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Autore: mati1999    10/05/2016    3 recensioni
-A proposito Mat, chi vincerà domani la partita di Quidditch?- chiese mio padre. Alzai un sopracciglio e anche la mamma lo fece
-Max...- disse infatti
-Oh andiamo, a che serve avere una figlia che vede il futuro se non puoi sfruttarla?- domandò mio padre facendomi l'occhiolino e facendomi ridacchiare. Eh già. Perché io vedevo il futuro. Avevo visioni. Più o meno quando volevo, anche se a volte arrivavano senza essere richieste. Nessuno sapeva di questa cosa. Solo i miei. Era iniziato per caso, quando a quattro anni avevo detto a mia mamma che le conveniva uscire con l'ombrello nonostante ci fosse il sole. Mi aveva sorriso dicendomi che non sarebbe piovuto. La sera tornò zuppa. Ridevo ancora a ripensare a quella scena.
-Punta sui Cannoni di Chudley. Vanno forte quest'anno- risposi. Lui mi schioccò una bacio sulla fronte
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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-Allora??? È qui? È arrivata? Andiamo mamma. Non tenermi sulle spine. È qui?- chiesi forte scendendo velocemente le scale. Troppo velocemente.
-Tesoro, se corri così ti rompi un osso del collo- mi sgridò bonariamente mio padre.
-Non ora papà- lo rimbeccai io saltellando per tutta la cucina non riuscendo a stare ferma. Ero più eccitata della mattina di Natale, quando scendevo alle nove precise (perché prima mi era proibito) per aprire tutti i regali che avevo ricevuto. Ma quella mattina mi potevo concedere di essere più felice del venticinque Dicembre. Quel giorno era il giorno. Il giorno in cui tutto sarebbe cambiato. Il giorno del mio compleanno, e non di un compleanno qualsiasi, ma del mio undicesimo compleanno. Questo significava solo una cosa
-Calmati tesoro. È sul mobile in salotto- disse calma mia madre entrando in cucina con mia sorella in braccio e sorridendo divertita dal mio comportamento. Corsi veloce nell'enorme salone. E la vidi. Era lì. Mi avvicinai emozionata e la presi come se fosse la cosa più preziosa del mondo. I miei genitori che mi avevano seguita mi fissavano dall'uscio ridendo.
-Forza. Aprila- disse mio padre con un enorme sorriso. Sorrisi anche io in risposta. E l'aprii. L'inchiostro verde risaltava sulla pergamena giallastra. La lessi nonostante sapessi a memoria parola per parola. Essendo entrambi i miei genitori stati ad Hogwarts mi ero fatta raccontare tutto nei minimi dettagli. Così avevo atteso con impazienza di poter leggere sulla lettera il mio nome. Finalmente. Avrei visto il castello con i miei occhi. Avrei attraversato i corridoi non più solo grazie ai ricordi dei miei genitori ma con le mie gambe. O cavolo, quanto avevo aspettato questo momento. Urlai dalla felicità cominciando a correre intorno nel gigantesco salotto. Poi andai verso la mia sorellina di soli tre anni . La presi in braccio e la feci roteare. 
-Elena Elena. Andrò ad Hogwarts. Ti immagini?- Lei rise felice delle giravolte che le feci fare. Poi mi strinse le guance ridendo ancora di più.
-Mathilde, calmati- mi disse mio padre anche se sorrideva divertito da me e mia sorella
-Ma quindi te ne vai?- chiese. Io la lasciai andare
-Esatto nanerottola. Non mi avrai più fra i piedi. Contenta?- domandai. Lei mi guardò triste e scosse la testa
-Io ti voglio bene- disse. Mi chinai alla sua altezza.
-Anche io ti voglio bene puzzona. Vedrai che non sentirai troppo la mia mancanza. E poi a Natale ti racconterò ogni cosa. Ci stai?- le porsi la mano per fare un patto. Lei sorrise e me la strinse annuendo. Mi alzai in piedi. Mio padre mi guardò commosso
-Auguri tesoro- disse. Lo abbracciai stretto
-Grazie papà- risposi. Anche mamma si aggiunse all'abbraccio finché Elena non urlò per attirare l'attenzione su di lei. Infondo rimaneva sempre la più piccola.
