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Autore: AlexiaKH    14/04/2016    3 recensioni
Elaia Larxis ora è Alexia. E' stata rapita da Xemnas e Saïx nello stesso giorno dove Heartless e Nessuno cancellarono il villaggio dove ha sempre vissuto. Lei ha una particolarità: un cuore di pura oscurità, senza però esserne soprafatta come chiuque altro, che la rende la prescelta dell'Anti-Keyblade... ovvero la Darkblade. Che ne sarà di lei ora che ha scoperto che non potrà più vivere nella luce?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Un po' tutti, Zexyon
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Negli scorsi capitoli:

Alexia, in missione per conto di Xemnas nel recuperare e distruggere i documenti che ques'ultimo aveva lasciato al castello della Fortezza Oscura, scopre finalmente dei tasselli mancanti sulla sua famiglia e sulla vera identità dell'anima posseduta nella Darkblade, ovvero Alisys Faust, sorella del capostipite che aveva generato la famiglia della protagonista e ex custode della X-Blade. Ora rimane solo capire i misteri legati alla madre, Satella Faust, che, secondo la testimonianza di Axel e dell'MCP, la donna ha avuto dei trascorsi con il gruppo fondatore dell'organizzazione, quando erano ancora persone, e con Ansem. Durante però uno dei suoi giro di perlustazione nel mondo, rincontra Zeno, un suo conterraneo del loro mondo di origine e sopravvissuto alla distruzione del loro mondo, accompagnato dal gruppo di Leon, che si era stabilito da poco nel mondo con l'intenzione di ricostruirlo per riportarlo all'antico spendore, e quindi la ragazza si ritrova costretta a doversi avvicinare a loro per almeno capire il loro grado di pericolosità e se poteva in qualche modo sfruttarli.




 
Mentre seguivo le ragazze, con l’intenzione di studiarmi bene i membri del gruppo di Zeno per precauzione, cercavo di fare mente locale che giorno fosse. L’ultima volta che ne ho tenuto conto era il giorno 145, ovvero prima di tutta la questione di Tron e dell’MCP… oggi dovrebbe essere il giorno 148 se la memoria non m’inganna, visto che siamo al mattino presto.
Alla fine raggiungemmo una casa ed entrammo in fretta e furia, ma trovammo solo un vecchio vestito con cappello a punta abiti e azzurri, con una lunga e colta barba bianca, e un uomo di mezza età con i capelli biondi corti, di una corporatura molto muscolosa e con un vestiario che ricordava molto quella di un meccanico.
“Cid abbiamo un problema!” Disse Yuffie.
“I miei complimenti per essertene resa conto così presto.” Rispose l’uomo che era appena stato chiamato Cid. “E lei sarebbe…?” Chiese indicandomi.
“E’ Alexia, l’amica di Zeno.” Rispose Aerith. “Non ti ricordi? Ne avevamo già parlato.”
“Ah gia” Disse strofinandosi il naso con il dito. “Sono Cid, piacere di conoscerti piccoletta.”
Mi ha appena chiamata piccoletta? La cosa non mi fece per niente piacere, sarà più difficile del previsto sopportare questo gruppo, appena posso mi cercherò di dileguarmi e ritornare al castello.
“Se continuiamo di questo passo, questa casa diventerà un centro di accoglienza.” Sentii commentare da una voce che aveva poco di umano, mi voltai cercando la fonte della voce ma non vidi nessuno parlare.
“Anacleto!” Disse con tono rimproveratorio, mentre si avvicinava ad un tronchetto appeso al muro. Vidi da una fessura del tronchetto un gufo con il piumaggio marrone.
“No! No, no, no! Alla casa a Città di Mezzo avevamo accolto sia la combriccola che quel trio da circo! Poi torniamo qui e riaccogliamo la combriccola con i loro nuovi acquisti, e adesso lei!” Disse mentre usciva. “Qui c’è così tanta gente che tra poco saremo noi a dormire per strada!”
“Sono io o quel gufo ha appena parlato?” Dissi a voce alta.
“Eh! Sicuramente molto meglio di te!” Mi rispose il gufo, infuriato.
“Anacleto! Non si trattano così gli ospiti, e non ti permettere più di parlare in quel modo di Sora, Paperino e Pippo.” Disse il vecchio alzando il bastone verso il gufo, con fare intimidatorio.
