Libri > Hunger Games
Segui la storia  |      
Autore: Alaska__    21/05/2016    1 recensioni
Long | OCs | District 9
C'è chi non riesce ad alzare lo sguardo da terra e chi, invece, ama perdersi nell'infinità dell'Universo.
Niklas appartiene a quest'ultima categoria. Fin da piccolo ha imparato che la vita lassù, tra le stelle, è molto più interessante di quella nel noioso e povero Distretto 9.
Le stelle, per quanto lontane, gli danno la speranza che qualcosa di bello possa ancora esserci, dopo che gli anni gli hanno portato via tutto, poco per volta.
Ma le stelle non possono salvarlo dal suo destino e da quello che gli riserverà. Chi vive a Panem non è salvo. Mai.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Sparks. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
PROLOGO
 
 

 
Ellie: «Papà, secondo te c’è qualcuno sugli altri pianeti?»
Ted: «Non lo so, Sparks. Però, io dico che se ci siamo solo noi, mi pare uno spreco di spazio».
Contact; Robert Zemeckis (1997) •
 
 
«Lo shuttle sta per partire! Ripeto: lo shuttle sta per partire, nonna!»
Niklas lanciò uno sguardo alla nonna, che lo osservava, appoggiata allo stipite della porta; le sue braccia erano incrociate al petto e un sorriso divertito le incurvava le labbra sottili.
Il bambino tornò a concentrarsi sul suo shuttle: un semplice aeroplano di carta, costruito con tanto impegno e sudore della fronte; nonostante i suoi sforzi, però, risultava ancora storto e poco aerodinamico.
«E adesso andiamo sugli altri pianeti!» esclamò Niklas, alzandosi in piedi e allungando un braccio verso l’alto.
«Dovresti fare il conto alla rovescia, prima» lo ammonì l’anziana con fare bonario, avvicinandosi al nipotino. «Si fa così».
«Il conto alla rovescia?» domandò il bambino, confuso. «Che cos’è?»
«È quando conti al contrario» spiegò la nonna, arruffando i capelli biondi del nipote. «Anziché dire “uno, due, tre” dici “tre, due, uno”; hai capito?»
«Più o meno». Niklas le rivolse un’occhiata impacciata; non sapeva nemmeno l’esatto significato di “contare”. Sapeva solo che era una cosa “da grandi”, che si imparava quando si andava a scuola e lui, in quel posto, ancora non ci aveva messo piede.
«Vuoi che ti aiuto, allora?»
La donna si sedette sulla poltrona rovinata, prendendo il nipote sulle ginocchia. Niklas stringeva ancora tra le mani il suo aeroplano di carta.
«D’accordo» assentì il bambino. «Tre… due…».
«Aspetta, aspetta!» La nonna scosse la testa con vigore. «Dovresti contare a partire da sessanta e poi indietro. Un minuto esatto. È il tempo giusto per aspettare».
 
Sessanta secondi.
È il tempo che gli danno prima di cominciare a correre; prima di andare a morire.
Un respiro.
Cinquantanove secondi.
Un brivido lungo la schiena.
Ma ormai è troppo tardi per avere paura. Sessanta secondi scorrono in fretta; è il tempo giusto per pensare ad una veloce strategia, per dare un addio silenzioso al mondo.
Cinquantotto secondi.
 
«Cinquantasette… cinquantasei…» continuava la nonna, piano.
Niklas li ripeteva sottovoce, cercando di assimilare quelle nuove parole. Erano così strani, i numeri; nei suoi quattro anni di vita ne aveva incontrati appena dieci: quelli li conosceva bene e ne andava fiero.
«Cinquantadue, cinquantuno».
«Cinquantuno» ripeté il bambino, piano. Nella sua mente, intanto, ripeteva l’ordine giusto, ma si stava confondendo ancora di più.
Peccato, pensò. Se li avesse imparati, a scuola avrebbe fatto una bella figura, e la nonna gli avrebbe regalato un dolcetto, oppure un bacio. O semplicemente un sorriso. Era bello, quello della nonna; gli piaceva guardarlo. A casa poi, ci ripensava spesso, prima di dormire. Pensava al suo e a quello della mamma, anche se non l’aveva mai visto dal vivo. In realtà, di sorrisi aveva avuto il privilegio di osservarne pochi. Il papà non sorrideva mai; gli riservava solo sguardi truci e arrabbiati. I peggiori, però, erano quelli della sera tardi, quando puzzava e i suoi occhi erano percorsi da linee rosse.
Faceva paura.
 