-A proposito Mat, chi vincerà domani la partita di Quidditch?- chiese mio padre. Alzai un sopracciglio e anche la mamma lo fece
-Max...- disse infatti
-Oh andiamo, a che serve avere una figlia che vede il futuro se non puoi sfruttarla?- domandò mio padre facendomi l'occhiolino e facendomi ridacchiare. Eh già. Perché io vedevo il futuro. Avevo visioni. Più o meno quando volevo, anche se a volte arrivavano senza essere richieste. Nessuno sapeva di questa cosa. Solo i miei. Era iniziato per caso, quando a quattro anni avevo detto a mia mamma che le conveniva uscire con l'ombrello nonostante ci fosse il sole. Mi aveva sorriso dicendomi che non sarebbe piovuto. La sera tornò zuppa. Ridevo ancora a ripensare a quella scena.
-Punta sui Cannoni di Chudley. Vanno forte quest'anno- risposi. Lui mi schioccò una bacio sulla fronte. 
-Grande. Ti adoro- mi disse. Poi andò nel suo studio. Probabilmente a scommettere con i suoi amici per il gusto di vincere. Non di sicuro per i soldi, che a noi non mancavano. Essere una delle famiglie purosangue rimaste aveva i suoi vantaggi.
-MAX- urlò ancora la mamma. Io risi, e con me mia sorella. Le scenate che mia madre faceva a mio padre per il mio potere erano all'ordine del giorno e faceva ogni volta ridere come mio padre cercava di difendersi e come mia madre allo stesso modo lo minacciava di schiantarlo da qualche parte.
-Dai, andiamo a prepararci. Andiamo a Diagon Alley- dissi a mia sorella porgendole le mano. Lei la prese e andammo a vestirci per uscire.
 
Ancora poco. Ancora poco
-Andiamo lumaconi. Forza forza- gridai correndo avanti e poi tornando indietro, cosa che stavo facendo da più o meno dieci minuti abbondanti. Dietro di me arrancavano i miei genitori, mio padre portando il carrello con il baule al posto mio e mia madre mano nella mano con Elena, che rideva forte a vedermi così agitata. Avanzai ancora per poi tornare indietro ancora
-Dai dai dai. Faremo tardi. Ohh, lo so per certo. Tarderemo e il treno mi lascerà qua. Non andrò a Hogwarts, dovrò andare a stare con i Babbani, non troverò lavoro perché non sono capace e andrò a finire sotto i ponti. Me lo sento- dissi tragica portandomi le mani nei capelli mogano abbastanza lunghi e tirandomeli con aria disperata. Mia madre rise
-Su via, non fare la melodrammatica. Sono ancora le 10:45. Arriverai di sicuro in tempo. Dai, forza che il treno ti aspetta- disse calma sorridendo e mettendomi una mano dietro la schiena spingendomi. Annuii e per il resto del breve tragitto tacqui. Ad un certo punto i miei si fermarono. Alzai lo sguardo e un sorriso enorme si espanse sul mio viso. Ero davanti a un muro, ma non un muro qualsiasi. Era quello tra i binari nove e dieci. Urlai felice e senza neanche aspettare i miei genitori e le loro indicazioni mi tuffai nel muro tenendo gli occhi aperti per non perdermi nulla. Arrivai dall'altra parte. C'erano tante persone, ma la cosa che ovviamente monopolizzò la mia attenzione fu il grosso treno rosso. Il sorriso non lascio le mie labbra per niente al mondo. Tirai una manica a mio padre che si era appena materializzato accanto a me.
-Ehi ehi, guarda è là- disse contentissima. Lui mi accarezzò la testa e mi accompagnò più avanti. Mia madre per attraversare la barriera aveva preso in braccio mia sorella che ora guardava il treno meravigliata. Mi guardò indicandomelo.
-Ciuf ciuf- disse. Mi avvicinai a lei
-Non è un semplice ciuf ciuf- le dissi nell'orecchio facendole il solletico. Lei rise
-È il ciuf ciuf più bello del mondo- mormorai sorridendo.
