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Autore: MineVaganti    08/06/2016    0 recensioni
A Caterina piaceva non complicarsi la vita più del dovuto, in verità.
E quindi in sintesi, e senza troppe vie intermedie, si era detta semplicemente che quel giorno non era aria!
Non essendola, non poteva esserla, no? No?!!
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli eventi alla base  del vivere  umano sono spesso suddivisi dai loro stessi rappresentanti in tante piccole categorie; categorie che nascono con lo scopo di confondere ancora di più l'esistenza umana, dal momento che, si sa,è già di per sè piuttosto semplice....
Le etichette,infatti, danno l'illusione di potersi trovare di fronte a diverse possibilità. 
Ma la realtà dei fatti rivela che, semplicemente, se una cosa è ,non può non essere,essendo. 
A Caterina piaceva non complicarsi la vita più del dovuto, in verità.
E quindi in sintesi, e senza troppe vie intermedie, si era detta semplicemente che quel giorno non era aria!
Non essendola, non poteva esserla, no? No?!!
Non era aria, e quindi sarebbe stata , quella, una giornata no, e niente l'avrebbe potuta trasformare in una giornata sì.
A lei stava il semplice compito di accettarlo.
Era come un presentimento che aleggiava.
Come una mina vagante che di lì a fine giornata sarebbe esplosa.
Non era aria innanzi tutto e sopratutto per l'incubo che aveva fatto quella notte.
 E che ancora presentava nitide quelle immagini, all'apparenza non così paurose, ma che se reintrepretate nel giusto contesto, vissuto di persona, a lei almeno, l'avevano sgomentata.
Nella sua reintrerpretazione freudiana nascevano da rancori inconsci che non era pronta a tirar fuori, e che nei sogni si facevano forse ancora piu pesanti di quanto fossero realmente.
Decise di non volerci pensare, quanto meno non in quel momento; già aveva il compito difficile di arrivare a scuola, di vivere le successive cinque ore fuori dalle mura domestiche, dal porto sicuro.
Tanto valeva rimpelgarsi in quei pensieri una volta tornata a casa.
Non era aria perchè era uscita di casa in ritardo e si era ritrovata ad affrettare il passo per le traverse mezze vuote di quella fredda mattina di Gennaio.
E già che c'era, si soffermò a pensare,  non era aria perchè era freddo e perchè era Gennaio.
...E anche perche c'erano le traverse... Odiose traverse...
Non era aria per una macchina che aveva frenato a poco più di venti centimetri dalla sua esile figura, che era sbucata improvvisamente,marciando a passo di guerra, dalla foschia mattutina, su delle strisce pedonali sbiadite.
Poteva benissimo passare per un personaggio di Tim Burton se vista da lontano.
Un personaggio di  Tim Burtun stretto in un montgomery giallo senape smog.
L'autista che,tra parentesi, aveva la cultura cinematografica ferma a Boldi e De Sica, non sembrava pensarla allo stessso modo, e con veemenza le scagliò addosso un braccio, nel gesto di mandarla a visitare paesi lontani.
Caterina lasciò ribellarsi il suo spirito romanesco, e se ne uscì con un "Ma guardate le corna" .
E sentì il suolo di Firenze , la sua Firenze,arrabbiarsi sotto le scarpe.
Dopo non aver accelerato appositamente il passo, su quelle strisce pedonali sbiadite, si ritrovò a perdere un polmone nei cinquecento metri successivi che la separavano dalla scuola.
Nel mentre, intanto, non era stata aria per l'odore di trippa della gastronomia, di mattina cosa inconcepibile, a parer suo.
Non era stata aria perchè una donna, nello spalancare le serrande di casa ad altezza testa d'uomo, le avevano fatto venir un momentaneo attacco tachicardiaco.
 E infine non era stata aria perchè dopo la terza volta che guardava l' orologio di cuoio al polso, si rese conto che sarebbe arrivata comunque in ritardo.
 
Oltretutto , e Caterina se ne accorse solo in quel momento, si era anche messo a piovere, ma  non si prese neanche la briga di imprecare, e quando finalmente arrivò in classe  salutò comunque con un acceso "buongiorno" dal momento che  il professor Cascalozzo, miracolosamente, ancora non era arrivato.
 Non che Caterina avesse perso il malumore, ma si era piuttosto adattata semplicemente allo stato d'animo invece di combatterci contro,adagiandocisi sopra.
