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Autore: esse198    06/06/2016    0 recensioni
Dalla storia:
"Aveva parcheggiato i Pond nella loro nuova casa, con tanto di macchina nuova. Tutto era tornato al suo posto e anche lui avrebbe dovuto fare quel che era già scritto: morire sul Lago Silenzio.
Ma prima di quel momento decise di andarsene in giro ancora un po’ e fu allora che conobbe una delle persone più dolci, pazienti e coraggiose che avesse mai conosciuto."
crossover: doctor who/sherlock
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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II
 
Qualcosa di grandioso non era soltanto l’essere usciti da una cabina telefonica, ma molto di più.
Quel che videro fu una grande valle al centro della quale troneggiava un enorme albero il cui tronco copriva ettari di terreno, la chioma era come un altro grande pezzo di cielo verde e alla base le radici fuoriuscivano dal terreno ed erano coperte da bozzoli che ospitavano migliaia di persone.
 - È un albero-vita – annunciò solenne il Dottore. – Il più colossale essere senziente dell’universo.
Molly non credeva ai suoi occhi: era una pianta immensa, maestosa, infinita.
- Dottore… dove siamo?
- Hope, uno dei più grandi asteroidi poco fuori dalla Galassia. Cinquantunesimo secolo.
- Siamo nel futuro? – fu la domanda incredula.
Il Dottore le strizzò l’occhio complice e poi prese a camminare. Lo faceva sempre sorridere quando non riuscivano a credere all’evidenza delle cose.
- I nostri amici batuffoli devono aver trovato la loro comunità qui. – annunciò il Dottore.
I due così s’incamminarono insieme verso l’immenso albero. Più si avvicinavano più potevano cogliere l’imponenza della pianta. Intorno all’albero migliaia di creature, umane e meno umane, affollavano le radici e il tronco. Vi era una gran vitalità, trivialità anche. Vi erano diversi gruppi intenti a confrontarsi, a preparare da mangiare, a lavorare. E poi c’era un gruppo di creature con zampe di capra e busto umano e due corna sulla testa, molto allegri e casinisti che si davano alla pazza gioia e tracannavano birra.
- Sembrano satiri – disse Molly, memore di alcune figure viste su libri che raccoglievano racconti mitologici.
- Lo sono. – confermò il Dottore.
Alzarono lo sguardo verso l’alto: era quasi impossibile riuscire a vedere la sommità dell’albero.
- Nel cinquantunesimo secolo la terra non c’è più da tempo e molti terrestri hanno cercato altri insediamenti nello spazio. Qui, in particolare, vi è una convivenza pacifica tra terrestri e altre specie dell’universo. È l’esempio vivente della tolleranza. Non è magnifico?
Spiegò il Dottore e c’era dell’emozione nella sua voce. Poi si avvicinò ad una radice e vi poggiò una mano.
- È vivo. È una delle creature più generose ed altruiste dell’universo.
- Sembri preparato! – la voce arrivò alle loro spalle.
E quando si voltarono videro una bella donna, mora, dai lineamenti orientali e con quattro braccia. Le sue vesti erano molto colorate: una lunga gonna a coprirla fino ai piedi, un corpetto stretto al busto, una generosa scollatura e un velo sulla testa. Il sorriso era attento, ma accogliente. Sguardo intelligente.
- Tea? – propose la donna. 

Li accolse in un carro, piccolo, coperto e ornato di pizzi, festoni e merletti di diversi colori. Sembrava il carro di una zingara e in lei c’era infatti un che di magico, di stregonesco. La donna li fece sedere e si presentò:
- Io sono Tara. Mi occupo di questa grande comunità. – disse, mentre le quattro braccia servivano elegantemente il tea a Molly e il Dottore.
Guardandosi attorno Molly notò tante cassettiere. Osservandole più attentamente capì che si trattava di erbe, per lo più medicamentose. La donna infatti si rivelò esperta di tisane, erboristeria e rimedi omeopatici.
- Vi ho notati per via dell’abbigliamento e perché riconosco chi non fa parte della nostra comunità. Avete bisogno di qualcosa? – chiese Tara.
Il Dottore sorseggiò il tea, apprezzandone molto la bontà. Poi raccontò dei batuffolini che aveva inseguito e da cui era stato poi aiutato a fuggire dallo strano buio. E li aveva riportati a casa.
- Vi ringrazio allora! – disse Tara. 

- Oh, Tara! Dammi qualcosa per questo dannato mal di testa! – a imprecare era stata una ragazza. Era entrata con impeto, incurante degli ospiti. Una ragazza bionda, alta, mascolina nei modi che contrastava molto con il suo aspetto fisico: capelli lunghi e ondulati, fisico asciutto, ma muscoloso, indossava una veste chiara, stretta sotto il seno e si allargava fino al ginocchio, piedi nudi.
Tara preparò con calma e proverbiale gentilezza, quasi con fare materno, una tisana per la ragazza. Quest’ultima accortasi dei due nuovi arrivati si rivolse a loro:
- Ah! Benvenuti! Qui c’è posto per tutti, ma non fate casini, seguite le regole e andrà tutto bene.
Prese la tisana e se ne uscì, così come era entrata.
- Gea, la nostra leader. – spiegò Tara con un sorriso serafico. 

Tara li aveva invitati a restare, così il Dottore e Molly ne approfittarono per fare un giro in quello strano posto.
La ragazza era meravigliata e divertita per tutto ciò a cui aveva assistito. Faticava ancora a credere di essere su un asteroide in compagnia di creature così diverse e strane e si chiedeva chi fosse davvero il suo accompagnatore.
- Quindi gli alieni esistono. – concluse la ragazza. – E tu te ne vai in giro a incontrarli e conoscere posti nuovi?
- Beh, più o meno… - disse il Dottore in una smorfia.
La passeggiata li aveva portati sull’altro lato dell’albero, dove scorreva un fiume. L’acqua aveva uno strano colore.
- Vi consiglio di non toccarla. – aveva avvertito la voce della ragazza isterica incontrata nel carro di Tara. – continuo a chiedermi il perché di questo colore, eppure l’albero –vita dovrebbe occuparsi anche di questo.
- Di purificare l’acqua?
- Sì – disse Gea. – La guerra è finita da anni, ma da allora molte cose sono cambiate, vi sono molti alberi-vita sparsi nell’asteroide e tutti accolgono piccole comunità come la nostra.
- Ma vi sono ancora delle strane scariche elettriche, non è così? – chiese il Dottore.
- Sì. – la ragazza lo guardò con una certa curiosità. Poi spostò lo sguardo su Molly. – sembrate venire da un altro mondo.
Il Dottore vide un ponticello e lo attraversò, Molly si fermò a metà del ponte. Avvertì un odore acre e un leggero mancamento. Si accovacciò e una sua mano sfiorò l’acqua sottostante. E subitaneo un fiotto d’acqua si alzò dal letto del fiume, avvolse la ragazza e la tirò a sé. Molly sparì nell’acqua e il corso del fiume tornò calmo come prima, come se niente fosse successo.
Il Dottore rimase a guardare attonito. Non ebbe il tempo di reagire. Vide sparire la sua compagna di viaggio, inerme.
 
 
 
 
  
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