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Autore: lilyhachi    30/05/2016    6 recensioni
(Bucky Barnes/Wanda Maximoff; leggeri spoiler su Civil War)
Il Soldato d’Inverno era un fantasma, una presenza silenziosa e discreta all’interno di una casa forse troppo grande e troppo satura di persone. A pensarci, doveva essere la seconda volta che Wanda aveva occasione di vederlo: di giorno, non vi era alcuna traccia della sua presenza, il suo passaggio si percepiva appena attraverso fruscii di vestiti e passi veloci compiuti alle sue spalle; di notte, usciva allo scoperto, quando tutti erano a letto…quando nessuno rischiava di incontrare i suoi occhi. Wanda leggeva una sorta di paura in quel particolare modo di nascondersi. Lo aveva incrociato una notte, nel corridoio, e il Soldato d’Inverno le aveva ricordato un animale selvatico che si muoveva cautamente nella neve, attento ad ogni singolo rumore e pronto alla fuga. Nei suoi occhi era evidente la paura di essere visto, scrutato…giudicato, come se i suoi singolari coinquilini non fossero altro che inquisitori, mandati appositamente per condannarlo, per punire e vendicare tutte le vite che ingiustamente aveva strappato via dai loro innocenti proprietari.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Wanda Maximoff
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come sospettavo, sono tornata di nuovo qui, a scrivere di una coppia che mi ha decisamente fritto il cervello, ovvero la Bucky/Wanda…questi due mi hanno fatto disagiare davvero tanto, così dopo video meravigliosi trovati su youtube, manip e scleri vari, ho sfornato questa cosa senza pretese. Voglio ringraziare di vero cuore quella peste di Marti Lestrange, alla quale devo la nascita della shot…grazie per tutto l’appoggio e per averla aspettata con ansia.
 
 
Titolo: “Flares”; one shot.

Rating: giallo.
Genere: introspettivo, romantico, malinconico.
Contesto: Civil War (leggeri spoiler).
Personaggi: James “Bucky” Barnes; Wanda Maximoff.
Pairing: Bucky/Wanda (Winter Witch); leggeri accenni Steve/Bucky (brotp).

Avvertimenti: what if, spoiler, crack pairing.
 

~ We have no past, we won’t reach back.
Keep with me forward all through the night. ~






Flares
 
 
“Pick apart the pieces of your heart and let me peer inside”.
 
 
Un manto di polvere e macerie troneggiava sulla figura inerme di Wanda Maximoff.
Il rombo di un’esplosione le montò nel petto, otturandole le orecchie e annullando ogni suono concreto, ad eccezione di un fischio continuo che le tartassava la testa. Ai volontari del Wakanda era accaduta la medesima cosa?
Avevano visto polvere e intonaco crollargli addosso mentre lei li faceva saltare in aria?
Cosa stavano facendo prima che i detriti piombassero su di loro come una colata di lava?
Un’altra esplosione la scaraventò per terra, facendole battere la testa.
Wanda si portò una mano alla tempia, stringendo le palpebre mentre del liquido caldo le colava lungo il viso.
Quando li riaprì, un volto giovane dagli occhi vitrei la fissava, pallido e terrificante.
Quante vite aveva spezzato quel giorno?
 
