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Autore: _ Silvietta _    26/05/2016    0 recensioni
In un normale liceo, una ragazza abituata a vivere tra stambecchi e casette di pietra scopre uno specchio magico che la aiuterà a scoprire se stessa e a sconfiggere i propri "demoni".
E' una storia ispirata alla mia vita, ma per la maggior parte è inventata. Possiamo dire che è un po' una metafora di una mia esperienza personale...spero possa piacervi!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sedetti al mio banco nella classe ancora vuota e tirai fuori i libri di filosofia. Mai vista una materia tanto incasinata. Era quasi peggio di fisica e matematica: tutti quegli "essere e non essere" e quei paroloni greci terminanti in "logia"...Beh, questo non avrebbe dovuto stupirmi: da brava grecista, avrei dovuto sapere che è una parola di origine greca che vuol dire "ragionamento". Questa si chiama deviazione professionale: vedere il greco OVUNQUE e sentire quella vocina che ti traduce automaticamente tutte le parole che senti e suonano familiari. Dicevo...mi sedetti al mio banco e cominciai a studiare Aristotele. Che poi, sti filosofi, guarda caso, erano pure tutti greci! Ok, basta parlare di roba classica, che mi viene il mal di testa! Cercai di concentrarmi, ma era una cosa impossibile, nell'"ora di punta" degli ingressi in classe. La mia era proprio una stranza sezione. Ogni persona era particolare, con un carattere tutto suo e modi di fare a volte stranissimi. "Come si sarà vestita oggi la vamp di turno? E il cocco delle prof, che cravattino avrà messo? E come procederanno le love story delle coppiette storiche della classe?" erano le domande che ogni giorno mi ponevo, guardando entrare i miei compagni. Subito dopo di me, quella mattina, arrivò Martina: profondi occhi azzurri, lunghi capelli biondi, di secondo lavoro ragazza immagine in uno studio fotografico. La sola cosa che le mancava era una puntina di modestia. E la simpatia, ovviamente. Dopo di lei entrò Edoardo, il cocco della prof, il più secchione della classe, con tanti riccioli castani. In tutto e per tutto simile ad una statua greca. Il suo ideale era la "Kalokagazia", che non è una parolaccia, ma sta a significare "bellezza interiore ed esteriore". Un po' come nella pubblicità dell'acqua Rocchetta. Credo che la sua principale occupazione fosse trascorrere i pomeriggi comprando cravatte e papillon o studiando gli autori della letteratura greca. Ma l'ingresso piùtrionfale di tutti lo fece lui, il più simpatico di tutti, il più fantastico amico che si possa desiderare, Francis, con il suo solito sorriso da parte a parte, contagioso come non mai. Era l'unico capace di tirare su il morale anche ai depressi cronici come hi-ho....o come me... Entrò scortato dalla sua solita banda di amici, che poi salutò tra mille pacche sulle spalle, risate, abbracci. Era una persona davvero splendida, su cui si poteva sempre contare. Io l'avevo conosciuto davvero bene dopo un'interrogazione di musica andata male. Io piangevo, disperata, e lui era venuto da me con un fazzoletto in mano, dicendomi di farmi forza: "piangi, sfogati, arrabbiati: non c'è niente di meglio della sensazione delle lacrime che si asciugano sulla pelle" mi aveva detto. Era stato dolcissimo, e io da allora non avevo fatto altro che cercare di trascorrere più tempo possibile con lui. Cosa piuttosto difficile, visto che era perennemente circondato da amici. Grande simpatia vuol dire anche grande popolarità, quindi poca libertà. In tutta la scuola si veniva subito a conoscenza di qualsiasi cosa facesse. Attirò la mia attenzione anche l'ingresso di Giorgia, la rossa tutta pepe (anche in cucina: metteva spezie persino sul pane!) che indossava sempre golfoni svolazzanti come i suoi lunghi e setosi capelli color cannella. Non l'avevo mai sentita lamentarsi o piangere, parlare di casa sua o telefonare ai suoi genitori. Aveva un fisico da modella e come tale entrò nella stanza, lasciandosi dietro un profumo di spezie allucinante. Era la più bella della classe, a parer mio. Dopo di lei entrò il maschiaccio del gruppo, Mary, soprannominata Bloody per via del suo carattere forte e della sua inclinazione ad essere la prima in tutti gli sport. Prendeva in giro sempre tutto e tutti, a cominciare da se stessa. Di solito dormiva fino all'ultimo, per questo era strano vederla in classe così presto. Entrò gridando col suo vocione: "Anche oggi la colazione dei campioni: banana, pane e prosciutto e una sana ora di calciobalilla per sgranchirsi i polsi di prima mattina!" Giorgia, ovviamente, non si trattenne daldare aria ai denti, e si mise a controbattere: "Si, la banana era talmente verde che a momenti la scambiavo per una mantide religiosa e la spiaccicavo" "Peccato che dentro fosse più già nera di un ragno, purtroppo" Lei e Giorgia erano compagne di stanza e passavano praticamente tutta la giornata insieme, prendendosi in giro a non finire. "Che c'è, stamattina ce l'abbiamo con gli insetti? Vogliamo fare un terrario?" Chiese la Bruni, entrando in classe. Era la prof di Filosofia. Merda, non avevo finito di ripassare, perdendomi nei miei pensieri... "Mah, se poi possiamo infilartici dentro non sarebbe una cattiva idea" ribattè Giorgia. E tutti giù a ridere come se non ci fosse stato un domani. A parte la Bruni.
  
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