-Avanti tesoro. Sali, fai la brava, non cacciarti nei...ok, ci rinuncio. Io alla tua età ne combinavo di tutti i colori. Non sono il tipo adatto a farti raccomandazioni. Quello è compito di tua madre- disse facendomi l'occhiolino. Io ridacchiai
-Max...- mormorò mia madre scuotendo la testa nonostante stesse sorridendo
-Allora amore- si piegò alla mia altezza
-Non combinare troppi guai...-
-Vuol dire che un po' posso?- chiesi innocente
-Studia. Non trattare male i professori. Non usare troppo il tuo potere. Qualsiasi cosa puoi chiedere a noi. E scommetto che la preside ti può aiutare se vuoi- disse lei
-Ma scusa, se glielo dico, poi come faccio ad usarlo per prevedere compiti e interrogazioni?- chiesi con un sorriso malandrino. Lei mi guardò male mentre mio padre rideva. Certo che la mia famiglia non fa altro che ridere pensai divertita. Mamma stava per aggiungere qualcos'altro ma uno schiamazzo ci raggiunse. C'era un'enorme famiglia. Davanti c'erano due ragazzini, uno con la pelle più scura, tipo costantemente abbronzato, con i capelli rossi, mentre l'altro aveva dei capelli castani ricci e un sorriso più malandrino del mio. Dietro di loro due donne (probabilmente le loro mamme) li stavano rincorrendo gridando forte. Dietro ancora c'erano due signori. Spalancai gli occhi. Uno era Harry Potter. L'eroe del mondo magico. L'altro l'avevo riconosciuto per quante volte era andata nel suo negozio. Era George Weasley. Mi voltai di nuovo verso i miei. Sorrisi
-Beh, allora ciao- dissi prendendo il baule e avvicinandomi al vagone più vicino
-Non così in fretta signorinella, non saluti i tuoi vecchi?- chiese mio padre guardandomi con sguardo fintamente severo. Mi girai e mi buttai tra le sue braccia
-Mi mancherai- dissi
-Anche tu. Mi raccomando. Ti voglio in Serpeverde. Nonno non ti perdonerebbe mai se finissi in Grifondoro- disse scherzando. Risi anche io. Era vero che la famiglia di mio padre era tutta Serpeverde ma non avevano mai pensato che fossero meglio degli altri (anche se la rivalità con i Grifoni c'era sempre stata, anche per loro). Durante la guerra i miei nonni erano andati in America portandosi dietro il figlio che aveva fatto tre anni in Serpeverde ad Hogwarts. Là avevano finito la sua istruzione a casa e poi finita la guerra erano tornati. Mio padre conobbe mia madre, si innamorarono e blah blah blah. Tutte cose troppo sdolcinate per me. 
-Conta su di medissi. Dopo mio padre toccò a mia madre mentre l'abbraccia o sentii una lacrima
-Che fai? Piangi?- chiesi cercando di sdrammatizzare. Lei annuì. Mi strinse forte, poi mi lasciò. Mi inginocchiai all'altezza della mia sorellina.
-Prometti che farai impazzire i genitori anche per me?- chiesi sorridendo. Lei mi si buttò fra le braccia
-Torni presto vero?- chiese con la sua vocina.
-Certo, vedrai. Tornerò a Natale. E poi ti scriverò tante lettere che mamma ti leggerà dove ti racconto tutto- dissi per calmarla
-È una promessa?-
-È una promessa- confermai
Sentii il primo richiamo del treno.
-Ora devo andare- dissi salutando con la mano
-Ciao ciao- fece Elena seguita dai miei.
Salii sul treno. Perfetto, ora devo solo cercare uno scompartimento cercando al tempo stesso di non farmi schiacciare dal baule mi ritrovai a pensare. 
 
Camminavo lentamente a causa del baule. Erano già quattro scompartimenti che mi liquidavano con "non c'è posto" oppure "deve ancora arrivare gente". Certo, come se non avessi capito che non mi volevano. Cavolo, ero un'undicenne, non un'idiota. All'ennesimo rifiuto sbuffai. E mi ritrovai per terra. Ovviamente perché avevo sbuffato. No, in realtà ero caduta perché un ragazzino mi era arrivato addosso facendomi ruzzolare
-E stai più attento- urlai furibonda. Poi lo riconobbi. Era quello con i ricci di prima
-Scusa. Sono James Sirius Potter- Mi alzai e me ne andai a cercare un altro posto non degnandolo di uno sguardo. Finalmente lo trovai. Era vuoto. Mi infilai. Tirai su il baule anche se con fatica e mi sedetti vicino al finestrino guardando fuori.
