm gonna leave my bones.

È buio il cielo, gonfio di neve e freddo.
Alex si inarca sotto le sue mani, arcua la schiena contro il lenzuolo.
La morde sul seno, nell'incavo del collo, sulle labbra.
Chiede un tributo di sangue, affonda in lei con la disperazione di un condannato.
Alex gronda rosso e bianco, ansima sulla sua bocca.
Albert le stringe il fianco e viene.


And I don't want your heart, it leaves me cold.

C'era stata una notte in cui aveva cercato di porre fine a questo assurdo legaccio.
L'aveva osservata raggomitolarsi contro il suo fianco, respirare il suo nome.
L'aveva fissata distendere le dita sul suo petto, contrarle poi vicino al cuore.
Si era sollevato appena, riflettendo i suoi gesti. (una mano sul seno sinistro, l'altra nascosta dal lenzuolo. Seta e pelle tiepida.)
Aveva poi premuto, percependo le costole flettersi.
Il battito di Alex si era fatto più veloce, più forte.
L'indice e l'anulare era affondati leggermente, schiudendo fiori di carne e sangue.
Alex aveva aperto gli occhi, cercando i suoi.
Albert l'aveva ignorata (lei, il suo fragile corpo, la debole stretta delle sue dita attorno al polso) affondando ulteriormente.
Alex stringe, gli incide la pelle tenera del polso con le unghie.
Albert prosegue, squarcia tessuti e muscoli, organi e ossa.
Sotto di loro il letto è umido di sangue e altro, una pozza che bagna entrambi.
Non gli chiede perché, non supplica.
Lo fissa con quei suoi orrendi occhi troppo azzurri e troppo pieni, lo circonda con le cosce.
Albert afferra il suo cuore, lo sente pulsare tra le dita (un pugno viscido che gli scivola sotto i polpastrelli, che vuole vivere)
Alex gli afferra il polso anche con l'altra mano, piega le labbra in una linea sottile e pallida.
"Fallo." gli dice, e lo tira a sé "Coraggio."
Albert snuda i denti, comprime.

Per un istante tutto si ferma.
Per un istante Alex sta morendo e Albert la sta uccidendo.
Per un istante.

Albert rilassa la presa, ringhia qualcosa tra i suoi capelli.
Alex inspira, espira; gli percorre la nuca con la punta delle dita.
Le schiude le cosce, lo accoglie in un'unica spinta.

Un amplesso indecente disperato.

Nel mezzo, un cuore stretto dalle mani d'entrambi.


I don't want your future, I don't need your past.

Ci sono guerre che non puoi vincere.
Alex combatte la malattia, motteggia un futuro che appare ogni giorno più incerto.
"Vattene." gli dice, e nasconde il viso contro il cuscino.
"Tornatene in Africa." mormora, vomitando bile e sangue.
"Non ho bisogno del tuo aiuto." mastica, e perde l'equilibrio, cadendo in ginocchio.
Albert la ignora e ricomincia sempre tutto daccapo.


One bright moment is all I ask.

"Perché non mi lasci morire?"
"Tu non vuoi morire."
Un grugnito; un colpo di tosse.
"Non puoi morire."
"Come Jill?"
"Lei è diversa."
"È una cosa morta, Albert."
"È viva."
"È così che la definisci? Che ci definisci?"
"Sì."
Alex lo fissa con occhi spenti, vacui.
"Sono così stanca, Albert."
Wesker intreccia le dita nei suoi capelli, lascia che Alex affondi il viso contro la sua spalla.
"Anche io." mormora sulla sua pelle "Anche io."


I'm gonna leave my body (moving up to higher ground)

Unghie curate, limate con precisione maniacale - ossessiva.
Labbra rosse, occhi trasparenti.
"Tempo d'incubazione?"
"Due giorni."
"E ha cominciato a mostrare i primi sintomi...?"
"Qualche ora fa; alle cinque e sei minuti, per essere precisi."
Alex annuisce, incrocia le braccia al petto.
"Mutazioni?"
"Perdita dell'arto superiore sinistro, completa estroflessione di una cresta ossea nel torace. Il viso mostra chiari segni di deformità e ha perso la vista da un occhio."
Clic clic, clic clic, clic clic; dita leggere, affusolate (che scandiscono una non vita)
"Tienimi aggiornata: le prossime quarantotto ore saranno fondamentali."
Stuart annota qualcosa nella cartella, annuisce.
Alex Wesker fissa la donna infetta (il suo corpo che cede, la sua mente che si sgretola)  e lo spietato riflesso di quello che sarà.


