Titolo: Nell’Attico
Fandom: Supernatural
Personaggi/Pairing: Dean
Winchester, Sam Winchester, Castiel
Genere: Hurt/comfort?
Si può classificare così?
Avvertimenti: What
If?
Parte: 1/1
Rating: Verde,
verdissimo
Conteggio
Parole: 2.736
Riassunto:
Castiel è vittima di…
qualcosa, Sam prova malinconia, Dean esprime delle emozioni da ragazzo
grande. Finisce
in star gazing.
Note: OH
MIO
DIO NON È UNA DESTIEL COSA MI È SUCCESSO. Anche
se ormai mi riferisco a tutte
le mie FF su questo telefilm come Destiel. (Storia vera.)
Sono stanca, devo ancora studiare, ma la pubblico per levarmela, dato
che è
ormai troppo che stagna nei miei file. Colpa della Beta - Yellow_,
cagatela, mi sopporta fin troppo.
Ambientata nella… 8x07? Quando Castiel torna sulla Terra.
Spero vi piaccia perché ho sputato l’anima per
scriverla. Il titolo riprende da
questa canzone.
Byeee.
Nell’Attico
È un'assolata giornata di luglio, sono
le nove del mattino e la strada scorre solida e
brillante sotto le ruote della sua bambina. È uno di quei
rari giorni in cui il
più vecchio dei fratelli Winchester sente il vento fischiare
affianco al finestrino,
il sole riflettere sul parabrezza e l'odore dell'estate saturare i suoi
sensi,
e ha voglia di tirare indietro il sedile e lasciarsi sorprendere da
quello che
gli riserva la vita.
Sam si sta
grattando la barba, il colletto della camicia sbottonato a causa del
caldo e un
paio di occhiali da sole calati sugli occhi. Ha di recente adottato il
senso
estetico di un hipster, il che rende più facile ignorare le
sue chiacchiere
inutili. «È solo che non puoi andare avanti in una
dieta che consiste di soli
hamburger, è disgustoso,» sta borbottando,
googlando il diner a loro più
vicino, mentre Dean alza gli occhi al cielo e mima di sbattere la testa
contro
il volante, per mancanza di un’ulteriore reazione.
È
talmente
impegnato ad illustrare al fratello i numerosi modi in cui non gliene
frega
niente da non accorgersi della sagoma insanguinata lungo la strada,
portandolo
al frenare bruscamente una volta che tale sagoma si lancia di fronte
alla sua
macchina.
Dopo lo spavento, una sgommata e
qualche bestemmia, Sam è il primo a
scendere dalla macchina e accorrere in soccorso della persona che hanno
quasi
investito. Dean, ancora occupato a sfilarsi la cintura e a scendere
dalla
macchina, si aspetta di sentirlo chiedere va tutto bene? e
cos'è
successo?, invece quelli a venire sono secondi di completo
silenzio, finché
il suo sguardo non cade sulla figura malridotta di Castiel.
E ringhia.
«Hai appena, davvero ringhiato?»
sussurra il fratello, accigliato,
lanciandogli un’occhiata perplessa, mentre prende il
moribondo per le spalle e
lo aiuta a caricarlo nella macchina. All'altro interessa
così poco che, una
volta issato l'angelo sul sedile posteriore, marcia dal lato opposto
della
macchina e inizia a battere una mano sulla sua spalla per farlo
svegliare.
«Allora,
amico,»
domanda, irato, osservando i suoi occhi aprirsi, «ti va di
raccontarci cos'è
successo?»
Il sorriso di Cas è
piccolo e ha l’aria di costargli più di qualsiasi
altro
movimento, scivolando via dopo qualche secondo. «Sembri
adirato,» osserva,
curioso, inclinando la testa, mentre Sam lo aiuta a tirarsi sugli
avambracci e
sedersi. Dean vorrebbe dirgli di stare attento, che quello non
può essere il
vero Castiel, che il loro amico è ormai perso nei meandri
del Purgatorio e che
l’angoscia, la colpa e il lutto lo stanno consumando, ma se
è un demone a
giocare con le sue emozioni deve trattarsi di un demone che lo conosce
a fondo,
perché sembra essere proprio lui.
