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Autore: Emily27    06/06/2016    3 recensioni
A quel punto Daryl perse le staffe. Non poteva accettare che Merle, o chiunque altro, si riferisse a Carol in quei termini.
Si voltò e lo aggredì verbalmente. «Tu non sai un cazzo! Non sai niente di lei e non sai niente di me!»

(Merle non è stato ucciso dal Governatore e vive alla prigione)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Merle Dixon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brotherhood





Daryl, di guardia sulla torretta, indirizzò il mirino del fucile verso un punto oltre la recinzione, dove aveva notato un movimento sospetto tra gli alberi. Si trattava semplicemente di uno zombie, così abbassò l'arma, appoggiandola a terra contro la ringhiera.
«Pensi che lo rivedremo?» domandò Carol, la quale, accanto a lui, lasciò vagare lo sguardo dal bosco fino alla prigione, dove gli spazi esterni erano deserti. Era l'imbrunire e la gente si era ritirata dentro al blocco per la cena.
«Non sappiamo dove sia, e di certo il Governatore non è uno che sventola bandiera bianca.»
«Possiamo solo non abbassare la guardia.»
Non erano riusciti a ucciderlo quando ne avevano avuto la possibilità, e il fatto che adesso fosse là fuori da qualche parte non lo rendeva tranquillo.
«Se tornerà gli faremo il culo» promise.
Carol gli sorrise tenendo gli occhi fissi nei suoi. Daryl non poté fare altro che ricambiare quello sguardo con la medesima intensità. Era uno di quei momenti in cui potevano leggere l'uno dentro l'altra, esponendosi senza difese, e il sentimento che li legava riempiva il silenzio.
Daryl spostò lo sguardo sulla bocca di Carol, poi di nuovo su quegli occhi chiari. In un gesto che gli costò più coraggio di qualunque azione avesse mai compiuto, e prima che potesse cambiare idea, le catturò le labbra con le sue.
Sembrava che lei non stesse aspettando altro. Dischiuse la bocca e ricevette il bacio, ricompensandolo con la medesima dolcezza, che divenne ardore. Gli insinuò una mano tra i capelli sulla nuca, attirandolo maggiormente verso di sé. Daryl si lasciò trasportare dall'ondata di sensazioni inebrianti che lo travolse, dimenticando ogni remora. Posò una mano sulla guancia di Carol, facendola poi scivolare sul suo collo in una carezza.
«Guarda guarda, qualcuno si sta dando parecchio da fare qui.»
Si staccarono all'istante, voltandosi sorpresi verso colui che aveva parlato.
Merle li stava osservando con l'aria divertita. La botola era rimasta aperta e doveva essere salito senza che loro udissero alcun rumore.
«Ero venuto a controllare se al mio fratellino servisse aiuto, ma se la sta cavando alla grande, non è vero Carol?» li canzonò.
Che coglione. D'altro canto, in quella situazione, Daryl poteva soltanto aspettarsi che Merle lo sfottesse.
«Va' al diavolo» gli disse.
«Precisamente» aggiunse Carol guardandolo in malo modo.
«Tranquilli, me ne vado. E scusate il disturbo.»
Intanto che Merle s'infilava nella botola, udirono la sua mezza risata.
«Razza d'idiota» fece Daryl in un soffio. «Mi dispiace.»
«Non sei responsabile per quello che dice tuo fratello.»
«A volte farebbe bene a stare zitto.»
A Carol sfuggì un sorriso. «Colti in flagrante come due adolescenti imboscati...»
Gli diede di gomito e anche lui non poté trattenersi dal sorridere.
Poi lei tornò seria e gli sfiorò una guancia con le punte delle dita. Quel contatto lo riportò al loro bacio, e Daryl realizzò che esso aveva aperto le porte a qualcosa di nuovo, che desiderava e temeva al tempo stesso.
«Ehi, scendete, vengo a darvi il cambio!»
Era la voce di Tyreese. Si sporsero dalla ringhiera e lo videro di sotto.
«Andate a mangiare finché rimane del cervo!»
Daryl non seppe se accogliere quell'ulteriore interruzione con rammarico o sollievo. Probabilmente entrambi.
Scesero dalla torretta lasciando il posto a Tyreese e si diressero dentro al blocco, dove qualcuno della gente di Woodbury e del loro gruppo stava ancora cenando. Si servirono parte del cervo rimasto, sedendosi poi a un tavolo occupato da Maggie, Glenn, Carl e Rick, il quale teneva in braccio la piccola Judith.