 
Grandioso, adoro le visioni che mi risparmiano tempo Cominciai a camminare evitando apposta tutti gli scomparti che sapevo mi avrebbero detto no. Poi ad certo punto mi schiacciai velocemente a una parete dello stretto corridoio del treno così potei vedere James Potter ruzzolare non addosso a me. Mentre era a terra lo guardai con sufficienza per poi saltarlo e andare avanti. Lui si alzò in fretta spazzolandosi i pantaloni e rincorrendomi
-Ehi aspetta- mi gridò
-Tu. Sì proprio tu. Fermati- Meno male eravamo gli unici in corridoio, altrimenti lo avrei già ucciso per come mi chiamava. Mi fermai e mi girai. Lui mi arrivò davanti. Nonostante avessimo la stessa età mi superava di qualche centimetro
-Che vuoi?- chiesi
-Presentarmi. Sono James Sirius Potter- disse aspettandosi chissà quale reazione da me. Io alzai solo un sopracciglio. 
-Bene. Ora posso andare?- chiesi cercando di scansarlo. Lui mi fermò
-Forse non hai sentito bene. Sono James Potter- disse guardandomi negli occhi. Il mio sopracciglio si alzò ancora di più
-Si, lo so. Avevo capito la prima volta. Senti se ti aspetti che inizi a gridare per il tuo cognome, beh, aspetti in vano. Tuo padre è un eroe, non tu. Non hai nessuno merito nell'essere suo figlio, mica lo hai deciso tu- dissi calma scuotendo la testa. Lo superai sempre con il mio fedele baule sotto mano. Arrivata quasi allo scompartimento che avrei trovato vuoto sentii un urlo
-Comunque come ti chiami, rompipluffe?- chiese
-Mathilde Elizabeth Blake, zuccone- urlai in risposta per poi entrare e chiudermi la porta alle spalle.
Passai la maggior parte del viaggio a guardare fuori dal finestrino mangiando dolci presi dal carrello o a rigirarmi la bacchetta fra le mani osservandola cercando di capirne tutte i segreti. Mi ero anche già messa la divisa dato che stando ai miei calcoli non mancava molto all'arrivo. Ma la mia pace non durò molto perché ad un certo punto la porta si aprì ed entrò dentro un ragazzino magro, abbastanza alto che si chiuse la porta alle spalle per poi scivolare a terra con il fiatone. Lo guardai impassibile. Aveva capelli neri ricci, occhi azzurri e un sorriso sghembo.
-Scusa...Io....Per sbaglio...Lei- disse parole sconnesse respirando a fatica
-Non è che mi muori qui davanti vero?- chiesi sorridendo. Lui rise per pochi secondi prima di accorgersi che non aveva più fiato e abbassare la testa fra le gambe. Dopo qualche minuto si rialzò e venne a sedere vicino a me porgendomi la mano
-Sono Seth Andrew Nott, futuro Serpeverde- La strinsi ma non gli dissi il mio nome
-E dimmi futuro Serpeverde, come mai correvi così tanto e perché ti sei nascosto qua dentro?- chiesi curiosa. Lui arrossì di botto
-Ehm, io non l'ho fatto apposta. Lo giuro. Non l'avevo vista. Avevo una cioccorana in mano e poi sono inciampato. La cioccorana mi è saltata dalla mano ed è finita nei suoi capelli. Si è arrabbiata e ha iniziato a rincorrerermi- disse velocemente senza neanche respirare
-Capisco- feci calma. Lui mi prese le spalle scuotendomi
-No. Non capisci. Quella è pazza- urlò. Feci per ribattere ma di colpo la porta si aprì. Una ragazzina della nostra età con i capelli castani pieni di cioccolato sparava scintille dagli occhi.
-Trovato- cantilenò guardando Seth e avvicinandosi. Io mi misi in mezzo. -Ehi. Calma i bollenti spiriti- le dissi. Lei mi guardò
-Ma lui...- fece come una bambina piccola. Mi girai verso Seth pensando. Poi presi una cioccorana e la spalmai sulla testa del mio nuovo amico (spero). Lui urlò mentre la ragazza rise
-Sono Beatrice Mylander- mi porse la mano. Sorrisi
-Mathilde Blake- risposi scuotendo la mano.
-E io Seth- disse il ragazzo. Non sembrava arrabbiato. Passammo il resto del viaggio a parlare di tutto e di più scoprendo di avere molte cose in comune con loro. Poi finalmente arrivammo. Dal finestrino non si vedeva nulla da quanto era buio.