Ed è per questo che non
riesce a credergli.
Sam annuisce. A Dean non resta che
concedergli il beneficio del dubbio.
«Come mai sei in questo stato?» Ha la barba lunga,
la pelle sporca di sangue,
scarpe e vestiti sudici e l'aria di chi non dorme da giorni, con
occhiaie così
scure da essere gonfie, seppur per il resto sia stranamente illeso.
La schiena e la testa di Castiel
s'inclinano all'indietro, in un gesto così
abbandonato da apparire fuori posto, enfatizzato dal suo sospiro
rassegnato.
«Sono umano,»
risponde.
Dean pensa che Dio abbia un senso
dell'umorismo insolito.
Lo lasciano riposare, tornando in
macchina a loro volta, e nonostante il
silenzio e l'aria tesa continuino ad aleggiare dopo diversi minuti Sam
ritiene
giusto continuare ad istruire Dean sui benefici di una dieta
ipocalorica e a
lamentarsi per l'ennesimo mixtape dei Led Zeppelin, lasciando all'altro
il
compito di illustrargli dove può ficcarsi la sua vita sana e
di reiterare come
fosse un suo diritto di scegliere la musica da sentire, sfidandolo a
trovare da
qualsiasi parte cassette con musica diversa da quella al momento
nell'Impala.
Si fermano ad un diner, svegliando
Cas e dirigendolo verso il bagno. Lo
lasciano solo a spogliarsi e a cambiarsi in qualcosa di più
pulito, camminando
nervosi davanti alla porta e aspettandosi di sentirsi chiamare a causa
di qualsiasi
problema; invece ne esce quasi del tutto ripulito da sangue e sudore,
cambiato
e con qualche taglio qua e là causato dalla lama da barba,
senza la quale
sembra ringiovanito di cinque anni. «Colazione,» li
implora, e i fratelli non
fanno in tempo ad ordinare e a vedersi arrivare le portate che l'ex
angelo ha
già addentato il proprio hamburger come se fosse questione
di vita o di morte.
Una volta finito si alza in piedi.
«Vado in macchina,» comunica loro senza
guardarli, incurante della loro colazione ancora a metà e
del conto non pagato.
Castiel rimane addormentato per
quasi tutto il giorno, una presenza
tranquilla e rassicurante nel sedile posteriore della macchina, il
rumore della
radio a coprire il suo russare leggero. I fratelli Winchester hanno
percorso
ormai così tante volte la Route 51 che potrebbero farla ad
occhi chiusi. Sam ne
approfitta per leggere un libro, schiacciare un breve pisolino e
conquistarsi
il diritto di non essere il responsabile della biancheria sporca
vincendo un
round di morra cinese con Dean.
Hanno fretta
di
andarsene dall’Illinois, e non solo per concentrarsi meglio
sul nuovo caso a
cui devono lavorare. Lo stereo dell’Impala è
impostato su una stazione radio
che nessuno dei due passeggeri svegli sta sentendo, e il più
giovane vorrebbe
fare una battuta al cantilenare distratto e incessante del fratello -
molto
somigliante all’ultimo singolo uscito alla radio - ma
è preceduto dall’annuncio
delle previsioni del meteo, che promettono, «con
grande gioia da parte
dell’intero stato,» tempo sereno per
tutto il giorno e cielo limpido di
notte.
Sorride.
«Ehi, ti
ricordi il Giorno dell’Indipendenza in cui finimmo al Navy
Pier?» chiede a
Dean.
L’altro
ridacchia e
risponde: «Come non ricordare l’anno in cui ce ne
dimenticammo!» strappando
anche a lui una risata. «A papà prese quasi un
colpo, ci raggiunse e ci trovò
fuori dalla macchina!»