“Ho ragione lo sai! Un trio formato da un ragazzino ingenuo, un cane e un papero parlanti, sono uno trio da circo!” Se prima quel gufo stava per attirare la mia antipatia, ora era il perfetto contrario. Vidi il vecchio guardare il gufo adirato, per poi sospirare e rivolgersi a me.
“Ti prego di scusarlo, è altamente istruito ma gli manca la buona educazione… è parecchio permaloso e burbero.” Iniziò a dire rilassando il volto.
“Permaloso? Chi? Cosa?” Disse il gufo allungando il collo in direzione dell’anziano, che lo ignorò, mentre gli altri sogghignavano per la scena comica appena assistita.
“Il mio nome è Merlino, sono un mago, mentre lui è Anacleto.”
“Anche se credo che già lo sappiate, il mio nome è Alexia.” Risposi rivolgendomi però a tutti i presenti.
“Il comitato di accoglienza non sarà proprio dei migliori, ma fa pure come se fossi a casa tua.” Aggiunse Cid per poi ritornare a osservare il computer.
“Non credo proprio!” Aggiunse il gufo, mentre volava per appoggiarsi sul cappello a punta del mago. Io rimasi curiosa verso il computer, subito riconobbi i codici che vedevo scritti sullo schermo, stava cercando di violare il sistema dell’MCP, ma quest’ultimo aveva un’alta protezione contro i virus.
“Posso?” Chiesi avvicinandomi, indicando il computer. I quattro rimasero senza parole nell’udire la mia richiesta. “Cosa?” Chiesi non capendo la loro reazione.
Tutti non seppero che cosa dire, a parte Anacleto. “Sul serio ci capisci qualcosa su quel pastrocchio futuristico?” Lo guardai confusa e fu Cid a intervenire.
“Quello che intende il gufo, è che già io faccio fatica e quindi è incredibile che una persona poco preparata possa anche solo capire.” Aggiunse, e nel sentirlo si scatenò in me il mio orgoglio, o forse quello da scienziato di Zexion, visto che la mia preparazione è dovuta ai suoi ricordi.
“Se vuoi violare il sistema ti conviene usare un’altra chiave, non ti sei accorto delle numerose scritte di ERRORE 408 non appena tenti di entrare?” Risposi scocciata.
Cid subito rivolse lo sguardo sullo schermo e esaminò le scritte. “Quindi secondo te sto utilizzando la chiave di accesso sbagliata… Come fai a dirlo?”
“Perché…” Iniziai a dire mentre mi avvicinai per poi indicargli vari punti dello schermo. “… stai provando a violare il sistema da ogni singola finestra che trovi, ma compare sempre lo stesso ERRORE, a questo punto direi proprio che il problema non sia il livello di protezione del sistema, ma della stessa chiave con la quale cerchi di entrare. Che poi lo stai facendo in un modo così evidente, sono sicura che, se ora ci fosse qualcuno a controllare l’insieme, avrà sicuramente aumentato le protezioni e modificato tutti i codici di accesso.”
Rimasero tutti a bocca aperta, ma decisi di calcare di più la mano. “E questo lo posso dire solo dando una rapida occhiata sullo schermo, di conseguenza posso? O la mia preparazione non è sufficiente?”
“E poi hanno il coraggio di dare a me del permaloso…” Aggiunse il gufo rompendo il silenzio che si era creato nella stanza. Cid nel frattempo, dopo avermi dato una forte pacca sulla schiena, forse troppo forte, mi fece accomodare e cominciai ad esaminare il computer. Era stato bravo per arrivare fin qui, ma non abbastanza per fare le cose per bene e con discrezione: la chiave di accesso che aveva utilizzato era giusta, ma l’MCP se ne era accorto e deve aver modificato tutti i codici, rendendo la chiave inutilizzabile, come avevo supposto all’inizio.
“Finché non troviamo un’altra chiave di accesso possiamo fare veramente ben poco…” Commentai. “In breve dovete ricominciare da capo, ormai questa è inutilizzabile.”
“Alla fine avevo ragione, ho fatto bene a dire di portarla qui.” Esclamò Yuffie. “Alla faccia di Leon e Cloud! Questa ragazza è un genio!” Aerith annuì con l’amica, sfoderando uno dei suoi classici e dolci sorrisi. “Zeno sarà felicissimo non appena la vedrà!” Aggiunse alla fine.
