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Autore: Sisya    09/04/2009    16 recensioni
- Non prendevi il disturbo di invitarmi a ballare, in questo caso -
- Non ve lo avrei domandato comunque - {...}
SasuSaku *O* (Accenni NaruHina e ShikaTema) Dedicata a Lely. Buon compleanno tesoro.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Shakespeare in Love {Romeo and Juliet Style}



Dedicata alla mia gemu puccia *O*
(che potrebbe far concorrenza a Darth Vader in quanto a Dark Side,
ma anche lei ha il suo lato lolloso, e soprattutto ha la pazienza
di sopportare una dolly nevrotica come me XD)
Quindi è tutta per te, tesoro! Buon compleanno!! Ti voglio un mondo di bene!! <33
P.S. Sappi comunque che l'accenno ShikaTema è tutto tuo, perciò pigliatelo così com'è ù.ù
Vedi cosa mi tocca fare per colpa tua? X°°°D Scheerzo, sarei persa senza di te XD
Tanti Auguri e mangia tanta torta anche per me mi raccomando ^O^


Romeo: Oh! Insegna a splendere alle torce!
Sembra pendere sulla guancia della notte
Come un ricco gioiello all'orecchio d'un Etiope - (…)
Finora ha mai amato il mio cuore? Negalo, vista!
Fino a questa notte, la bellezza vera
io non l'ho mai veduta.




Un ballo che fosse veramente degno di tale nome, era sempre un'ottima scusante intorno alla quale ruotavano gli interessi più disparati.
Era da considerarsi un'occasione non troppo formale per unire gli affari al dilettevole, dove i signorotti locali potevano discutere dei loro contratti tra un giro di pista e l'altro, e farsi un bicchierino in compagnia di nascosto dalle loro mogli, troppo impegnate a civettare con le amiche per controllarli. Le matrone invece ne approfittavano per indossare i loro abiti più ricchi e i gioielli più vistosi, contendendosi con grande eleganza il titolo di tappezzeria più appariscente.
Alcuni popolani si accodavano dietro ai nobili, mescolandosi nella folla, altri rimanevano nei giardini del palazzo, chi semplicemente osservando, chi facendo battute di poco gusto, chi alzando il gomito, mentre i bambini sgusciavano sotto i tavoli carichi di prelibatezze e sgraffignavano pani bianchi e frutta candita, complici il gran trambusto generale e la musica vivace.
Ma un ballo, prima di ogni altra cosa, era soprattutto un ballo.
Nello spazio centrale del salone illuminato a festa, le gonne ampie e colorate si aprivano a campana seguendo i movimenti delle fanciulle, che giravano sulla punte sorrette dai loro cavalieri, ebbri dei sorrisi e degli sguardi che le dame rivolgevano loro, nell'allegra frenesia delle danze.