Wanda calciò via le coperte, ridestandosi di colpo.
L’orologio digitale segnava le tre e il silenzio più assoluto regnava nella sede degli Avengers.
Si strinse nelle braccia, abituandosi a quella solitudine che la notte rendeva ancora più insopportabile…avrebbe desiderato che Pietro fosse lì accanto a lei. Si alzò, perché tanto non sarebbe riuscita a riprendere sonno neanche volendo.
La casa aveva un che di spettrale, ma Wanda non provava alcuna paura, ormai quella era la sua fortezza, l’unica cosa in grado di proteggerla – almeno in parte – dal mondo esterno, dalle parole dell’opinione pubblica, dei politici, dei cittadini delusi e dei familiari delle vittime del Wakanda. Wanda le sentiva scagliarsi su di lei come fossero frecce e, per quanto si sforzasse di tenerle lontane, finiva ugualmente per cedere, troppo stremata e consumata dal senso di colpa che la opprimeva.
Non avevano alcuna importanza le parole di Steve o di Visione: nessuna consolazione poteva risanare quanto accaduto.
Non vi era alcun rimedio, solo la sua mostruosità.
Entrò in cucina, con l’intenzione di prendere un sorso d’acqua, ma dei sospiri la bloccarono immediatamente sul posto.
Si irrigidì, poi scorse una spalla metallica oltre il divano e tirò un sospiro di sollievo. Steve aveva ritrovato il suo amico, chiedendo il loro consenso per portarlo lì, così che potesse aiutarlo a scavare nella sua mente e fare luce sul suo passato ma Wanda non si era ancora del tutto abituata alla presenza del Soldato d’Inverno, conosciuto anche come Bucky Barnes. (1)
Il Soldato d’Inverno era un fantasma, una presenza silenziosa e discreta all’interno di una casa forse troppo grande e troppo satura di persone. A pensarci, doveva essere la seconda volta che Wanda aveva occasione di vederlo: di giorno, non vi era alcuna traccia della sua presenza, il suo passaggio si percepiva appena attraverso fruscii di vestiti e passi veloci compiuti alle sue spalle; di notte, usciva allo scoperto, quando tutti erano a letto…quando nessuno rischiava di incontrare i suoi occhi.
Wanda leggeva una sorta di paura in quel particolare modo di nascondersi. Lo aveva incrociato una notte, nel corridoio, e il Soldato d’Inverno le aveva ricordato un animale selvatico che si muoveva cautamente nella neve, attento ad ogni singolo rumore e pronto alla fuga.
Nei suoi occhi era evidente la paura di essere visto, scrutato…giudicato, come se i suoi singolari coinquilini non fossero altro che inquisitori, mandati appositamente per condannarlo, per punire e vendicare tutte le vite che ingiustamente aveva strappato via dai loro innocenti proprietari. Bucky aveva rifuggito i suoi occhi, senza sapere che, se solo si fosse sforzato ad alzare lo sguardo verso di lei, non avrebbe trovato altro che benevolenza.
Attraversò la stanza in punta di piedi, facendo attenzione a non svegliarlo, ma i lamenti di Bucky la paralizzarono, troppo strazianti per essere ignorati: sembrava in pena, come se lo stessero torturando. Un animale ferito mortalmente e in preda al dolore, abbandonato su una coltre di neve mentre la chiazza di sangue sotto il suo corpo si allargava a dismisura.
Wanda si avvicinò al divano e quello che vide le strinse il cuore, colmo di angoscia.
Il Soldato d’Inverno aveva il volto madido di sudore, le sopracciglia erano corrugate in un’espressione per nulla serena, le labbra si schiudevano e si serravano ad intermittenza, mentre il respiro si faceva sempre più pesante.
Ogni tratto del suo volto era puro e doloroso tormento.
Il pensiero di Wanda corse a Pietro, alle notti in cui suo fratello non riusciva a dormire, ai momenti in cui lei lo stringeva e lo cullava, calmandone la mente irrequieta con i suoi poteri.
Quante immagini orribili avevano condiviso, dividendosi il peso a vicenda, con l’intento di rendere quel dolore più sopportabile per entrambi, ché forse le sue capacità qualcosa di buono lo avevano fatto…ma non erano state sufficienti per salvargli la vita.
Si sedette sul bracciolo del divano in pelle.
Bucky, sotto di lei, continuava ad agitarsi e tremare, scosso da brividi: i capelli scuri del Soldato d’Inverno erano come terra umida e per un attimo dovette reprimere la voglia di passarvi le dita.
Il torace scoperto si alzava e si abbassava ritmicamente, mentre la testa si spostava da un lato all’altro del cuscino in maniera compulsiva, cercando una pace che non arrivava.
