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Autore: Itsamess    16/05/2016    1 recensioni
Vento nei capelli, parole sconosciute e accese discussioni che finiscono per coinvolgere un innocente autoradio: certe notti devono appartenere ad un universo parallelo entrato in momentanea collisione con il nostro, altrimenti Elphaba non saprebbe spiegarsi come è possibile che una ragazza come lei venga riaccompagnata a casa da un ragazzo come Fiyero.
Missing Moment Fiyeraba, ovvero come mi sono immaginata il ritorno a Shitz dopo la serata danzante all'Ozdust Ballroom.
Terza classificata nel contest Shades of Three indetto da ellacowgirl sul forum
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elphaba, Fiyero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Particolari da cui si riconosce un universo parallelo

 
Pensando a cieli infuocati e brevi amori infiniti
respira questa libertà
 
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Alcune notti semplicemente non vanno secondo i piani.
 
Decidi di non uscire dalla tua stanza per poter finalmente concludere il capitolo di astronomia davanti ad una bella tazza di cioccolata calda e ti ritrovi in mezzo alla pista da ballo di un locale alla moda, con in testa un cappello che non ti appartiene, intenta a muoverti al ritmo di una canzone che esiste solo nella tua testa.
Elphaba si chiede se queste notti non siano rubate ad un universo parallelo, un universo in cui ad una ragazza come lei può succedere di essere riaccompagnata a casa da un ragazzo come Fiyero. 
Ripensandoci, lui il passaggio lo ha offerto a Galinda e lei si sta solo aggregando, ma sono dettagli.
 
«Oh Fiyero, sei così premuroso a riaccompagnarci a Shitz! Non so davvero come avremmo fatto senza di te!» esclama Galinda con fare drammatico, aggrappandosi con tanta forza al braccio del ragazzo al suo fianco da rischiare quasi di farlo sbilanciare.
 
«Ma, Gal, non è il cocchio di tuo padre quello?» domanda ingenuamente Elphaba, prima di ricevere una piccola ma dolorosa gomitata dalla compagna di stanza.
 
«Ma no, sciocchina! Come ti salta in mente una cosa del genere?! Scusala, Fiyero, il ponce deve averle dato alla testa… Tesoro, ti dispiace se torno un attimo dentro a salutare Pfannee e le altre?»
 
Davanti ai suoi occhioni azzurri sgranati, lui scrolla le spalle e risponde «No problem, ti aspettiamo qui»
 
«Grazie caro, sarà proprio questione di un minuto… Voi intanto fate amicizia!»

 
---

La guardano insieme allontanarsi trotterellando nel suo vestitino rosa caramella finché non scompare dietro la porta, inghiottita da quella girandola di risate e musiche che dall’esterno si sentono appena.
 
Fiyero sospira. Forse gli sarebbe piaciuto seguirla, del resto è solo mezzanotte e lui di solito fa chiusura - come si dice in gergo – ma per qualche ragione sceglie di restare esattamente dov’è, nel freddo e anonimo parcheggio del locale.
E pensare che l’interno è così diverso! Varcare la soglia dell’Ozdust Ballroom era stato come indossare un paio di occhiali che non avevano lenti, ma vetri di caleidoscopi: superfici riflettenti, flash stroboscopici, coriandoli iridescenti… quel turbinio di colori avrebbe potuto dare fastidio ad un occhio non abituato, ma Fiyero non se ne era nemmeno accorto. Aveva visto troppe feste per essere impressionato da un paio di effetti speciali.
Galinda non aveva smesso un secondo di sorridere. Da perfetto gentleman lui le aveva preso il soprabito, lo aveva lasciato alla guardarobiera insieme alla sua giacca e mano nella mano si erano fatti strada nel locale.
Era convinto che sarebbe stata una serata come tante altre: un drink, due balli, qualche battuta divertente per far ridere Galinda e forse sarebbe riuscito a darle un bacio, era così bella.
Ma il suo arrivo aveva cambiato tutto. Si era messa a ballare da sola proprio in mezzo alla pista, senza curarsi delle risate di scherno e delle gomitate che si tiravano i suoi compagni di scuola. Non aveva la strabiliante grazia della ragazza al suo fianco né l’eleganza delle altra studentesse, eppure Fiyero non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Il ticket per la consumazione gli era rimasto fra le mani, improvvisamente non aveva più sete.
E ora lei è davanti a lui e tutto quello che gli viene in mente di dirle è
«Sei forte sul dancefloor»
 
Lei gli rivolge uno sguardo interrogativo. Forse non capisce bene la sua lingua.
«Prego?»
 