Oh, se soltanto fosse stato per lei, avrebbe continuato a danzare per tutta la notte, ininterrottamente, fino a cadere a terra, stremata e senza più fiato ma felice come non mai. Accettava con un moto di intensa gratitudine le mani tese dei giovani, lasciandosi sollevare nelle piroette e atterrando a terra subito dopo, più euforica di prima e assolutamente incurante delle occhiate ammirate che attirava da ogni parte. Perchè un ballo era fatto per danzare e divertirsi, non per cercare a tutti i costi di incrociare i propri occhi con quelli di qualche gentiluomo di bell'aspetto che poi - come aveva già avuto modo di sperimentare - le si sarebbe appiccicato addosso per il resto della serata, annoiandola con sproloqui inconcludenti sul suo presunto ardente amore e chissà cos'altro.
Oh, no, un ballo era un ballo in quanto tale, e lei non ci aveva mai visto alcun secondo fine.
Ma in quel momento, talmente presa dal ritmo, avvertì distrattamente di passare da un cavaliere a un altro, e nella piroetta successiva dimenticò tutti i suoi buoni propositi e finì per abbassare lo sguardo sul viso del giovane che la reggeva. Era un biondino dallo sguardo sveglio, che le rivolse un gran sorriso da sotto la zazzera di capelli spettinati. Perfino i suoi grandi occhi azzurri sembravano sorriderle, rifletté lei con un improvviso moto di simpatia.
- Scusate, mia signora, è vostro padre che ha organizzato questa meravigliosa festa? - domandò lui mentre la riappoggiava a terra con premura. Lei annuì, accaldata e col respiro accelerato, e non potendo fare altro accettò il suo braccio che la invitava a scostandosi giusto un attimo dalla folla danzante per riprendere fiato.
- Ah, mia signora, tutte le bellezze di Verona si sono riunite qui stasera. Sento che potrei farmi rubare il cuore mille e mille volte, e non esserne ancora soddisfatto … - ridacchiò il biondino aggiustandosi il colletto e ammiccando. Lei sorrise gentilmente, e mentre lasciava vagare distrattamente lo sguardo intorno a sé, si accorse che ora il suo accompagnatore si stava rivolgendo a qualcun altro - … allora perchè intanto non fai tu da cavaliere alla padrona di casa? Un giro di danze soltanto, eh? Guarda com'è graziosa - Si voltò di nuovo a fissarlo confusa, e alzò timidamente gli occhi sul nuovo venuto.
Un giovane dai capelli scuri che la degnò poco più di un'occhiata di cortesia.
- Sono qui per Rosalina - replicò quindi con aria cupa, mandando giù un lungo sorso dal suo calice di vino pregiato - E dovresti saperlo che le ragazzine non mi interessano, Benvolio - aggiunse con una mezza smorfia di scherno, voltandosi finalmente a guardarla. La ragazza lo fissò sconcertata per un attimo, non tanto sicura di aver capito bene.
- Come prego? - boccheggiò, aggrottando la fronte - Non … non prendevi il disturbo di invitarmi a ballare, in questo caso -
- Non ve lo avrei domandato comunque - concluse quello con un’alzata di spalle annoiata - E ora, se volete scusarmi … - fece poi inchinandosi con eleganza e rivolgendole un’ultima occhiata divertita prima di allontanarsi verso la pista da ballo. Lo intravide di sfuggita avvicinarsi a una dama dai riccioli dorati e sussurrarle qualcosa in un orecchio. Vide che lei stava ridendo, portandosi il calice di vetro alle labbra vermiglie.
Si volse di nuovo a fissare il biondino, che con lo sguardo luccicante e un sorrisetto a mo' di scusa si strinse nelle spalle.
- Oh, non prendetevela, mia signora. Fa' sempre così … -
L'istante successivo aveva già accettato l'invito di un altro, le labbra leggermente contratte dall'irritazione.
Il vestito candido le oscillava intorno alle gambe mentre si muoveva, lasciando che la musica, le luci e colori abbaglianti le svuotassero nuovamente la testa da quell'incontro ben poco edificante. E così fece, abbandonandosi alle danze. E gli occhi scuri e ironici del giovane impudente divennero ben presto solo un distratto e vago incidente di percorso. O almeno, così si disse.




Romeo: Quale luce appare attraverso quella finestra?(...)
Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna, già
ammalata e pallida per il dolore
che tu, sua ancella, sia più bella di lei.
Il suo abito di vestale è spento e verde, e lo indossano solo le sciocche. (…)
Oh, è il mio amore. Oh, potesse sapere che lo è!