Era di una bellezza che toglieva il fiato: devastante come una tempesta improvvisa, rinfrescante come una folata di vento. Le intossicava la mente e le riempiva gli occhi come se fosse l’unica cosa importante in quello scenario, l’unica cosa su cui valesse la pena soffermarsi.
Wanda allungò le mani verso di lui, senza sfiorarlo, e le lasciò sospese ai lati delle sue tempie. Non avrebbe dovuto farlo, sarebbe dovuta tornare in camera e cercare di rimettersi a dormire…invece, era accanto al Soldato d’Inverno, decisa ad immergersi nella sua mente. (2)
Piccole scintille rosse proruppero dalle sue dita lunghe, e allora Wanda chiuse gli occhi, lasciando che i suoi poteri la guidassero.
Immagini distorte presero a balenare nella mente di Wanda ed insieme ad esse arrivarono i colori, che si dividevano per lo più tra bianco e rosso, poi i suoni: urla di dolore così acute che le trapassarono le tempie come se fossero pugnali affilati.
Continuò a muovere le mani e le dita, come se i sogni del Soldato d’Inverno fossero fatti di terracotta e lei potesse manipolarli a suo piacere, plasmarli per creare un prodotto finale che fosse meno doloroso per il suo destinatario. Proseguiva quella danza ipnotica, riprendendo confidenza con quel piacevole appagamento che le scaldava il cuore ogni volta che i suoi poteri venivano utilizzati a fin di bene. In alcuni momenti, Wanda Maximoff dimenticava di poter salvare le persone.
Un grido più forte degli altri squarciò la tela che lei stava cercando di decorare, gettando schizzi di sangue ovunque e appannandole la vista.
I sogni del Soldato d’Inverno acquistarono velocità: si susseguivano ininterrottamente e Wanda non riusciva più ad afferrarli, così come le sue emozioni. C’era un malessere di fondo che la distraeva, insieme ad un urlo soffocato.
Vide il Soldato d’Inverno tenuto fermo, con un aggeggio a lati della testa e le mani che stringevano compulsivamente i braccioli di quella specie di sedia delle torture.
Vide il Soldato d’Inverno con un fucile tra le mani, mentre prendeva di mira un uomo a diversi metri di distanza e premeva il grilletto, senza battere ciglio, per poi voltarsi e andare via.
Vide sangue che scorreva a dirotto, neve che cadeva dal cielo, scatenando una bufera.
Vide un ragazzo con la testa tra le mani, quasi a trapassarsi il cranio: singhiozzava.
Le immagini la colpivano come onde violente, mentre l’acqua le arrivava al viso e lei annaspava.
Wanda si ritrovò afflitta da un improvviso senso di intorpidimento che cominciò a strapparla da quello scenario onirico: era come se qualcosa l’avesse afferrata all’improvviso, riportandola indietro.
Sentì il suo stesso corpo afflosciarsi, perdendo ogni forza ma non ebbe neanche il tempo di rendersi conto di quanto accaduto che venne scaraventata sul divano.
Bucky Barnes era sveglio, rabbioso, gli occhi così scuri e torbidi che quasi le facevano  paura,  il braccio metallico che le aveva immobilizzato i polsi senza sforzo, il corpo robusto che premeva contro il suo, inchiodandola sul posto.
Il respiro di Bucky si infranse contro il suo viso, ma Wanda non si mosse: impietrita e affascinata al tempo stesso, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi, rivedeva nuovamente i suoi sogni e ricercava il dolore nel volto a due centimetri dal suo.
Qualcosa nell’espressione del Soldato d’Inverno mutò, mentre il suo sguardo collerico si riempiva di una nuova e improvvisa consapevolezza: la pressione sui polsi di Wanda si allentò mentre il braccio metallico si ritraeva per poggiarsi sulla spalliera del divano, alla disperata ricerca di un appiglio. Bucky Barnes si era risvegliato, spingendo il Soldato d’Inverno in un angolo buio della sua mente.
Le dita di Wanda si accostarono incerte al viso di Bucky che, spaventato, fece quasi per ritrarsi ma lo sguardo di lei lo fermò: rimase lì, in attesa, con gli occhi incatenati a quelli di Wanda.
Quando le sue dita lunghe raggiunsero finalmente la pelle gelida di Bucky, quest’ultimo chiuse gli occhi per un secondo, stringendoli come se provasse un dolore immenso. Si allontanò da Wanda così come si era avvicinato, velocemente e senza permetterle di capire: balzò all’indietro, poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo e guardandosi attorno, spaesato.
Wanda si mise a sedere, massaggiandosi uno dei polsi offesi, gesto che catturò lo sguardo di Bucky.
Fece per tendere una mano verso di lei, ma poi si fermò di colpo, mortificato.
“Mi dispiace, non volevo farti male”.
Un sussurro, dopodiché il Soldato d’Inverno si dileguò mentre Wanda rimaneva immobile.
Una sensazione di freddo intenso a farle compagnia, scintille nei suoi occhi.
 