I'm gonna lose my mind (history keeps pulling me down)

Excella la fissa interdetta, forse persino irritata.
Non sa chi sia la donna che la sta di fronte, zigomi alti e una corona d'oro a cingerle il capo.
Si stringe la cartella al petto (spalle piccole, seno prosperoso) alza un sopracciglio (pelle giovane, occhi azzurri come il cielo africano)
"E lei sarebbe?"
Alex sorride (ne ha pietà) le tende la mano.
"Dottoressa Fayer." dice, ed Excella stringe (dita forti, unghie trasparenti - lucide)
"Ah."
Alex amplia il sorriso, osserva come Excella scomponga la sua figura (tailleur nero antracite, Armani. Decoltè Valentino, rosse. Orecchini piccoli, discreti. Onice e argento. Due bracciali, un anello; un serpente al polso destro, una fascia d'oro bianco all'anulare sinistro.)
"È sposata?" chiede (indaga)
"In un certo senso."
Excella risponde al sorriso (una piega delle labbra incredibilmente adulta per la sua età) ammorbidisce lo sguardo (mostra il suo profilo migliore)
Alex non può fare a meno di chiedersi se non esista un'altra strada oltre questa.


I don't need the birds let them fly away.

Il suo nuovo giocattolo si chiama Jill Valentine e Alex l'ha già conosciuta (in un'altra vita, in un altro tempo)
Fissa Persefone e il suo volto pallido, capelli sottili come fili di lino.
"Potevi lasciarla morire."
Albert scorre i suoi parametri vitali con occhio critico (frequenza cardiaca, ossigenazione, pressione sanguigna) alza un sopracciglio.
"Si è lanciata da una finestra per salvare il suo partner."
Jill galleggia in silenzio, un corpo frantumato - distorto.
"Non ha un solo osso che sia integro."
Albert assottiglia gli occhi, mette a fuoco un nuovo particolare.
"Milza spappolata, fegato compromesso, polmoni collassati, tibie sbriciolate."
Jill tace - la Bella Addormentata in un bosco d'orrori e mostri.
"Chris Redfield la cercherà."
Albert fa un gesto disinteressato con la mano, contrae la mandibola.
"La troverà."
Jill continua a ondeggiare in tutto quel bianco, la pelle oscenamente tesa sulle ossa scomposte.
"È morta cinque volte, Albert. Cinque."
"Lo so." le dice, e la sua voce gratta, come se non fosse stata usata da giorni.
Alex accavalla le gambe, stira una piega invisibile sulla giacca immacolata.
"Devono proprio piacerti le cose danneggiate, Albert."
Il silenzio continua ad avanzare, instancabile. (insaziabile)
La parola fine è già stata scritta per tutti loro.


And I don't want the clouds, they never seem to stay.

Fermarsi non è mai stata un'opzione.
Creati per essere quello che sono, istruiti a non concepire altra vita che questa.
Alex affonda insieme ad Albert in un abisso nerissimo e senza fondo, intreccia la propria storia a mille altre e a nessuna.
Jill si rialza, cade; lotta per mantenere una coscienza.
Alex la osserva contraddirsi da sola, confondersi.

Capitano, traditore.
Semplice uomo, grottesca bestia.
Padrone, schiava; comandante, soldato.
Jill Valentine, S.T.A.R.S., BSAA. - Chris Redfield.
Persefone, fantasma.
Nessuno.

Percepisce il desiderio di Excella, annusa il suo odore sulla pelle di Albert.
Sfiora la loro anima, ascolta le loro bestemmie - le loro preghiere.
L'Uroboros le accarezza il polso, l'interno del braccio.
Alex lo stringe tra le dita, plop, lo fissa liquefarsi in una poltiglia nerastra e oleosa.
"Non mi piace." dice, e si pulisce da ciò che resta del parassita "Credo sia il tuo lavoro peggiore."
Albert digrigna i denti, muore dalla voglia di assestarle un manrovescio.
"Non che il T - Phobos stia dando risultati migliori." attacca, e Alex trattiene una risata.
"Il gioco della ripicca, Albert? Davvero?"
Si volta, fronteggiandolo.
"Non abbiamo più tre anni."

