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Autore: LadyTargaryen    07/06/2016    3 recensioni
Alla morte di suo padre, Shireen Baratheon ha ereditato il trono. Il regno è ancora in subbuglio, e ricostruire dopo tanti anni di guerre non è facile, Shireen lo sa. Ma non per questo intende arrendersi, e cerca ogni giorno di vivere come suo padre le ha insegnato. Sa che, dovunque sia, veglia su di lei. Perchè suo padre vive in lei, è in tutto ciò che le ha trasmesso. Ed è per sentirlo ancora vicino a sè che prende a scrivergli, ogni giorno, una lettera.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Davos Seaworth, Shireen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sulle ali di mio padre


 


 

"E' passato un po' di tempo, padre, dall'ultima volta che ti ho scritto, ma so che la cosa non ti offenderà; conosci meglio di me quali e quanti impegni e sacrifici richieda ogni giorno il mio ruolo di regina.

Sono passati solo due anni da che te ne sei andato, ma certi giorni, svegliandomi al mattino, paiono due secoli. Ha tutto un sapore strano, da allora. Sembrerà assurdo ma anche il cielo, anche la luce ha un colore differente. O forse sono io che non sono più la stessa, i miei occhi a non guardare più le cose come facevo da bambina. Ho avuto poco tempo, per esserlo, non ero pronta per questa grande sfida che è divenuta la mia vita, ma non te ne faccio una colpa. Non fosti tu a scegliere di portare quel peso che ti ha logorato sino all'ultimo dei tuoi giorni. Non fu a cuor leggero che scegliesti una vita di guerra e di dovere, ma lo facesti comunque. Perché c'era e c'è in questa vita qualcosa di più importante di noi stessi. Perché abbiamo un sacro obbligo verso chi è più debole. Ricordi? Fu la prima cosa che imparai. E sei stato proprio tu ad insegnarmela..."


 

- Mia regina? La tua presenza è richiesta nella Sala del Concilio. -. Shireen solleva gli occhi dalla pergamena davanti a sé e sorride a Ser Davos, il buon, fedele Ser Davos Seaworth che ha servito suo padre per lunghissimo tempo ed ha giurato di fare lo stesso con lei, in qualità di suo Primo Cavaliere. Il tempo è passato anche per lui, la guerra e le perdite non hanno mancato di lasciare un segno, ma il suo sorriso affabile e paterno resterà sempre com'è. - Arrivo, Ser Davos. Grazie. Ah - aggiunge poi - tentiamo di non azzannarci verbalmente, intesi? Sai che tengo in conto il tuo parere quanto quello di tutti i miei altri consiglieri. Lady Melisandre compresa. -. Il Cavaliere delle Cipolle arrossisce visibilmente e s'inchina goffamente:- Mi sforzerò, mia regina. -.

Shireen lo guarda uscire, e ridacchia scuotendo il capo. Ser Davos e la Donna Rossa sono da sempre inconciliabili come l'olio e l'acqua e talvolta vorrebbe rinchiuderli in una stanza fino a che non imparassero ad andare d’accordo, come si fa con i bambini, ma senza di loro, deve ammetterlo, le sedute del Concilio Ristretto sarebbero infinitamente più noiose. Erano i due consiglieri più fidati di suo padre e, al pari di lui, intende poter dare a tutti la possibilità di esprimere il proprio pensiero prima di formulare una propria opinione. E' sempre meglio, Shireen, diceva considerare una questione da più angolazioni molto diverse tra loro, anche se ci paiono assurde. Talvolta la soluzione non risiede in una sola di esse, ma in ciascuna di loro.

Era questo che aveva fatto di suo padre un re diverso da molti che lo avevano preceduto: per lui non contava da dove venivi, o chi eri, o cos'avevi fatto lungo il percorso che ti aveva portato fin lì. Ciò che importava, ai suoi occhi, era cosa intendevi fare del tuo presente e del tuo futuro. Una buona azione non cancella la cattiva nè una cattiva la buona, così era solito dire.