“Let me in where only your thoughts have been.
Let me occupy your mind as you do mine”.
 
Una miriade di scintille rosse guizzavano ancora dietro le palpebre di Bucky.
Qualcosa si era insidiato nelle profondità della sua mente, aveva messo radici, aveva rotto e smosso la terra, cominciando a scuoterla violentemente così da far precipitare tutto ciò che lui stesso aveva reputato importante. Tremava tutto, nella sua testa e nel suo petto.
Al rosso del sangue se ne sovrapponeva uno più incandescente sotto forma di tanti piccoli sfolgorii. Per un momento, i suoi sogni avevano assunto una sfumatura diversa: tranquilla, quasi piacevole, come se qualcuno avesse aggiustato quel puzzle incompleto nella sua mente.
Quella ragazza, Wanda: era stata lei a farlo, e Bucky non riusciva a capacitarsi del motivo.
Il braccio metallico del Soldato d’Inverno corse ai suoi capelli, gettandoli all’indietro in un gesto di stizza mentre ripensava a come si era avventato su di lei da perfetto soldato addestrato per aggredire senza alcuna pietà e senza fare distinzione tra coloro che gli capitavano a tiro.
Stare in quella casa lo innervosiva, lo faceva sentire inadeguato, come se non meritasse affatto di essere protetto e aiutato o di condividere il loro stesso spazio vitale. Se lo avesse detto a Steve, lui non avrebbe capito, ne era certo: il suo migliore amico era completamente accecato dal desiderio di tenerlo al sicuro e aiutarlo a ricordare. Quel pensiero lo intenerì, mentre ripensava al momento in cui Steve gli aveva rammentato di tutte le volte che lo aveva tirato fuori da una rissa, nonostante lui si ostinasse ugualmente a prenderne parte.
“Eri un bel grattacapo”, gli aveva detto Bucky, sorridendo come non ricordava di saper fare.
Ma Steve non voleva accettare la verità: lui era un assassino. Non poteva essere salvato e non poteva essere guardato negli occhi come se fosse soltanto una vittima e non il contrario. Il ricordo di quanto aveva fatto lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita, così come le parole dure e cariche di odio di chi ci teneva a ricordargli quanto accaduto.
Chi tentava di fargli credere il contrario non era altro che un ingenuo.
Tuttavia, l’espressione di Wanda sembrava voler dire proprio ciò che lui rifiutava di considerare.
Scosse la testa, ripensando allo sguardo che gli aveva rivolto la notte precedente.
Avrebbe potuto scaraventarlo via con le sue doti telecinetiche, avrebbe potuto irretire i suoi sensi per spingerlo a lasciarla andare ma non lo aveva fatto. Era rimasta semplicemente lì, immobile sotto il suo corpo e la sua presa ferrea, con il collo esposto e gli occhi azzurri sbarrati, fissandolo senza paura mentre inclinava il capo alla ricerca di qualcosa nei suoi tratti. Aveva dischiuso le labbra e Bucky si era ritrovato a fissarle senza accorgersene, per poi ridestarsi lentamente dai suoi incubi.
Il tocco di lei era ancora sulla sua pelle, come lava incandescente che scioglieva la neve.
 
