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Autore: KuromiAkira    24/04/2016    0 recensioni
- Non la voglio! -
Nell'udire quelle parole, Yasusada dovette reprimere un sospiro, ricacciando dentro di sé l'irrefrenabile voglia di ficcare la medicina -e direttamente l'intero bicchiere- in bocca all'amico.
Non che non se le aspettasse, comunque.
Cercando di ignorare un principio di emicrania, il ragazzo fissò Kashuu con severità.
[Yasusada/Kiyomitsu, GakuenAu]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kashuu Kiyomitsu, Yamatonokami Yasusada
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Non la voglio! -
Nell'udire quelle parole, Yasusada dovette reprimere un sospiro, ricacciando dentro di sé l'irrefrenabile voglia di ficcare la medicina -e direttamente l'intero bicchiere- in bocca all'amico.
Non che non se le aspettasse, comunque.
Cercando di ignorare un principio di emicrania, il ragazzo fissò Kashuu con severità. - Smettila di fare il bambino. Vuoi o no guarire in fretta? - lo riprese.
A quella parole, Kiyomitsu si rigirò nel letto, dandogli le spalle.
- Tanto quella roba non fa niente. E fa schifo - si lamentò con la bocca premuta sulle pesanti e calde coperte, la voce distorta a causa del gonfiore alla gola.
Yasusada posò lo sguardo sul bicchiere poggiato accanto al futon, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a far bere la medicina all'altro.
Lo prese nella mano sinistra e con quella destra tirò appena le coperte.
- Muoviti. Non ho voglia di passare la giornata dietro i tuoi capricci. -
- Ma chi ti ha chiesto niente! Sei tu che sei voluto rimanere qui, o sbaglio?! - gracchiò Kashuu con una voce talmente sgradevole che quasi se ne vergognava. Dopo aver parlato gli sembrò quasi di strozzarsi e tossì. Dannata influenza!
Questa volta Yamato non riuscì a non sospirare.
Non poteva negarlo. Quel giorno Kashuu non si era presentato a scuola, fatto strano per uno come lui: per quanto stare fermo seduto davanti al banco non fosse assolutamente la sua attività preferita, Kiyomitsu non saltava mai la scuola, neanche quando aveva la febbre. Anzi, in quel caso aveva un'occasione in più per mettersi in mostra davanti alle compagne di classe, ammirate dal suo indomito spirito di sacrificio e dal suo senso del dovere.
Se aveva dovuto rinunciare alla sua sceneggiata di martire che andava a scuola pur malato, doveva stare davvero male, e Yasusada, sfortunatamente, non era riuscito a non preoccuparsi.
Sopratutto perché sapeva bene che i genitori dell'amico di infanzia lavoravano sempre fino a tardi.
Quella di andare a trovarlo, dopotutto, si era rivelata la decisione migliore: aveva trovato l'altro davvero in pessime condizioni, intontito dal dolore e debilitato dalla stanchezza, tanto da non riuscire ad alzarsi dal letto. Era pomeriggio inoltrato e l'altro gli aveva confessato di non aver ancora messo nulla sotto i denti!
Per questo motivo Yamato, con la naturalezza di chi aveva passato interi pomeriggi della sua fanciullezza in quella casa e la conosceva quasi quanto la propria, si era diretto in cucina e aveva preparato qualcosa di leggero per l'ex-compagno di giochi.
Se non fosse stato per lui, Kashuu non avrebbe mangiato fino al ritorno dei genitori.
Il problema, ora che il malato aveva finalmente lo stomaco pieno, era convincerlo a prendere la medicina.
Facile a dirsi, data la proverbiale e infantile testardaggine dell'altro.
Yasusada osservò il volto nascosto sotto le coperte dell'amico, poi improvvisamente sembrò avere l'illuminazione.
- Se prendi la medicina, per cena ti preparerò il tuo piatto preferito - propose, con un sorriso.