Si era ritirata nelle sue stanze molto prima di quanto si sarebbe immaginata, meravigliando persino la sua cara balia, che l'aveva vista stendersi sul letto e rifiutarsi di toccare cibo, inspiegabilmente corrucciata. La festa ai piani di sotto continuava, ma aveva improvvisamente perso tutta l'attrattiva che l'aveva circondata per settimane. Juliet sedette scalza sull'ampia ringhiera lignea del balcone, appoggiandosi con la schiena al muro e raccogliendo con una mano la camicia da notte che la intralciava nei movimenti; la lanterna dentro cui bruciava un mozzicone di cera faceva ancora abbastanza luce da permetterle di leggere.
- Vi prego, almeno stanotte, ponete fine alla mia agonia, mio amore -
Trasalì talmente violentemente che rischiò quasi di lasciarsi cadere il libro di sotto.
Si sporse a guardare battendo le palpebre nell'oscurità della notte, sconcertata. Eppure quella voce … le venne improvvisamente da ridere.
- Mio signore, temo abbiate fatto male i vostri calcoli - replicò alle ombre davanti a lei, il tono che sapeva di risata trattenuta a stento - Ma mi auguro per voi che non crediate davvero di riuscire a incantare qualcuno in questo modo … - aggiunse ruotando gli occhi con uno sbuffo divertito.
Per un attimo ci fu silenzio, rotto solo dal rumore di alcuni passi, poi di nuovo silenzio. Fino a che il baldo giovane comparve alla luce della lanterna, issandosi a sedere a cavalcioni del balcone, una gamba penzolante oltre la balaustra e l’altra all’interno. Juliet richiuse spazientita il libro, alzandosi e avvicinandosi a lui, la lunga e pesante camicia da notte che si arricciava buffamente intorno alle caviglie e gli strani capelli sciolti sulla schiena, ancora morbidi di spazzola.
- Voi?! - esclamò, fissandola, a metà tra il fastidio e la sorpresa.
- Proprio io, che disdetta - replicò lei stringendosi nelle spalle.
Lui le rivolse un’occhiata di sbieco, divertito suo malgrado.
- Posso farvi una domanda? - chiese quindi Juliet.
- Anche se vi dicessi di no, so che lo fareste comunque -
- Perché rimanete qui a perder tempo con me? Non vi sta aspettando la vostra … Rosapina o come si chiama? -
- Mmh. Questo sì che è interessante. Neppure mi conoscete ma siete già gelosa di me - osservò lui con una smorfia di scherno che la fece avvampare - Niente affatto - replicò lei con uno sbuffo impermalosito - Anzi, andatevene immediatamente o giuro sul mio onore che chiamerò le guardie e … ! -
- Ah, non c'è alcun bisogno di scomodare il vostro onore - la interruppe - Me ne vado più che volentieri -
- Sì. Bene. Andatevene dalla vostra Rosapina, benissimo - borbottò lei a bassa voce, senza guardarlo.
- Ma signora, questa vostra gelosia è del tutto immotivata, lasciatevelo dire - fece lui scoppiando a ridere.
- Posso almeno sapere il vostro nome? - domandò lei alzando il viso di scatto e facendosi improvvisamente apprensiva, e le sue mani si strinsero esitanti attorno al bordo ruvido del balcone; tralasciò perfino di smentirlo riguardo al suo irritante commento.
- Che importanza ha? - fece lui voltandosi a fissarla con una punta di sarcasmo.
- Ne ha invece, e molta - replicò lei risoluta. Lui le rivolse una breve occhiata, aggrottando leggermente la fronte.
- Romeo - disse infine, voltandole nuovamente le spalle per poi domandare, cercando di suonare del tutto casuale e rendere esplicito il suo totale disinteressamento al riguardo - E il vostro? -
La giovane lo guardò sorpresa. Lui rimase in attesa, fissandola accigliato.
- Juliet - replicò appena, in un sussurro - Mi chiamo Juliet - ripeté poi quando ebbe ritrovato la voce.
Sul volto di lui comparve una piccola smorfia.
- Lo immaginavo. Proprio un nome da ragazzina … - sbuffò, ruotando gli occhi divertito.
- Ma voi siete un Montecchi - Juliet la fece suonare come una semplice, innocua constatazione.
- E voi una Capuleti - replicò quello col suo stesso tono. Si squadrarono in silenzio per un attimo che parve eterno.
- Allora saprete anche che questo non promette nulla di buono, vero? - sussurrò infine lei con un mezzo sorriso, inclinando la testa di lato.
- Oh, ci porterà dritti alla catastrofe, Juliet - concordò lui con un breve cenno del capo, incapace di non sorridere a sua volta - Dritti alla catastrofe -