Mangiarono parlando di un tratto della recinzione da rinforzare, e a un certo punto comparve Merle, il quale si accomodò al tavolo con un piatto colmo, senza intervenire nella conversazione. Meglio che tenesse la bocca chiusa piuttosto che sparare cazzate, fu il pensiero di Daryl.
«Le provviste scarseggiano, ci servono rifornimenti. Domani dovremmo uscire» li informò Rick.
«Ci sono» si offrì lui. «Il pick up non parte, ma ci penso io a farlo andare.»
«Sono dei vostri» si aggiunse Glenn.
«Non è più divertente fare il turno di guardia?» Merle, terminato il cervo, aveva deciso di proferire parola. «Ho visto che qualcuno se la spassa alla grande sulla torretta.»
Maggie gli lanciò un'occhiataccia. «Almeno noi ce la spassiamo» replicò.
«Non sto parlando di voi. Giusto, fratellino? Carol?»
Daryl serrò la mascella. Suo fratello sapeva essere una vera merda. «Finiscila.»
Di rimando, l'altro sogghignò.
L'espressione di Carol era tagliente.
Gli altri non dissero una parola, soltanto Judith si fece sentire con qualche versetto. Daryl poté scommettere che la Spaccaculi avesse mandato suo fratello a farsi fottere.
«Cos'avete, gli zombie hanno cenato con la vostra lingua?» domandò quest'ultimo, ma nessuno gli diede retta.
Daryl si alzò, salutò tutti con un cenno del capo trattenendo lo sguardo su Carol, poi si diresse verso le celle: non gli andava di stare ancora a sentire Merle.
Camminando lungo il corridoio, pensò a Carol e al bacio che si erano scambiati. Forse avrebbero dovuto parlarne, non c'era niente da cui fuggire, solo un inizio cui andare incontro. Stava per arrivare alla scala di ferro, quando fu raggiunto dalla voce di Merle.
«Non fare l'offeso come un moccioso, in fondo ho detto la verità!»
Cazzo.
«E comunque non c'è niente di strano in quello che fate. Lo fate, vero?»
Gli stava dietro. Daryl salì la scala senza girarsi, intenzionato a non cedere alle sue provocazioni.
«Non starete a pettinare le bambole. Scopate, spero. O no?»
Quando arrivò sulla passerella, sempre con suo fratello al seguito, espirò forte e aumentò il passo. Non voleva perdere la calma e dargliela vinta, perché era proprio questo che lui cercava. Non valeva la pena scaldarsi per qualche battuta di merda.
«Se non ci pensi tu lo faccio io, scommetto che ci sta. Io dico che non vede l'ora di farsi una bella cavalcata.»
A quel punto Daryl perse le staffe. Non poteva accettare che Merle, o chiunque altro, si riferisse a Carol in quei termini.
Si voltò e lo aggredì verbalmente. «Tu non sai un cazzo! Non sai niente di lei e non sai niente di me!»
Alle spalle di Merle, vide arrivare proprio Carol, la quale, giunta all'altezza di suo fratello, gli disse: «Neanche se restassi l'ultimo uomo sulla Terra.»
Lui, sorpreso della sua presenza, sembrava sguazzare dentro quella schermaglia con entrambi, soddisfatto di aver acceso gli animi. «Non sai cosa ti perdi.»
Carol ignorò la replica.
«Se hai finito, potresti anche levarti di mezzo» gli suggerì Daryl.
«Vi lascio soli...» Detto questo, e con un sorriso ironico ben stampato in faccia, Merle si allontanò.
Il loro sguardo lo seguì andare via, mentre l'eco delle parole pronunciate si spegneva.
«Tutto bene?» domandò Carol.
Daryl fece cenno di sì con la testa.
«Lascialo perdere» consigliò lei.
«Anche quando è così stronzo?»
«Allora dormici sopra.» Carol gli diede un leggero bacio sulla guancia, che gli riscaldò il cuore. «Vado a riposare. Buonanotte.»
Sapevano entrambi che non era il momento giusto per parlare.
«Buonanotte.»
Daryl entrò nella sua cella e si gettò supino sulla branda, con le braccia incrociate dietro la testa. Non aveva ancora smaltito il nervosismo. Quello che lo aveva fatto incazzare erano state le allusioni di Merle nei confronti di Carol e il fatto che, soprattutto davanti agli altri, avesse ridotto il loro rapporto a una serie di scopate sulla torretta, quando invece era qualcosa di delicato e profondo, che lui non era in grado di immaginare. Non era un problema che gli altri sapessero, era stata la maniera.
A parte che non c'era niente da sapere. Ancora.
Sperò che suo fratello non tornasse a dare spettacolo su quell'argomento, altrimenti, invece che verbalmente, sarebbe stato aggredito in tutt'altro modo! Avrebbe dovuto lasciarlo nelle mani del Governatore, ecco cos'avrebbe dovuto fare. Che si fottesse.

