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Autore: black dalia    30/04/2016    1 recensioni
Sora Strife è una normale sedicenne: a due genitori a cui vuole un gran bene, un fratello minore ribelle e leggermente iperprotettivo e dei cari amici.
Ma non si è mai innamorata.
Almeno fino a quando non si trasferisce con la sua famiglia in una vecchia casa dove fa la conoscenza di Riku.
Ma è possibile amare un ragazzo morto?
(Riso, lieve Akuroku e altre coppie)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora, Xemnas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessun gioco
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PARANORMAL LOVE

 

-Prologo

 

20 giugno 1894

 

Riku guardò fuori dalla finestra di camera sua, che si trovava al primo piano dell'abitazione, e da cui aveva una perfetta visuale della campagna circostante.
“Non è giusto!” pensò il ragazzo, sospirando; era estate e lui era bloccato in casa da tre, a suo parere, lunghissimi giorni, tutto a causa di uno stupido raffreddore, mentre i suoi amici erano fuori a divertirsi con gli altri al lago oppure a passeggiare per le vie del paese.
“Perché mio padre deve essere così apprensivo?” si chiese, allontanandosi dalla finestra per andare alla sua scrivania, mettendosi una mano davanti alla bocca per soffocare un colpo di tosse, e raccolse una piccola pila di lettere: erano le sue richieste di ammissione al college ed era sicuro di riuscire ad entrare in una delle cinque scuole a cui aveva fatto domanda.
Dopotutto aveva avuto un'insegnate privato, conosceva il francese ed il latino, due lingue insegnate solo nelle classi più elevate; era sicuro di venire ammesso.
Legò i capelli d'argento, che gli erano ormai arrivati alle spalle, in una coda di cavallo bassa, mise le lettere sottobraccio ed uscì in corridoio facendo attenzione a non fare rumore, per evitare di venire scoperto dal padre, scese le scale tenendosi alla ringhiera e allungò il collo per individuare qualsiasi movimento al piano inferiore.
Quando si assicurò che non c'era nessuno, con una rapida corsa, arrivò alla porta spalancandola ed uscendo fuori.
“Finalmente!” pensò chiudendo gli occhi al sole estivo e prendendo un respiro d'aria fresca; dopo essere stato intrappolato nella sua stanza per gli ultimi giorni era felice di sentire i caldi raggi del sole sulla sua pelle pallida.
Soffocò l'ennesimo colpo di tosse e s'incamminò lungo il viale per arrivare alla casella postale, guardandosi attorno per ammirare il paesaggio che si stagliava attorno a casa sua: l'edificio era situato all'apice di una collina attorno alla quale crescevano degli alberi sempreverdi e, di fronte ad essa, si potevano ammirare ettari di terreni coltivati.
Suo padre era un avvocato di professione ed un imprenditore per hobby: molti agricoltori vivevano sulla loro proprietà e suo padre gli affittava il terreno ad un prezzo a buon mercato in cambio di una percentuale dei loro profitti.
Quando raggiunse la casella postale, ci fece scivolare dentro le lettere, sorridendo compiaciuto ma il suo sorriso si trasformò in un'espressione di sorpresa quando sentì il rumore del motore di una macchina; Riku sapeva che c'era una sola ragione per cui un'auto sarebbe venuta fino a casa sua.
Il ragazzo fece un passo indietro come il trabiccolo motorizzato, così lui le chiamava, si fermò ed un uomo corpulento si sporse verso di lui con le braccia appoggiate al volante ed un largo sorriso sul volto.
L'argenteo lo riconobbe subito: era lo sceriffo della città.
-Riku! E' un piacere vedere che stai bene!- disse l'uomo, il ragazzo sorrise ed incrociò le braccia al petto -è un piacere anche per me!- poi si ricordò che aveva a che fare con un ospite così lasciò cadere le braccia lungo i lati del corpo e chinò il capo rispettosamente -serve aiuto con qualcosa, signore?- gli chiese, il volto dello sceriffo si oscurò un po' -sì, sono venuto a parlare con tuo padre... è in casa?-
-è nel suo studio da stamane-
-bene...- lo sceriffo annuì, poi gli sorrise -vieni, sali... ti do un passaggio! Così il viaggio di ritorno sarà più veloce!- disse l'uomo dando una pacca al posto vuoto accanto a lui e Riku, a malincuore, salì sulla macchina, ben sapendo che il rumore di quell'aggeggio avrebbe fatto uscire suo padre dallo studio e, di conseguenza, gli avrebbe fatto scoprire la sua breve fuga.