“Spero solo che non avete sul serio pensato che io rimanessi qui…” Commentai, e avevo ragione non sentendo risposta. “Vi darò una mano, ma non ho motivi per rimanere.” Non ci penso neanche a farlo, a malapena vi sopporto. “Ho altre priorità, e me ne devo occupare da sola.”
“Sembra quasi di sentire Cloud…” Commentò Cid.
“Ce ne eravamo accorte prima anche noi.” Aggiunse Yuffie. “Ma con l’aura oscura che sta aumentando non mi sembra il caso.”
“So badare a me stessa.” Risposi seccata. “Sentite… Lo so che volete tenermi d’occhio, per quanto Zeno possa ipoteticamente parlare bene di me, rimango sempre un elemento estraneo a voi.” Aggiunsi sospirando.
“E’ più intelligente di tutti voi messi insieme.” Commentò Anacleto, mentre gli altri rimasero ancora una volta sorpresi del mio atteggiamento.
“Non hai tutti i torti piccoletta, per noi sei un’estranea e Zeno ha perso gran parte dei suoi ricordi, di conseguenza non è esattamente affidabile la sua garanzia nei tuoi confronti.” Commentò Cid.
“Ma questo non significa che noi non ci fidiamo di te.” Aggiunse Yuffie. “Dopo il nostro primo incontro abbiamo discusso a lungo su di te, e abbiamo raggiunto la conclusione che potevamo darti una possibilità. Siamo abituati ai lupi solitari e come te, e poi abbiamo avuto l’impressione che in fondo tu sia di buon cuore, ci stai aiutando senza nemmeno che noi te lo chiedessimo.”
“Non ho comunque intenzione di vivere qui con voi, oltre al fatto che non dovreste dare fiducia così facilmente.” Risposi irritata, visto che il loro atteggiamento mi ricordava molto quello ingenuo di Sora, anche lui aveva abbassato la guardia quando ero con lui una perfetta sconosciuta. “Sentite se non avete bisogno di altro io me ne andrei, nel caso dovreste riuscire a trovare una nuova chiave di accesso funzionante, o avete bisogno di me, venite pure a cercarmi, anche se sarà dura visto che a volte non mi faccio trovare facilmente.”
Mi sorpresi per come loro non si opposero più, ma forse era per via del fatto che ricordavo questo Cloud, di conseguenza in un certo senso sapevano che ero irremovibile e che non mi avrebbero mai convinta a rimanere. Prima di andarmene ricordai che ancora dovevo mettere qualcosa sotto i denti, o sarei svenuta dalla fame visto che ero a digiuno da giorni. “Prima che me ne vada… potreste dirmi dove posso trovare un chiosco o qualcosa di simile?”
Tutti mi guardarono esterrefatti per poi cominciare a sorridere o a fare piccole risate. “Certo! Se vuoi ti accompagniamo noi.” Disse Aerith. “In effetti nessuno di noi qui ha ancora mangiato da ieri.”
“Ma non possiamo lasciare la base incustodita con Leon, Tifa e Zeno fuori.” Commentò Yuffie.
“Voi ragazze andate pure, noi uomini li aspetteremo qui.” Disse Cid. “Miraccomando portateci qualcosa di buono!”
“Anacleto vai anche tu.” Disse Merlino stuzzicando il gufo, che nel frattempo aveva appena fatto ritorno nel suo tronchetto, con il bastone.
“Con quei cosi là fuori? Fossi matto!” Esclamò.
“Su su andiamo, che un giretto fuori casa ti farà più che bene.”
“No! No, no, no!” Esclamò con fare quasi isterico, portando le ali  in una posizione simile alle braccia conserte.
“Guarda che ti faccio diventare uomo.” Rispose il vecchio.
“Oh no! Non oserai!”
“Parola mia che lo farò se continui a rimanere rinchiuso nella tua gabbia!”
“E va bene! Va bene!” Disse uscendo, fino volare sulla mia spalla. Mi paralizzai quando si appoggiò, sia per la sorpresa ma anche per come le sue zampe si erano arpionate sulla mia spalla, rendendo la cosa tutt’altro che piacevole. Tutti avevano assistito la scena tra i due ridendo, per poi salutare i due e andarcene. Non impiegammo molto a trovare un negozio di alimentari, dove presi per me un paio di panini e, notando lo sguardo di Anacleto, ne staccai un pezzo e glielo passai. All’inizio rimase restio del mio gesto, ma dopo aver borbottato qualcosa prese rapidissimamente il pezzo di panino e se lo ingoiò in un sol boccone.
