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Autore: Emily27    01/05/2016    4 recensioni
«Non dormi?» le domandò rivolgendole un'occhiata.
«Non ho sonno» rispose Carol alzando lo sguardo verso il firmamento punteggiato di stelle. «Siamo di nuovo tutti insieme, sotto a questo cielo. È una notte troppo speciale per dormire.»

(Una diversa versione di una parte dell'episodio 5x02)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infinite notti




 
Si erano accampati come meglio potevano per trascorrere la notte nel bosco, reduci dai fatti accaduti a Terminus.
Dormivano tutti un sonno più o meno profondo, tranne Carol. Era esausta, nel corpo e nell'anima, ma non riusciva a chiudere occhio, tanti erano i pensieri e le emozioni che la dominavano.
Era seduta a terra con le braccia che circondavano le gambe piegate, ascoltando il silenzio rotto soltanto dal rumore delle foglie mosse dal vento e dal verso lontano di qualche uccello notturno. Non c'era l'ombra di un vagante, almeno per il momento, e Carol aveva intenzione di godersi quegli attimi di quiete. Il fuoco era ormai spento, ma la frescura nell'aria non le dava fastidio, al contrario, sembrava rigenerarla.
Osservò i suoi compagni distesi a riposare, complice la luna che spezzava le tenebre. Erano di nuovo insieme, tutti, e lei non era più sola. Chi sapeva quello che aveva fatto alla prigione l'aveva accettato, aveva capito, era stata assolta da loro più di quanto avesse fatto lei con se stessa. Ora non voleva più pensarci, voleva dimenticare.
Rick teneva tra le braccia la piccola Judith, avvolta in una coperta che la proteggeva dall'umidità della notte, accanto a lui Carl, addormentato con un braccio proteso verso la sorella, e poco più in là Michonne. Sasha e Tyreese erano sdraiati vicini, Maggie e Glenn dormivano abbracciati. Tara, Eugene e Rosita riposavano sotto la stessa pianta, mentre Abraham stava di guardia a pochi metri da loro. Questi ultimi, appena unitisi al gruppo, si erano già guadagnati la loro stima. Daryl e Bob facevano anch'essi da sentinelle su altri lati dell'accampamento.
L'amore di un padre per i propri figli, quello tra fratelli, tra un uomo e una donna, l'amicizia incondizionata, la fiducia verso il prossimo, tutto ciò era qualcosa che nessuno zombie o essere umano avrebbe mai potuto portare loro via. Era l'unica certezza che rimaneva.
Carol era disposta a tutto pur di difendere quelle persone, lo aveva già sperimentato, e quella consapevolezza la spaventava.
Si alzò e prese un fucile: se non dormiva, tanto valeva rendersi utile.
Andò a sedersi sull'erba accanto a Daryl, ai piedi di un grande albero sul cui tronco appoggiò la schiena, imitandolo. Tenne il fucile a porta di mano, come stava facendo lui con la balestra.
«Non dormi?» le domandò rivolgendole un'occhiata.
«Non ho sonno» rispose Carol alzando lo sguardo verso il firmamento punteggiato di stelle. «Siamo di nuovo tutti insieme, sotto a questo cielo. È una notte troppo speciale per dormire.»
Restarono in silenzio per un tempo indefinito, ognuno guardando dritto davanti a sé.
Poi Carol si sentì addosso lo sguardo insistente di Daryl. Non c'era bisogno che lui parlasse, intuiva qual era la sua muta domanda. Tra loro era così, bastava un'occhiata, un gesto o un silenzio per comprendersi. Sapeva che Daryl intendeva chiederle di quanto accaduto alla prigione, ma lei non desiderava addentrarsi in quel discorso, perché il ricordo di aver ucciso Karen e David le bruciava dentro e doveva fare in modo di spegnerlo. Lo stesso valeva per Lizzie: il suo pianto le risuonava ancora nelle orecchie e vedeva le sue spalle scosse dai singhiozzi, verso le quali aveva puntato la pistola.
*«Non ne voglio parlare» asserì infine. «Non posso. Devo solo dimenticare.» Solo in quel momento si voltò a guardarlo.
«D'accordo» disse lui semplicemente.*
Daryl era in grado di capirla come nessun altro, rispettando la sua volontà.
Era sicura, comunque, che se ne avessero parlato le avrebbe detto di non tormentarsi con i sensi di colpa, che se aveva ritenuto necessario agire in tale maniera così doveva essere.
Daryl era il suo luogo sicuro.
Quando si erano ritrovati nel bosco e lui era corso impetuosamente ad abbracciarla, per Carol era stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio, come vedere il sole dopo giorni di buio. Lo aveva stretto a sé, mentre lacrime di gioia le salivano agli occhi e pensava che là, fra le sue braccia forti, era il posto migliore in cui stare.
«Quante notti come questa avremo ancora?» chiese lui quasi a se stesso.
«Non lo so, ma faremo il possibile perché ce ne siano ancora infinite.»
Daryl annuì, appoggiando la testa sul tronco con lo sguardo rivolto leggermente verso l'alto.
Carol scrutò a lungo il suo profilo, finché lui si girò per incontrare ancora i suoi occhi, allora, in un gesto naturale, allungò una mano e la posò delicatamente sulla sua guancia, avvertendo sul palmo la ruvidezza della barba e un nuovo calore nel cuore. Non voleva essere spaventata da ciò che sentiva.
Osando, si protese verso di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero, breve, ma che bastò a scuoterla dentro.
L'espressione di Daryl fu di puro stupore, ma lui non smise di sostenere il suo sguardo, pur allungando un po' la distanza fra i loro volti.
Carol ebbe il dubbio che baciarlo non fosse stata una buona idea. Lasciò ricadere la mano che ancora teneva sul suo viso, e in quel momento Daryl la prese nella sua, con timorosa dolcezza. La stessa che lui riservava a poche persone, e a Carol piaceva pensare di essere una di quelle, era gelosa di quel privilegio.
«Credevo non ti avrei più rivista.»
C'era un misto di paura e sollievo in quelle parole quasi sussurrate.
Carol, messe già da parte le perplessità, disse: «Sono qui. Siamo qui.»
In quel mondo, dopo tutto quanto le era accaduto di orribile e doloroso, non avrebbe mai creduto di poter provare ciò che stava provando in quegli attimi e che la faceva sentire viva.
Inaspettatamente, Daryl appoggiò le labbra sulle sue. Dapprima timide, si armarono di audacia, e lei le assecondò, inebriandosi del loro sapore di natura indomita e miele delicato. Era così giusto quel bacio.
Dannatamente giusto.




*Il dialogo è ripreso dall'episodio 5x02






 
  
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