«Dean,»
invoca Sam, in un’imitazione divertita del genitore,
«cosa ci fate qui? Cosa
vi avevo detto?!» Erano le uniche parole che era
riuscito a dire, il resto
del suo rimprovero coperto dal primo fuoco d’artificio,
seguito a raffica dagli
altri, costringendolo ad osservarsi intorno e ad alzare la testa al
cielo.
Tutta la banchina brulicava di persone con in mano macchinette
fotografiche di
ogni sorta, fatta eccezione per i due fratelli, i cui occhi fissavano
lo spettacolo
pirotecnico con aria talmente rapita da costringerlo a chiudere
l’Impala e
unirsi a loro.
Suo fratello
continua a ridere. «Ehi, ricordi la ragazzina che ci provava
con te?» Sam
vorrebbe protestare, aveva otto anni, Dean, ma
realizza quanto sia inutile.
E fu memorabile, la prima volta che mangiò dello zucchero
filato, offerto dalla
bambina in questione: «ciao, sono Karen,» aveva
attaccato bottone, i capelli
biondi tirati su in due code laterali, una gomma da masticare a
distorcere la
sua pronuncia, «ed è la prima volta che vengo
qui.» Odorava di fuochi
d’artificio e di rugiada. Dean lo avrebbe preso per il culo,
se solo lo avesse
saputo, ma aveva trascorso anni alla ricerca di qualcuno che gli
ricordasse di
lei, che aveva strappato un filamento del suo zucchero per cederglielo,
accompagnando l’offerta confidandogli non faccio
spesso queste cose, ma per
il più bello di Chicago… e facendolo
arrossire. Avrebbe voluto dirle che
lui non era di lì, tantomeno il più
bello, ma la mano di John aveva stretto
con urgenza la sua spalla e la realtà gli era caduta addosso
come una secchiata
d’acqua fredda, perciò l’unica risposta
a lui concessa, vedendo la schiena di
suo padre e suo fratello ormai voltata, era stata di sporgersi verso la
bambina
e ringraziarla con un abbraccio.
«Sì,»
risponde,
quindi: «Me la ricordo, sì.»
Poi cade il
discorso
e il suo interlocutore gli chiede di chiamare Kevin e la madre,
risultando in
dieci minuti di lamentele riguardo la condizione dei motel americani e
di sì,
Linda, abbiamo mangiato, non ti preoccupare, siamo pieni -
fin
troppo pieni, borbotta la terza volta, mentre Dean
alza gli occhi al
cielo e gli strappa il telefono di mano. Kevin ha fin troppo tempo
libero nelle
sue mani, così Dean decide di istruirlo su quali libri
leggere e telefilm
vedere, e Sam, ormai esperto nelle sue preferenze in merito a
personaggi
fittizi, sorride nel sentirlo concludere la telefonata con
«goditi Mattatoio
n.5, giovane Kevin!»
«Come
ce la
passiamo, là dietro?» Castiel, troppo alto per
stendersi per intero sul sedile
posteriore, incrocia il suo sguardo, allunga le gambe e sospira,
stiracchiandosi. Il più giovane dei Winchester sente il
petto stringersi alla
vista di quel movimento così umano da stonare sul rigido e
freddo essere
celestiale con la quale si è relazionato fino a quel
momento, e si sente ancora
peggio al pensiero che la condizione possa non essere momentanea.
«Temo…
temo di dover
rimettere.» C’è del terrore vero e
proprio negli occhi di suo fratello quando
sterza all’interno del parcheggio di un motel e frena,
precipitandosi fuori
dalla macchina per aiutarlo a scendere. Una volta svuotato il suo
stomaco l’ex
angelo arranca verso l’auto e torna a stendersi, seguito da
Dean, che rimette
in moto l’Impala senza dire una parola, gli occhi scuriti
dalla preoccupazione.