La  prima ora era stata barbosa come poche,e Caterina aveva avuto tutto il tempo di pensare e rimuginare sui suoi dilemmi, nascosta dallo zaino appoggiato sul banco.
Facendo finta di prendere appunti, era inevitabilmente finita a ripensare all'incubo di quella notte ma con un misto di piacere e tristezza scoprì di essersene  dimenticata.
Ricordava però le sensazioni.
Quelle le ricordava bene.
Sapeva chi era il soggetto in questione.
E indovinava più o meno cosa potesse esser successo.
Mentre cercava di rammentarsi in quei sogni, la sua migliore amica le tirò una gomitata.
"Dunque Parriello" la voce di Cascalozzi risuonò forte in tutta l'aula.
 Caterina dalla sorpresa  sobbalzò, colpendo  involontariamente il banco con una scrollata di  ginocchia accavallate.
E lo zaino cadde.
Assieme ai libri.
La classe rise.
E Caterina accennò anche lei una risata,sperando cosìdi evitare la domanda del Cascalozzi, magari facendo ridere anche lui.
Nel cercar di tirare su lo zaino si rese conto che il fondo era zuppo.
"La bottiglia!" pensò.
Si portava l'acqua a scuola una volta all'anno forse.
Inutile dire che quell'unica volta in cui l'aveva portata, le si era rovesciata nello zaino bagnandole i suoi preziosi appunti.
Tanto, non era aria quella mattina.
Da dietro sentì anche le risate del soggetto , anzi della soggetta , presente in tutti i suoi incubi.
Quella lurida manipolatrice che con la sua acuta risata da gallina strozzata , incubata ed intubata ,sovrastava di 40 decibel il resto della classe.
Caterina si voltò a fissarla.
Giada.
Giada Benvenuti.
Giada Benvenuti, che in quel momento era paonazza in volto ,con le lacrime agli occhi e una gamba , fasciata , sopra la sedia di fronte, a causa del suo ultimo infortunio, la fissava dal canto suo continuando a ridere.
In un attimo Caterina rivide il suo sogno.
Giada e lei succubi della stessa interrogazione.
Caterina che sbagliava tutto.
Giada che scuoteva la testa in direzione della professoressa per farle capire che la sua collega stava sparando fandonie, cosicchè le venisse data la parola, e insieme ad essa la possibilità di brillare come una stella in quella classe di Zulù.
Era disposta a tutto pur di riuscire. Qualcuno la chiamerebbe ambizione. Per Caterina era una semplice faccia tosta.
Infatti non sarebbe stata sicuramente solo una novità del suo sogno che Giada scuotesse la testa per far capire ai professori che la compagna di interrogazione stava sbagliando.
Se ne approfittava anche e sopratutto con l'indefesa e un po' allocca Federica.
Caterina ripensò all' interrogazione che avevano avuto assieme.
La faccia della povera Federica che sparava parola a raffica, forse anche giuste, ma che di fronte a una professoressa poco preparata in Filosofia, qual'era in effetti la Oleri, potevano sembrare solo una montatura impreziosita e artificiosa di una balla vera e propria.
Un rigiro di discorsi senza senso giustificati quasi dalla materia stessa.
A Giada era bastato un attimo.
Aveva aspettato un ingarbuglio di troppo poi aveva spalancato gli occhi sulla professoressa e aveva iniziato a scuotere ritmicamente il capo.
Sollevando anche il ditino affinchè le venisse data la parola.
Caterina aspettava solo il suo turno di essere interrogata assieme a lei;
se le fosse capitata la stessa cosa, quel ditino avrebbe finito per ritrovarsi a vagare in posti inesplorati .
Quel gesto non era passato inosservato.
Tutta la classe in realtà ne era rimasta basita.
Ma nessuno, Caterina e Federica comprese, aveva proferito parola perchè "Quello era l'ultimo anno..."
Tutte odiavano Giada, perche non si peritava a mettere le altre ragazze in confusione , pur di salvare la sua faccia.
Ma come detto, quello  era l 'ultimo anno.
Ci sarebbero stati poi da affrontare gli esami, e un'aggiunta piccante di stress non allettava nessuna.
Così tutte semplicemente facevano buon viso a cattivo gioco, e Giada continuava con la sua mente disturbata a progettare metodi subdoli per arrivare ai voti piu alti con il minimo sforzo.
O meglio lo sforzo veniva piuttosto impiegato per trovare metodi ingegnosi per copiare e non farsi scoprire.
 Cosa che, secondo Caterina, impiegava forse ancora più energie dello studio stesso.
