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Autore: Nocturnia    17/05/2016    7 recensioni
"Non voglio le tue scuse."
Wesker studia il profilo di Excella, alza un sopracciglio.
"Non sono così stupida."
"Mai pensato."
Un sorriso amaro; un amore vissuto a metà.
"Però mi hai ucciso."
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Our little horror story
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne, Jill Valentine e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"I loved you to the point of ruin.

I loved you until my lungs were filled with ash."
- Tina Tran -




Our little horror story



I remember when all the games began.

Excella studia la notte, blandisce i suoi orrori.
Alle sue spalle l'orizzonte gocciola nero e grigio, una distesa gonfia e tumefatta - un'oscena bolla di menzogne e memorie.
È la Venezia che non ricorda, il riflesso di una città che aveva amato con l'innocenza di una bambina di cinque anni.
È la Venezia di cui ha percepito l'odore prima, quando l'Uroboros si era fatto strada tra le sue viscere, lungo la gola.

Una nascita ributtante; il parto indecente di una bestia infernale.

Inspira, e il sapore è sempre quello; acqua marcia e sangue.
Il vento cambia direzione, sospira sulla sua pelle.
Excella sorride e aspetta.


Marzo 2008

Gli allarmi cominciano a suonare, le porte blindate si chiudono all'improvviso.
Excella socchiude la bocca, assottiglia gli occhi.
"Cosa sta succedendo?" le chiede uno degli scienziati (Robert. Si chiama Robert. Due figlie, una ex moglie. Qualche capello bianco, un accenno di psoriasi da stress.) ed Excella ascolta le sirene guaire lungo le pareti del laboratorio - grattarle, scuoiarle vive.
"Niente." replica, e apre la borsa "Voi restate qui." ne estrae una pistola, arma il cane "Vado a controllare."
Due ore dopo Robert sarà il primo a mostrare i segni dell'infezione da virus T.


Remember every little lie and every last goodbye.

"Sei tornato."
Qualcosa cade; qualcosa le sfiora la nuca.
"Ha fatto male?"
Una parola trattenuta; una rabbia che si schiude come la corolla di un fiore.
Excella inclina il mento, lo cerca con la coda dell'occhio.
"Sempre bellissimo; la morte ti dona... Albert."
Wesker ride senza alcuna allegria.


Marzo 2008

Il mondo è diventato rosso e bianco (sangue e intonaco. Allarmi e camici strappati. Umbrella e Tricell; nomi diversi, stesso destino)
Excella aggira l'angolo che conduce al corridoio principale, cerca di distinguere il suono degli infetti da quello dei vivi (ancora)
Si è tolta le scarpe e i piedi nudi scivolano sul pavimento senza fare rumore.
Deglutisce, rafforza la presa sulla pistola.
È in quel momento che la porta laterale del laboratorio si apre con uno schianto secco.


Promises you broke, words you choked on and I never walked away.

Piazza San Marco brucia di una luce malata; globi marcescenti che assomigliano a vesciche di sangue.
Excella si aggiusta la gonna, cerca un posto dove sedersi.
"Come è successo?" gli chiede, e Wesker si reclina all'indietro, la basilica un insieme distorto di punte e cupole.
"L'Uroboros."
"Uhm." ribatte Excella, incrociando le gambe davanti a sé "E la Dott.essa Fayer non è stata in grado di salvarti?"
Albert snuda i denti e tace.


Marzo 2008

Excella trattiene un grido, alza la pistola.
Colpo in canna, mani ferme -  spara.

Bam!

Il cranio di Robert si apre come un frutto marcio, esplode contro il muro.
L'aria si riempie di suoni (gemiti, urla, rantoli) ed Excella si ripete mentalmente quanti impiegati ci siano al livello quattro di sicurezza.

Almeno una cinquantina.

Excella si volta e comincia a correre.


It's still a mystery to me.

"Sapevo di voi due."
Qualcosa attraversa il quadrilatero della piazza; forse un'ombra, forse un fantasma.
"L'ho capito dopo l'outbreak del duemilaotto."
Il Leone di Venezia li fissa senza sguardo, si deforma sotto il peso di una realtà che loro stessi hanno creato.

Loro e tutto ciò che avevano fatto.

"Eppure ti sono rimasta vicino."
La laguna è una distesa scura e limacciosa, nerissima e senza fondo.

Uroboros.