Giulietta: Te ne vuoi già andare? Non è ancora giorno (…)
Canta, la notte, su quell'albero di melograno. Credimi, amore, era l'usignolo.
Romeo: Era l'allodola, araldo del mattino, non l'usignolo. Consumate sono le candele della notte,
e il giorno si muove giocondo in punta di piedi. Ma mi prendano pure, mi mettano a morire, se tu vuoi così.
Come va, anima mia? Parliamo. Non è ancora giorno.
Giulietta: Oh, lo è! Lo è! Vattene, via di qui! Alcuni dicono che l'allodola separa con dolcezza.
Questa non fa così perchè separa noi. Oh, va' via, c'è sempre più luce!



I capelli le si erano sparsi sul cuscino di raso come seta colorata, e il suo respiro basso e regolare si condensava nell'aria calda del mattino; le coperte e le lenzuola si erano arruffate intorno ai due corpi addormentati nel grande letto. Lui riaprì gli occhi e lasciò vagare per qualche attimo al soffitto le due iridi scure.
- Mmh, è già mattino? Sento l'allodola cantare - sussurrò Juliet senza ancora aprire gli occhi.
- No, ti sbagli, è solo un usignolo che canta col buio - replicò lui sfiorandole una guancia col dorso della mano.
- Ma no, no, che stai dicendo? - replicò subito lei nel sentirsi contraddire, e si levò a sedere mettendo su un piccolo broncio mentre lui si girava a osservarla con aria perplessa - Ma se vedo benissimo che il sole è già alto fuori dalla finestra! … ma come, il mio dolce Romeo dorme anche da sveglio, che non riconosce più il giorno dalla notte? - concluse lei con sorrisetto sfacciato.
- Oh, perdonatemi. Avete ragione. Deve essere stata colpa del vostro continuo russare, mia Juliet, che mi ha tenuto sveglio tutta notte -
La bocca di lei si spalancò scandalizzata, e afferrato uno dei cuscini glielo tirò dritto in faccia scoppiando a ridere.
- E che dire allora del vostro comportamento, messere? Si supponeva che fosse la nostra prima notte d'amore, ma se posso parlare francamente, decisamente il gioco non vale la candela - Al che lui le si gettò sopra, cominciando a farle il solletico, con lei che cercava di divincolarsi con le lacrime agli occhi. Ma il riso morì a entrambi sulle labbra quando si accorsero della loro posizione. Juliet gli era finita sopra a cavalcioni, la camicia da notte scomposta e i capelli lunghi tutti spettinati, mentre lui le teneva ancora fermi i polsi con entrambi le mani. Si fissarono l'un l'altro a occhi sgranati per qualche secondo. E infine lui si sporse in avanti, la frangia che gli scivolava sparpagliata sugli occhi, mentre lei schiudeva appena le labbra, avvertendo il suo respiro caldo che premeva contro il viso, e …
- STOP! STOOP! Fermi tutti! Che storia è questa? Che accidenti state combinando, si può sapere?! -
Si alzarono improvvisamente le luci sul palcoscenico, facendo sbattere gli occhi ai due giovani, che si affrettarono ad allontanarsi.
Dalla prima fila della platea, Tsunade si premette due dita sulla fronte, squadrandoli con una faccia decisamente esasperata.
- Ragazzi, state a sentire, lo so che abbiamo deciso di dare un'ottica diversa al testo originale, ma non mi pare di aver detto che questo prevedeva che due amanti sul punto di separarsi per sempre finiscano a rotolarsi sul letto facendosi il solletico! -
Sakura arrossì, Sasuke distolse lo sguardo sbuffando.
- E va bene, va bene, per oggi basta così, siamo tutti esausti. Lunedì riproveremo la scena finale, d'accordo? Sempre che Sakura si ricordi di non rispondere al bacio quando si suppone che sia morta … - Sasuke le lanciò un'occhiata sfacciatamente ironica.
- Cos'hai da ridere tu? Stavo solo … improvvisando! - sbottò lei guardandolo male.
Tsunade sospirò pesantemente, facendo segno ai due che potevano andarsi a cambiare.
- Di questo passo non ce la faremo mai ad essere pronti per la prima! Cosa andrò a raccontare al preside? Che i miei attori sono in piena crisi ormonale? -
- Ma signorina Tsunade, secondo me hanno recitato tutti bene - intervenne l'addetta scenografa scuotendo i buffi codini con aria pensierosa - Peccato che nella scena precedente Shika abbia rovinato tutto con la sua solita faccia da pesce lesso - aggiunse con la lingua tra i denti, dando uno scappellotto in testa a Shikamaru, chino a rassettare uno scatolone di costumi di scena.
- Ah, che palle, ma ti sei mai vista allo specchio? -
- Sto solo dicendo che il pathos non fa per te, cry baby -
- Grazie tante - borbottò lui rivolgendole un'occhiata storta da sotto in su.
- Insomma, Mercuzio è un giovane esuberante e pieno di spirito, e tu non sei … esattamente il tipo che … come dire … -
- Insomma sono troppo noioso per interpretarlo - concluse Shikamaru rimettendosi in piedi.
- Non ho detto questo -
- Ma è quello che pensi -
- Non è vero! - scattò lei voltandosi a fronteggiarlo, arrabbiata.
Shikamaru la fissò battendo le palpebre - O-okay - fece poi grattandosi la nuca imbarazzato.
Lei sorrise vittoriosa, tornando a fissare il palcoscenico vuoto - Potrei darti una mano, magari, se ti va - buttò lì casualmente, senza guardarlo.
- Ah, certo, certo, come no … -
- Dico sul serio -
- Ah. Beh, ecco, penso … che un po' di pratica non può che farmi bene -
- Sì, però non farti troppe illusioni, per la faccia da pesce lesso purtroppo non c'è rimedio -
- Grazie, lo terrò presente - fece lui ridendo.
- Ehi, guarda che dovresti essermi grato. Sacrifico il mio tempo prezioso per te -
- Già. Spero solo che tu non ti aspetti che ti paghi -
Temari si voltò a fissarlo, le mani sui fianchi e una luce diversa negli occhi.
- Comincia a offrirmi la cena, cry baby, poi ne riparliamo -
- Oh - fece lui, annuendo - Questo direi che si può fare -