Ma d'altro canto la fortuna era sempre dalla sua parte.
Sempre!
"Dunque Parriello, mi sai dire di cosa stessimo parlando prima del trambusto che hai sollevato?"
Caterina pensò all'ingiustizia del momento.
In fondo lei era solo distratta, che c'era poi di male?
Giada,tanto per dire un nome, un banco dietro a lei, aveva passato tutta l'ora al cellulare.
Lo sapeva perchè lo sapeva.
Perchè non è che Giada facesse altro durante le lezioni...  
Ma adesso che si era fatta mettere in fondo all'aula a causa della gamba fasciata, di modo d'avere piu spazio possibile per appoggiarla, Caterina immaginò che le sue escursioni sul mondo virtuale fossero anche facilitate dal maggiore spazio tra lei e la cattedra.
Fissò un attimo gli occhi in quelli del professore, pacifici e sereni, e decise di buttarsi arrovellando qualche parola che aveva sentito con la "coda dell'orecchio".
Il professore sorrise.
Aveva evidentemente capito che in realtà non aveva sentito un cazzo.
Ma prima che la sua testa decidesse  se lasciar perdere o meno, la campanella decise al posto suo, e iniziò a trillare sancendo la fine dell'ora.
Caterina che in cinque anni di scuola non aveva mai avuto una manna dal cielo così,sospirò e si accasciò sul banco , mentre il professore usciva sorridendo dall'aula.
Poi analizzando meglio la situazione , riaccostandosi al pessimismo del quale aveva un attimo perso le tracce , atto di infedeltà gravissimo, si disse che se proprio le doveva capitare una manna dal cielo, era inutile le capitasse con un professore buono e innocuo,alla fine, come il Cascalozzi.
Se proprio doveva avere un colpo di fortuna tanto valeva averlo fino in fondo.
Stava per risalirle il rancore al petto ma decise di non pensarci più.
Avrebbe rimandato anche quel problema a dopo, al suo ritorno a casa.
Per il momento accettò quel miracolo per come le era giunto.
Noemi, la sua migliore amica, le si avvicinò e le sorrise "salvata dalla campana!"
In quel momento entrò l'insegnante di inglese accompagnata dalla madre lingua.
Da quell'anno, infatti, alle lezioni di inglese, oltre alla piccola impertinente Caroti, si era aggiunta anche una tipa stralunata alta un metro e Michael Jordan,che a quanto pareva, veniva dall 'Inghilterrra.
La Caroti con un "goodmorning"che di good e di morning non aveva proprio nulla,salutò la classe poi fece accomodare la madrelingua alla cattedra accanto a sè , fingedo dei modi garbati e inglesi che in realtà non aveva, e che si smentivano dopo un po'  in un toscanaccio alla Pieraccioni, urlato da quell'alito che puzzava sempre, sempre, di cipolline Saclà.
La Caroti iniziò a parlare subito degli esami.
E a ripetere per l'ennesima volta il programma.
"...poi Queen Victoria, e con lei dare una spolverata all'Impero Britannico  vi fa bono..." 
Appunto...
Caterina e Noemi soffocarono un risata dietro la mano.
"... le Brönte sisters..Wordsworth...e forse anche Jane Austen..."
Noemi inziò a scarbocchiare sul banco facendo finta di prendere appunti.
Poi arrivò il momento di correggere i compiti per casa.
E accadde lì, in quel momento, in nemmeno quel quarto d'ora dall'inizio della seconda ora di lezione del tredici Gennaio.
Una delle catastrofi che Caterina affrontò con una sorta di, chiamiamolo coraggio, che nemmeno lei credeva di possedere.
Ma andando per gradi...
 I compiti di quel giorno consistevano nel compilare una scheda con le apposite "linking words".
Per una serie di eventi, le poche schede che la Caroti aveva distruibito, e delle quali si era raccomandata, con la sua voce petulante "mi raccomando fateci voi le fotocopie, io non posso più , son razionata, ovvia...!"  ecco una di quelle poche schede era finita, neanche a dirlo, a Giada.
Perchè, si sa, lei era la ragzza dagli uno, nessuno e centomila problemi:  "sai io poi con la riabilitazione del ginocchio non ho tempo, sono stata male, ieri è morto il cane , mia sorella forse soffre di arcolessia, mia madre è daltonica..."
Neanche a dirlo il padre di Giada gestiva una cartoleria.