Alcuni le rimproverano ancora la presenza della sacerdotessa a corte, l'Alto Septon per primo, ma Shireen si dimostra ogni volta irremovibile nel ricordargli che se ha potuto recuperare la tiara il merito è solo di suo padre, che ha schiacciato i Passeri riportando nei Sette Regni quella tranquillità religiosa che anni di fanatismo ed intolleranza avevano quasi fatto scomparire. Lady Melisandre, rassicura, non ha interesse nel creare una fede di stato. Dunque, non c'è motivo di temerla. Che il popolino e le malelingue parlino pure. Al pari di Stannis Baratheon, anche sua figlia ha imparato presto che mettere tutti d'accordo è impossibile.

Shireen sa che quello che legava suo padre alla misteriosa Donna Rossa di Asshai non era un semplice rapporto di fiducia tra un regnante e la sua consigliera, ma non ha mai visto in ciò un motivo per detestarla. Il matrimonio dei suoi genitori, lo aveva saputo sin da bambina, non era mai stato nè d'amore nè d'affetto. Quella donna la spaventava, sì, la rendeva inquieta. Ma Melisandre non aveva mai fatto nulla nei suoi confronti che potesse recarle danno. Non riuscirà mai a comprenderla sino in fondo, ma le sta bene così. Suo padre si fidava, e tanto le basta.

Si alza, si rassetta alla svelta il vestito stropicciato dalla lunga immobilità e si avvia. Le guardie si inchinano al suo passaggio, i cortigiani la salutano con deferente cortesia. Alcuni, alle sue spalle, bisbigliano indicando le cicatrici del Morbo Grigio che deturpano il suo viso. Ma Shireen non li sente, ed avanza a testa alta tra loro. A Stannis Baratheon non è mai importato dell'opinione che gli altri avevano di lui. E lei, Shireen, è sua figlia.


 

***


 

"Sai? Sono di nuovo incinta. Devan (o meglio, Sua Maestà il Principe Consorte Devan Baratheon, come mi diverto sempre a chiamarlo anche quando siamo tra noi, facendo il verso ai banditori di corte. So che odia tutti quegli altisonanti titoloni, ma che posso farci, mi diverto troppo!) era al settimo cielo quando lo ha saputo. Speriamo in un maschietto, questa volta, ed anche la piccola Cassana desidera tanto un fratellino. Si è illuminata tutta alla notizia. Forse gli Dei ci ascolteranno, chi lo sa. Sono molto indecisa tra Stannis e Steffon, nel caso fosse un bimbo. Spererei in due bei gemellini, così da non dover per forza scegliere.

Vorrei tanto tu avessi potuto conoscerla, la nostra piccola Cass. Devan insiste che mi somiglia tantissimo (ed è vero: occhi e capelli sono miei, miei e tuoi) ma quando sorride con quella sua boccuccia dai pochi dentini è tutta suo padre. Inutile dire che è la gioia di tutti, i suoi zii Stanny e Steff sono sempre a giocare con lei. Quanto a Ser Davos, non sa prendere in braccio la sua 'cerbiattina' senza farsi venire gli occhi lucidi. E Lady Marya... è come una madre per me, non la ringrazierò mai abbastanza. Senza di lei non avrei davvero saputo che fare. "


 

La giovane regina s'interrompe un attimo. Una lacrima le rotola giù per la guancia.

Sua figlia, la Principessa Cassana Baratheon, ha quasi due anni. Suo nonno, il re, è morto pochi mesi prima che venisse alla luce, preceduto l’anno prima dalla regina Selyse. Non ha mai potuto vedere quanto azzurri siano i suoi occhi, quanta forza, quanta energia ci siano in quel corpicino così minuto. Non ha mai potuto prenderla in braccio e sentirsi chiamare nonno. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Ha appena vent'anni, è madre da due, regina da altrettanto, ma il tempo che ha passato davvero con suo padre è stato troppo, troppo breve. Le è scivolato tra le dita come impalpabili grani di finissima rena.