-Allora, ragazzo... ho sentito che hai fatto domanda per un college in Inghilterra- disse l'uomo mentre la macchina si muoveva lungo il viale -sì, ma la lettera ad Oxford era solo per vedere se ci sarei potuto andare... sinceramente, preferirei una scuola più vicino a casa- disse Riku, lo sceriffo ridacchiò annuendo mentre regolava la presa sul volante -beh, sono sicuro che riuscirai ad entrare in qualunque college tu voglia... dopotutto, sei uno dei ragazzi più brillanti della città-.
Vedendo come le mani dell'uomo si strinsero attorno al volante, Riku alzò un sopracciglio -è successo qualcosa in città?- gli chiese sorprendendo l'uomo che gli sorrise debolmente -cosa te lo fa pensare?-
-odio dirlo, signore, ma non siete mai venuto solo per una visita di cortesia, in più mio padre è il migliore avvocato della città e, inoltre, non vi ho mai visto così teso... cos'è successo?- lo sceriffo si scostò il cappello, grattandosi l'attaccatura dei capelli -io... sono un po' titubante a parlarne... almeno fino a quando non vedo tuo padre- a quelle parole il ragazzo aggrottò la fronte; doveva essere una cosa grave se lo sceriffo era così reticente.
Erano ormai arrivati davanti casa quando Riku vide la porta aprirsi e suo padre uscire in terrazzo guardando un po' irritato, forse a causa del rumore.
-Buon pomeriggio, Sephiroth! Ho dato a vostro figlio un passaggio dalla casella postale per farlo tornare a casa prima- disse lo sceriffo salutandolo.
Gli acuti occhi azzurri di Sephiroth si strinsero su Riku, che cercò di farsi il più piccolo possibile mentre scendeva dall'auto, e sorrise sottilmente allo sceriffo -grazie per averlo riportato a casa... non sapevo neanche che aveva lasciato la sua stanza-.
Riku rabbrividì interiormente come la voce di suo padre scese ad un livello pericoloso; avrebbe sicuramente dovuto subirsi una bella ramanzina più tardi.
Sephiroth alzò un sopracciglio e si spostò di lato per permettere a suo figlio di entrare, dandogli prima uno sguardo che diceva “sei nei guai, giovanotto” ed aspettò finché non sentì il rumore delle scarpe che salivano le scale prima di rivolgere la sua attenzione allo sceriffo -per favore, venite dentro... dirò al maggiordomo di portare delle bevande fresche-
-grazie ma devo rifiutare... devo parlarti di una faccenda molto importante- disse serio lo sceriffo, togliendosi il cappello come entrò in casa.
Sephiroth annuì, chiuse la porta e lo fece accomodare nel suo studio.
Si sedettero su due poltrone contrapposte, uno di fronte all'altro: lo sceriffo aveva le mani giunte, con i gomiti poggiati sulle ginocchia ed il cappello poggiato affianco a lui.
-Sephiroth, ho una brutta notizia- iniziò con voce sommessa -ti ricordi l'uomo che hai perseguito 5 anni fa, Ansem?- Sephiroth annuì esitante -la notte scorsa... è fuggito dal carcere- a quella notizia l'argenteo si lasciò sfuggire un piccolo sussulto -Ansem... quel pazzo... ho sperato che non avrei mai più dovuto pensare a lui... com'è successo?-
-una delle guardie, era nuovo ed inesperto, si è avvicinato troppo alla sua cella... lo ha strangolato e gli ha rubato le chiavi, una volta uscito... ha ucciso tutte le guardie... è stata una carneficina...- disse lo sceriffo sospirando tristemente, asciugandosi la fronte con un fazzoletto che prese dalla tasca dei pantaloni.
-Non abbiamo idea di dove sia andato ma...- Sephiroth lo interruppe -tu pensi che verrà qui- l'altro uomo annuì –sei stato tu che lo hai sbattuto in prigione e ti ha minacciato più volte durante il processo e anche quando era in galera... sono preoccupato per la tua sicurezza... farò venire degli uomini per fare la guardia alla casa, domani- l'argenteo scosse la testa -non voglio che tu sprechi così tanta manodopera, sopratutto dopo quello che è successo alla prigione-
-mi dispiace ma questa non era una domanda... hai bisogno di protezione e non solo per te stesso- a quelle parole Sephiroth socchiuse gli occhi mentre la sua voce divenne fredda come il ghiaccio -pensa che potrebbe provare a ferire Riku?- lo sceriffo strinse le spalle -non lo so... sto solo dicendo che non bisogna sottovalutarlo... lo stiamo facendo cercare anche dai cani ma, finora, è riuscito a far perdere le sue tracce- lo sceriffo guardò l'orologio sopra alla mensola del camino e aggrottò la fronte -è tardi, devo tornare in città per organizzare una nuova ricerca- l'uomo si alzò, rimettendosi il cappello, e Sephiroth con lui -ti suggerisco di chiuderti in casa almeno fino a quando non arriveranno i miei uomini- disse mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso -buona giornata, Sephiroth- ed uscì, chiudendo la porta dietro di lui, senza aspettare il saluto dell'altro.
