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Autore: pandafiore    30/05/2016    4 recensioni
{Hayffie}
Che cosa ha spinto Effie a non sparire, dopo aver lasciato Haymitch al 12? Ho pensato di analizzare il suo ritorno, vedendolo con i suoi occhi azzurri.
{OneShot}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OneShot

 

You mean more than mohogany





Fa freddo, in questo treno, senza di lui. È come essere al centro di una bufera di neve che non si vuole arrestare. Solo che la bufera è tutta dentro la mia testa.
Le lenzuola sono pesanti come macigni, e fastidiose. Sento la sua voce, qui, al mio fianco. La sua voce roca, bassa, che si infrange sul mio collo.
Mai un treno diretto a Capitol City è stato più doloroso di questo.

Le lenzuola impregnate di lacrime, così come le pareti che, opprimenti, mi attorniano; e la veste rosa stropicciata, atta a soffiarmi il naso con una goffaggine non mia; la stessa veste che due anni fa gli fece indugiare un attimo di troppo lo sguardo su di me, sulla mia scollatura.
Un apprezzamento, era stato un semplice complimento a farmi crollare nel suo agognato abbraccio, nel suo letto.
Che gambe lunghe... Sento ancora quella voce, come un'eco lontana dal soave fascino; un perfetto equilibrio tra sensualità e desiderio. Una voce strascicata, stanca, mentre la lingua si immergeva appena nel liquore, carezzando il bordo freddo del bicchiere di vetro.
Sentivo il cuore impazzire, quella notte, e persino come beveva quel whiskey mi faceva sragionare.

Me ne sono andata con la promessa di non sparire. Ma quanto posso effettivamente tenermi distante?
L'ho abbandonato al Dodici come un vagabondo abbandona quel cane che non può più permettersi di tenere; come un bambino getta un giocattolo che non gli serve più.
Ma le sue labbra e la sua mano sulla mia schiena io le sento tutt'ora, su di me, mentre bevo da quella bottiglia che gli ho rubato. Il pensiero più lontano da lui, in realtà riguarda lui, e questa sua bottiglia di alcol; posso solo immaginare quale sfuriata avrà quando noterà che, nel suo salotto, c'è un buco tra le bottiglie di lusso, quelle buone. E chissà se penserà a me, a quella volta in cui mi sono ubriacata al suo fianco solo per non vedere Peeta morire, e se ripenserà poi alle carezze che hanno seguito quella sbornia, quando abbiamo spento il televisore e abbiamo lasciato che gli Hunger Games facessero i loro giochi, e noi i nostri.

Ma se ora lui non stesse pensando a me? Se non sentisse questo senso di occlusione senza la mia presenza?
E mi ritrovo a vagare, come in lutto, come persa, tra queste cabine tutte uguali - o è l'alcol a farmele vedere così? -. Le pareti che riversano pianti, sembrano compatirmi. Fuori piove, ma qui di più.

Il treno si ferma. È ora di scendere, altrimenti torna da dove sono partita.
Ma io non voglio scendere.
Ci vedo doppio, i miei piedi sono quattro anziché due, e mi ritrovo a pensare a quanto fosse più semplice ubriacarsi assieme a lui. Tiro un altro lungo sorso dal collo della bottiglia, fanculo al galateo. Chi mi vede ora?
Gli ho promesso che non sarei sparita... gliel'ho promesso, ed io non mento.

Lancio la bottiglia sulla scrivania di mogano, dove va ad infrangersi, spargendo gli ultimi residui di liquido sul legno.
Devo tenerci davvero molto, se ho scalfito del mogano per lui.

*

-Haymitch?- Lo chiamo, mettendo un piede sulla moquette bordeaux della casa. Un odore pungente di alcol, fumo e di chiuso mi stringe le narici; mai nessun odore mi è parso più buono, più familiare.
Sento un mugolio dal bagno, e lo ritrovo nella vasca vuota, con una bottiglia di Gin pendolante in mano, e le altre dita abbandonate sulla coscia. I capelli biondo cenere mi fanno sorridere da quanto sono sporchi, mentre di solito mi facevano arricciare il naso; ma voglio curarlo io, voglio lavargli io quelle ciocche che sanno di casa.
-Sono tornata.- Sussurro, inginocchiandomi a terra, appoggiando le ginocchia sul marmo freddo del lurido bagno. Sono tornata... sono tornata per te.
Prendo tra le mani la bottiglia che stringe con avidità e la vado ad appoggiare per terra, stupendomi della facilità con la quale l'abbia mollata.
-Sono tornata.- Ripeto, battendo la testa sul suo torace, e lasciando che le lacrime sgorghino e vadano a bagnare le mie guance struccate, la sua camicia sporca.
Ho una stretta al centro del petto - come se il cuore venisse preso e stretto in un pugno - quando la sua mano inizia ad accarezzarmi languida e placida la schiena, e le sue labbra rasentano il mio orecchio.
-Sei tornata...- Sibila. La voce impastata. -Sei tornata... ma mi hai fregato il whiskey invecchiato trent'anni.- Sorrido contro il suo petto, per poi gorgogliare una risata di gola, vera come non mai.
-Era molto buono.- Sorrido, puntando i miei occhi nelle sue iridi ardenti, metallo fuso per il troppo calore che sprigionano; il suo sguardo è un mistero indecifrabile, tra l'iracondo e l'ironico.
-Ho rovinato del mogano, con quella bottiglia.- Mormoro, asciugandomi le lacrime con una mano, in modo impacciato. Per te. Ho rovinato del mogano per te.
-Quindi... ora quella bottiglia è in frantumi? Hai idea di quanto costi?- Mi domanda, e realizzo che sta utilizzando l'ironia per celare ogni altro sentimento.
-Haymitch... sei più importante del mogano, per me.-
Sento le sue dita premere sulle mie guance, dopo queste parole, e mi avvicina a lui in modo repentino, con un bacio profondo, desiderato, voluto, carnale.
Mi tira con sé dentro la vasca sudicia, e io casco sul suo corpo, che profuma di casa, nel suo cocktail d'odori pungenti che mai mi è sembrato più saziante.
-Sono onorato- Sussurra, lambendo il mio collo con baci ustionanti -di valere più del mogano.- E, d'istinto, sorrido.







Per _Gia, la miglior fan di Haymitch che io conosca e abbia mai conosciuto<3

   
 
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