"Eppure ho cercato d'essere all'altezza del tuo sogno; d'essere degna di ricevere almeno un pezzetto della tua utopia."
Wesker appoggia i gomiti sulle ginocchia, le rivolge uno sguardo neutro.
Excella si volta, gli cerca gli occhi - il cuore.
"Ho elemosinato laddove avrei potuto esigere. Ho chiesto laddove avrei potuto prendere." stringe le dita in un pugno chiuso, le riapre "Ho amato, Albert, laddove avrei potuto odiare."
Wesker sorride (vieni più vicino, bambina mia) arriccia le labbra sui denti (non mordo. Non subito, almeno)
"Perché?"
Wesker affonda sulla sua bocca e strappa - ancora, sempre.


Marzo 2008

Ha finito i proiettili, il fiato.
Excella svolta l'angolo, sbatte la mano sul pulsante di sicurezza e sigilla il corridoio cinque - uno degli infetti vi rimane schiacciato sotto, plotch - due dita (l'anulare e il medio) metà faccia (scollata, una maschera di muscoli e nervi che digrigna i denti, schiocca la lingua, continua a bramare la sua carne)
Apre la bocca e inspira con forza - trattiene un conato quando il puzzo rancido della morte la colpisce dritta allo stomaco.
Gli allarmi hanno smesso di suonare, il mondo di esistere.
Excella deglutisce, si passa una mano sulla fronte.
Il cellulare non ha campo (comunicazioni interrotte: primo punto della sicurezza) la rete ausiliaria non funziona (secondo punto)
Lo scaglia contro il muro, afferra la pistola dalla canna e si prepara a usarla come una piccola mazza.
Le luci si spengono, entrano in funzione quelle secondarie.
Excella si chiede se sarà quello il giorno in cui morirà.


Well I'm so empty.

"Mi hai mai amato?"
Trattiene le dita lungo il suo collo, blandisce la linea pulsante della carotide.
"C'è stato anche solo un momento in cui hai pensato che..."

Che sarei stata degna.
Che c'era posto anche per me nel tuo mondo.
Che tutto quello che avevo fatto era servito a qualcosa.

Gli occhi di Albert sono profeti spietati.


Marzo 2008

Soggetto C-002, prototipo numero quattro.
Maschio, venticinque anni, nessuno stato patologico in corso.
Infettato con il campione  di Las Plagas 2, in attesa di un riscontro positivo circa le sue capacità cognitive.
Excella sgrana gli occhi, percepisce le sue sinapsi impazzire e sovraccaricarsi.
L'infetto annusa l'aria, apre e chiude le dita ad artiglio.
Excella rimane immobile, una lepre spaventata dai fari di un'auto.
Dalla bocca dell'infetto cola un filo di bava rossastra e schiumosa, il parassita un fiore grottesco che gli deforma la mandibola.

Un ragno pronto ad attaccare.

L'infetto ringhia - emette un suono strano (umido, di gola. Quasi qualcosa stesse cercando di uscirgli direttamente dal petto.)

Crick.

Excella percepisce la scarica d'adrenalina bruciarle la schiena, la pelle rattrappirsi lungo le ossa.
Sotto il suo piede vetro (rotto) davanti un solo istinto (fuga)
L'infetto si volta e attacca.


Well you're so unclean.

"Me la regali una rosa, Albert?"
Il venditore s'inclina verso di loro (il riflesso di un ricordo; la pallida imitazione di una scena già vissuta) indica un mazzo di fiori rossi e gialli (Starway of the Sun)
"L'ho già fatto." Wesker sorride (scopre i denti) il venditore squittisce - cade a terra con un plof amorfo e liquido.

Una pozza informe e marcescente. La disgregazione di ogni sogno - ogni speranza.

L'Uroboros tinge gli occhi di Excella della stessa sfumatura dei tramonti africani.


Marzo 2008

Ossa che vengono spezzate (frantumate) carne che viene strappata (scollata)
Excella apre la bocca (ingoia aria e paura) non chiude gli occhi (nemmeno quando un pezzo di polmone la colpisce dritto in faccia)
L'infetto crolla sull'impiantito (macellato) alle sue spalle un profilo bianco e oro rosso.
L'appendice generata dal parassita dondola inerte tra le sue mani (dita sottili, delicate) attorno alle sue labbra sangue e una piega tesa (preoccupata)
"Vieni." le dice, ed Excella si raggomitola in un angolo "Dobbiamo andare."
Le luci tremano, una voce metallica avvisa che il protocollo d'autodistruzione è stato avviato.
"Excella." la chiama, e tutto quello che riceve è un miagolio patetico.
"Excella." ripete, e le afferra un braccio "Alzati."
Una porta in lontananza viene sfondata, Alex solleva di scatto la testa.
È allora che Excella comincia a gridare.


The lying, the bleeding, the screaming was tearing me apart.