Vorrebbe
parlare
della situazione, ragionare su cosa renda
l’umanità di Cas così miserabile, ma
nel lettore c’è una cassetta dei Bad Religion e
Sam non è così ingenuo da non
sapere cosa significhi. Stupidamente, gli torna in mente Karen, il suo
aspetto
indifferente e gli occhi maturi, i suoi capelli così chiari
da stonare con
l’oscurità intorno a loro e
l’atteggiamento di chi è abituato alla propria
vita. Se aprisse la borsa, così strappata da durare ancora
per poco, troverebbe
i vestiti macchiati di fuliggine e di sangue, risultato
dell’ultima caccia.
Qual è stata l’ultima volta che non ha dovuto
lavarsi via l’odore della
tappezzeria della macchina? Da quanto tempo non porta dei fiori a sua
madre?
Quanti dei suoi amici sono rimasti vivi?
Amelia
è stata
davvero la sua ultima possibilità di avere una vita normale?
«Dobbiamo
trovare il
figlio di puttana che ha ridotto Castiel in queste condizioni e
sistemarlo per
le feste,» dichiara Dean, le dita strette con violenza
intorno allo sterzo. Ha
l’aria di qualcuno che si sta accusando con durezza di un
destino inevitabile,
ma quando mai non l’ha fatto? Non è che lui ne sia
così sorpreso, in verità. E
forse è positiva, la sua caduta, forse è un
segnale divino, un invito a far
parte della specie che lo ha spinto a tradire la propria, a godere
appieno dei
vantaggi e degli svantaggi che l’umanità ha da
offrire, ad apprezzare le gioie
e a soffrire dei dispiaceri che affliggono la loro esistenza. Al suo
posto, Sam
non ne sarebbe del tutto dispiaciuto.
Ma Sam
annuisce,
inghiottendo l’invidia e la malinconia che gli stringono il
cuore.
Si sveglia da
solo,
il sole da poco tramontato, sentendo la portiera del bagagliaio
sbattere con
violenza e delle voci soffocate discutere. L’interno
dell’Impala è ancora
tiepido col calore del giorno, e la coperta attorno a lui lo invita a
chiudere
di nuovo gli occhi, ma Jimmy Novak ha sempre avuto problemi di
reumatismi, e la
sua recentemente acquisita umanità protesta contro
l’indolenzimento del suo fondoschiena.
Non gli resta altro da fare se non uscire dalla macchina, lasciandolo
disorientato dal ritrovarsi circondato dagli alberi, in mezzo ad una
radura, il
cielo colorato del blu scuro postumo al crepuscolo ma abbastanza
limpido da non
lasciarlo al buio totale.
I fratelli
Winchester sono di fronte al bagagliaio aperto, da cui Dean sta tirando
fuori
una borsa termica, fischiettando la canzone che sta trasmettendo la
radio
dell’Impala. «Ehi,» lo saluta Sam
vedendolo raggiungerli, un sorriso
preoccupato, accarezzandogli una spalla: «Tutto
bene?»
Tutto
bene? Castiel
sbatte gli
occhi, disorientato, e vorrebbe rispondere, ma sente la gola chiudersi
e gli
occhi umidi. No, non pensa che vada tutto bene, non quando ha le mani
così
sporche di sangue non suo, non quando non è lì
che dovrebbe essere, inutile
nella sua umanità e incapace di darsi pace. È
forse quella la punizione che Dio
ha deciso di infliggergli constatato il suo comportamento - privarlo
della
possibilità di espiare i propri peccati, obbligarlo
all’impossibilità di essere
perdonato e di dover convivere con il ricordo delle proprie azioni?
Alza gli
occhi,
fissandolo. «Non lo so,» afferma, serio, osservando
il pomo d’Adamo del minore
dei Winchester muoversi mentre deglutisce, un brivido di freddo ad
attraversare
quel suo corpo su cui ormai non esercita nessun controllo. «Non
lo so,» ripete, quasi disperato,
sopraffatto dall’intensità delle proprie emozioni.