Non li abbiamo mai avuti.

Albert soffoca un insulto, batte il pugno sul tavolo (fogli che si sparpagliano, caffè che si rovescia)
"Non ho bisogno della tua approvazione."
Alex arriccia le labbra, contrae le dita ad artiglio.
"Allora vattene."
Sorpresa, rabbia.
"Vattene!"
Dolore.
Albert le dà le spalle (la lascia sola)
Alex storna lo sguardo (si nasconde) lo posa sul cielo di Sushestvovanie.
Fermarsi non è mai stata un'opzione.


I don't want your future, I don't need your past
One bright moment is all I ask.

Persefone osserva.
Ade percorre la stanza a grandi passi, una bestia in gabbia.
Sotto la pelle il virus grida - brulica e mangia e divora.
L'altra donna non parla; non si muove.
Non è Excella, non è Jessica.
Non è una vittima, non è un carnefice.
Fissa Ade e la sua rabbia - la sua frustrazione.
Fissa se stessa e il suo viso morto - i suoi occhi vuoti.
"Fermati." dice, e Ade ubbidisce.
"Quando l'ultima dose?"
Persefone fa un passo in avanti, sorprende entrambi.
"Due giorni fa."
La donna la guarda dal riflesso di un ricordo.
"Io ti conosco." mormora Persefone, e allunga le dita verso il suo volto.
"Ti ho visto mentre dormivo."
La donna tace, una statua bianca e oro.
"Sei... "

Alex.

La donna le stringe il polso (gentilmente) sorride.
"Riposa, Jill."

Jill.

Persefone chiude gli occhi, ascolta le sue parole.
A Chris racconterà la storia di un fantasma che non poteva morire.


There is love in your body, but you can't hold it in,
It pours from your eyes and spills from your skin.

Stanno cadendo a pezzi.
Albert si sgretola contro i suoi fianchi, muore sulla sua bocca.
Alex scivola con le unghie lungo la vetrata, geme quando la trova già umida tra le cosce.
"Sei tornato." gli dice, e la sua pelle sembra quasi spaccarsi sotto il peso di tutte quelle menzogne (gocciola tra le mille cicatrici del suo passato, gronda tra le crepe di una mente ossessionata e allucinata)
Albert le stringe il mento tra le dita, le schiude le labbra con il pollice.
Non ci saranno parole di commiato, dichiarazioni dell'ultimo istante.
Non è questo quello che sono (che hanno potuto essere)
Alex sfiora con lo sguardo l'orizzonte e se stessa, gli occhi di Albert pozze di sangue e oro.
Le scosta i capelli dalla spalla, percorre la curva pallida del collo con la lingua, la bocca.
Alex s'inarca contro il suo petto, sospira il suo nome.
Crollano l'uno sull'altro, mordono fino a sentire il sangue sul palato e nel cuore (fino a quando non hanno il sapore della propria voglia impresso nella memoria)
Albert si spinge in lei con una forza disperata, ruvida (affondi imprecisi, frasi soffocate, mani che stringono, schiacciano, tormentano un corpo piegato ai suoi desideri)
L'orgasmo è una corrente improvvisa, un calore liquido a basso ventre.
Alex gli artiglia la nuca, brucia tra le sue braccia.
Albert trattiene un gemito, affonda un'ultima volta - viene senza vergogna.
Su Sushestvovanie comincia a cadere una pioggia gelida, densa come sangue.
Albert indugia sul corpo di Alex, blandisce con la lingua i segni dei suoi denti, cerca di alleviare un dolore che gli spappola il cuore.
Si trattiene tra le sue gambe, dilatando un tempo che è al suo ultimo giro.
Non vuole andarsene; non così.
Il suo istinto grida a gran voce, eppure non è disposto ad ascoltarlo - a crederci.
Si sofferma invece sui piccoli particolari di Alex; la piega rilassata delle sue labbra, il modo in cui pronuncia il suo nome quando è contenta, la curva morbida del seno.
"Fallirai." gli dice, e questa volta non ha la forza di contraddirla.
"Fallirai, e io non potrò salvarti."
La maschera cade, l'ultima menzogna diventa polvere e rimpianto.
A terra, le macerie dell'avanguardia del nuovo mondo.


Hold on to your heart,
because I'm coming to take you.