Quarantanove secondi.
Manca troppo. Vuole che il tempo scorra più velocemente, ma, al contempo, spera che non passi mai. Sarebbe fantastico, se quell’orologio la smettesse di ticchettare e le sue lancette andassero al contrario.
Quarantotto.
Tic, tac. Tic, tac.
Brividi lungo la schiena.
Ticchettio di orologio.
Il respiro si fa più pesante.
Quarantasette.
L’orologio continua ad andare nel verso giusto.
 
 
«Dieci».
«Manca poco!»
Niklas batté le mani, contento. Fino a dieci sapeva contare ed era poco. Voleva dire che presto il suo shuttle sarebbe partito.
«Nove, otto, sette» cominciò a scandire, sicuro di sé. Era bello poter mostrare alla nonna le sue capacità in merito di numeri. «Sei, cinque».
La nonna gli sorrise. Stava andando bene.
«Quattro, tre, due» fece un bel respiro, «uno!»
Balzò in piedi, tenendo l’aeroplano alto sulla testa e lanciandolo verso la finestra del salotto. Dopo un brevissimo tratto, il mezzo cartaceo finì a terra.
«Ops». Niklas si grattò la nuca. «L’atterraggio non è stato molto morbido, credo» concluse, con un’alzata di spalle.
«La prossima volta andrà meglio». La nonna si alzò e si avvicinò a lui. «Dove volevi mandarlo?»
«Su un pianeta. Quello che viene dopo quello tutto rosso». Niklas andò vicino al telescopio, proprio accanto alla finestra. «Oppure su quello bello».
«Quello bello?» L’anziana aggrottò la fronte.
«Ma sì, nonna!» Niklas si abbassò fino all’obiettivo del telescopio e osservò il cielo; cercò in cielo il bizzarro fenomeno osservato poche sere prima, ma non c’era più. «Quello che c’è prima della Terra».
«Venere, intendi? Il pianeta che prende il nome dalla dea della bellezza».
«Beh, allora dev’essere bello per forza. E quell’altro com’è che si chiama?»
«Giove». La nonna lo prese in braccio a tradimento e Niklas lanciò un urletto, preso alla sprovvista. «Il capo di tutti gli dei».
«Quello. Sono i due pianeti che l’altra sera si stavano baciando e voglio vederli». Il bambino guardò la finestra, speranzoso, ma non era più riuscito a vedere Giove e Venere innamorati; solo tante stelle. «Secondo me là sopra c’è qualcuno che si vuole bene e quindi volevano avvicinarsi».
«Magari i due pianeti sono innamorati» ipotizzò la nonna, dando un bacio distratto sulla guancia del piccolo.
«Ma secondo te c’è qualcuno là sopra?»
Era una questione che tormentava Niklas da quando era stato in grado di imparare cos’erano i pianeti. Sembravano così vicini, eppure erano lontani; e l’idea che ci fossero altre persone lo rendeva ansioso. Forse lì c’era la sua mamma; ma perché se n’era andata?
«Non lo so, Nik». La nonna lo rimise a terra, poi si avvicinò al suo volto con fare cospiratorio. «Ma mi pare uno spreco di spazio, l’assenza di altre forme di vita».
«Da grande ci voglio andare». Quell’idea era balzata nella testa del bambino velocissima, proprio come uno shuttle. Se davvero su un pianeta c’era la sua mamma, desiderava andare a trovarla; doveva dirle almeno una volta quanto le volesse bene. O anche solo guardarla, per vedere dal vivo i suoi occhi verdi che spesso ammirava in foto.
Da grande ci sarebbe andato. Era una promessa che fece a se stesso.
 
