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Autore: _Gia    08/05/2016    4 recensioni
Ha sempre ritenuto che la vita sia come una ripresa, fatta di sorrisi forzati ed entusiasmo fuori luogo. Ma nelle riprese resta ciò che reputi bello, ciò che credi possa piacere alla gente, mentre nella vita reale, solitamente, solo le cose più brutte restano davvero.
Ama complicarsi l'esistenza, contorcere le situazioni semplici fino a farle diventare dei veri e propri rompicapo. C'è chi la chiama pazzia, lei ama chiamarla vita.
[ Flashfic - 448 parole ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cressida
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colorati tribali di vita spericolata

Il colore vivido dell'ambiente, i dettagli del piumaggio degli uccelli messi in evidenza; quando il Led rosso - posizionato sulla parte anteriore della telecamera, il cui bagliore in netto contrasto con il nero della vernice - si accende, tutto il mondo cambia, assumendo realtà impossibili da scorgere ad occhio nudo. 
Però le piace, questo mondo, del quale tristi realtà vengono celate, messe in disparte per non esser rese note, per cercare di far sembrare migliore il luogo in cui viviamo, con l'illusione di poterlo migliorare semplicemente ignorandolo.
Eppure, durante tutta la sua vita, ha sempre preferito restare dietro la luce rossa del Led, nei colori spenti della vita reale, nella cupa tristezza di chi sa la verità ma che, contrariamente a chi segue dal divano di casa, non può fare a meno di ignorarla. 
Odia le vite schematizzate, e la ribellione in atto esce decisamente dai ristrettivi margini di un foglio già scritto, scritto del proprio destino già programmato, almeno secondo quelli la cui vita ruota intorno alla filosofia del " tutto è già scritto ", al quale la giovane e ribelle Capitolina non perde occasione di rivolgere una sonora risata di scherno.
Un fiume in piena, la sua mente, sciabordante forza di volontà e impazienza per quello che potrebbe essere una nuova storia, un nuovo rischio. Come i biondi capelli rasati a zero su un lato del suo capo, resi niente più che un vago ricordo della sua innata femminilità Capitolina, rimpiazzati da quei colorati tribali rampicanti, così la sua indole pacata e rassegnata alla normalità - se così avrebbe potuto definirsi una vita decisamente noiosa -, resa null'altro che uno sbuffo di cenere al vento, spazzata via da un turbine di nuove e forti emozioni impazienti di essere provate; il suo desiderio di personale esperienza ansioso di essere soddisfatto.
Ha sempre ritenuto che la vita sia come una ripresa, fatta di sorrisi forzati ed entusiasmo fuori luogo. Ma nelle riprese resta ciò che reputi bello, ciò che credi possa piacere alla gente, mentre nella vita reale, solitamente, solo le cose più brutte restano davvero.
Ama complicarsi l'esistenza, contorcere le situazioni semplici fino a farle diventare dei veri e propri rompicapo. C'è chi la chiama pazzia, lei ama chiamarla vita.
Non ha mai invidiato l'innocente incoscienza di nessuno, restando incantata in quel crudo ed illusorio mondo, crogiolandosi in una sorta di sadismo che poco le appartiene. E la Ghiandaia Imitatrice del Distretto Dodici, appunto, costituisce una gran bella sfida per quella cinica indole che, come un furioso tarlo, alimenta la propria sete di perversione, di avventura.
Perché non era la guerra a spaventarla; la prospettiva di una vita lontana dalle avventure delle telecamere, quella sì, la terrorizzava.

   
 
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