~

Sakura si slacciò il corsetto dell'abito con un respiro di sollievo, rovistando alla cieca nella borsa alla ricerca della spazzola.
- Sai cosa ho sentito dire? - le chiese Hinata sorridendo; la moretta era seduta sulla panca degli spogliatoi femminili a gambe incrociate, il copione dello spettacolo aperto sulle gambe e la divisa perfettamente in ordine - L'altra volta Ino ha trovato la sua parrucca di Rosalina tutta quanta arruffata. È dovuta andare in scena che sembrava avesse un barboncino in testa … Non è che per caso tu ne sai qualcosa? -
- Io? E cosa dovrei saperne io, scusa? - borbottò Sakura litigando con i lacci della gonna.
- Non c'entra il fatto che Ino e Sasuke dovessero provare una scena insieme? -
- Assolutamente no, ma figurati! - esclamò Sakura, con un acuto fin troppo scandalizzato. Intercettò l'occhiata dell'amica, che la fissava con un sorriso che si spiegava da solo - E va bene, forse ne so qualcosa. Dovrebbe imparare lei a tenere a posto le mani, piuttosto. Sasuke di qui, Sasuke di là, ma per favore - borbottò facendole il verso, mentre Hinata rideva.
- Oh, a proposito, oggi Naruto-kun è stato davvero bravissimo, non è vero? -
Sakura ridacchiò, caricandosi la tracolla in spalla e alzando gli occhi al cielo - Dici così tutte le volte, Hinata -
- B-Beh p-perchè è bravissimo tutte le volte, si vede - replicò la moretta arrossendo miseramente e affrettandosi a seguire l'amica fuori dagli spogliatoi. Uscì con lo sguardo incollato al pavimento e il viso in fiamme, senza guardare nemmeno davanti a sé, e così finì direttamente addosso a Naruto, che stava passando proprio in quel momento. Il copione e le varie cartellette le caddero a terra sparpagliando fogli dappertutto.
- Oddio, Hinata, scusa, non ti avevo vista arrivare - esclamò il biondino chinandosi immediatamente a raccogliere quel disastro.
- N-non è niente, N-Naruto-kun - replicò lei inginocchiandosi a sua volta.
- Ehi. Ma questo è il nostro copione! Ne hai una copia anche tu? Ma dai? Che forza! -
- Aehm - fece lei arrossendo ancora di più e tenendo lo sguardo basso - c-certo. Vengo sempre ad assistere alle prove -
- Dici davvero? Non lo sapevo! Mi fa piacere, Hinata. Ecco, tieni il tuo copione - fece lui scrollandolo brevemente per dargli una ripulita.
La moretta tese una mano per riaverlo indietro, mormorando un timido grazie e correndo via.
Naruto abbassò lo sguardo sulla propria copia, sfogliandolo soprappensiero e rendendosi conto solo allora di aver appena scambiato il suo con quello di Hinata.
Il suo infatti era pieno di orecchie agli angoli e zeppo di correzioni e scarabocchi, mentre questo invece era immacolato e conservato perfettamente. Fece scorrere lo sguardo sulla lista dei nomi dei personaggi, e sgranò improvvisamente i grandi occhi azzurri, sbalordito.
Di fianco al suo nome, Naruto Uzumaki _ Benvolio, era stato disegnato un piccolo cuore dai bordi calcati.
Rialzò la testa di scatto, osservando Hinata che si allontanava nella folla, e gli venne da sorridere.
- Beh, allora testa quadra? Non vieni? - fece Sasuke sopraggiungendogli alle spalle insieme a Sakura.
- No - replicò lui scrollando il capo - Oggi accompagno Hinata a casa -
- Mh. Okay. Allora ci vediamo domani -