Percorre il suo corpo con un suono bagnato - molle.
Alex ride quando le sfiora il fianco (mi fai il solletico) sospira quando la trova già umida tra le cosce.
Gli passa le mani tra i capelli, fili dorati a cui si aggrappa per cercare un punto fermo (per trattenerlo contro di sé)
Albert lambisce il suo desiderio con la lingua, le labbra; divora ciò che ha da offrirgli, la mangia viva.
Alex viene con un suono a metà tra la risata e il gemito, coprendosi gli occhi con il dorso della mano.
Percepisce Albert risalire la sua figura, baciarle l'ombelico, il seno, la bocca.
"Ti odio." gli dice, e sorride.
Albert soffoca quella che potrebbe essere una risata, disegna figure immaginarie con dita umide del suo orgasmo.
"Ti detesto proprio." e non fa nessuno sforzo per nascondere il suo divertimento.
Albert la sovrasta, restringe il mondo alla linea delle sue spalle e ai suoi occhi, una tempesta di rosso e arancione.
Non sono abituati a essere toccati così; come se fossero fragili, delicati.
Non sono abituati a poter abbassare la guardia, a sentirsi al sicuro.
Alex gli sfiora il viso, percorre con il pollice la linea sottile delle labbra.

Mute domande, silenziose risposte.

Apre la bocca, la richiude.
Certe parole diventeranno cenere ancora prima di poter essere pronunciate.


Hold on to your heart,
because I'm coming to break you.

È vetro e acciaio il loft di Alex.
Davanti ai suoi occhi di dispiega un orizzonte bianco e grigio, il mare un ruggito nerastro che divora la costa.
Sushestvovanie è una massa di roccia e ghiaccio nel mezzo dell'oceano Artico, un pugno di nulla e miniere.
Alex ne ha fatto una casa; un baluardo.
Ha spezzato la volontà dell'isola, ha sgretolato il suo cuore di pietra.

Ha sconfitto il cavaliere e incoronato il mostro.

Albert percorre gli spazi ormai logori dei frangiflutti distanti, allunga lo sguardo fin dove la tempesta glielo permette.
Sushestvovanie è così diversa dall'Africa; da qualsiasi altro luogo abbia visitato.
Le creature che la popolano sono schive, riottose; la vegetazione aggressiva, quasi virulenta nel suo modo di crescere.
Tutto distrugge a Sushestvovanie, tutto uccide.

Eppure...

Eppure la neve sembra cancellare questi aspetti dell'isola; renderla quasi docile.
Smussa i suoi angoli, addomestica una natura altrimenti indomabile.
Alle sue spalle Alex sospira, allunga la mano verso il suo spazio vuoto.
Stringe le dita sul lenzuolo ormai freddo, le rilassa.

Lo percepisce.

La neve si arrotola nell'aria, scende a terra in volute bianchissime e spietate.

Nulla in quell'isola è davvero innocente.

Nascosto dalla penombra il viso di Alex è pulito, rilassato.
Non è giovane, non è vecchia; cristallizzata in un momento eterno, intrappolata dal Progenitore e dalla malattia.
Scivola alle sue spalle, respira tra i suoi capelli - un vago profumo d'argan e sangue.
Alex mormora qualcosa, aderisce al suo corpo come una seconda pelle.

Come il futuro che non hanno mai avuto.

L'inverno di Sushestvovanie è tutto ciò che ricorderà prima di morire.


Tenderest touch leaves the darkest of marks and the kindest of kisses break the hardest of hearts.

Gli dèi cadono.
Scivolano dai loro altari, diventano polvere e memoria.
Racconti fantastici della buonanotte, leggende catturate da labbra romantiche e sognatrici.
Alex è solo una donna; una creatura di muscoli e sangue.
Non possiede la forza di Zeus, non ha l'eterea bellezza di Persefone.
Giace sola in un Olimpo in rovina, tra le macerie dell'illusione di Crono.
Ha visto morire tutti - era solo uno quello di cui gliene importava davvero.
Siede su di  un trono freddo, pietra e metallo.
Ascolta le preghiere dei fantasmi, accoglie i sacrifici dei mostri.
Ha bambole deformi come ancelle, uccelli morti per voci morte.
"Master Alex..."
Stuart accoglie il suo silenzio, compie un ultimo gesto (l'ultimo sacrificio all'ultima dea rimasta)
Alex chiude gli occhi e aspetta.