"Non voglio le tue scuse."
Wesker studia il profilo di Excella, alza un sopracciglio.
"Non sono così stupida."
"Mai pensato."
Un sorriso amaro; un amore vissuto a metà.
"Però mi hai ucciso."
"L'Uroboros ha scelto."
"Stronzate." ribatte, e sa che Albert non può più farle niente (non qui; non dove anime come loro hanno trovato riposo.)
"Tu hai scelto. Tu hai deciso. Tu e ancora tu."
Wesker tace - ascolta la sua rabbia.
"Perché?" ripete, e si porta le mani al volto "Perché, Albert?"
La verità è tutto ciò che le resta.


Marzo 2008

Gli infetti si riversano lungo i corridoi come una marea affamata e inarrestabile, le gambe di Excella che paiono essersi fatte liquide e inconsistenti.
"Muoviti!! la incita Alex (la Dott.essa Fayer. Quella dannatissima risorsa che Albert aveva tirato fuori da chissà dove) "Non dirmi che passi tutte quelle ore in palestra per poi non riuscire nemmeno a salvarti il culo."
Excella digrigna i denti, mastica un insulto.
"Fottiti." le dice, e continua a correre "Fottetevi tutti quanti."
Alex ride (dove trova il fiato per farlo?) spappola la testa di un infetto che si trascina davanti a loro.
"Questo ottieni quando cominci a lavorare con le B.O.W." la redarguisce, e la spinge verso il corridoio di destra "Mi stupisco solo che non sia successo prima."
"La Tricell non è l'Umbrella." una donna ostruisce loro il passaggio; Alex le apre il costato in due come fosse niente.
"No." concorda Alex, e gli ascensori d'emergenza si fanno sempre più vicini "Ma avrai bisogno di molto più di un protocollo d'emergenza per gestire i prossimi esperimenti."
Excella le rivolge uno sguardo interrogativo, Alex la ignora.
"Perché?" e gli ascensori sono adesso a pochi metri da loro "Perché mi stai aiutando?"

Perché mi stai salvando?

Gli occhi di Alex le regalano l'espressione più triste che Excella abbia mai visto.


Paint the mirrors black to forget you.

"Mi ha salvato."
Wesker accavalla le gambe, incrocia le dita sulle ginocchia.
"La dott.essa Fayer."
Un corvo plana sulle gradinate (poi un altro e un altro ancora.)
"Alexandra Wesker."
I corvi sono diventati venti, poi trenta. Occhi piccoli, lucidi. (feroci)
"Tua sorella."
Wesker assomiglia a un dio insondabile e crudele, pupille strette a una fessura e occhi che bruciano.
"La tua vera Chosen One."
I corvi aprono le ali, diventano una distesa nerissima e silenziosa.

Consapevole.

"Lei mi ha salvato solo perché tu potessi uccidermi."
Wesker si alza  - alle sue spalle piume morte e promesse infrante.
Excella accetta la verità e gli porge la mano.


Marzo 2008

"Chi sei?"
Alex digita i codici di accesso, scivola con le dita lungo il pannello di controllo.
"Cosa sei?"
Excella si afferra una ciocca di capelli, tira.

Svegliati, bambina mia. Svegliati: l'incubo è finito.

"Come hai fatto a... ucciderli?"
Alex striscia il tesserino d'identificazione, libera un sospiro quando la luce diventa verde.
"Rispondimi, porca puttana!"
Alex si volta, Excella sostiene il suo sguardo.
Non è la prima volta che avverte qualcosa di diverso in lei; c'era stata la serata di presentazione della Tricell (vestito bianco, labbra rosse) il suo arrivo nei laboratori pochi mesi dopo (occhi trasparenti, viso aristocratico)
C'erano state le frasi mormorate a mezza bocca con Albert, i discorsi interrotti all'improvviso.
C'erano stati gesti fugaci, occhiate cariche di troppo.
C'era stata una confidenza che si poteva toccare - un'abitudine che le aveva logorato l'animo e il cuore.
Alex indurisce lo sguardo (comprende), preme il pulsante d'apertura.
Excella divarica le gambe (crolla davanti alla verità) si prepara allo scontro (non le renderà la vita facile)
Gli infetti continuano ad avanzare.


I still picture your face and the way you used to taste.