«Mi è piaciuto il modo in cui hai ballato, prima» traduce lui, divertito.
 
Elphaba arrossisce violentemente. Le sue guance si colorano di un colore bordeaux tendente al marrone e Fiyero si domanda se questo sia legato al particolare colore della pelle della ragazza o se siano le luci al neon a falsare la sua percezione.

«Sicuro che fossi proprio io?»

«Oh, è difficile confonderti con un’altra, ragazza verde!»
 
Elphaba abbassa immediatamente lo sguardo, come ricordando tutto d’un tratto che sì, è verde. Vede mani inequivocabilmente verdi attaccate a braccia verdi anch’esse.
Il timbro azzurrino del locale quasi svanisce sul suo polso color menta.
Galinda qualche giorno prima aveva blaterato qualcosa su uno spray autoabbronzante che “faceva magie” ma la sua compagna di stanza aveva preferito evitare improvvisati esperimenti estetici. Così era rimasta verde e Fiyero glielo stava ora facendo notare.
“Ragazza verde”
Non ti sfugge nulla eh?
«Per tua informazione, io ho un nome! E chiamarmi “ragazza verde” è offensivo e razzista dal momento che mi identifichi con una caratteristica fisica discriminante che-»
 
«Hey, piano tigre!» la ferma subito lui, alzando le mani in segno di resa, in un gesto ormai diventato naturale vista la quantità di volte in cui la polizia del Regno lo ha fermato.
«Non ti volevo offendere, era solo una battuta!»
 
«Non era divertente»
 
Il ragazzo abbassa lo sguardo, sinceramente dispiaciuto.
Sta sbagliando tutto. «Ti chiedo scusa. Mi piace il colore della tua pelle, davvero. Anzi, oserei dire che il verde è il mio colore preferito… e poi così siamo abbinati, vedi?»
 
Fiyero le indica la propria giacca color smeraldo ed Elphaba non può fare a meno di notare che è un po’ lunga sulle maniche. Probabilmente l’ha ereditata da suo padre, dato che sul petto sono appuntate un paio di mostrine militari, tanto lucide che  ci si potrebbe quasi specchiare.
La ragazza avvicina il suo polso alla manica della giacca di lui: il verde menta della sua pelle sembra quasi fondersi al colore smeraldino del tessuto, così mormora: «È vero, facciamo pendant»
 
«Cosa c’entrano i panda?»
 
«Lascia perdere» risponde Elphaba con un sorriso un po’ perplesso.
In fondo chiacchierare con Fiyero può anche essere divertente.
 
«Azzeriamo tutto, ok? Come se ci stessimo conoscendo ora» esclama il ragazzo, porgendole la mano «Io sono Fiyero»
 
«Elphaba»
 
«Elphaba, ti andrebbe di aspettare in auto? Fa un freddo polaretto»
 
Nonostante non sia sicurissima di aver compreso le sue parole, lei annuisce e insieme si incamminano verso il parcheggio antistante al locale. Ha ragione Fiyero, fa freddo per essere settembre: l’asfalto è ancora bagnato per l’acquazzone del pomeriggio, ma almeno le nuvole se ne sono andate.
«Peccato che non si riescano a vedere le stelle, da qui… c’è troppa luce» borbotta Elphaba tanto per dire qualcosa.
 
Fiyero non sembra ascoltarla.
Fa ancora qualche passo e le indica una delle macchine. Non è difficile capire quale, perché ovviamente è l’auto più pacchiana in tutta Oz.
«Doveva essere il regalo per il mio diploma, ma i miei genitori si sono resi conto che probabilmente non mi sarei diplomato prima di molto tempo e me l’hanno comprata subito… non so perché te lo sto dicendo, ora penserai che sono un idiota- sempre che tu non lo pensi già»
Fiyero fa una piccola pausa, come se volesse scacciare dalla testa i pensieri negativi  e poi riprende con voce entusiasta «Comunque è una Delorean Stratocaster! Che ne dici?»
 
Elphaba non sa cosa dire. O meglio, lo sa ma non riesce a formularlo in un modo che non ferisca i sentimenti del ragazzo: l’auto è a dir poco bizzarra, in tutto e per tutto. Dal nome impronunciabile alla forma allungata del cofano. E poi il colore! Giallo? Oro? Comunque troppo appariscente.
Kitsch come solo l’auto di Fiyero Tiggular può essere, la vernice metallizzata scintilla dorata nella notte come una moneta sul fondo di un pozzo. È quasi abbagliante, tanto che Elphaba si domanda se per guidarla oltre alla patente servano anche gli occhiali da sole.
 