 
Dieci.
Un sorriso amaro gli incurva le labbra.
Nove.
Adesso partirebbe volentieri per un altro pianeta. Uno dove tutto questo schifo non esiste; uno dove non deve rischiare di morire in un gioco. Uno dove magari ci sono tutte le persone che ha lasciato morire troppo presto.
Otto.
Sette.
Sei.
Niklas ha paura.
Cinque.
Gli basta un pochino di tempo in più; solo per rimediare a qualche errore del passato.
Quattro.
Non può.
Tre.
Il tempo delle attese sta finendo.
Due.
Uno.
E ora è finito del tutto, come gli ricorda il gong.
Ora deve solo combattere.
E cercare di non morire. 



 

Vox clamantis in deserto

Buongiorno!
Esordisco finalmente con questa nuova storia che devo scrivere da millenni e che ora sono riuscita a sistemare.
Sono abbastanza emozionata, infatti, anche se temo che sarà noiosa *///*
Innanzitutto, anticipo che questa storia è lunga. Piuttosto lunga, poi bisognerà vedere di quante parole mi verranno i capitoli e – conoscendomi – saranno chilometrici. In ogni caso, Crawling sarà divisa in tre parti. Ora non sto a dare le coordinate spazio-temporali di ogni parte della storia; la prima – che comincerà dal prossimo capitolo – parlerà essenzialmente dell’infanzia del personaggio principale e interverranno anche altre voci – per ora, posso dirvi solo questo per evitare big spoilah.
Nel prologo avete conosciuto proprio il protagonista, Niklas, che abita al Distretto 9. Da queste righe emergono già alcuni dettagli della sua vita, ma non sto a spiegarvi tutto: nei prossimi capitoli, si saprà qualcosa in più su di lui e sulle persone che lo circondano.
Questa storia non solo sarà lunga, ma sarà anche triste e angst, e rischia il rating rosso – per ora è arancione e spero di non doverlo alzare, anche se temo che accadrà. Verranno trattate alcune tematiche delicate, tra cui l’abuso di droga – anche se questo in modo più lieve – la violenza su minori, la dipendenza dall’alcool – anche questo in modo lieve – e l’autolesionismo. Metto già le mani in avanti dicendo che non vorrei che vi faceste idee strane su quest’ultima cosa, visto che ormai è un cliché.
I personaggi di questa storia sono tutti OC; apparirà qualche sporadico personaggio della saga, specialmente nella terza parte della storia, ma i personaggi principali sono tutti stati partoriti dalla mia testolina bacata.
Ci tengo ad aggiungere che il linguaggio utilizzato in questa storia è molto volgare in certi punti; i primi capitoli sotto questo punto di vista sono più “soft”, in quanto i personaggi sono perlopiù bambini, ma poi i loro discorsi saranno piuttosto volgari – in tutti i sensi. Il protagonista, inoltre, ha un carattere tremendo, ci tenevo a dirlo. Insomma: se cercate il principe azzurro (che poi come aspetto fisico si avvicina xD), una storia d’amore con due che si amano dal principio, una storia normale e con poche tragedie… avete sbagliato posto.
Ah, il prologo in questo caso è formato da scene del “presente” e dei flashforward che vi anticipano qualcosina sull’adolescenza del mio caro protagonista.
Dal prossimo capitolo cercherò di mettervi i volti dei vari personaggi, anche se certi cambieranno nel corso della storia – non dimentichiamoci che nella prima parte sono perlopiù bambini.
La citazione iniziale viene dal film Contact di Robert Zemeckis, del 1997, che consiglio a tutti; il titolo della fanfiction viene dall’omonima canzone dei Linkin Park. Per chi volesse ascoltarla: Crawling.
Non sarò molto regolare per problemi come l'esame di Maturità - lol - e ho anche un'altra storia in corso, ma mi impegnerò per portarla a termine, giurin giurello. 
Spero che la storia vi piaccia!
Alla prossima,
Polly (eh, già, dovrebbe cambiare il nickname) 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Alaska__