"Jill?" chiede, all'improvviso. Come quando ti sorge un pensiero spontaneo - una labile curiosità.
"In mano al BSAA."
Excella china il capo, mormora una vecchia canzone italiana.
"Non sopravviverà a lungo."
"No."
"Persefone è stata strappata agli Inferi solo per essere lasciata morire sulla Terra."
Wesker annuisce, un gesto secco - disarmonico.
"E poi?"
Il cielo si contorce, brulica come un'infezione sotto la pelle.
"E poi saremo di nuovo tutti insieme."
La ferita del cielo si spacca, l'orizzonte gronda verde e bianco - il vento un miasma putrido e salmastro.
Persefone sta morendo e nessuno ancora lo sa.


Marzo 2008

Le porte degli ascensori si aprono con un ding acuto, gli infetti a pochi corridoi da loro.
"Vattene." le dice (le ordina) Alex "Qui ci penso io."
"No."
Alex sgrana gli occhi, interdetta.
"Come, prego?"
"Ho detto di no."
Un debole lamento le giunge alle orecchie, poi un secondo.
Alex socchiude la bocca, ringhia - un suono stranissimo (inusuale)
"Non vuoi salvarti?"
"Servirebbe a qualcosa?"
Gli occhi di Alex mutano all'improvviso, la verità un velo che li denuda - li spoglia d'ogni maschera.
Il primo infetto svolta l'angolo e schiocca le mandibole.


Roses in a glass, dead and wilted, to you this all was nothing.

"Starà soffrendo."
Wesker alza lo sguardo, lambisce un'alba rossa come il sangue.
"Il dolore le renderà quasi impossibile respirare."
La realtà è fredda, il cielo una piaga suppurante - infetta.
"Ti amava, Albert."
I ricordi di Excella sono pastosi sotto la lingua, soffocanti.
"Tutte noi l'abbiamo fatto."

Aelita.

Pelle pallida, occhi ossessionati - vivi; Wesker è il mostro sotto al letto al quale chiedi poi di condividerlo (il morso del serpente, il suo veleno indolore - insapore.)
"E cosa abbiamo ricevuto in cambio?"
Excella schiude le dita, allarga le braccia attorno a sé - mostra un buco slabbrato al centro del petto.  
Wesker sfiora (spreme) un cuore miserabile e che batte ancora.

(Solo per lui. Sempre per lui.)


Marzo 2008

I polmoni le si schiacciano contro le costole, l'aria le sfugge dai denti serrati.
Alex stende un braccio in avanti, la scaraventa dentro l'ascensore con un gesto secco, impaziente.

Crack.

L'osso del polso si rompe, il mondo un puntolino sfocato e tremolante.
Excella scuote la testa, scivola a carponi (striscia verso Alex)
Gli infetti sono a pochi metri da loro, gli occhi di Alex orbite prive d'espressione.
"Alex."
La donna si volta, le porte dell'ascensore cominciano a chiudersi.
"Cosa stai facendo?"

Perché lo stai facendo?

Alex sorride (arriccia le labbra) le dà le spalle.

Gambe divaricate, busto proteso in avanti; posizione d'attacco.
 
Un infetto scatta, Excella alza la mano sana (inutile, patetica.)

Clang.

L'ascensore comincia a muoversi verso l'alto (verso la salvezza) sotto i lamenti degli infetti diventano mugolii mollicci e umidi.

Morenti.

Excella si reclina all'indietro e ingoia un grumo di lacrime e sangue.


Everything to you is nothing.

Excella prosegue verso una pasticceria che non ha nome, i vetri consumati, la vernice scrostata.
Si siede su una poltroncina in stile liberty, l'imbottitura una sfumatura indefinita di rosso e bianco.
Punta il dito verso il bancone, indica una focaccina veneziana.
"Mi è sempre piaciuto questo locale." racconta, e sorride "Mio padre mi ci portava spesso. A volte c'era anche mia mamma; quando non era troppo impegnata a scoparsi qualche altro uomo d'affari europeo."
Si alza, sporgendosi oltre il bancone e afferrando il dolce.
"Non fraintendermi." prosegue, strappando un tovagliolo "Non condanno mia madre, né la giustifico." dà un primo morso, chiude gli occhi "Semplicemente non me ne importava nulla."
Wesker ascolta, quieto; incapace di fare altro.
"Ma tu queste cose le sai già."
Torna a sedersi, gli porge un'altra pasta.
"Ti sei informato prima di scegliermi. Mi hai osservata."
Wesker sfiora il dolce con la punta dell'indice, lo sposta con il mignolo.
"È una fritola." lo anticipa Excella, dando un altro morso alla sua focaccina "Una frittella ripiena alla crema. Ti piacerà, vedrai." amplia il sorriso, non si accorge di avere un po' di zucchero sul labbro inferiore "D'altronde, non ti ucciderà mica, ormai."
Albert le regala uno sguardo scettico, si chiede se questa sarà tutta la compagnia che avrà per l'eternità.
Excella si passa il pollice sul labbro, raccoglie lo zucchero e se lo porta alla bocca - schiocca la lingua contro il dito.
Wesker inspira con forza, ricorda quel gesto - quel momento.

