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Autore: BeaterNightFury    03/06/2016    2 recensioni
In un futuro non molto lontano…
Hayden Haddock ha 14 anni, vive con il padre, è uno studente brillante e appassionato di libri e videogiochi, ha una cotta per una ragazza della sua classe ed è tormentato da un bullo.
La sua vita è pressoché normale, fino a quando non scopre che dietro a dei rapimenti è nascosto un piano terroristico, molto più grande e pericoloso di quanto possa apparire. Assieme ai suoi amici Astrid e Thomas, cercherà di ostacolare una volta per tutte i piani dei terroristi, anche se potrebbe rivelarsi un passo più lungo della gamba…
Genere: Azione, Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quella che segue è la pagina di un blog.
In cima alla pagina, in lettere verdi, sicuramente disegnate con una tavoletta grafica con lo stile che ricorda un artista di graffiti, il titolo “Hayden’s Nest”.
Appena sotto, una scritta in rosso, tra due trattini. “Grafica in fase di rinnovo”.
La prima pagina è stata scritta alle 04:00 del due settembre, in un anno imprecisato del secondo secolo del terzo millennio.
C’è una fotografia, presumibilmente scattata con un telefono cellulare da una barca – è una piccola isola, con alcuni edifici collegati da qualche strada.
Sembra un bel posto.
 
“Questa è Berk.
E’ dodici giorni a Nord di Disperazione e pochi gradi a Sud di Morire Di Freddo.
Si trova ESATTAMENTE sul Meridiano della Miseria.
 
Va bene, sto scherzando.
Ma non chiedetemi le VERE coordinate geografiche.
Questa è la prima pagina del mio blog, quindi… ciao!
Mi chiamo Hayden e ho quattordici anni – a giorni dovrei iniziare le superiori, anche se non ne sono molto entusiasta.
A Berk non c’è una scuola superiore, quindi mi toccherà prendere una barca per Kingsport, sulla costa. Scusatemi se non faccio i salti di gioia.
Beh… non che la mia situazione alle scuole elementari e media sia stata delle più rosee. Nel mio anno eravamo in sei fino alla terza media, e non vado molto d’accordo con gli altri cinque – beh, uno di loro, Filip Ingerman, è l’eccezione che conferma la regola, ma neanche lui è poi questo grande amico.
Per quello che ho imparato in questi otto anni di scuola, ad un certo punto nella vita inizia una specie di catena alimentare studentesca, e alla gente smette di importare delle persone con cui giocavi con i dinosauri, i mostri e i videogiochi durante la ricreazione e iniziano a sentirsi adulti quando ancora devono compiere undici anni.
 
E spero che ad Astrid Hofferson fischino TANTO le orecchie mentre scrivo.
 
Comunque, le cose stanno per cambiare. Scuola nuova, in cui suppongo saremo in venti per classe, e non sei per anno.
E ho un piano per fare in modo che la gente si accorga di me.”
 
 
Hayden chiuse la pagina del blog e aprì un motore di ricerca, digitando “Thomas Fury” nella barra e restringendo la ricerca alle notizie di sei anni prima.
Tra i tanti casi di bambini scomparsi nell’arcipelago e nelle città costiere, aveva scelto quello perché era il più inspiegabile – il bambino in questione era sparito da una casa famiglia.
Solitamente i rapimenti di bambini, nei film che Hayden aveva visto, riguardavano rampolli di famiglie che se la passavano più che bene. A che scopo qualcuno avrebbe voluto rapire un ragazzino che non aveva nessuno ad aprire il conto in banca per riabbracciarlo?
Con questo pensiero in testa, aprì la cartella sulla scrivania ed esaminò le informazioni nei rapporti contenuti all’interno.
 
Fury, Thomas Nathan, nato nel Novembre di quattordici anni prima e abbandonato in ospedale. Residente presso la Casa Famiglia di Kingsport, tutore legale Achilles Davenport.
Scomparso nel pomeriggio del 16 Gennaio di sei anni prima, età sette anni e mezzo.
 
Verrebbe in classe con me, pensò Hayden con una smorfia amara.
Sarebbe stato come Simon Jorgensen e Travers Thorsten– quel rompiscatole sempre in coppia con la gemella e socia in (mal)affare Rakel, aggiunse tra sé Hayden – della sua vecchia scuola? Sarebbe stato come Filip Ingerman, qualcuno che lo avrebbe ignorato e basta salvo occasionali progetti di gruppo o partite online?
 