§
 
I servizi al telegiornale non cambiavano. Le stesse immagini venivano riprodotte su più della metà dei canali, proponendo lo stesso argomento, lo stesso titolo d’apertura…lo stesso dolore.
Wanda non poteva oscurarli, non poteva modificarli: era tutto lì, sullo schermo. Aveva abbassato  il volume, così da non disturbare gli altri che stavano certamente dormendo e aveva abbandonato il telecomando in qualche angolo remoto della stanza.
Cominciò a torturarsi le dita delle mani, respirando quasi con fatica, e analizzando con finto interesse tutto ciò che popolava la sua camera, tutto ciò che aveva scelto con cura, in modo da personalizzarla, renderla sua, lasciando una traccia di sé nella sede degli Avengers.
Fin dall’inizio, era stato per Wanda un modo per sentirsi parte di qualcosa, parte delle nobili intenzioni che aleggiavano per la casa, ammettere di poter fare del bene, nonostante il suo cammino non fosse esattamente iniziato a quel modo: Pietro ne sarebbe stato felice.
Tuttavia, ora non era più tanto convinta del suo senso di appartenenza.
Le riprese si soffermavano sulle macerie, su persone ben vestite che discutevano tra loro animatamente.
Forse se avessero potuto, l’avrebbero bruciata sul rogo come una strega. Abbassò lo sguardo, accorgendosi del segno violaceo sul suo polso sinistro. Lo sfiorò delicatamente, ripensando al suo incontro ravvicinato con il Soldato d’Inverno: non si era mai ritrovata a fare i conti con una mente così contorta, così afflitta dal dolore, dal sangue e dai sensi di colpa.
Bucky Barnes era un mistero, una distesa innevata i cui spazi bianchi non erano altro che ricordi candidi di una vita ormai perduta che il suo proprietario non avrebbe mai potuto riabbracciare; poi vi erano chiazze di sangue sparse dall’origine misteriosa, che racchiudevano tutte le brutalità compiute dal Soldato d’Inverno e che la neve non riusciva a coprire…erano troppo torbide, troppo intense.
Per un momento, Wanda si era sentita vicina a lui, in qualche modo affine ai suoi turbamenti.
Il suono della televisione terminò all’improvviso e Wanda alzò gli occhi, trovandola spenta.
Il riflesso di una sagoma nello schermo la fece sobbalzare, ma quando si girò era sparita.
Wanda abbandonò il letto, precipitandosi fuori dalla camera per seguire un’ombra di cui credeva di conoscere già il proprietario. Camminò senza sapere con precisione dove recarsi, ma lasciandosi guidare da quel fruscio familiare e, in qualche modo, inconfondibile.
Quando raggiunse il soggiorno, il Soldato d’Inverno era in piedi al centro della stanza, le braccia immobili ai lati del corpo e la schiena ritta che le dava le spalle: voltò di poco il capo, senza lasciarle intravedere gli occhi, coperti da un ciuffo di capelli scuri.
“Hai spento tu la televisione”, esclamò Wanda senza esitazioni. “Perché?”.
“Non dovresti ascoltare quello che le persone dicono di te”, la voce di Bucky era appena un sussurro, flebile ma non incerto, intenso abbastanza da entrarle sottopelle .
“Dicono semplicemente la verità, perché ignorarla?”.
Wanda incrociò le braccia al petto, subendo il tono della sua stessa frase, lanciata da lei come una vera e propria accusa: la meritava.
Bucky si voltò di scatto, avanzando verso di lei in così poche falcate che le venne quasi spontaneo indietreggiare.
Dinanzi a lui, Wanda si sentiva inspiegabilmente impotente, le sue capacità sembravano abbandonarla ogni volta che Bucky si trovava ad una certa distanza, annullandole. Wanda fissò i suoi occhi azzurri, trovando in essi il ricordo di un inverno freddo e domandandosi se il nome “Soldato d’Inverno” fosse associato proprio a quello. Erano i suoi occhi o ciò che rappresentava? Era il gelo nel suo sguardo o la serafica freddezza con cui aveva ucciso le sue vittime?
Bucky osservò i suoi polsi scoperti, scorgendo i segni della presa del suo braccio bionico.
Un lampo di umiliazione gli attraversò lo sguardo.
“Quella che hai sentito è soltanto paura di ciò che non si conosce”.
Wanda trattenne una risata amara, roteando gli occhi stanchi e gonfi: un’altra persona che tentava di convincerla dell’innocenza dei suoi gesti, dell’ignoranza delle persone comuni.
“Questo non aiuta a placare il senso di colpa”.
“Le tue intenzioni erano buone”, continuò lui e per Wanda fu strano portare avanti una conversazione con lui sempre così estraneo a tutto ciò che lo circondava. “Non sei un’assassina”.
“Non sei un’assassina, io lo sono”…non lo disse, Bucky, ma a Wanda parve di sentirlo risuonare nella sua mente come un eco lontano, qualcosa che lui aveva certamente pensato.
“Tu non sei un assassino, ma una vittima”.
Lo sguardo di Bucky la fulminò, rammentandole uno stralcio dei suoi sogni, quando lo aveva visto impugnare il fucile e sparare: in quel momento, sembrava lo stesse facendo a lei, come se avesse pronunciato la più ignobile delle blasfemie.
“Questo non mi aiuta certo a dormire la notte”, tagliò corto lui, facendo un passo indietro.
Stava per voltarle le spalle ancora una volta quando Wanda afferrò il suo braccio sano, trattenendolo senza metterci forza e accorgendosi di come lui glielo stesse permettendo.
“Era quello che stavo tentando di fare la notte scorsa”, gli fece notare Wanda, vergognandosi un po’ a vedere l’espressione curiosa di Bucky e sentendosi una ladra. “Aiutarti a dormire, intendo”.
“Come?”, domandò semplicemente lui, prestandole attenzione con la curiosità tipica dei bambini.
Wanda non rispose, portò la mano libera a mezz’aria, scatenando piccole scintille rosse che catturarono lo sguardo di Bucky che le osservava rapito come una falena attratta dalla luce.
 