“Devi proprio piacergli, mai si era comportato così con uno di noi, a parte Merlino ovviamente.” Affermò Yuffie, mentre continuavo a mangiare.
“Almeno questa ragazza ha la zucca di sapere quando tacere e quando parlare, non dice barbagianate come voi per tutto il giorno.” Rispose, facendomi fare una mezza risata, sia per l’affermazione e sia per la reazione delle ragazze, un misto tra sorpresa e indignazione. La mia pausa però non durò ancora per molto, con una scusa mi dileguai, facendo prima scendere Anacleto dalla mia spalla, e cominciai a vagabondare per trovare il primo vicolo deserto per poter ritornare al castello.
Alla fin fine era stata una perdita di tempo, in quel gruppo ho incontrato solo degli idioti senza alcun potenziale pericoloso, li potevo fare fuori tutti in un colpo solo, ma da quello che avevo capito non c’erano tutti i membri del gruppo, e questo mi portava alla triste conclusione che per davvero dovevo ritornare a fare visita a loro con la scusa di sapere novità sul loro problema informatico con l’MCP. Avevo ancora troppe cose da fare tra i documenti che dovevo ancora esaminare e distruggere, e l’idea di quella enorme montagna di file e fascicoli cartacei non mi faceva impazzire dalla felicità. Non appena misi piede, però, mi sentii in pericolo, mi venne la pelle d’oca. Non avvertivo nessuna presenza oltre alla mia, ma ero sicura che ci fosse qualcun altro oltre a me; invocai subito la Darkblade e cominciai a girare nei vari corridoi e stanze del castello, nella speranza di poter almeno percepire in maniera concreta, e non come una semplice sensazione, la presenza del ipotetico intruso. Ma non trovai e né percepii nessuno, quindi per sicurezza andai anche verso la zona dei giardini, ma niente. Cominciai a pensare che forse la stanchezza aveva cominciato a tirare dei brutti scherzi, ma subito dopo sentii il rumore di una lama sulla mia testa. Mi voltai di scatto, pronta a difendermi, immaginandomi già come parare e respingere la lama che stava scendendo verso di me dall’alto, ma per qualche motivo venni lo stesso trafitta. La mia mente era un misto di sorpresa e confusione, non capivo come diavolo avevo fatto a lasciarmi colpire, il mio tempismo era stato perfetto e avevo avvertito per tempo l’attacco; sputai sangue e, con la vista annebbiata dal dolore, spostai lo sguardo dalla lama, una lunga Katana d’acciaio, e mi sforzai ad guardare l’uomo che mi aveva attaccato. Cominciai a respirare a fatica e a tremare, ma non aveva importanza perché rimasi catturata dal colore particolare degli occhi: un misto tra l’azzurro e il verde acqua, che per qualche motivo sembravano di risplendere di luce propria. Non avevo mai visto degli occhi così vivi, nonostante la freddezza e impassibilità dello sguardo felino. Raccogliendo tutte le mie forze, mi sforzai di indietreggiare in modo da poter sfilare la spada dal mio corpo, per mia fortuna la spada non aveva eccessivo spessore, di conseguenza non mi sembrava di essere stata colpita in un organo vitale.
L’aggressore non fece nulla, si limitò a guardarmi in silenzio e immobile, per poi dire un “Notevole” con la sua voce profonda, non appena mi liberai della sua spada. Se questo qui mi voleva veramente morta, lo sarei stata da un pezzo… per qualche motivo mi voleva solo studiare.
“Cosa… vuoi da… me?” Dissi faticando, a malapena riuscivo a stare in piedi. Diedi una seconda occhiata e finalmente analizzai chi mi ritrovavo davanti: indossava un lungo cappotto a colletto alto, nero con due spallacci argentei, stivali e abiti neri. L'abito era leggermente aperto, a lasciar vedere il petto, coperto da striglie di cuoio. Aveva lunghi e fluenti capelli argentei con due ciocche di capelli si sporgono in avanti ai lati del volto. Però, nonostante lo avessi proprio davanti a me e sentivo l’aria minacciosa, non riuscivo ad avvertirne ancora nessuna aura oscura, capii al volo che quello che avevo davanti a me era una sorta di copia, dopo il mio scontro con Marluxia imparai la distinzione tra copia e originale.