C'erano stati giorni di amore e concordia, ed altri di urla e di tali sfuriate furibonde da sembrare che facessero a gara a chi alzava di più la voce. 'Nostra è la furia', non è un caso che sia il motto della loro famiglia. Sei una testa dura impossibile, Shireen! le aveva gridato una volta al colmo dell'esasperazione durante l’ennesimo litigio. Questa è la prova! lo aveva rimbeccato lei Sono davvero tua figlia!

Quante volte si erano sgolati? E quante volte avevano poi fatto pace poco dopo? Darebbe qualunque cosa perchè ciò accadesse ancora una volta. Perchè nonostante tutto non ha mai sentito suo padre così vicino come in quei pochi anni che hanno trascorso assieme.

Si alza dallo scrittoio e si avvicina allo specchio. So che ti manca, piccola, le aveva detto un giorno Davos, abbracciandola Anche a me manca. Ma lui vive ancora. Vive in te, in me e in tutti noi che gli abbiamo voluto bene.

Sulle prime non aveva capito cosa intendesse dire. Ora, invece, lo sa.

Fissa la sua immagine riflessa: quei suoi capelli neri, così folti e al contempo così sottili, quei suoi occhi color del mare in burrasca, quei suoi lineamenti squadrati, sono gli stessi di suo padre. Suo padre vive in lei. E finchè lo ricorderà continuerà a farlo.

E’ nell’acqua del mare che amava perché lo sentiva tanto simile a lui. E’ nel vento che soffia e l’accarezza sussurrandole all’orecchio. E’ in tutto ciò che le dato e in quello che le ha trasmesso. Nei perché e nelle domande che si pone ogni giorno.

Ed ogni giorno Shireen si sforza di vivere come suo padre le ha insegnato: dando ascolto al piccolo come al grande, cercando di mantenersi, per quanto difficile sia, in equilibrio tra le parti. Di rispondere alle ingiustizie senza sfociare nella crudeltà. Di essere inflessibile quando serve e pietosa all’occasione. Chi è forte può proteggere se stesso. Chi è più forte ha il dovere e la responsabilità di difendere gli altri. È stato il primo insegnamento che le ha impartito. ‘Potere’ non significa fare quello che si vuole impunemente. Significa utilizzare quel potere per uno scopo più grande. Servire il prossimo e non solo se stessi.

Ha impiegato molti anni a capirlo, suo padre. A comprendere le sue parole. Per tanto tempo le è parso distante, quasi irraggiungibile.

Sorride tra sé, asciugandosi il viso. Forse ora ha capito. E non c’è nulla che vorrebbe di più che poterglielo dire.


 

***


 

La situazione, padre, è tutt’altro che semplice. La guerra civile ha lasciato segni che forse neppure tra cent’anni svaniranno del tutto. C’è tanto, così tanto da aggiustare, da rimettere a posto, da risanare, che a volte mi sento prendere dallo sconforto. Ho tanta paura di non poter fare tutto, a volte persino di non riuscire a far nulla. I Sette Regni sono tutti parzialmente autonomi ma nessuno o quasi di loro ha le forze sufficienti per sorreggersi da solo. La Corona è indebitata sino al collo ed è solo con molte insistenze che abbiamo ottenuto dalla Banca di Ferro di poter dividere la somma che dobbiamo in rate annuali, così da avere un po’ di respiro. Ma anche così, dove troveremo i soldi? Come far tornare produttivi terreni ormai abbandonati all’incolto? Come sostituire tutto ciò che abbiamo perso? Come risarcire chi ha sanguinato per una guerra che non ha mai voluto? Le case si ricostruiscono, la terra si dissoda, i commerci riprendono. Vorrei che le cose fossero tanto facili anche con i cuori di chi ha sofferto.