«Ahhh… basta, Hayden,» mormorò tra i denti il ragazzo, mettendosi una mano nei capelli e concentrando di nuovo l’attenzione sui documenti. «Vediamo che altro c’è: segni di lotta nei boschi di Punta Corvo, poco lontano dalla scuola di Kingsport… ma bene, proprio quello che mi serve per stare tranquillo. Rinvenute impronte corrispondenti alle sue scarpe, impronte corrispondenti a due uomini adulti del peso di tot e tot… trovati campioni di sangue e pezzi di denti sul terreno. Il test del DNA corrisponde ai dati di Thomas.»
Allegate al documento vi erano delle fotografie: ritraevano impronte nel fango, che facevano pensare a un inseguimento. Erano presenti sassi macchiati di sangue e i frammenti dei denti del povero ragazzino in una bustina di plastica trasparente.
 
Hayden mise giù le fotografie, cercando di infilarle nella cartella e guardarle il meno possibile.
Improvvisamente, l’idea di risolvere il caso Fury per guadagnare popolarità a scuola gli parve tanto stupida quanto lo sarebbe stato per una persona più matura.
Se non ci era riuscita la polizia di Kingsport… che possibilità aveva il primo della classe della scuola elementare e media di Berk?
 
Un altro pensiero fece capolino nella sua mente – sei anni di sparizione senza alcuna notizia, nella maggior parte dei thriller, volevano dire solo che la persona scomparsa sarebbe stata rinvenuta come cadavere.
 
“Davvero voglio disseppellire delle ossa su cui nessuno andrà a portare fiori?”, Hayden sospirò.
 
Kingsport e le isole al largo della costa avevano una brutta fama: molti erano i rapimenti noti in quelle zone e riconosciuti dalla cronaca. Tutto era iniziato quando nove anni prima il Centro Ricerche era stato assalito, e i ricercatori e una delle guardie del laboratorio erano stati portati via assieme a computer, campioni e strumentazione.
La polizia di Kingsport aveva fatto l’impossibile per riuscire a salvare, se non il progetto, almeno le persone, ma sembrava che rapitori e vittime fossero svaniti nel nulla.
Dopo quell’episodio erano iniziati a sparire dei bambini. Thomas Fury era stato solo il primo – mesi o anni dopo erano state denunciate altre sparizioni. Non era mai stato chiesto nessun riscatto – i bambini erano semplicemente spariti. Non importava il sesso, o l’età, o l’estrazione sociale. Spariti.
 
La polizia aveva pensato a serial killer, a pedofili, o a qualche terrorista, ma dalle poche prove raccolte, non era stato possibile giungere ad una qualsiasi conclusione.
Probabilmente, Hayden aveva pensato, “se si fosse venuti a capo del caso zero, sarebbe stato facile anche risolvere gli altri”.
Il caso dei ricercatori, che forse sarebbe stato anche più interessante, era stato tolto dalla giurisdizione della polizia di Kingsport parecchio tempo addietro, per non dire chiuso.
Sarebbe stato impossibile per Hayden mettere le mani sulle cartelle delle prove.
 
Decise di lasciar perdere per un po’, e magari fare una partita online con Filip, l’unico ragazzo della sua classe a essere probabilmente sveglio a quell’ora della notte.
Aprì l’applicazione del gioco, entrò nel server e iniziò a controllare il suo personaggio.
Si trattava di un roleplay in cui si interpretava guerrieri vichinghi in esplorazione in un’ambientazione decisamente irreale, con magia, druidi e bestie mitiche. Hayden aveva cominciato a giocarci due anni prima, dopo un incidente in bicicletta che aveva lasciato lui in sedia a rotelle per un mese con la caviglia sinistra in frantumi, e il suo compagno di classe Filip, che aveva avuto la fortuna di fare un volo in un laghetto anziché sulle rocce, bagnato fradicio, coperto di melma di stagno, e con dei girini infilati nei pantaloni e nelle mutande (dopo quell’episodio, quel genio di Simon aveva iniziato a chiamare Filip “Gambe di pesce”).
 