Cercai con fatica di rimettermi in posizione difensiva, non staccava nemmeno per un secondo lo sguardo su di me.
“Non ci posso credere…” Cominciai a dire, o per lo meno, era il mio corpo che parlava.
Conoscevo bene questa sensazione, era capitato solo un’altra volta, la sensazione di assistere in terza persona quello che facevo. E meno male che Alisys aveva detto che non ero più instabile, una cosa che le permetteva di prendere il controllo del mio corpo.
Scusa, scusa, scusa! Sentivo rimbombare nella mia testa. Sto facendo una fatica enorme a controllare il nostro corpo, potresti gentilmente smettere di opporre resistenza? Non so quanta forza ho ancora a disposizione. Devo veramente sul serio farmi da parte? Fidati di me! Questo non lo puoi battere. Dai sorella per una volta fidati ciecamente, non fare l’ottusa. Decisi di lasciarla fare, effettivamente sentivo che la sua imposizione era molto più debole, ma nonostante era riuscita a togliere la stanchezza e il dolore dal mio corpo, facendomi stare in piedi come si deve, pronta a difendermi o attaccare.
 “Sei Sephiroth, vero? Non penserai davvero che uccidendo lei riusciresti a ottenermi? Ti credevo molto più saggio e riflessivo.”
“A quanto pare la mia fama mi precede. Sono consapevole che bisogna rispettare un requisito per possedere quell’arma, ricordo bene come è sprofondata una delle mie copie nell’oscurità, nel tentativo di recuperare il frammento rimasto in quella donna.”
Alisys rimase per un momento zitta, titubante se parlare o meno, sentivo una certa paura provenire da lei nell’aprire bocca. “Che fine hai fatto fare a Satella?” Chiese tesa alla fine.
“Non è ovvio?” E nell’udire quella frase allusiva, capii e in quell’istante mi salirono i brividi su tutto il corpo.
Sorella no! Ti prego stai calma e…
“Col cavolo che rimango calma.” Dissi, e questa volta ero io sul serio perdendo ogni contatto telepatico con Alisys. Risentii di nuovo la stanchezza e il dolore della ferita, ma non m’importava, anzi non persi la posizione composta; con le orecchie che quasi mi fischiavano, strinsi ancora di più l’arma, e cercai di regolare il mio respiro che si stava facendo affannato per la collera che stavo trattenendo.
“Deduco che tu sia la custode.” Disse l’uomo che era stato chiamato Sephiroth da Alisys. “Ora capisco perché sei stata in grado di rispettare il requisito, i tuoi occhi risplendono nella forma più pura dell’istinto omicida.”
“Ti conviene stare zitto se ti tieni alla tua pelle.” Risposi. “Prima di ucciderti, ti rifaccio la domanda di prima: cosa vuoi da me?”
L’uomo in quel momento si mise in posizione di attacco, puntando la punta della mia spada verso la mia gola. “Lo vedrai.”
Subito scansai la punta della sua lama da me e subito mi avvicinai per attaccare, ma il mio colpo venne parato e il mio volto si ritrovò a pochi centimetri al suo. Arpionai il mio sguardo sui suoi occhi, senza però lasciarmi incantare questa volta, che possedevano uno sguardo freddo ma scrutatore, come quello di Xemnas, e capii al volo che tipo di persona fosse. Alla fine mi sembravano simili. Proiettai la sua ombra alle sue spalle, pronta ad attaccarlo, ma il mio avversario lo notò subito e mi diede un calcio sull’addome, dove avevo la ferita, finendo con le ginocchia a terra sputando sangue, mentre lui subito abbatté l’ombra facendola smaterializzare e ritornare al suo posto.
Mentre lui si voltava su di me per finirmi, conficcai la spada nel terreno per rimettermi subito per poi sollevarla pronta a difendermi, ma non fui abbastanza veloce e vidi, in quell’attimo di transito, che Sephiroth estraeva da una delle sue tasche una sorta di cristallo verde acqua e me lo conficcò nell’addome, allargando la mia ferita e facendomi vomitare ancora più sangue.
