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Autore: pandafiore    06/05/2016    3 recensioni
Cosa ci può essere di male, nel fare una partita a scacchi con la propria nipote?
Le pedine bianche a lei, quelle nere a lui, e il gioco ebbe inizio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nipote di Snow, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OneShot

 

Giochiamo a scacchi, nonno?





Era una sera d'Aprile, quando la bambina corse tra le braccia del nonno, appena tornato a casa dal lavoro - quel lavoro che tanto amava, quello in cui doveva scegliere come uccidere i ragazzi in un'Arena -, e gli chiese di giocare a scacchi.
Il presidente, quel giorno, era davvero molto sereno.
Aveva infatti affidato il lavoro al suo fidato dipendente Seneca Crane, affinché creasse un finale dei Giochi sorprendente; e lui era potuto tornare presto a casa, dalla nipote che lo attendeva con ansia e gioia.
Non si aspettava però che questa gli proponesse una partita a scacchi. Era così abituata a perdere, la bambina, che aveva ormai rinunciato a giocare da anni, troppo ingenua per l'astuzia del nonno.

Ma quella sera, la bambina aveva una nuova luce - quasi ribelle - negli occhi.
Le pedine bianche a lei, quelle nere a lui, e il gioco ebbe inizio.

Mosse il cavallo, lui, illuminato dalla tenue luce del fuoco del caminetto, che gli riscaldava il volto in modo dispettoso. A lui non piaceva il caldo. Lui gradiva il freddo, semmai il tepore, clima ideale per le sue rose sanguignee.
Fu così che si alzò e spense con poche mosse quelle fiamme alte, ardenti, ribelli.
Però, quando si sedette, notò improvvisamente la treccia che la sua nipotina si era fatta, e che le correva, bionda come il grano, lungo la spalla, fino al costato.
«Che treccia graziosa.» Sorrise, Coriolanus Snow, quando in realtà sentiva dentro di sé ancora quel calore fastidioso, pungente, seppure il fuoco fosse spento, ora. Lanciò una rapida occhiata al televisore impostato sul silenzioso, e notò che il Vincitore sarebbe stato presto dichiarato, poiché il Favorito era stato ucciso dai due Sfortunati Amanti del Distretto dodici.

Toccava alla bambina, ora, compiere la sua mossa.
E si sorprese quando questa sorrise beffarda e dichiarò fermamente, scandendo ogni singola sillaba, con la sua voce tra il fiero e il superiore:«Scacco matto.»

Con un piccolo tocco, le sue dita piccole ed esili fecero cadere il Re del nonno, con quel sorriso indelebile sul volto, per averlo battuto.
Fu il tonfo sordo che la pedina aveva fatto sul legno resistente e solido della scacchiera, a far rinvenire Snow e ad esortarlo a prestare nuovamente attenzione allo schermo televisivo.
C'era stato un errore. Crane aveva sbagliato. I Vincitori erano due.

Per la prima volta nella sua vita il Presidente Snow aveva perso e, osservando ancora un volta gli occhi furbi e grigi della nipote, sorrise mestamente.
«Brava.» Sussurrò con rimorso ed un dolore strano al centro del petto, alzandosi lentamente e ritirandosi nelle sue stanze.

Quella sera, l'unico pensiero che lo tormentava e che gli impediva di dormire, non erano tanto gli occhi di Katniss Everdeen - grigi e furbi, proprio come quelli della bambina -, seppur essi fossero ben vividi nella sua mente; ciò che realmente lo lasciava interdetto era il pensiero che il suo dovesse essere un sistema molto fragile se bastava una manciata di bacche a farlo crollare...

Il re era caduto. Snow era caduto, quella sera. E lui lo sapeva, che presto si sarebbe concluso il suo dominio.
Perché due occhi grigi e furbi l'avevano battuto, assieme alla bella treccia curata che le pendeva sulla spalla.

   
 
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