Sakura e Sasuke lo osservarono correre a perdifiato lungo il corridoio per raggiungere la moretta.
- Sono talmente carini, non trovi? - commentò Sakura, scrollando il capo con aria sognante.
Sasuke le diede una pacca scherzosa in testa, facendole cenno di incamminarsi.
- Beh, comunque, quello che ti stavo dicendo è che il cambio di sceneggiatura lo ha proposto proprio Tsunade-sensei. L'idea è stata sua, non ha ragione di lamentarsi in quel modo. Lo aveva detto lei che così avremmo reso più reali i nostri personaggi -
- Infatti - concordò Sasuke - Non si era mai vista una Giulietta così noiosa prima d'ora -
- Né un Romeo così arrogante e antipatico, d'altra parte … -
I due si squadrarono.
- E dimmi, tu moriresti per me, Sasuke-kun? -
- Ma nemmeno per scherzo - ribatté lui ridacchiando.
Sakura gli mostrò la lingua, offesa, fermandosi davanti alle macchinette per prendersi da bere.
- Lo sai, però … stavo pensando che in fin dei conti, non lo vorrei neanche un Romeo così perfetto … così Romeo - fece lei lanciandogli un'occhiata frettolosa mentre litigava con la levetta della lattina di thé - E di sicuro, non lo scambierei mai per il mio Sasuke-kun acido e scorbutico -
Sasuke si voltò a fissarla, interdetto, un sopracciglio inarcato.
- Ah no? -
Sakura fece spallucce, arrossendo un po'.
- Beh, no, sai come si dice … a ognuno il suo -
Lui la fissò per qualche secondo, battendo le palpebre.
- Scema - concluse poi con una smorfia divertita, tirandole giù il berretto sugli occhi.
Sakura si sentì sfilare la lattina dalle mani, e nel sentire scattare la levetta stava già per ringraziarlo, ma quando poi però si rimise a posto il berretto si accorse che il suo presunto galante Romeo si era già incamminato per i fatti suoi senza aspettarla, e che si stava pure bevendo il suo thé freddo senza nessun apparente rimorso - Ehi! - esclamò lei sistemandosi la tracolla in spalla e correndogli dietro arrabbiata.
Lo vide voltarsi a guardarla e scoppiare a ridere, e per ripicca gli si appese al collo di slancio, rischiando quasi di farlo cadere.
Certo che dovevano offrire proprio un bello spettacolo, si disse Sakura stringendosi forte. Lui in piedi che la guardava storto con la lattina di thé ancora in mano, lei in salopette che sorrideva abbarbicata al suo collo, le gambe strette attorno alla sua vita e le scarpe da tennis intrecciate una con l'altra per reggersi.
- Oh, Sas'ke, Sas'ke, perchè sei tu, Sas'ke? - fece lei ridendo, i capelli che le scivolavano dalla spalla mentre si sporgeva da un lato per fissarlo in viso - Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome. O se non vuoi, giura che mi ami, e io non sarò più … -
- … così scandalosamente petulante? - concluse lui al suo posto ridacchiando.
- Oh, andiamo, stavo improvvisando! - rispose Sakura sbuffando divertita e appoggiando la fronte alla sua nuca.
- Improvvisi un po' troppo spesso tu, sai? -
- Mh, seguire il copione non fa per me. E adesso tu che stai facendo?! - esclamò poi sgranando gli occhi, vedendo che lui si tendeva verso il suo viso.
- Indovina - rispose Sasuke facendo spallucce con un mezzo sorriso - Mi sembrava che ci stesse bene -
- Ma davvero, tu guarda … - lei sorrise di rimando, a occhi chiusi, lasciandosi baciare.