Mi pare, talvolta, di tentare di arginare una tempesta armata solo di una cannuccia di paglia. Per una cosa che aggiusto, un’altra necessita di riparazioni. Ci sono momenti in cui vorrei urlare sino a perdere la voce, urlare, urlare e ancora urlare! Vorrei potermi stendere e chiudere gli occhi. Vorrei che qualcun altro prendesse su di sé questo enorme peso. Ringrazio ogni giorno gli Dei per avere con me Devan, e Ser Davos. Sarei persa, senza di loro. ”


 

Shireen posa carta e calamaio e guarda con amore il marito, assopito accanto a sé, il suo torace che si alza e si abbassa sotto le lenzuola. Gli accarezza i capelli castani, scomposti e ribelli come sempre.

Ricorda il giorno del loro matrimonio come fosse avvenuto ieri. La città che, pur nella miseria, era parata a festa, con cibo e bevande per tutti, dagli alti lord sino al popolino di Fondo delle Pulci. Il Tempio di Baelor che traboccava di fiori, la luce del sole che giocava sugli allegri colori delle vetrate proiettandone i disegni sul pavimento. La musica, le risate, l’allegria di chi nonostante tutto almeno per quel giorno non voleva preoccuparsi per il domani. Ricorda Devan, vestito nel nero, bianco ed argento della sua Casa che l’attendeva davanti all’Alto Septon, spostando impaziente il peso da un piede all’altro. Com’era teso! Anche lei lo era.

E soprattutto ricorda suo padre Stannis.

Suo padre che, seppur debole e malato di quel male senza cura che in capo a poco tempo lo avrebbe strappato a lei, l’aveva condotta sorreggendole il braccio dal suo promesso sposo. Aveva perfino accettato di ballare, goffamente, con lei, durante il sobrio banchetto che si era tenuto dopo la cerimonia. Shireen si era sentita serrare il cuore in una morsa nel vederlo trascinarsi stringendo i denti per il dolore, rifiutando infastidito ogni aiuto. Sforzandosi di sorriderle per rassicurarla. Era orgoglioso, e lo sarebbe rimasto sino all’ultimo dei suoi giorni.

Dell’uomo che non troppi anni prima era stato, robusto per quanto asciutto, le spalle larghe e ben saldo sulle gambe, dagli occhi blu tempesta e lo sguardo fiero e bellicoso che solo un Baratheon può avere, non rimaneva che un’ombra.

Le aveva fatto una carezza con le sue grosse mani callose. Non pensare a me, Shireen. Questo giorno appartiene a te e dev’essere un giorno di soli pensieri belli. Pensa solo a goderti questo momento.

Era stato suo padre ad insistere con i suoi consiglieri perché quel matrimonio si celebrasse. E quando gli era stato fatto notare che le grandi Case di Westeros avrebbero potuto non gradire che il figlio di un ex contrabbandiere ascendesse al trono suo padre aveva tuonato: Dov’erano, i grandi lord, quando avevo bisogno di loro? Nessuno di loro ha mai alzato un dito quando tentavo di salvare il reame. Si sono limitati a saltare sul carrozzone del vincitore quando ormai il risultato era chiaro. Non darei mai loro mia figlia, mai. Fatevene una dannatissima ragione, signori. La decisione è presa e non vi tornerò più sopra.

Era venuto lui in persona a comunicarglielo, e lei gli era saltata al collo piangendo di gioia.

Devan è il suo più vecchio amico d’infanzia. Aveva quattro anni quando lo aveva incontrato per la prima volta, un ragazzino alto e smilzo, il nuovo scudiero di suo padre, spaesato ed intimorito com’era al suo arrivo assieme al genitore a Roccia del Drago. Ricorda con affetto i pomeriggi che avevano passato assieme: sui libri, in biblioteca, oppure a rincorrersi nei Giardini di Pietra della rocca. Ogni tanto, poi, sgattaiolavano nelle cucine per farsi dare un po’ di pane e prosciutto dai cambusieri; quindi, fatta che avevano la provvista, si rifugiavano sui bastioni, le gambe a penzoloni, a chiacchierare e smangiucchiare, tirandosi addosso a vicenda palline di mollica.