Il ragazzo deve notare la sua espressione perplessa perché puntualizza: «Guarda che è l’ultimo modello»
 
«L’ultimo del magazzino!» esclama lei, incapace di trattenersi oltre «Ti hanno venduto un’auto a cui manca un pezzo… dov’è il tettuccio?»
 
«Non c’è! È questo il bello di avere una deca!»
 
«Una cosa?»
 
«Una decappottabile» le spiega lui, alzando gli occhi al cielo.

 
 ---
 
L’auto sfreccia senza paura sulle strade silenziose.
Veloce, troppo veloce.
«Potresti rallentare? Sembra di stare dentro a Fast and Fiyero»
 
«Fast and Fiyero. Carina questa»
Il volto di lui si distende in un sorriso divertito, ma non quello di Elphaba.
 
«No, veramente, vai un po’ più piano per favore»
 
Il ragazzo le rivolge uno sguardo accigliato, il primo della serata e forse il primo della sua vita. «Io non vado mai piano, Elphaba, non mi fermo mai. La vita è già abbastanza breve di suo, non dobbiamo sprecarne neanche un attimo. Capisci quello che voglio dire?»
 
«Guarda la strada»
 
Lui la ignora. «Il punto è che- io voglio vivere, vivere davvero»
 
«Anche io, credimi! Per questo ti dico di rallentare»
Lui sbuffa. Preme sul freno.
Strano che si ricordi ancora quale pedale è.
 
---

Freccia avanti.
Freccia indietro.
Avanti.
Indietro.
Di sicuro la musica non è una delle cose che hanno in comune, dato che stanno litigando sulla stazione radio da quando sono partiti. Elphaba continuava a sintonizzarsi su frequenze di musica classica nonostante il ragazzo si fosse lamentato già una decina di volte di quelle orribili canzoni senza parole.
Alla fine ha vinto lui: è la sua auto, lui sceglie la musica.
La ragazza alza gli occhi al cielo: tutte queste stupide canzoni pop le stanno facendo venire il mal di testa, senza contare che Fiyero continua ad utilizzare strane parole che rendono difficile seguire il filo del suo discorso. Sempre ammesso che ce ne sia uno, certo.
Meglio concentrarsi sulla strada: dovrebbero essere arrivati a Shitz ormai, sono partiti quasi un’ora fa! Eppure, guardandosi intorno, Elphaba non riesce a riconoscere la zona. Dove sono finiti? Senza contare che Fiyero ha ripreso a premere sull’acceleratore come se non ci fosse un domani (e in effetti non ci sarà se andranno a sbattere da qualche parte). I semafori rossi non l’hanno fermato: chiaramente il ragazzo considera la segnaletica solo un suggerimento.
Elphaba controlla di nuovo di aver allacciato bene la cintura e cerca di reggersi il più saldamente possibile al cruscotto.
«Mancano i lampioni qui. Sei sicuro che non sia la strada sbagliata?»
 
«È la strada perfetta, invece»
 
«A me sembra troppo buia. Non si vedono indicazioni, cartelli, niente… come fai a sapere da che parte andare? E il fondo stradale è scivoloso per la pioggia-»
 
«Non potresti goderti il viaggio, per un secondo?!» sbotta Fiyero «Togli le mani dal cruscotto, che tanto resta dov’è… Alzale, così»
 
Elphaba non riesce nemmeno a credere ai propri occhi: il ragazzo ha lasciato il volante e ha sollevato le braccia come se si trovasse su una montagna russa.
«Che cosa stai facendo?!» urla afferrando il volante al posto suo, prendendo il comando dell’auto.
 
Fiyero abbassa le braccia.
«Ok, fallo tu adesso. Andiamo»
 
«No! È stupido»
 
«È divertente. Per favore. Fallo per me»
 
La ragazza alza le braccia, sbuffando. Non lo sta facendo per lui, che sia chiaro. Lo sta facendo solo per evitare che Fiyero lasci di nuovo il volante, spinto da istinti suicidi.
«Oh, d’accordo! Sei felice ora?!»
 
«Non ancora. Chiudi gli occhi»
 
«Se chiudo gli occhi io non resterà nessuno a guardare la strada!»
 
«È tutto sotto controllo, fidati di me» le dice Fiyero, chiudendole le palpebre con un gesto delicato della mano.
 