Appena scendemmo seguimmo un omone che continuava a chiamarci
-Quello deve essere il mezzogigante, guardiano di Hogwarts. Mio padre me ne ha parlato. È anche un professore- ci sussurrò Seth. Hagrid (così si chiamava) si fece prendere delle barche magiche per arrivare a scuola attraverso il lago.
-Allora rompipluffe, ti sei fatta degli amici, o sei stata acida con tutti?- chiese Potter non appena mi vide. Sorrisi sarcastica non rispondendo. James Potter cadde nel lago quella sera. Nessuno seppe come fece, cioè non proprio nessuno, io lo sapevo. Con l'aiuto dei miei nuovi amici, che trovarono Potter irritante almeno quanto lo trovavo io, feci ondeggiare la sua barca proprio quando si stava sporgendo. Arrivammo a destinazione
-Sai Potter, i miei mi hanno detto che dentro il lago c'è la Piovra Gigante. Secondo te è vero?- chiesi con sguardo innocente. Lui mi fulminò e andò avanti con suo cugino che invece rideva. Entrammo nella Sala Grande. Tutti gli studenti erano seduti e ci fissavano, ma io non mi facevo intimorire da nessuno. Camminai da vera purosangue. Il professor Longbottom ci chiamò uno ad uno. 
-Seth Nott- chiamò. Il mio amico tremava un po'. Ma gli sorrisi per incoraggiarlo. Tornò ad essere il Nott perfetto e con passo sicuro di avviò verso il tavolo dei professori. Il Cappello Parlante ci mise qualche secondo prima di esclamare un sonoro
-SERPEVERDE- Seth si girò verso me e Tris (come avevo deciso l'avrei chiamata d'ora in poi) e fece il suo sorriso sghembo mentre la tavola all'estrema sinistra esultava e accoglieva Seth.
-Frederick Weasley- esclamò poi il professore. Il ragazzo accanto a Potter sbuffò. Anche io lo avrei fatto se mi avessero chiamato Frederick. Si sedette calmo e il Cappello non esitò un secondo a mandarlo in Grifondoro dove una ragazza bellissima si alzò in piedi per applaudirlo
Theresa Simmons finì in Corvonero, Jane Fold andò in Tassorosso, poi
-Beatrice Mylander- La ragazza affianco a me si avviò sorridendo verso il Cappello che la mandò senza indugi accanto a Seth. Entrambi si voltarono verso di me gridando forte. Risi vedendoli così. Poi altri nomi.
-James Sirius Potter- Il ragazzo in questione mi sorpassò dandomi una spallata che si guadagnò la mia peggior occhiataccia. Già lo odiavo. Il Cappello non fece in tempo a posarsi che gridò
-GRIFONDORO- Potter sorrise trionfante e si andò a sedere accanto al cugino. Finalmente quel professore chiamò anche me
-Mathilde Elizabeth Blake- Mi avviai a passo lento ma sicuro. Sorrisi ironica al povero professore davanti a me e sempre con studiata lentezza mi sedetti sullo sgabello. Il Cappello non aveva neanche sfiorato la mia testa che urlò
-SERPEVERDE- Nessuno quest'anno era stato smistato così velocemente, neanche Potter. Mentre il mio tavolo scoppiava in un applauso fortissimo mi girai verso quello dei Grifoni, incrociai un paio di occhi dorati  che mi guardavano duramente. Sorrisi cattiva facendo un saluto con la mano. Poi mi avvicinai alla mia nuova Casa. Tris mi aveva tenuto un posto accanto a lei e mi abbracciò non appena mi sedetti.
-Noi tre ne combineremo delle belle insieme- disse invece Seth davanti a noi. Io e Tris ci guardammo prima di annuire al nostro amico
-Saremo l'esatto opposto del Golden Trio. Voi che dite?- chiese Beatrice mettendo una mano avanti. Seth la mise sopra la sua. Alla sua seguì la mia
-Facciamo vedere i sorci verdi a questa scuola- affermai
 
 
Beh, non so che dire. Sono una tizia a cui piace troppo Harry Potter e che quindi ha deciso di scrivere questa fanfiction fantasticando sulla New Generation. Dico già da ora che questo era solo il prologo e che i prossimi capitoli saranno sul sesto anno. Se vi piace per favore recensite e date anche consigli. Sono pronta ad ascoltarli tutti.
Un saluto, Mat
  
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