“Your heart's a mess. You won't admit to it”.
 
Guizzi di luce rossa, gli stessi che Bucky aveva visto in sogno.
Si libravano dalle dita di Wanda come fossero dei prolungamenti della sua pelle, ma allo stesso tempo muovendosi come se avessero vita propria e Bucky si scoprì così catturato da esse che provò un insano desiderio di avvicinarsi e lambirle con la punta delle dita.
“Così”, disse lei con un sorriso storto a mezza bocca, scrollando le spalle.
Bucky le rise in faccia, schernendola. “Credi davvero di potermi aggiustare?”.
Ripensò a ciò che gli avevano fatto, a come gli scienziati dell’Hydra lo avessero trattato da bambolotto di pezza che potevano rompere e ricucire a loro piacimento, senza preoccuparsi delle conseguenze perché tanto non era umano ai loro occhi, non aveva un cervello e un cuore.
Non era altro che un burattino, mosso dai loro fili impregnati di sangue e rigorosamente stretti alle sue braccia, alla sua vita, alle sue gambe, alle sue mani, al suo collo, al suo cuore e alla sua testa.
Il Soldato d’Inverno era un pupazzo da manipolare e comandare con l’ausilio di poche semplici parole apparentemente sconnesse ma colme di un significato noto soltanto a pochi.
Era stanco di essere manovrato ancora, senza possibilità di difendersi.
Wanda non rispose, si limitò a rimirarlo: il suo viso era  redenzione, desiderio di riparare, fare del bene, salvare delle vite…provare di non essere semplicemente il mostro di cui parlavano alla tv.
Ma soprattutto, Wanda era qualcosa che Bucky Barnes aveva ritrovato soltanto in Steve: clemenza.
Quella strana ragazza sapeva poco di lui, eppure non era ancora andata via, decidendo di lasciarlo perdere.
Gli era corsa dietro, aveva tentato di calmare il suo sonno irrequieto e ora era lì con lui.
Bucky si sedette sul divano, esasperato, portando le sue mani ai lati della testa: sarebbe bastata un minima pressione delle sue dita metalliche per sfondare il suo stesso cranio, un minimo sforzo per mettere fine a quella vita miserabile e inetta.
“No, non voglio aggiustarti”.
La voce sottile di Wanda era vicina, ma Bucky non si voltò per scoprire quanto si fosse accostata.
Si sentì stanco, tutto lo spossamento accumulato fino ad allora cominciò a precipitare inesorabilmente su di lui e decise di non opporsi in alcun modo. Abbandonò il capo sulla spalliera morbida del divano, mentre quei lampi rossi affioravano ancora e ancora in un turbine di luci senza fine. Si imbatté negli occhi di Wanda, ipnotici e meravigliosi, ancorati al suo volto. Scorse un bagliore rosso attraversarne le pupille ma non ebbe paura. Non sapeva se fosse per la sua capacità di controllarlo o semplice ed istintiva fiducia nei suoi confronti.
Le labbra erano schiuse e una parte di lui non poté evitare di trovarle invitanti.
Bucky Barnes si concesse il lusso di cedere, senza che gli venisse ordinato.
 
“It makes no sense but I'm desperate to connect.
And you, you can't live like this”.
 
La mente di James Buchanam Barnes era come un atlante.
Wanda lasciava che scorresse tra le sue dita, permettendole di vedere tutti i luoghi in cui era stato, tutte le imprese da lui compiute prima che diventasse il Soldato d’Inverno, tutte le colpe di cui si era macchiato, tutti i sentimenti che aveva provato, sia belli che brutti.
Scintille rosse partivano da alcuni punti più che da altri, allora Wanda capiva che lì c’era più dolore e tentava di mitigarlo, di renderlo più tollerabile per quanto fosse possibile.
Bucky la studiava, inerme, mentre tutte le sue difese franavano come un muro di mattoni.
Gli occhi azzurri erano chiaramente affaticati, ormai pronti a chiudersi per accogliere il sonno, ma rivolti esclusivamente verso di lei, come se il resto non avesse importanza.
Dimenticò quanto accaduto a Lagos, tutti i servizi visti in televisione, tutte le parole dette per accusarla e il senso di colpa che aveva guastato le sue notti come un’ombra assassina: in quel momento, ogni cosa era lontana, chiusa da qualche parte senza occasione di ferirla.
Le sue forze presero a venire meno lentamente e Wanda capì che di lì a breve sarebbe crollata.
Mosse una mano verso i capelli di lui, trovandoli morbidi al tocco e carezzandoli.
Quel gesto spinse Bucky a respirare più pesantemente, mentre le palpebre si chiudevano: era svigorito, lasciato in balia della sue mani come neve disciolta dal fuoco. Le riaprì, guardandola un ultima volta, ammirandola mentre se ne stava ad un palmo dal suo viso.
Wanda sorrise, vedendo gli occhi di Bucky chiudersi piano.
Poco dopo, Wanda si appisolò, pensando che per la prima volta dopo molto tempo, Bucky Barnes avrebbe potuto dormire a sonni tranquilli…e forse anche lei.
 