Il caldo della stanza d'albergo, il bagnato delle lenzuola sotto le mani - della sua bocca tra le cosce.

"Allora?" insiste, e Wesker cede - irritato.
Excella ride alla fugace espressione di normalità che gli attraversa il viso.


Marzo 2008

Excella affonda nella terra bagnata, trucco sbavato e capelli frustati dal vento.
I soldati della Tricell le corrono incontro, davanti a loro Jill.

Persefone.

"Signorina Gionne." grida qualcuno, ed Excella si scopre asciutta di parole e di lacrime.
Jill le allunga una coperta, la sfiora con dita morte.

Piccoli insetti che le scavano la carne, i pensieri; saprofiti insaziabili.

"Albert." riesce a dire "Dov'è Albert?"
Jill scuote la testa e tace.


As wicked as you are, you're beautiful to me.

L'alba brucia Venezia - le sue anime erranti e disperate.
Excella osserva il mondo morire da dietro una vetrata azzurra e verde, polvere di zucchero sulle dita e al suo fianco l'uomo che l'aveva uccisa.
Gli cerca la mano, nuda - senza i guanti a cui si era abituata come una seconda pelle.
"Credi che sia questo il nostro destino?"
Un'ombra rimane schiacciata a pochi centimetri dalla pasticceria, si scioglie in impronte nerastre e appiccicose - supplici.
"Che siamo condannati a farci male in eterno?"
Wesker ignora la sua mano, irrigidisce la linea delle spalle.
"Che io sia condannata a farmi distruggere da te in eterno?"
Albert si volta, le regala uno sguardo interrogativo - perso.
Excella sospira e fissa gli ultimi scampoli della notte essere divorati senza pietà.


Marzo 2008

La terra trema, l'orizzonte esplode.
Ciò che rimane del laboratorio 008 sono ora solo macerie e polvere, la litania dei morti e le loro preghiere spente.
Jill è un fantasma senza voce, una bambola rotta - inceppata.
Excella bercia ordini, si muove come se fosse posseduta - disperata.
Gesticola a uno degli operativi, s'impossessa delle mappe del laboratorio.
"Non credo abbiate capito bene." mormora - ringhia "Là sotto è rimasta una donna. E un uomo." aggiunge, portandosi la mano alla gola "Voglio che andiate a riprenderli."
"Signorina Gionne, non è possibile. Anche se volessimo il protocollo di sicurezza comprende la chiusura completa di ogni settore del laboratorio e il processo d'autodistruzione avrà ormai ridotto in cenere ogni superstite."
Excella sbatte la mano sana sul tavolo, lascia cadere al suolo il cappotto.
"Non loro." dice, e inclina il viso verso il capitano del team Delta "Voi non sapete con chi avete a che fare, ma io." labbra spaccate, grondanti sangue. Occhi frenetici, pupille dilatate. Excella ha trasceso la donna per diventare una Tisifone spietata e bellissima. "Se io vi dico di andare, voi andate. Non mi importa a quale costo; è il vostro lavoro."
Il capitano indurisce lo sguardo, apre la bocca per replicare.
Jill è più veloce e gli rompe il braccio in due punti.


You're the darkest burning star, you're my perfect disease.

"Te ne andrai?"
"No."
"Perché non vuoi?"

O perché non puoi?

Wesker la fissa in tralice, rilassa i muscoli delle spalle - gambe divaricate, occhi attenti.
Excella incrocia le braccia sotto al seno, aspetta.

Spera.

Fuori il cielo ha bruciato ogni cosa; dentro, l'ultimo giro della clessidra è ai suoi ultimi grani.
Albert solleva una mano, unisce l'indice e il medio - li arcua, muovendoli avanti e indietro.

Vieni, bambina mia; vieni qui.

Excella sorride (lo stesso sorriso di una vita prima; una piega irriverente e sfacciata - spudorata) gli si avvicina (venera lo stesso dio pagano di sempre.)
Tra le sue cosce un desiderio che non si è mai spento.