Kashuu sollevò appena la testa e lo guardò con gli occhi lucidi dalla stanchezza e, forse a causa del malanno, trovò la sua espressione convincente.
Si sedette svogliatamente e con lentezza, squadrando con rassegnazione il bicchiere che l'altro gli porgeva.
Si fece forza, lo afferrò quasi con astio e bevve in pochi e veloci sorsi. L'istante dopo tirò poco elegantemente la lingua fuori dalla bocca, in un verso disgustato. Un comportamento che Kashuu non aveva mai, se non davanti a Yamato che di conseguenza non si scandalizzò di fronte alla scena.
- Che schifo! - fu lo sfogo di Kiyomitsu.
- Dai, è persino aromatizzato all'arancia... - gli fece notare Yasusada, divertito.
- Sì, avranno messo un paio di gocce di arancia in qualcosa di chimico e l'avranno spacciata per medicina - osservò il malcapitato, poggiando nuovamente il bicchiere di fianco al futon. Dopodiché si sollevò e, vacillando, si diresse verso la porta.
Immediatamente anche Yamato si tirò in piedi.
- Dove stai andando? - domandò quasi allarmato.
- In bagno - borbottò l'altro, barcollando pericolosamente e cercando di concentrarsi per non rovinare per terra.
Nel vederlo poggiarsi al muro e ansimare affaticato, Yasusada mormorò un perplesso 'sei sicuro di arrivarci?', prima di raggiungerlo e sorreggerlo. - È meglio se ti accompagno - affermò, guardandolo.
Kashuu si fece paonazzo, per un motivo che l'altro non comprese subito. Poi, però, capì e arrossì tanto quanto l'amico - Intendo fino alla porta! Mica devo tenerti la mano mentre fai i tuoi bisogni! - esclamò. Come accidenti aveva fatto quell'idiota a fraintendere le sue parole?
Dato che la questione era effettivamente imbarazzante, nessuno dei due aggiunse altro, e Yasusada scortò l'amico fino alla porta del bagno, poi gli diede una leggera pacca sulla spalla.
- Vedi di non ammazzarti - commentò, vedendo che a malapena l'altro riusciva a stare in equilibrio.
Kiyomitsu gli rivolse uno sguardo esasperato prima di scomparire dietro la porta. Yasusada ridacchiò, poi si poggiò al muro e lì attese, lasciandosi andare al secondo sospiro della giornata.
Era molto che non rimaneva così a lungo in quell'abitazione, constatò osservando le familiari mura del corridoio.
In passato erano molto legati e passavano tutti i giorni a casa di uno dei due, a seconda di come girava loro. Ricordava bene che quando uno dei due stava male, l'altro rimaneva a dormire a casa dello sventurato.
I loro genitori trovavano la cosa carina e li lasciavano fare, al punto che non c'era nemmeno bisogno di chiedere il permesso per rimanere a dormire nello stesso futon e che fosse lui il malato o meno, Yasusada trovava rassicurante la presenza di Kiyomitsu la notte. Il loro abbraccio era sempre stata la sua migliore medicina.
Nonostante andassero così d'accordo, a un certo punto del primo anno delle medie i rapporti si erano raffreddati senza però riuscire ad allontanarsi davvero l'uno dall'altro.
Fu un'iniziativa di Kashuu, che iniziò a ritenere la loro amicizia troppo stretta e imbarazzante ora che stavano crescendo. Non voleva più essere sempre associato a Yasusada, si rifiutava di fare sempre affidamento su di lui. Voleva guadagnarsi un po' di indipendenza e Yamato, semplicemente, si era adeguato alla sua decisione.
Non che avesse molta scelta, comunque.
Nonostante si fosse sempre comportato in modo indifferente sulla questione, infatti, Yasusada ci era rimasto male e doveva ammettere che la cosa ancora adesso gli spiaceva. Non aveva mai pensato che potesse esserci qualcosa di male nella loro amicizia; il loro affiatamento lo rendeva orgoglioso, e di certo stare l'uno accanto all'altro non sminuiva nessuno dei due come persona.
