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Autore: intrepida_per_sempre    18/05/2016    0 recensioni
Tu sei già nelle tenebre, la tua anima è nera, nera come l’inferno, nera come il male. La tua storia ti perseguita, non potrai mai cambiare, nemmeno se ci provi. Tu sei caduta, tu lo hai rinnegato, ricordatelo. Presto sarai come me, figlia delle tenebre, presto torneremo insieme, proprio come deve essere
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui, anche questa sera mi ritrovo a vagare in una landa desolata, in un campo di grano dorato. Questa è la quarta notte di fila che faccio lo stesso sogno, sono sempre in questo grande campo, sono sempre assetata, in cerca di un lago, di una fonte d’acqua. Provo a muovermi, ma le mie gambe si fanno pesanti, sempre più pesanti,  fino a diventare impossibili da muovere. La terra aumenta, da prima mi copre i piedi, poi mi circonda le gambe e arriva fino alla vita. Urlo, spaventata, nella speranza di essere aiutata e intanto la terra mi arriva al viso, mi ricopre la bocca, gli occhi e io mi ritrovo completamente sotterrata.                                                                       Urlo ancora, mi dimeno, cercando di liberarmi, ma non ci riesco, allora rinuncio, abbandono le mie forze e chiudo gli occhi. Mi manca il respiro, sento che sto per svenire, l’aria mi manca, ma, appena prima che i sensi mi abbandonino, sento una voce , una voce maschile, bassa e roca, una voce che sussurra "Presto sarai con me, figlia delle tenebre, presto torneremo insieme, prorpio come deve essere". E allora mi sveglio di soprassalto, ansimando. Prendo il taccuino che tengo sempre accanto al letto e scrivo la frase che ho sentito nel sogno, prima di essa ce ne sono altre tre, uno per ogni notte in cui ho sognato quel campo. Sono state tutte pronunciate dalla stessa persona, sempre che sia una persona. Insieme formano un messaggio: ‘Tu sei già nelle tenebre, la tua anima è nera, nera come l’inferno, nera come il male. La tua storia ti perseguita, non potrai mai cambiare, nemmeno se ci provi. Tu sei caduta, tu lo hai rinnegato, ricordatelo. Presto sarai come me, figlia delle tenebre, presto torneremo insieme, proprio come deve essere.’ Ecco il messaggio che mi hanno lasciato, non so cosa possa significare, cosa centrino con me le tenebre, non ho mai fatto del male a nessuno, non so chi possa avere rinnegato, non capisco nulla e scoppio a piangere, facendo sgorgare dai miei occhi una valle di lacrime. Piango per quelle che mi sembrano ore, ma poi mi alzo dal letto rendendomi conto che sono sporca di terra da capo a piedi, mi spoglio, apro l’acqua della vasca e mi risciacquo, cercando di togliere la terra incrostata. Quando ci riesco torno in camera e cambio le lenzuola del letto, accorgendomi che anche quelle sono sporche di terra, e le metto il lavatrice in modo che mia mamma non si accorga del fango che le incrosta e che non mi faccia domande alle quali nemmeno io riesco a rispondere. Mi rimetto a letto, aspettando che mio padre mi chiami per svegliarmi, e intanto penso ai sogni che faccio da quattro giorni a questa parte, cerco di capire come sia possibile che io sia cosciente durante di essi,  il senso delle frasi che sento di notte e intanto mi riaddormento.

Questa volta faccio un sonno senza sogni, tranquillo. Mi risveglio alla voce assordante di mio padre che, dal piano di sotto, urla "Helena, svegliati, sono già le 7.00 e tu devi ancora fare colazione!", " papà, finiscila, oggi non vado a scuola, sono distrutta, questa notte non ho quasi neanche dormito!" rispondo io di rimando. Lui, allora, mi dice "Smettila, a scuola ci devi andare, che tu lo voglia o no. Hai quindici anni e non puoi ancora smettere di studiare", "papà, appunto perchè ho quindici anni, oggi posso fare a meno di andare a scuola; è solo per un giorno e non vado mica in giro con gli amici, sto a casa a riposarmi!", "E va bene, però non prendertela con me se tua madre ti sgrida, perchè io ti ho avvertito". Finita la discussione, dal letto, indosso le ciabatte e, stanchissima, vado in cucina. Mio papà mi aspetta seduto al tavolo, mi avvicino a lui, lo ringrazio con un bacio perché ha deciso che posso non andare a scuola, mi accomodo accanto a lui e faccio colazione con tre pancake che ha cucinato e un bicchiere di latte caldo. Mentre sto mangiando, mio padre esordisce dicendo "Allora, come mai oggi non vuoi andare a scuola? Ho capito che sei stanca, ma lo sei quasi tutte le mattine eppure non mi hai mai chiesto il permesso di assentarti. Che cosa è successo? Hai, per caso, qualche verifica per cui non hai studiato o hai litigato con qualcuno e sei di pessimo umore?", "Papà, non è per nessuna di queste ragioni che oggi non voglio andare a scuola, te lo ho detto, sono stanchissima, questa notte non ho quasi chiuso occhio", "E questo perché...", "Perché...", non non gli posso parlare dei miei sogni, non prima che io abbia capito cosa significano. "Papà, te lo ho detto, non è successo nulla", "Va bene, se non vuoi dirmelo fa nulla, ma ricordati che, se hai bisogno di parlare, io ci sono", "Certo papà. Grazie".

Detto questo, mi alzo, spreparo la tavola e torno in camera mia per stendermi sul letto e riposarmi. Lo so che non è vero che non ho mai dormito, ma questi sogni mi stancano moltissimo, tanto che, negli ultimi giorni, non ho neanche la forza per camminare. Inoltre posso riflettere sui sogni che faccio in questi giorni e capire cosa sta succedendo.
   
 
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