L'argenteo guardò la porta chiusa, con la fronte aggrottata in preoccupazione, come pensava alle parole dello sceriffo, poi chiamò -Riku, vieni qui!- un attimo dopo il ragazzo uscì dalla cucina dove si era nascosto per non farsi beccare ad origliare quando i due uomini erano usciti dall'ufficio e si avvicinò lentamente a suo padre guardandolo con un cipiglio.
L'uomo si girò verso di lui -hai sentito la mia conversazione con lo sceriffo?- gli chiese ed il ragazzo annuì esitante -allora non ti dovrò ripetere quello che ha detto-.
Riku lo guardò preoccupato -padre, quest'uomo, Ansem, pensi davvero che cercherà di ucciderti?-
-non lo so...- rispose Sephiroth chiudendo gli occhi e strofinandosi il ponte del naso -ma non voglio correre rischi... dirò al maggiordomo di preparare la nostra carrozza... andremo alla nostra residenza sulla costa, almeno fino a quando non lo prenderanno... vai a preparare la tua valigia, partiamo tra un'ora-.
Riku annuì e si affrettò a salire le scale mentre suo padre rientrò nel suo studio, molto probabilmente per prendere dei documenti importanti.
Quando il ragazzo arrivò in camera andò subito al suo letto e tirò fuori un baule da sotto di esso, ce lo poggiò sopra e lo aprì incominciando a riempirlo di vestiti e di tutte le cose che potevano servirgli mentre la sua mente elaborava quello che stava succedendo: suo padre stava scappando da qualcuno.
Personalmente, Riku non aveva mai conosciuto questo Ansem ma stava già incominciando a temerlo; non aveva mai visto, prima di allora, suo padre spaventato o preoccupato per qualcosa e se quest'uomo era capace di fargli provare tanta paura da fargli decidere di andarsene voleva dire che era davvero pericoloso.
Dopo aver finito di riempire il baule, Riku osservò la sua stanza “mi sembra di aver preso tutto” pensò, fino a quando il suo sguardo non cadde sulla scrivania dove vide qualcosa scintillare, colpita dai raggi del sole che entravano dalla finestra.
“Che stupido! Come ho fatto a dimenticarmene?” pensò avvicinandosi alla scrivania.
L'oggetto in questione era una collana d'argento con un ciondolo a forma di corona; sua madre glielo aveva regalato poco prima di morire, quando lui aveva solo 8 anni, ed era la cosa a cui era più affezionato.
Sorrise dolcemente vedendola ma, nel momento in cui la prese in mano, un forte rumore spezzò il silenzio che regnava in casa.
Riku sobbalzò dalla sorpresa, lasciando cadere la collana che teneva in mano, che rimbalzò sul pavimento di legno, finendo sotto al letto.
-Accidenti!- esclamò il ragazzo ma proprio quando stava per accucciarsi per raccoglierla, un altro colpo risuonò nell'aria.
Il ragazzo aggrottò la fronte, uscendo dalla stanza -padre... è tutto a posto?- in risposta alla sua domanda udì solo dei rumori.
Riku alzò gli occhi; ok che erano di fretta ma non era un motivo valido per gettare le cose a terra.
“Forse è meglio che vada ad aiutarlo... probabilmente ha un sacco di documenti legali che vuole portare con se” decise l'argenteo dopo un minuto di riflessione.
Così scese le scale ma, una volta arrivato all'ingresso, aggrottò la fronte quando trovò la porta aperta: il vento caldo entrava in casa portando con se i profumi della campagna e qualche foglia.
Riku, accigliato, la chiuse con una spinta, poi proseguì nel corridoio per arrivare allo studio di suo padre.
La porta era socchiusa ma il ragazzo non fece in tempo a fare neanche un passo verso di essa che udì dei rumori provenienti dal salone.
Cambiò direzione e, una volta arrivato alla porta si fermò per sbirciare nella stanza, quello che vide gli fece sgranare gli occhi e trattenere il respiro: suo padre era bloccato contro la mensola del camino da un uomo che non aveva mai visto.
Una delle mani dello sconosciuto era avvolta attorno alla gola di Sephiroth mentre l'altra impugnava una pistola che teneva premuta contro la tempia sinistra.
Riku osservò attentamente l'uomo: era alto quanto suo padre, aveva la carnagione scura e i capelli bianchi ma non poteva vedere il suo viso perché era di spalle.
Capendo che suo padre era in pericolo, l'argenteo si guardò attorno alla ricerca di un'arma e i suoi occhi caddero su una spada, a terra, a pochi centimetri dai suoi piedi; doveva essere stata la sua caduta il rumore che aveva udito prima.