Di mattina presto, Daryl stava già armeggiando con il motore del pick up, in quanto la notte precedente aveva dormito poco e le prime luci dell'alba l'avevano visto già sveglio. Sarebbero usciti con quel mezzo e un'auto, di solito lo facevano in gruppo di cinque o sei persone.
Rimontò il carburatore e dopo andò a girare la chiave d'accensione. Il motore gracchiò, ma non volle saperne di partire. Fece ancora un paio di tentativi, senza ottenere risultato.
«Mi prendi per il culo?»
A grandi passi, tornò sul davanti del pick up, deciso a non darla vinta a quella carretta.
Stava aprendo lo spinterogeno, quando udì dei passi e alzò la testa: era Merle. Riabbassò gli occhi e continuò il suo lavoro.
«Sei bravo con i motori» si sentì dire.
«Me la cavo. Come sempre.»
«Lo so, sei cambiato.»
«In questo mondo lo hanno fatto tutti.»
«Tu sei cambiato in meglio.»
Daryl sollevò lo sguardo su di lui, stupito di udire quelle parole uscire dalla sua bocca.
«So di te più di quanto tu immagini. Sei mio fratello» disse ancora con serietà. Poi se ne andò.
Daryl emise un lungo sospiro, dimenticando i loro attriti. Sebbene a volte gli avrebbe messo le mani al collo, era felice che lui fosse lì. Era suo fratello.
Richiuse lo spinterogeno e tornò a sporgersi dentro l'abitacolo per girare la chiave. Il motore si accese.
«Ti ho fottuto.»

Carol stava sistemando le provviste all'esterno del blocco. Era una bella giornata, la temperatura mattutina era gradevole e la gente avrebbe apprezzato mangiare qualcosa all'aria aperta.
Daryl la raggiunse. Dovevano parlare.
«Ti sei messo all'opera presto questa mattina.»
«Il pick up voleva fregarmi, ma ho vinto io.»
«Bene, allora tieni.» Gli mise in mano un piatto con della frutta secca e una barretta energetica.
«È venuto Merle, è tutto a posto.»
«Meglio così» si rallegrò Carol con un sorriso.
In quel momento comparve Carl, il quale versò in una scodella tutto il contenuto di una confezione di cereali, che era ben poca cosa. «Posso avere una delle vostre celle? Sono più luminose della mia.»
«Le nostre celle?» domandò Carol perplessa.
Carl aprì un'altra confezione e riempì la scodella. «Adesso ne dividerete una sola come Maggie e Glenn. State insieme, no?»
Daryl si scambiò un'occhiata con lei, ed entrambi faticarono a restare seri.
«Mangia i tuoi cereali, ragazzino.»
Carl si stava già allontanando, quando si voltò. «Non sono più un ragazzino. Sono un uomo, ormai.»
Non aveva tutti i torti.
Carol si servì lo stesso cibo che aveva dato a lui e insieme andarono a sedersi a un tavolo in disparte, l'uno accanto all'altra.
Quello era il momento giusto. Daryl, però, non riusciva a trovare le parole per iniziare il discorso. La guardava di sottecchi mentre mangiava silenziosa, forse persa nei suoi stessi pensieri.
Decise di non indugiare oltre e fare il primo passo. «Ieri, sulla torretta...»
Carol si voltò verso di lui e intervenne sul suo momento di esitazione. «È stato importante per me.»
Il suo sguardo era talmente intenso da rendere superflua ogni parola. D'altronde, tra loro era sempre stato così.
«Anche per me.» Posò una mano su quella di Carol, appoggiata sul tavolo, lei la girò e si ritrovarono con le mani intrecciate, strette.
«La mia cella è spaziosa» disse Daryl.
Carol gli fece un sorriso che arrivò a illuminarle gli occhi.
Le sorrise anche lui.


 

Ho scritto questa oneshot in un momento di follia, non è niente di che, solo una storia senza pretese nata per puro divertimento dell'autrice :)




 
  
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