Il vento nei capelli, l’aria gelida che la investe in pieno viso e che probabilmente l’avrebbe costretta comunque a chiudere gli occhi. E il palmo di Fiyero, morbido e profumato. E il suo pollice che le sfiora le labbra. Il vento. La musica.
È da questi particolari che si riconosce un universo parallelo, pensa Elphaba.
 
Il vento continua a soffiarle imperioso nelle orecchie, tanto che Fiyero deve quasi urlare per farsi sentire da lei sopra tutto quel rumore
«Io non so volare, ma credo che sia questo che si prova!»
 
Lei invece sa volare, ed è sicura che questo sia mille volte meglio.
Sente di poter essere perfettamente felice, lì seduta sul sedile anteriore di un’auto fin troppo veloce, con le braccia sollevate come una ragazzina che prova per la prima volta un ottovolante. La radio continua a suonare Firework ma potrebbe benissimo essere qualsiasi altra canzone, dal momento che l’aria che le arriva in faccia è talmente forte da coprire ogni altro suono. La mano di Fiyero continua a coprirle gli occhi ed Elphaba si sorprende di quanto questo contatto possa farle accelerare il battito cardiaco.
È perfettamente felice e un po’ si odia per questo, perché pensava di essere una ragazza meno superficiale di così, una che nella vita aspira a realizzarsi in grandi imprese come diventare l’Assistente del Mago o dirigere l’Accademia di Shitz. E invece per essere felice le basta un viaggio notturno ai limiti della legalità su una Delorean dorata.
 
«Ecco, dovremmo essere arrivati!» esclama Fiyero tutto ad un tratto, trattenendo a stento l’entusiasmo «Ora puoi guardare»
 
L’auto rallenta bruscamente e poi si ferma del tutto.
Elphaba sente la mano di Fiyero scivolare via dal proprio viso e posarsi sulla gamba. Prendendo un profondo respiro per calmarsi, apre gli occhi e cerca di capire dove si trova.
Una collina. O almeno un’altura, dato che tutto sembra in miniatura. Nel buio vede brillare la città, ma tutte le luci dei lampioni e delle case sembrano sbiadire in confronto allo splendore emanato dal cielo: centinaia di stelle risplendono sopra alla loro testa, come diamanti su una bustina di velluto nero.
Sono così tante e così brillanti che il cielo sembra quasi infuocato.
 
Quasi le avesse letto nel pensiero, il ragazzo sospira: «Non è awesomissimo che tutte queste stelle brillino solo per noi?»
 
Elphaba vorrebbe correggerlo per spiegargli che la luce delle stelle giunge sulla Terra anni e anni dopo e che molte di quelle stelle si sono già spente, ma tutto ad un tratto l’astronomia non sembra più molto importante e così semplicemente ripete «Davvero awesomissimo»
Non è nemmeno sicura di cosa voglia dire, probabilmente qualcosa di bello. O almeno così spera! YOLO, trendy, sushi… tutte parole di cui ignorava completamente il significato e che Fiyero aveva usato con la sua solita nonchalance infilandole a casaccio nel discorso.
Elphaba sta per domandargli che cosa voglia dire nello specifico awesomissimo quando si accorge che Fiyero sta fissando lei, invece del cielo. Chissà a cosa sta pensando... Probabilmente non a questioni lessicali, comunque.
La mano di lui si muove sulla sua gamba e lei non vuole fermarlo. Del resto l’aveva avvertita, no? Lui non va mai piano, che si tratti di un’auto, di una ragazza o della vita in generale.
Lo vede slacciarsi la cintura di sicurezza e protendersi verso di lei. Odia ammetterlo- odia scoprirsi così debole e stupida - ma vorrebbe fare lo stesso.
 
«Elphaba» sussurra lui, avvicinandosi sempre di più «Non ti ho portata fin qui solo per vedere le stelle… Io volevo-»
 
Uno sbadiglio proveniente dal sedile posteriore lo costringe a fermarsi.
Galinda.
Se ne era completamente dimenticato.
C’è la sua fidanzata in auto. E lui stava per baciarne la compagna di stanza. Ma a che cosa stava pensando?! Gli era capitato di tradire, prima di quella sera, ma non aveva mai perso la testa così in fretta per una sconosciuta di cui sapeva a malapena il nome.
Elphaba lo aveva stregato completamente – e non letteralmente, nonostante quel buffo cappello a punta. I battibecchi sulla musica da ascoltare, le proteste sulla velocità da tenere, i litigi sulla strada giusta: tutte quelle piccole discussioni erano servite solo a farlo innamorare sempre di più della ragazza verde, così diversa da lui e nel contempo sua complementare.
Con Galinda aveva sbagliato fin dall’inizio, convincendosi che se entrambi erano perfetti per questo sarebbero stati perfetti insieme.
Ma è troppo tardi per sognare un passato diverso. Nel presente lui è fidanzato con Galinda e farebbe bene a tenerlo a mente.
 