Se non fosse stato per Devan, avrebbe continuato a passare la vita unicamente tra le mura del castello, senza mai vedere il sole, senza mai correre all’aria aperta. Da sola.

Aveva sempre nutrito un affetto immenso, per lui. Talvolta pensava a lui come al fratello maggiore che la vita non le aveva dato. Solo crescendo aveva realizzato la vera natura del sentimento che li univa.

E permetterle di sposarlo era stato il più bel regalo che suo padre potesse farle.

Per tanti anni, per il suo compleanno, le aveva donato bambole, giocattoli, libri e vestiti. Poi, giunto oramai alla fine dei suoi giorni, Devan Seaworth.

L’ultimo e più bel regalo di Stannis Baratheon a sua figlia.

Shireen si asciuga gli occhi col dorso della mano, e si accinge a finire la lettera. E’ da quando suo padre è morto che ha preso quell’abitudine. Scrivergli le dà l’impressione che sia ancora lì con lei, che possa sentirla e vederla. Non hanno mai parlato molto, lei e suo padre. Nessuno dei due è mai stato particolarmente abile ad esprimersi apertamente. Eppure si capivano.

Si capivano perché parlare non serviva.

Ogni volta, quando termina una lettera, Shireen aspetta che la brezza soffi verso sud-est, verso Capo Tempesta, la terra dei suoi avi, là dove anche suo padre ha scelto di riposare. Quindi, sale sulle mura e legge ad alta voce. Non sa dove si trovi suo padre, ma dovunque sia è certa che il vento gli porterà le sue parole.


 

In ogni caso, padre, è giunto il momento di salutarci. Domani avrò tante cose da fare, e devo riposare. La strada davanti a me è ancora lunga ma prometto che la percorrerò portando avanti quell’ideale che prima di diventare mio è appartenuto a te. Te l’ho promesso.

La tua piccola Shireen. “


 

Posa lo scrittoio a terra e sospira. Di venire il sonno pare non averne alcuna voglia. Così, si alza a prendere il libro che ha cominciato la sera prima. Torna a letto e lo sfoglia cercando il punto in cui aveva interrotto la lettura quando dal centro di esso scivola via qualcosa. Lo raccoglie: è una pagina, una pagina strappata da chissà dove. Una pagina scritta. Una lettera. Incuriosita, la volta per esaminarla. E’ con un tuffo al cuore che riconosce la calligrafia di suo padre. La data che reca è quella del giorno del suo matrimonio con Devan.


 

Carissima Shireen,

so che con ogni probabilità sarai stupita di questa lettera. E’ comprensibile. Ma lo sai, non ho mai avuto molto talento nell’esprimermi. Alle parole ho sempre preferito i fatti. Ma quanto sto scrivendoti voglio che ti resti. Mi perdonerai se la forma non è delle migliori.

Io sto morendo, Shireen, lo sai anche tu. Non ho bisogno del parere di altri Maestri oltre quelli che ho già consultato per conoscere la realtà dei fatti, che non arriverò a vedere la fine del mio quinto anno di regno. Ogni giorno che passa sono più stanco, più svuotato. Ma nonostante questo ho rifiutato i palliativi che mi erano stati prescritti. Desidero morire con la mente lucida, e non annebbiata dai farmaci. Voglio portarti davanti al septon dal tuo promesso sposo reggendomi sulle mie gambe, per quanto doloroso possa essere.

Quando non ci sarò più il trono passerà a te. Lo so, sei ancora molto giovane, come lo ero io quando tuo zio Robert si ribellò ai Targaryen, molti anni fa. Ma so che raccoglierai la mia eredità con l’orgoglio e la fierezza che ti sono propri. Sarò sincero con te, e non ti mentirò dicendo che tutto sarà facile. Al contrario, quelli che ti aspettano sono giorni molto difficili. Ed io non potrò essere lì a sostenerti e consigliarti. Ci sarà tuo marito Devan, con te, e Ser Davos, che ti ha amata come una figlia più di quanto non abbia mai saputo fare io. Confida in loro, sempre.