Marzo 2008

Jill squittisce; apre la bocca e la richiude, strappa la catena come un cane inquieto e indisciplinato.
Excella segue il suo sguardo (li vede) si raccoglie nel cappotto e comincia a correre (anche se il cuore già sanguina)
Persefone scatta in avanti, il P30 che pompa sotto la pelle e nella coscienza.
"Albert!" grida Excella, e solo una testa risponde al suo richiamo.
La camicia bianca di Alex taglia la notte, brandelli da cui s'intravede il lucido del peritoneo e parte dei visceri.
Albert la sorregge con un braccio, i piedi di lei che si trascinano nella terra - lasciano solchi umidi di sangue e pioggia.
"Jill, avvisa la squadra medica, subito."
Persefone ubbidisce; Persefone si piega alla volontà di Ade e dei suoi accoliti.
Excella si volta, Albert a pochi centimetri da lei (genuflesso davanti a ciò che resta di Alex)
Scivola al suo fianco, appoggia le mani sul petto della donna (lo senti? È ancora qui; questo strano e corrotto cuore batte ancora.)
Alex respira a malapena, il viso una maschera di capelli e pelle bruciata.
"Come...?"
Albert dismette le sue parole con un gesto brusco della mano -  nervoso.
Excella le solleva una palpebra (pupilla dilatata, iride spenta - opaca) cerca una porzione di pelle sana in cui infilare l'ago della flebo.
Alex si lamenta, cerca Albert - istinto.
Wesker si porta la mano sotto al mento, occhi nudi, frenetici.
"Aggiustala." dice, ed Excella non ha tempo per soffermarsi sulla stranezza di quella parola "Ora!" ruggisce, facendola trasalire.
Alex s'inarca all'indietro, le gambe che si muovono in spasmi involontari - dolorosi.
Apre la bocca, gorgoglia qualcosa e vomita saliva e sangue - bolle nerastre che scivolano agli angoli delle sue labbra come la tela di un ragno.
Wesker le raccoglie il viso tra le mani, se lo porta in grembo.
Le accarezza la fronte, china il capo verso di lei e mormora parole rassicuranti in una lingua che Excella non capisce (ma il tono sì; oh, quello non potrebbe sfuggirle nemmeno se volesse.)

Wird alles in ordnung sein, meine liebe.
Shhh, zu beruhigen, wird alles in ordnung sein.

Per un attimo il mondo si ferma: per un istante (un solo) Excella si sente un'estranea nel suo stesso corpo - nella sua stessa storia.
È una cosa oscena quella che Albert stringe tra le braccia; il rimasuglio di una donna sfibrata, un insieme di ossa e nervi e muscoli tenuti insieme solo da un virus mutageno.
È grottesca e ributtante, eppure Albert la guarda come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

Meine liebe.

L'arrivo di Jill interrompe quella sensazione e la squadra medica è subito addosso alla Dott.essa Fayer (è davvero quello il suo nome?) ma per Excella è ormai troppo tardi.
Persefone aiuta Wesker a caricare Alex sull'elicottero, entrambi la ignorano - la dimenticano.
Scarpe troppo alte, vestiti indossati per apparire - per conquistare.
Excella solleva lo sguardo (le sue mani in quelle di Alex) gli cerca gli occhi (sul corpo di Alex, attorno alle sue ferite e alla sua sofferenza) non trova nulla (tutto - troppo. Un amore che non è destinato a lei e mai lo sarà)
È in quell'istante che Excella sceglie - si sacrifica.
Alla pioggia le briciole di una bambina che aveva giocato a fare la donna.


The lying, the bleeding, the screaming was tearing me apart.
The hatred, the beatings; it's over
Disaster.

It's over now...

Non c'è dolore negli occhi di Excella, nessuna traccia di sofferenza.
Lo fissa con uno sguardo limpido, azzurro come i cieli africani sotto i quali era morta.

Macellata sull'altare di un dio tiranno e ingiusto.

"Non so se questa sia la nostra punizione."
Wesker piega il capo verso destra, un movimento lento - curioso.
"Non so se sia l'ennesima presa in giro del karma oppure se davvero ci siamo meritati uno spazio tutto per noi all'Inferno."
Gioca con il tovagliolo che stringe ancora tra le mani, sorride a malapena.
"Non voglio restare da sola per l'eternità, Albert." dice - confessa "Lo sono stata fin troppo in vita."
Strappa un bordo del tovagliolo, cerca di ricomporlo - scatti nervosi, tesi.
"Io..."
Wesker le afferra il polso, placa l'inquieto gesticolare delle sue dita.
Excella libera un respiro spezzato, gli cerca gli occhi - si aggrappa a lui con una disperazione che ha lo stesso sapore del sangue fresco.
In quella realtà fatiscente le sue labbra sono l'unica cosa che abbia colore.


****


Marzo 2008 - esterno del laboratorio 008, Tricell Inc. Località sconosciuta.