Subito il mio respiro di fece così affannato a tal punto che temetti di entrare in iperventilazione, il dolore era insopportabile e sentivo bruciare ogni singola cellula del mio corpo, provavo così tanto dolore da non riuscire nemmeno a gridare per quanto volessi farlo. Successe tutto in un attimo, un attimo così veloce che mi si annebbiò la vista e le mie gambe cedettero a tal punto che caddi sul braccio dell’uomo, che ancora aveva ancora la mano nel mio addome, e cominciai a perdere i sensi. Le ultime cose che ricordo sono due voci maschili e una sensazione di levitazione.
Quando riaprii gli occhi mi resi conto di essere nel mio cuore, ma per qualche motivo trovai un cristallo che levitava al centro del mio mosaico, istintivamente mi avvicinai e vidi con orrore Alisys addormentata all’interno di esso. Non entrai in panico, provai a chiamarma o scalfire il cristallo, ma niente da fare… non riuscivo nemmeno a muoverlo di un solo millimetro. “Ma si può sapere che diavolo è successo?” Alla fine dissi ad alta voce.
Cominciai a ricordare tutto quello che mi era successo, mi sforzai e in un attimo tutto ritornò alla luce: aveva ucciso mia madre; ma quello che mi sorprese di più è che poco prima di perdere i sensi avvertii e sentii la voce di Xemnas.
Tempo fa, avevi preso la vita di una mia collaboratrice. Erano le parole che disse Xemnas. La ragazza ha un valore inestimabile. “…non ti lascerò fare quello che vuoi con lei…” Dissi inconsciamente mentre cercavo di ricordare. “… non pensi di avere già abbastanza copie…” Continuai, per poi avere un vuoto nella testa, probabilmente in quel momento svenni completamente. Ancora misteri, e ne avevo decisamente abbastanza.







 

Angolo dell'autrice:

Credo che chiedere di nuovo scusa per il ritardo sia diventata una cosa di routinne... Tutta colpa di Kingdom Hearts Unchained X... Ok, è anche colpa mia che me la sono presa troppo comoda.
Prima di tutto devo una piccola spiegazione per la mia piccola aggiunta: nello scorso capitolo ho riscontrato in un bel po' di persone la fatica di seguire gli eventi della storia, questa difficoltà è dovuta al fatto che da un capitolo ed un altro il tempo di pubblicazione è enorme, di conseguenza diventa inevitabile che si possano dimenticare dei pezzi, pezzi importanti a volte visto che su di essi si basano la storia o i suoi misteri. Posto questo problema mi arrivò un suggerimento da una mia lettrice storica, ovvero (la santa) Devilangel476, di fare una sorta di riepilogo dei capitoli precendenti, per aiutare i lettori che aspettavano il capitolo nuovo a non perdere i pezzi sulla quale si sarebbero concentrati il capitolo nuovo in questione.

Finalmente, dopo mesi che ci provavo, ho raggiunto un obbiettivo che avevo in mente di fare dall'inizio di questa parte incentrata sulla Fortezza Oscura: introdurre Sephiroth (tranquilli, non mi sono dimenticata di Cloud, ma visto che alla fine è la storia su chi si trova nel lato oscuro... il mio antagonista preferito ha avuto la precedenza). Ho un po' faticato perchè mi è stato davvero difficile fare una traccia psicologica fedele perchè in FFVII i due avevano una traccia psicologica specifica ma complessa, ma in KH ne avevano una completamente diversa e molto più semplificata (dovuto anche al fatto che alla fine hanno fatto solo una breve apparizione). Non è stato facile capire e scegliere a quale traccia affidarmi, lo vedrete meglio poi con Cloud nei prossimi capitoli.
In questo capitolo poi ho fatto un po' di testa mia: ho preteso la presenza di Anacleto, il gufo di Merlino, e ancora oggi non capisco perchè Nomura avesse deciso di escludere la sua presenza nella saga. Cioè parliamo di Anacleto! Quindi ho fatto un po' di testa mia e lo aggiunto, come voce della verità di quell'ambiente abitato da quelli che Alexia definisce "idioti", in modo da darle una presenza a lei gradevole e sopportabile. Spero solo che i puristi non mi lincino viva...
Detto questo, vi saluto e al prossimo capitolo!

  
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