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Autore: Erodiade    09/05/2016    4 recensioni
Roose lo ha consigliato, ma Ramsay non ha mai ascoltato.
Lord Bolton e il presagio del fato.
Dimentica il suo nome, se mai l'ha saputo, ma ricorda il suo sguardo. Perché a volte il suo bastardo lo guarda allo stesso modo – il modo di sua madre sotto di lui in sussulti, negli occhi quell'odio zitto, indelebile come il sangue.
[Scritta in reazione alla 6x02] [What if?] [Roose!POV]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ramsay Bolton, Roose Bolton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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{their bones}



The near in blood,
the nearer bloody.
~ Macbeth II, 3



La prende mentre suo marito oscilla dal cappio. Col senno di poi non ne sarà valsa la pena.
Lei non fa nulla per ostacolarlo, le braccia giù ai fianchi e le labbra un fil di ferro. Priva del timore che ci si potrebbe aspettare, e forse questo avrebbe dovuto metterlo sull'avviso.
Mentre la stupra lo fissa in volto – gli imprime le pupille nelle rughe lievi della fronte, sugli zigomi bassi, nell'incavo della gola. Roose lo nota nel modo in cui nota anche le cose che non gli interessano.
Tempo dopo capirà. Mentre muore suo figlio di febbre e veleno, e forse ancor prima, appena lei gli presenta un infante chiedendo giustizia e intendendo denaro.
Roose dimentica il suo nome, se mai l'ha saputo, ma ricorda il suo sguardo. Perché a volte il suo bastardo lo guarda allo stesso modo – il modo di sua madre sotto di lui in sussulti, negli occhi quell'odio zitto, indelebile come il sangue.


Di lei ha naso e bocca. Tratti sbozzati nel legno, pesanti, un corpo tozzo su cui i velluti stonano. Disteso così, spogliato dell'armatura, potrebbe essere un contadino delle sue terre. Il grigio delle iridi è l'unico carattere in comune con lui. Opaco, adesso, remoto di tomba, più simile al suo di quanto lo sia mai stato in vita.
“Quanti caduti?”
“Li stiamo contando, mio lord, un gran numero tra morti e dispersi nella tormenta. Abbiamo dovuto marciare, le truppe di Stannis erano più lontane di quanto avessimo ipotizzato...” All'armigero manca il fiato. È ferito, la concitazione dello scontro e il freddo gli impediscono di realizzare quanto. “Mio signore, come dispongo del corpo?”
Roose torna ad osservarlo, lì sverso come una carcassa d'animale. Le labbra sono gonfie, schiuse, quasi in un grido di sorpresa. Lo squarcio nel collo è un secondo sorriso, e il rosso spicca sull'incarnato livido. Sono la sua incapacità nella spada, la tendenza ad avventarsi d'impulso senza una difesa adeguata. Roose lo ha consigliato, ma Ramsay non ha mai ascoltato. Paragonarlo a Domeric sa di vuoto e cose lacere, ma è difficile non pensare a quanto diverso sarebbe potuto essere. Forse è un bene. Non avrebbe sacrificato un erede adatto senza avvertirne lo spreco.
“Che se ne occupino i maestri.”