Entrò in silenzio nella sala, per non allarmare lo sconosciuto, ed impugnò la spada alzandola davanti a se.
Sephiroth lo vide ed incrociò il suo sguardo con quello del figlio ma il contatto doveva essere durato troppo perché, un attimo dopo, lo sconosciuto si voltò verso Riku e, nel vederlo, emise una profonda risata: lasciò cadere a terra Sephiroth e puntò la pistola all'altezza del petto del ragazzo. -Che coraggio... il figlio che viene in soccorso del padre- disse sorridendo maniacalmente ma Riku non si lasciò intimidire e mantenne la spada alta davanti a se -sei Ansem, non è vero?-
-oh, e sei anche intelligente! Come l'hai dedotto?- chiese l'uomo con una voce che grondava sarcasmo ma il ragazzo non indietreggiò di fronte a quell'arroganza.
Lanciò un'occhiata verso suo padre per assicurarsi che stesse bene: l'uomo era a terra, in ginocchio, e stava riprendendo fiato.
-Mai distogliere lo sguardo dal nemico, ragazzo, oppure sei morto!- la voce di Ansem gli fece riportare l'attenzione su di lui appena in tempo per evitare un candelabro che l'uomo stava per scagliargli contro: gridò, tuffandosi di lato, riuscendo ad evitare l'oggetto, che si schiantò contro le cornici di alcune foto appese al muro, ma perdendo la spada.
La risata fredda di Ansem risuonò per tutta la casa, facendo rabbrividire Riku mentre si rimetteva in piedi; ora aveva capito perché suo padre lo temeva tanto: era un vero demonio.
Dopo aver finito di ridere riportò la sua attenzione sul ragazzo: i suoi occhi gialli brillavano malignamente.
-Sai, Sephiroth... penso di aver trovato il modo di farti provare tutto il dolore che meriti per avermi sbattuto in galera- a quelle parole l'argenteo alzò la testa verso di lui, socchiudendo gli occhi; aveva capito cosa l'uomo voleva fare.
-Non osare ferirlo, Ansem, o giuro su dio che te ne pentirai!- disse con un tono gelido -vedremo- fu la risposta dell'albino prima di alzare la pistola e sparare.
Riku non ebbe neanche il tempo di pensare che, subito dopo aver udito il rumore dello sparo, cadde a terra: un dolore lancinante riempì ogni anfratto del suo cervello mentre una macchia rossa si allargava lentamente da un foro sulla sua camicia in centro al petto.
-NO!- sentì suo padre gridare e, poco dopo, ci fu un secondo grido di dolore: il ragazzo vide il corpo di Ansem cadere a terra ad un paio di metri da lui, Sephiroth sopra di lui con in mano la spada con la lama macchiata di sangue.
Nonostante il dolore che provava e la fatica che faceva per respirare, l'argenteo cercò di chiamare il padre ma quello che gli uscì dalla bocca fu solo un rantolo soffocato e del sangue che gli macchiò le labbra.
Un attimo dopo, sentì una mano sollevargli la testa mentre l'altra tentava di tamponare la ferita al petto -Riku! Resta con me!- sentendo la paura nella sua voce, il ragazzo sgranò gli occhi: non aveva mai visto suo padre così spaventato.
-Vieni... ti porterò dal medico! Devi solo stare sveglio!- disse Sephiroth prendendolo in braccio “non ci riesco... sono così stanco...” pensò il ragazzo mentre il suo respiro si faceva sempre più flebile.
-Riku! Non chiudere gli occhi! Mi senti?!- gridò Sephiroth mentre apriva la porta d'ingresso, correndo fuori nel viale “perché no? Solo per cinque minuti... dopo li riapro...” pensò il giovane come la sua visione iniziò ad oscurarsi mentre i battiti del suo cuore si facevano sempre più deboli.
-RIKU!- il suo nome gridato dalla voce disperata di suo padre fu l'ultima cosa che sentì prima che il suo mondo divenne completamente nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, piacere di conoscervi!
Sono black dalia e questa è la mia prima storia in questa sezione! ^//^
Come avete letto, l'inizio è piuttosto drammatico ma il prossimo capitolo sarà molto più leggero ve lo posso assicurare (ma non vi anticipo niente, sarà una bella sorpresa ;D).
Siccome ho già scritto i primi sei capitoli questi aggiornamenti saranno abbastanza veloci (uno a settimana per essere precisi, di solito di sabato) mentre quelli che verranno dopo saranno un po' più lenti perché ho poco tempo da dedicare alla scrittura ma cercherò comunque di pubblicarne almeno uno al mese (o un paio, se siete fortunati XD).
Bene, ora vi lascio ed aspetto le vostre recensioni per sapere che ve ne pare di questo inizio.
Saluti e baci da black dalia

  
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