My heart swells like a water at weight,
can't stop myself before it's too late.

Intrappolati; ecco cos'erano.
Mostri vestiti da corpi umani, persone spogliate d'ogni identità.
Il virus uno specchio blasfemo, l'orrida parabola della trasmutazione.
Icaro, Crono, Zeus, Era, Persefone; solo nomi senza importanza.
Dietro di loro (dentro di loro) bambini spaventati, uomini ossessionati, vecchi putrescenti - marci.
Il virus rimodellava la carne, le ossa; persino la struttura genetica, ma non il cuore (non ciò che ne rimaneva)
Alex osserva Claire, i suoi occhi sinceri.
Ignora Moira, il suo inquieto e volgare incedere per il laboratorio.
"Perché?" mormora, e Alex si chiede se questa sia la vera tragedia alla fine; un solo, enorme, dramma famigliare su larga scala.
"Perché devo riscrivere una storia. Perché il finale deve essere cambiato."
Claire socchiude la bocca, comprende.
A toccarsi, due donne che non avrebbero potuto essere più diverse simili.


There is love in your body but you can't get it out,
it gets stuck in your head, won't come out of your mouth.
Sticks to your tongue and shows on your face,
that the sweetest of words have the bitterest taste.

Natalia grida mentre viene schiacciata.
Non ha pietà Alex per quella bambina e divora ogni ricordo, ogni emozione.
Distrugge Natalia, le ruba il corpo (la coscienza, la volontà, il futuro)
All'inizio c'è ancora; un debole pigolio nelle ore più buie della notte, un sussurro che si fa spazio tra le sue insicurezze.
Alex stringe i denti, raccoglie tutto il suo odio (tutto ciò che è stata) e continua - avanza.

Fermarsi non è mai stata un'opzione.

La spolpa viva, la smembra pezzo per pezzo.
La riduce a un moncone di speranze e frammentati ricordi, le strappa ogni cosa.
Ci vogliono due anni, tre mesi e un giorno perché Natalia muoia.
Ci vuole tutta la rabbia di Alex, la sua cieca determinazione, la sua incrollabile fiducia nell'altro.

"Tornerò."
"E se non dovessi farlo?"
"Allora aspettami."

Natalia muore in un sospiro; una fragile, sfiatata, richiesta d'aiuto.
Alex ne elimina la presenza dalla sua mente (dal suo corpo) e il Progenitore ruggisce - esplode.

Riprende il controllo.

È il primo luglio duemilatredici quando Alex vince.
Natalia tace, sconfitta. (morta)
Natalia Alex osserva il suo riflesso (gli zigomi che vanno affilandosi, gli occhi che sfumano in un rosso cupo, quasi nero) sorride di un'allegria malata - grottesca.
"Ce l'hai fatta."
Un balugino alle sue spalle; un profilo conosciuto, amato.
"Ne dubitavi?"
Un suono sordo; divertito.
"No."
Natalia Alex si volta, lo vede.
Per alcuni momenti restano in silenzio a studiarsi - lei nel corpo di una ragazzina di tredici anni, lui immutato come quella notte di cinque anni prima.
"E adesso?" gli chiede, e Albert inclina il viso (un movimento curioso - attento)
"Ti ricordi cosa dicevamo delle Famiglie?"
Natalia Alex alza un sopracciglio, ignora i richiami di Moira.
"Sì."
"Ti ricordi cosa cercavano di ottenere?"
La pupilla di Natalia Alex si assottiglia, diventa un filo nerissimo e spietato.
"Sì."
Moira comincia a salire le scale, Albert sorride.
"Allora sai."
Moira è quasi alla sua porta, l'iride di Natalia Alex sfuma di nuovo in un castano innocuo.
Fermarsi (arrendersi) non è mai stata un'opzione.


Non la sua. Non la loro.




"Darling heart, I loved you from the start,
but you'll never know what a fool I've been.
Darling heart, I loved you from the start,
but that's no excuse for the state I'm in."
- Florence + The Machine -





Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
Le canzoni utilizzate sono "Hardest of hearts" e "Leave my body" dei Florence + The Machine.
La storia si basa sui prompt "Io sono te. Bruciamo assieme" e "Contro una vetrata, a morsi famelici" del "P0rn Fest, nona edizione".
Il finale ha un implicito collegamento con gli eventi della one-shot "The biology of evil."
   
 
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