L'espressione che gli sta rivolgendo lady Barbrey accanto a lui è indagatoria, il viso inclinato, gli occhi acuminati come dardi di crannogmen. “Lo seppellirai accanto a tuo figlio?”
Roose non si è posto la domanda; senza di lei, non se la sarebbe posta mai. “Così richiedono le convenzioni.”
La nobildonna ha una smorfia di rigetto, né fa alcun tentativo per mascherarla. Si conoscono abbastanza, e lui capirebbe comunque. “Dallo ai cani, piuttosto.”
“Perché?” Privo d'inflessione, non si distingue da un commento. “È stato sciocco a pensare di poter guidare un'avanguardia contro un veterano quale Stannis Baratheon. Ha portato i suoi uomini alla morte, ma non avevo nulla contro di lui.”
“Hai ordinato tu la spedizione, tu gli hai dato il comando” taglia lady Dustin, e nelle sue iridi arde la consapevolezza dei suoi piani.
Roose concederebbe ad uno dei suoi sorrisi lontani di rivelare un accenno di denti, se la situazione fosse meno buia. Così rimane serio, il distacco a celare la concentrazione, le palpebre basse. “Muoversi sul ghiaccio è difficile. Ramsay ne era incapace. Non avrei dovuto affidarmi a lui.” Mezza verità, mezza menzogna.
“Almeno adesso Manderly e Frey non avranno più tempo per azzannarsi alla gola.”
Roose studia il viso altero, scavato di lei, la fasulla casualità del commento che ha espresso. “Forse dovrei nominarti membro dei miei concili di guerra, mia lady” mormora, quasi al suo orecchio nell'assenza d'ironia. “Il sospetto nutre la strategia quanto il coraggio la carica.”
“Immagino tu non sia mai stato nell'avanguardia di un esercito, Roose.” Lady Barbrey sfila un mezzo sorriso come una daga dal fodero, aguzza uno sguardo dal basso. “Neppure io.”
Forse Roose Bolton gradisce essere fissato in volto perché comprende la sfida più dell'affetto, fatto sta che prova un certo trasporto. Dev'essere la morte tutt'attorno, l'incertezza del domani.


La notte, il suo bastardo viene da lui. “Padre,” gli dice, “ora è il mio turno” e lo pugnala al petto con labbra sature di sangue, nel sorriso tutto il piacere dei suoi orgasmi sporchi. “L'ho sempre desiderato. Spettava a me, come Domeric. La mia dolce madre mi ha preceduto allora, e tu adesso...” C'è una vena delusa nel divertimento della sua voce, e quasi affetto nel modo in cui lo sostiene per la vita, come in un abbraccio. Niente rabbia, niente odio.
Perciò Roose non prova paura – perché è solo un sogno. Nella realtà Ramsay lo ha odiato sino all'ultimo respiro; lo avrebbe ucciso piano, con la calma che ha per le torture e null'altro. “Chiunque sia stato, non ha importanza” sussurra morendo. Forse non l'ha mai avuta.
Apre gli occhi nel buio, prima il sonno poi la veglia, senza nessun'agitazione. Gli sovvengono antichi racconti di maledizioni divine. Si chiede fin dove ci si possa spingere senza rischiare l'avanguardia – fino a quando si possa restrare nelle retrovie, osservare dall'alto, banchettare sulle spoglie.
Ascolta il respiro di sua moglie pensando ai suoi figli defunti, al suo figlio non ancora nato. Conserva pallide speranze. Si sfilacciano come bruma d'alba, si cristallizzano come neve al gelo. È la prima volta che spera dopo molto, molto tempo.
Si dimentica del sogno entro il mattino.



 
fine



Now his bones lie beneath the Dreadfort...
Reek III, ADWD



NOTE:
tentativo di elaborare il lutto della 6x02 con la certezza (speranza?) che zio Martin renderà meglio onore ad uno dei miei personaggi preferiti. Michael McElhatton non sarà il mio Roose, ma lo amo comunque. Ispiratami anche da una fanart di aeondelirium.
Ricapitolando: a Winterfell Roose si ritrova asserragliato con un esercito diviso e, un po' per non rischiare una guerra intestina un po' per far fuori qualche complottista, spedisce le truppe in battaglia campale contro Stannis invece di aspettare l'assedio. Mossa vagamente suicida, ma a mali estremi.
 Non penserei che Roose voglia progettare l'assassinio indiretto del figlio se Ramstah non fosse così fuori dal suo controllo e se non fosse che tutti lo schifano anche tra i loro alleati, ma gli conviene ed è una possibilità.
Infine, il mio profilo qui fa la muffa, se volete roba più aggiornata sto su AO3, avviso però che pubblico con warning pesantucci.



 
   
 
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