Filip non era presente, ma era online un altro ragazzo, che Hayden aveva conosciuto la primavera dell’anno prima, tale Frost012, che dopo qualche giorno di gioco si era presentato in chat come Jackson Overland.
Jackson era solo un amico virtuale, ma Hayden lo considerava più dei suoi compagni di classe – oltre a giocare online in squadra, Hayden come furtivo e Jackson come druido, erano anche arrivati a sentirsi per parlare del più e del meno: erano soliti chiacchierare della scuola, delle rispettive famiglie, e semplicemente anche di quello che facevano nel loro tempo libero.
Hayden, per esempio, era cresciuto a pane e Lo Hobbit, ma con l’età aveva imparato ad apprezzare anche altre storie. Era riuscito a dare un’occhiata alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco nella biblioteca di Kingsport una volta, ma dubitava di riuscire a portare il libro a casa senza che suo padre si allarmasse per le tematiche forti nella storia.
Jackson invece era un fanatico degli Avengers, e l’anno prima aveva mandato a Hayden una foto di Halloween in cui lui e la sorellina avevano fatto del loro meglio per dare una buona impressione di Bucky Barnes e Natasha Romanoff. Era stato la felicità fatta persona nel mostrare a Hayden il suo piccolo progetto, ma senza volerlo, e senza saperlo, lo aveva soltanto rattristato.
Quell’Halloween, Hayden aveva improvvisato Bilbo Baggins arruffandosi i capelli, adattando una camicia e un paio di pantaloni e ricavando un mantello da un pezzo di lana, ma l’unico risultato che aveva ottenuto, a parte non venire riconosciuto da quasi nessuno, era stato un sonoro rimprovero da parte di suo padre per essere andato in giro scalzo. Vedere Jackson felice e divertito con la sua sorellina era stato il colpo di grazia di una giornata schifosa.
 
“Hayden! Come sta il mio scassinatore preferito?”, il messaggio di Jackson si materializzò nella barra in fondo allo schermo del computer.
 
“Spera che il signooor druido abbia abbastanza incantesimi di resurrezione per resistere fino alle sette!”, Hayden abbozzò un sorriso e digitò in risposta, poi aggiunse due punti e una P maiuscola per dare l’impressione di mostrare la lingua.
 
Hayden invidiava Jackson, anche se non glielo avrebbe mai detto.
 
Aveva tutto quello che Hayden avrebbe potuto desiderare – due genitori che gli volevano bene, una sorellina meravigliosa, parecchi amici in classe… riassumendo tutto in una parola, attenzioni.
 
Rimasero online per un po’, in squadra a finire missioni, poi dalla parte di Jackson arrivarono delle scuse affrettate e il suo druido svanì dallo schermo.
Hayden rimase a fissare il laconico “Mamma mi ha visto, spengo” per un momento, poi tirò un sospiro e chiuse il gioco.
Si coprì la fronte con una mano. Aveva pensato di passare il resto della nottata sul caso Fury, e invece era riuscito solo a fare una mezz’oretta sui server di gioco prima che Jackson venisse beccato.
Tanto valeva passare il resto della nottata a dormire.

 
Nota aggiunta il 10 Novembre.
 
“Probabilmente rubare le cartelle della polizia è stato uno dei PEGGIORI errori della mia vita.
E non so nemmeno come accidenti ho fatto a pensarlo.
Fatto sta che, credetemi, quel giorno ebbi un risveglio decisamente rude.”
 
«Mi vuoi spiegare cosa ci fa questo in camera tua?»
 
Hayden aprì gli occhi e sbatté due volte le palpebre, per ritrovarsi davanti alla poco discreta presenza del Comandante Soren Haddock, in carne, ossa e muscoli e con in mano la cartella delle prove.
Quello che stava per essere uno sbadiglio che saliva su per la gola di Hayden mutò istantaneamente in un gemito di paura, e il torpore del risveglio lasciò subito il passo al gelo del terrore.

 
“Ah, e c’è un’ultima cosa che dovete sapere.”
 
Hayden si mise a sedere, gli occhi fissi sui suoi piedi nudi, cercando di non incrociare lo sguardo del capo della polizia di Kingsport e delle isole circostanti.
Era nei guai, guai fino al collo, e lo sapeva.
Non avrebbe dovuto dimenticarsi di nascondere la cartella. Magari sotto il materasso. O nel materasso.
«Scusa… papà.»

 
   
 
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