Ovviamente le cose sarebbero comunque cambiate con l'età, ma non vedeva il problema nell'essere così legati.
Che Kashuu, invece, avesse iniziato a pensarlo e che tanto ostinatamente avesse deciso di avere il meno possibile a che fare con lui, come se la loro amicizia non fosse nulla di importante, l'aveva ferito tanto che per i primi tempi aveva pensato di non rivolgergli più la parola.
In quel momento, forse a causa delle circostanze che l'avevano portato dopo tanto tempo a casa dell'amico di infanzia, gli tornò in mente quando era stato male a causa di un virus e Kashuu, per la prima volta nella loro vita, non era rimasto lì la notte.
Era stata dura, si era sentito perso, e aveva avuto l'impressione che non sarebbe guarito velocemente come al solito.
Ben presto, comunque, fu chiaro che nessuno dei due era davvero in grado di rinunciare alla vicinanza dell'altro e, seppur in modo diverso dal passato, avevano continuato ad essere buoni amici.
Ma nulla sarebbe stato come nell'infanzia: ormai non c'era più la confidenza di una volta e, ora che frequentavano le superiori, dubitava l'avrebbero mai del tutto riconquistata.
Quando Kashuu uscì dal bagno Yasusada lo aiutò a raggiungere nuovamente il letto e a stendersi.
Kashuu si lamentò delle proprie condizioni con un rantolio dolorante, e Yamato si premurò di coprirlo per bene con le coperte.
- Dovresti cercare di dormire almeno qualche ora - consigliò.
- Non ci riesco - borbottò l'altro, rabbrividendo. - E ora ho anche freddo... -
Socchiuse gli occhi rassegnato all'idea che la febbre gli avrebbe impedito di riposare bene nonostante fosse esausto, quando sentì un fruscio e, subito dopo, le coperte sollevarsi e privarlo del loro confortevole calore.
Scosso da un altro brivido, il malato si voltò sorpreso.
Yasusada si era tolto la giacca della divisa scolastica, lasciata cadere scomposta a terra, e si stava accingendo a entrare nel suo futon.
Kiyomitsu, arrossì e lo osservò imbarazzato.
- Che stai facendo? -
- Mi stendo con te - rispose con ovvietà l'altro. Si coricò su un fianco, rimise le coperte a posto e lo guardò tranquillamente.
- Scherzi? Non siamo più bambini! Non ti vergogni? - non si trattenne Kashuu, sebbene fosse troppo debilitato per muoversi ed eventualmente allontanarsi.
Yamato lo fissò serio, incassando il colpo.
- No, - affermò quasi perentorio, con la sensazione di stare in qualche modo confessando qualcosa di importante, - non me ne vergogno affatto. -
La sincerità di quella affermazione lasciò spiazzato Kiyomitsu. Provò un sentimento che in quel momento non era in grado di descrivere, ma che gli fece quasi venir voglia di piangere. Tuttavia, sbuffò.
- Ti prenderò in giro a vita, per questo... - lo avvertì, senza trovare il coraggio di guardarlo.
Ma Yamato sorrise quasi divertito.
- No, non farai - mormorò, allargando le braccia in un invito a un abbraccio.
Kashuu indugiò pochi istanti prima di avvicinarsi lentamente a lui.
- Sarà meglio per te che domani io sia perfettamente guarito - bisbigliò, quasi non volesse davvero farsi sentire dall'altro.
Yasusada sbuffò in una risatina e chiuse gli occhi, figurandosi perfettamente il broncio imbarazzato dell'amico mentre, stringendolo forte, premeva il viso contro il suo petto, consapevole che Kiyomitsu non l'avrebbe mai preso in giro per quella che era la loro più efficace e personale medicina.
  
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