«E non so cosa sto facendo
né cosa farò, o per quale motivo io sia in queste
condizioni, o se io debba -
meriti - stare qui.» Vorrebbe chiedergli
com’è sopravvivere al senso di colpa,
alle nottate piene di incubi, senza soccombere all’orrore di
cui lui stesso è
la causa, senza lasciarsi consumare dal rimorso e
dall’impotenza; vorrebbe
chiedergli se è sempre così difficile, essere
umano, essere facile preda di
un’irrazionalità così intensa e
ingombrante, prepotente con le sue necessità e
nei suoi bisogni, costringendolo ad una difensiva perenne e rendendolo
schiavo
e dipendente dalle proprie sensazioni.
Sam, le
sopracciglia
aggrottate, che non ha bisogno di sapere cosa intenda sul serio, pare poter rispondere.
Lo precede
Dean,
piegato ad estrarre una birra dalla borsa ai loro piedi.
«Ascolta, Cas,»
comincia, inchiodandolo con lo sguardo, la voce ferma, «non
so cosa sia
successo in Purgatorio, ma non è questione di cosa ci fai
qui. Ormai ci sei,
amico. E ci sei sempre stato dentro, fino al collo, dal momento in cui
hai
realizzato di essere l’eccezione in una famiglia piena di
cazzoni. Diavolo, non
so per quale motivo tu sia voluto rimanere in Purgatorio, se i
Leviatani ti
abbiano fottuto tanto da causarti istinti suicidi o se siano i resti
della
vecchia cara insanità mentale, ma…»
Abbassa la testa, giocherellando col tappo
della bottiglia che ha in mano e stappandola, sorridendo lieve,
vulnerabile.
«Non ci sono rimaste molte persone,» mormora,
indicando se stesso ed il
fratello. «Non abbiamo quasi nessuno su cui contare. Non
potremmo mai lasciarti
andare, dopo quanto hai fatto per noi.»
Sam annuisce,
silenzioso. Seppur sia buio, quando i loro sguardi
s’incontrano gli occhi del
maggiore dei Winchester sono chiari e affettuosi e le sue mani calde,
mentre
sfiorano le sue nel passargli la birra. «Sei un Winchester,
ormai.»
Buon
Quattro Luglio!,
esclama il dj alla
radio, e il bosco intorno a loro risuona dello scoppio del primo fuoco
d’artificio della serata. Cas alza gli occhi al cielo,
rimanendone rapito.
C’era un tempo in cui non era molta la differenza fra se
stesso ed una stella,
entrambi figli di Dio, freddi e irraggiungibili, ma splendenti di una
gloria
sconosciuta a chi non sia famigliare alla beatitudine divina.
Nonostante ciò,
stretto in una maglia troppo sottile per proteggerlo dalla brezza
serale e
commosso dalla visione della volta celeste, la birra scivola amara
nella sua
bocca, e realizza di voler vivere quella vita. Non sa come
rimedierà ai propri
errori, ma crede sia proprio quello il punto: riuscire a perdonarsi da
solo,
elaborando l’accaduto, così da andare avanti,
ritrovando il senso della propria
esistenza o reinventandolo da capo, dandosi una seconda chance e non
gettare la
spugna. È per quel motivo che Dio lo ha ricongiunto con i
Winchester - è quindi
un premio, la sua rinascita, e non una punizione? Ne è
abbastanza sicuro.
«Avremmo
dovuto
comprarli anche noi», si lamenta Sam, facendo sorridere
l’ex angelo nel sentire
il fratello replicare con «era il tuo
turno» e l’evolvere della
questione in una discussione sull’attitudine a mentire di uno
e la poca memoria
dell’altro, e Cas?
Cas sente che
potrebbe davvero andare tutto bene.