"Trattienila." le dice, e Jill annuisce "Quando avrò recuperato Alex non farla entrare."
Wesker si è tolto gli occhiali e le ombre mormorano - tremano.
Allora è vero. dicono Ha fatto di se stesso un mostro.
Dunque è questo il potere del Progenitore. sussurrano Immortalità e decadenza in un solo corpo.
Una bestia. giudicano Null'altro che l'ennesima B.O.W. lasciata scappare dai laboratori caduti dell'Umbrella.
Wesker ignora tutte quelle voci (patetiche creature) si concentra sull'unica che conti davvero.
"Guida tu gli operativi; non posso fidarmi di nessun altro."
Jill si toglie la maschera, si chiede se sia il P30 a farle alzare lo sguardo per cercare il suo.
Uno scienziato corre da una tenda all'altra, perde un foglio e torna indietro per raccoglierlo prima che la pioggia lo rovini.
"È viva?" domanda, e Wesker chiude gli occhi, reclina leggermente la testa all'indietro.
Jill ne studia il profilo, i movimenti frenetici sotto le palpebre, il totale abbandono che lo attraversa quando entra in contatto con un'altra B.O.W.

Con Alex.

Inspira, emette un suono a metà tra il gemito e il sospiro.

Una vibrazione che a Jill fa venire in mente tutt'altro.

"Sì." risponde poi "Ma non ancora per molto."
"Excella?"
Wesker indurisce la mandibola, la pupilla una fessura nerissima e spietata.
"Ascensore 3A, a meno di otto piani da noi."
Avanza, Jill tre passi dietro di lui - alla sua sinistra, vicino alla mano che ne ha fatto quello che è.
"L'ha salvata."
Wesker la ignora, fende la terra circostante.
"È rimasta per rallentarli."
Individua l'ingresso del laboratorio, squarcia le porte blindate.
"Eppure sa di voi due."
Percorre corridoi silenziosi, mani morte che sbattono contro i vetri di contenimento - vite distrutte in pochi minuti.
"Avrebbe potuto lasciarla morire."
Svolta a sinistra, poi a destra.
"Sarebbe bastato così poco..."
Wesker individua gli ascensori d'emergenza, sfiora con lo sguardo il 3A.
"Un morso e via: addio, Excella Gionne."
Sfonda l'ascensore adiacente, ne fissa il fondo - calcola le misure per il salto.
Jill china il capo, stira le labbra in una smorfia.
"Non meriti d'essere così tanto amato."
Wesker si sporge oltre il bordo, tende i muscoli.
"Francamente..." replica - ringhia "Non me ne fotte proprio niente della tua opinione, Valentine."
Jill lo osserva cadere ed essere inghiottito dall'abisso delle sue stesse menzogne.


Marzo 2008 - telecamere di sicurezza corridoio 07. Interno del laboratorio 008.

Alex inspira, espira; scioglie i muscoli delle spalle, del collo.
Il primo infetto cade a terra come il sacco di carne e ossa che è, il secondo non riesce nemmeno a liberare la propria appendice.
Alex è un fantasma bianco e rosso, la potenza di una bestia racchiusa in un corpo incredibilmente fragile.
Excella ha urlato il suo nome prima che le porte degli ascensori si chiudessero, ha invocato la sua anima.

Specchio specchio delle mie brame: chi è la donna più crudele del reame?

Capelli aggrovigliati, labbra esangui, mai come in quel momento le era parsa giovane - indifesa.

Innocente.

Abbatte un terzo infetto, poi un quarto e un quinto, fino a quando il Progenitore non guaisce e la fatica comincia a rallentarle i movimenti.
Non è Albert, l'enfant prodige di una nidiata di cuccioli sperduti; non è quello che avrebbe potuto essere - che doveva essere.
Il respiro si accorcia, qualcosa la colpisce al fianco, poi alla gamba.
Un infetto riesce a morderle la schiena, i denti che affondano nella carne e pungono - divorano.
La testa di Alex scatta all'indietro, il mento verso l'alto, le dita contratte ad artiglio.
Grida, e la voce disinteressata degli altoparlanti annuncia che mancano tre minuti alla detonazione finale.
Un altro infetto la raggiunge all'addome - intestini che si lacerano, sangue che cola lungo le cosce, tra le dita dei piedi.
Alex gli afferra il collo, stringe - splatch, la spina dorsale segue la testa come la corda rotta di una vecchia bambola.
Le ginocchia cedono, Alex cade.

Due minuti alla detonazione.