Oggi è il giorno delle tue nozze, bambina mia, e sono felice che almeno tu possa sposarti per amore e non per dovere, come invece è capitato a me e a tua madre. La nostra, l’hai sempre saputo, è sempre stata un’unione fredda. Spero che tu e Devan, nella vostra, sappiate trovare l’amore e la serenità che io non ho avuto la fortuna di conoscere nel mio matrimonio.

Non ho rimpianti, se non che ti lascio un regno il cui equilibrio è ancora instabile. Forse tu saprai fare meglio di tuo padre, e riuscire là dove io ho fallito. Sono sicuro che darai il massimo.

Sii sempre coraggiosa, figlia mia, sii forte, sii giusta. Impara da me che, sbagliando, non l'ho mai fatto, e fermati a riflettere prima di agire. Non seguire il mio esempio: io ho creduto per quasi tutta la mia esistenza che la vita fosse solo dovere e basta, e non ho mai saputo sorridere. Tieniti stretti coloro che ami, perché sono loro ciò che più conta. Ascolta sempre i pareri di tutti, poi decidi da te. Non lasciare che mai nessuno ti dica che è impossibile, perché finché non ci hai provato non puoi saperlo. Non permettere che i giudizi altrui ti condizionino, tieni sempre alta la testa. Spero tu abbia molti figli che ti amino, che la tua vita sia lunga e piena. Che non esista tespesta che possa scuoterti. C’è tanta forza in te, Shireen, e tanta bontà. Sii una regnante e un genitore migliore di me. Ma sopra ogni cosa ricordati sempre di ridere, di vivere, di trovare ogni giorno qualcosa di bello nel mondo che ti circonda. C’era tanta bellezza, attorno a me, ma io me ne sono reso conto troppo tardi.

Mi dispiace dei pochi anni che abbiamo potuto passare davvero assieme. Baratterei il regno e la corona per poter tornare indietro e fare tutto da capo, ma non posso. Mi avvicino alla fine dei miei giorni ed avrei ancora tanto da dirti. Non abbiamo mai parlato molto, io e te. E’ nella nostra natura. Spero almeno che questa lettera possa compensare tutto ciò che avrei voluto ma non ho mai saputo dirti.

Non so dove andrò, ma dovunque sia che è diretto il mio cammino puoi contare sul fatto che anche da laggiù veglierò su di te.

Ti voglio bene.

Tuo padre Stannis.”


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 

 

“May you hands always be busy,

may your feet always be swift,

may you have a strong foundation

when the winds of changes shift.

May your heart always be joyful,

may your song always be sung.

And may you stay forever young.”


 


 


 


 


 


 

FINE


 


 


 


 


 


 


 

Note dell’Autrice: Rieccomi di nuovo, carissimi e carissime! Questa volta, tanto per cambiar soggetto, la protagonista è la plispola, la nostra piccola Principessa Shireen. Mi sono divertita (anche se la storia, avrete notato, è come sempre MOLTO angst) ad immaginare come potrebbe essere se un domani, alla morte di Stannis, ascendesse al trono. Soprattutto mi è piaciuto pensare che, in vista di quel giorno, suo padre avesse preso ad istruirla sui suoi futuri doveri di regina. E che questo, in un modo o nell’altro, li avesse avvicinati, finalmente come padre e figlia, anche se per poco tempo. In fondo, sono molto simili. E, tanto per cambiare, ho avuto durante la scrittura una canzone di sottofondo: “Forever Young”, di Audra Mae, nella versione usata in Sons of Anarchy (<3) .

Vi lascio, e spero vi sia piaciuta!


 

#Raky


 

PS: Il titolo è preso dall’omonima canzone del film “La spada magica”. Pensavo che ci stesse! Ah, e altre fonti d’ispirazione sono state “Lui vive in te”, de “Il re leone 2”, e “La ruggine nel cuore”, di Ted Bee. Di nuovo, a voi!


 


 


 


 


 


 

  
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