Bucky vide Wanda prima di addormentarsi, con il volto circondato da quelle scintille luminose che continuò a figurarsi anche durante il sonno, diventando parte di esso.
La mente di Bucky Barnes guarì per qualche ora, senza incappare in quegli scenari che lo avevano scosso per troppe notti.
Non sognò il Soldato d’Inverno o episodi che lo riguardavano.
Vide la scena che aveva vissuto poco prima di cadere in quel sonno profondo.
Vide lui e Wanda l’uno accanto all’altro sul divano, con lei che gli sfiorava i capelli, scintille attorno alle loro figure e nei suoi occhi: sembrava che lo stesse cullando per aiutarlo a prendere sonno.
Vide Wanda assopirsi, poggiando il capo a poca distanza dalla sua spalla.
In un’altra vita, Bucky avrebbe proteso il volto verso quello di Wanda, alla ricerca delle sue labbra.
Si sarebbero incontrati a metà strada, scontrando le loro bocche come se avessero trovato l’oggetto di una ricerca disperata durata troppo tempo. Sarebbe successo, se il Soldato d’Inverno non fosse esistito; sarebbe successo, se lui fosse stato soltanto James Buchanam Barnes.
 
 
~ Did you see the sparks filled with hope? You are not alone.
Cause someone’s out there, sending out flares. ~
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
  • Il titolo è ispirato all’omonima canzone “Flares” – The Script;
  • I versi prima del titolo sono tratti dalla canzone “All through the night” – Sleeping at last;
  • I versi sparsi lungo la shot vengono da “Hearts a mess” – Gotye;
  • (1) Come ho già precisato, la shot si svolge durante alcuni avvenimenti di Civil War: ho supposto che Steve riesca a trovare Bucky prima degli eventi centrali del film (quindi prima che venga incastrato da Zemo e ricercato da mezzo mondo) e lo porti con sé per aiutarlo a ricordare. Nel frattempo, c’è già stata la strage a Lagos che ha causato la morte dei volontari del Wakanda;
  • (2) l’idea di far leggere a Wanda i sogni di Bucky è dovuta ad un edit trovato su internet (http://s33.postimg.org/4wkcaihgv/13239432_489279474602384_5030240387210187523_n.jpg), grazie di cuore a chi fa queste cose meravigliose.
 
Non credo ci siano altre precisazioni da fare. Ci tengo a chiarire soltanto che ho tentato di rendere Bucky quanto più IC possibile, sappiamo che non è un grandissimo chiacchierone, quindi ho cercato di fargli dire poche frasi ma dirette e concise, in modo da far comprendere meglio i suoi pensieri senza strafare, anche per quanto riguarda i suoi atteggiamenti nei confronti di Wanda, cioè spero siano risultati credibili, pur trattandosi di una crack pairing. Idem per quanto riguarda il personaggio di Wanda. Onestamente, ho trovato le loro situazioni abbastanza simili, cosa che (nella mia testa e in questa shot) ha permesso il loro avvicinamento e, soprattutto, la reciproca comprensione.
Ovviamente la paura di aver scritto stupidaggini è sempre dietro l’angolo, quindi spero tanto che vi sia piaciuta questa piccola cosa e ci terrei davvero molto a sapere cosa ne pensate. Se avete dubbi o altro, sono qui.
Un grazie infinito a tutti coloro che sono arrivati fin qui e a chi mi ha supportato ♥
Alla prossima (che probabilmente arriverà presto).
Un abbraccio,

Lily.
 

 
   
 
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