Colpisce con il gomito un infetto, ruota su se stessa e apre la gola a un altro con le unghie.
Il Progenitore cerca di rigenerare i tessuti, la malattia lo rallenta.
Gli infetti si concentrano sulla polpa morbida del ventre, la mangiano viva.
Alex emette un verso furioso, si rialza e ne schiaccia due sotto i piedi, rovina miseramente pochi metri più avanti.
Ha perso tre dita alla mano destra, due alla sinistra.
Le manca un pezzo di polpaccio, un rene e il peritoneo lacerato pende come i bordi di una camicia strappata.
Tossisce - vomita sangue e bile.
Non ha potere sugli infetti da Las Plagas e il Progenitore le annebbia la vista - la mente.

Un minuto alla detonazione.

Un infetto allunga la sua appendice verso di lei, Alex snuda i denti e...

Plotch.


Stretching out my arms I let you comfort me.
Our bodies moving in the dark, you take the pain from me
And then I am in love.

Trenta secondi alla detonazione.

Wesker sostiene ciò che resta di Alex, la solleva di peso.
Raggomitolata contro il suo petto è niente - un involucro miserevole e spezzato.
Contrae le dita sul bavero del suo cappotto, gli rivolge un sguardo opaco - occhi vitrei, pupilla dilatata.
"Non ce la faremo." gli dice, e Albert sa che è la verità: che per quanto possa correre veloce il fuoco lo raggiungerà prima.
"Lasciami qui."

Venti secondi alla detonazione.

Wesker ha raggiunto uno degli ascensori d'emergenza, digita il codice di sicurezza senza incertezze.
"È finita per me." e lo costringe a guardarlo, una presa insolitamente forte per una creatura così devastata "Albert." lo chiama - lo invoca "È finita." ripete, e gli rivolge un sorriso sporco di sangue "Lasciami."

Salvati.

Albert vorrebbe chiederle il perché.
Vorrebbe chiederle perché ha scelto di salvare Excella (stupida puttana) perché ha avuto pietà di una donna già morta. (Avevi promesso che avremmo cambiato il mondo insieme!)
L'ascensore comincia a salire, le domande rimangono senza risposta.

Dieci secondi alla detonazione.

Alex chiude gli occhi, si abbandona tra le sue braccia - respira a malapena.
Albert l'avvolge nel cappotto, dà le spalle alle porte dell'ascensore.
Le nasconde il viso contro il suo petto, intreccia le dita tra i suoi capelli - protegge la parte delicata della nuca.

Cinque secondi alla detonazione.

"Aspettami." mormora, e stringe - si arrotola attorno al suo corpo come un serpente (Uroboros.)

Due secondi alla detonazione.

Le sue grida si uniscono al ruggito dell'esplosione.


If only for a moment a pure feeling.
I'm scared to control it.

E sono tutti lì adesso, fantasmi e mostri - re e pedoni (regine e alfieri)
La regina crolla - si scopre pedone e vittima.
Il fantasma osserva il mostro e ne scorge la debolezza - l'umanità che tanto disperatamente si era sforzato di soffocare.
Il re piange il suo alfiere - capo cinto d'oro, labbra rosse sangue; tra i capelli bruciati la corona di una vera regina.
La scacchiera tace e aspetta.


****


Another conversation with no destination
Another battle; never won
And each side is a loser
So who cares who fired the gun?

Non l'ha mai amata (mai lo farà.)
Excella si lascia baciare la fronte, le guance; un gesto morbido - che le strappa il cuore.
Venezia sorge e muore nell'arco di una notte - si scioglie per loro, con loro.
Non c'è tempo, non c'è spazio in questa non - vita (non - morte)
Ogni tanto qualche errante attraversa la piazza, altre volte sono i corvi ad annunciare il loro arrivo.
Le ombre diventano venditori di rose, bambini che inseguono una tortora, anziani che comprano il pane.
Excella sorride, gli tende la mano.
Un giorno se ne andrà (perché agli dèi è destinato l'Olimpo, non l'Ade)
Un giorno sarà di nuovo sola, senza alcuna possibilità di redenzione (di felicità)
Un giorno Era tornerà a prendersi il suo Zeus e lei, povera Latona, dovrà accontentarsi dei ricordi.

Un giorno.

"Andiamo." gli dice, e Wesker avanza "Palazzo Ducale è un incanto al tramonto."
Albert accetta il suo invito, l'affianca.

Prende la sua mano.

Excella si lascia cullare da un sogno già morto.




"I want you to love the untold side of me.
Beauty is for everyone.
Just lovers and poets can appreciate the darkness."
- Francesca Ricci -





Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
Le canzoni utilizzate nei paragrafi sono  "The Bleeding", dei Five Finger Death Punch, "St. Jude" e "Pure feeling" dei Florence + The Machine.
   
 
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