Lei non era la sua Giulietta.
Lui non era il suo Romeo.
Ma in fondo, che importanza aveva?
Erano Sasuke e Sakura.
Era tutto assolutamente, catastroficamente perfetto anche così.



- Questa è stata la lezione di biologia più noiosa a cui abbia mai assistito - borbottò Kankuro con uno sbadiglio.
- Gaara-sensei, davvero, posso prepararle il pranzo anche domani se vuole - si offrì gentilmente Matsuri con un timido sorriso.
- Sì. Andiamo - fece il ragazzo scrollando le spalle, ma poi fermò voltandosi a fissare il fratello e la ragazza con aria scettica - Aspettate un attimo … -
- Che succede? - chiese Kankuro.
- Dov'è nostra sorella? -
- Ah - si intromise Matsuri - Ehm. Credo … credo che Temari-san sia ancora al laboratorio teatrale, con Shi... il su… quel tizio che fa Mercuzio nella recita - si corresse rapidamente. Gaara scambiò un'occhiata con Kankuro che, se possibile, aveva una faccia ancora più torva della sua, e si volse di nuovo a fissare la brunetta, inarcando un sopracciglio.
- E che stanno facendo? -
Matsuri esitò un attimo, arrossendo, e fece per rispondere.
- Lascia stare - la precedette Gaara ruotando gli occhi - Non voglio saperlo -


Citazioni tutte prese da Romeo e Giulietta, Shakespeare.
Grazie mille per essere arrivati a leggere fin qui ^O^
Gemu, se non sei ancora svenuta dall'orrore è già qualcosa XD
Che ne dite, commentino? <33


  
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