Fiyero si ritrae immediatamente da Elphaba e conclude in fretta: «Volevo mostrarti i vantaggi di un’auto decappottabile, vedi? Possiamo restare comodamente seduti qui ad osservare il cielo. E poi il sedile è reclinabile!»
Cerca di usare la voce più normale che conosce e spera che Galinda non si accorga di nulla, assonnata com’è.

 Tira un sospiro di sollievo nel sentirla domandare «Siamo già arrivati, cuoricino?»

«Quasi» le risponde, rimettendo in moto.
Ad ogni semaforo tenta di trovare le parole per scusarsi con Elphaba per la sua rapida marcia indietro, ma alla fine desiste. Meglio non dire nulla. Meglio non pensare a nulla. Com’è che si ripete sempre? La vita è senza problemi quando sei senza pensieri, e lui sta decisamente riflettendo troppo sul da farsi. Che sia un effetto collaterale del ponce? Che sia un effetto collaterale della ragazza verde?
Fiyero alza il volume della radio senza neanche fare caso alla canzone e preme con forza sull’acceleratore.
Quando finalmente arrivano davanti ai cancelli del dormitorio femminile, da perfetto cavaliere scende per aprire la portiera a Galinda. La aiuta ad uscire dall’auto porgendole la mano e la ragazza, inaspettatamente, lo ricompensa con un bacio. Dolce e sentito, al sapore di caramella, Fiyero mentirebbe se dicesse che non lo desiderava, perché dopotutto Galinda è così bella.
  
Vederli baciarsi non le fa troppo male – Elphaba ha la pelle dura, oltre che verde – ma ha lo spiacevole effetto di scaraventarla fuori dall’universo parallelo in cui si era divertita a stare per l’intera serata. Un universo in cui un ragazzo come Fiyero porta una ragazza come lei a guardare le stelle dalla sua decappottabile dorata e si finisce per pronunciare parole di cui non si conosce il significato. Ma ora è tutto finito, si torna alla realtà.
Elphaba li osserva con sollievo staccarsi l’uno dall’altra, ma sente una fitta dolorosa al cuore quando si danno la buonanotte con un altro breve bacio. Non potrebbero solo darsi la mano come fanno tutte le persone normali? No, gli innamorati devono stringersi e baciarsi di fronte a tutti! Di solito ad Elphaba non danno fastidio le pubbliche manifestazione d’affetto, ma quella sera le trova insopportabili.
Non ha intenzione di restare a guardarli un secondo di più. Fa per andarsene quando Fiyero si volta verso di lei. Ha gli occhi lucidi o è solo l’aria gelida della notte a farli lacrimare? Sta davvero- piangendo? Prima che Elphaba faccia in tempo ad elaborare l’informazione, il ragazzo l’abbraccia forte.
Non fa più tanto freddo ora che la stringe a sé.
Lei ricambia l’abbraccio e chiude gli occhi come qualche minuto prima, quando ha giocato alle montagne russe con Fiyero.
 
Il ragazzo si allontana impercettibilmente da lei, le lascia un piccolo bacio sulla guancia, giusto un po’ più in alto di dove volesse darglielo in realtà.
Giusto un po’ più a destra di quanto volesse darglielo in realtà.
Giusto un po’ più sulla guancia di quanto volesse darglielo in realtà.
E prima di staccarsi da lei – perché deve farlo, prima che il bacio sulle labbra glielo dia davvero - sussurra «Buonanotte ragazza verde»
 


Angolo dell'autrice
Mi innamorai di Wicked nel lontano gennaio 2013, ma questa è la prima storia che scrivo in questo fandom e spero di non aver fatto troppi danni =)
Uniche note: il lessico di Fiyero cerca di riprodurre quello usato nel musical, dove i locali più alla moda sono detti swankified, mentre il punto in cui Fiyero pensa 
La vita è senza problemi quando sei senza pensieri è una mia libera traduzione di Life is fraught less when you are thoughless (ovvero di ciò che lui stesso canta in Dancing through life).
Questa storia si è classificata terza nel contest Shades of three indetto da ellacowgirl sul forum (
http://www.freeforumzone.com/d/11313746/Shades-of-Three-Multifandom-/discussione.aspx/2?#idm133930089 )


Itsamess
  
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