Mai che lei si fosse offerta di fare le fotocopie alla classe, anche a pagamento, certo, ma avrebbero risparmiato un sacco di tempo.
Caterina si era ritovata a strozzarla mentalmente quindi, mentre ricopiava la fotocopia della Caroti a mano, grazie ad una foto inoltratale.
Era una , vero, però era il principio che la infastidiva.
La Caroti stava in piedi a girottolare per la classe.
"Aprite i quaderni.... open your excersize book, so I can see..." e rise di sè stessa.
Rideva sempre quando parlava in inglese.
Forse perché sapeva che tre quarti della classe non la capiva...
O forse si faceva pena da sola.
"Caterina the photocopie.."
Caterina sollevò il quaderno scritto, verso la professoressa.
"Ehm prof io son già tre mesi che ho il computer rotto..." frase ripetuta almeno venti volte dall'inizio dell'anno, ma che evidentemente la Caroti non recepiva.
"..non ho potuto stamparla, e così l'ho copiata a mano..."
Il tono della Caroti si fece drammatico e ironico al contempo.
" Ma TESORO,potevi chiedere a qualcuno che la stampasse per te..."
Sistemandosi sulla sedia, Caterina prese un respiro profondo prima di rispondere.
Ma qualcuno la battè sul tempo.
"Infatti Caterina! Pensa io ho una cartoleria avrei potuto fartela benissimo..."
Qualla leccapiedi parassita osava anche uscirsene con una frase del genere.
"Non che non ti abbia mai chiesto di farmi una fotocopia Giada " rispose placida Caterina.
Noemi accanto a lei si irrigidì.
"...tuttavia i tuoi improrogabili impegni son sempre stati al primo posto di fronte alla classe."
Giada, tolta la gamba fasciata dalla sedia davanti, scattò in piedi.
"Non ferirmi sull'onore! Io son sempre stata disponibile con tutte voi per qualunque evenienza"
Una vena le gonfiò il collo.
Caterina per non ritrovarsi sottomessa , con un brusco scatto fece scivolare la sedia indietro e si rizzò in piedi , al pari della rivale, voltandosi poi completamente verso di lei sbottò "quando mai ti sei presa la briga di fare una fotocopia per una di noi? quando mai ti sei presa la briga di fare un qualunque favore a qualcuna di noi? qualcosa che andasse oltre i tuoi intressi?"
Anche una vena sul collo di Caterina si gonfiò.
"Io sono una capoclasse! Già la carica implica che io mi impegn.."
"Certo certo... tu sei capoclasse solo quando ti pare. Quando c'è da saltere ore di lezione per asseblee, o quando c'è da andare a fare le fotocopie, per concedersi giratine per i corridoi."
Giada continuò, e un'altra vena si accese sul suo collo "Io sono capoclasse perchè me lo merito! Perchè sono una persona che si impegna, e soprattutto perchè voi mi avete votata!" 
A quell'affermazione, all'apparenza inopponibile, Caterina perse ogni briciolo di controllo mentale.
"Tu sei capoclasse per un piano mal riuscito di non votarti invece!"
La classe iniziò ad agitarsi.
Damiana, dall'altra parte dell'aula, scosse freneticamente una mano all'altezza del collo in segno di smetterla.
Caterina la ignorò "... per una serie di accordi nessuna avrebbe dovuto votarti, tranne due programmate appositamente per non fartici rimanere male! "
Giada spalancò la bocca.
"...fartici rimanere male! E' il colmo! Comunque le altre hanno approvato,
ma poi si èaggiunta quell'idiota della Melmi , che non ha capito nulla e ti ha votata anche lei .."
La ragazza in questione si sentì battere un colpetto sulla spalla,a mo' di supporto, dalla compagna di banco.
"...la tua votazione in realtà viene da un piano mal congeniato..."
Giada era senza parole.
"Scusate ragazze.." la Melmi si alzò in piedi.
Gli occhi di Giadasi colorarono di trionfo vedendo che l'attenzione si sarebbe momentaneamente spostata su un altro problema.
Caterina spostò lo sguardo sulla Melmi.
Sapeva che aveva giocato male le sue carte perchè così si stava solo tirando addosso un'altra accusa proveniente da un'altra bocca.
"...scusa Caterina ma ora sarebbe colpa mia? Assumiti tu per prima le tue responsabilità "
Noemi vedendo Caterina boccheggiare e capendo velocemente l'alleanza Melmi-Benvenuti, dal momento che "il nemico del mio amico è mio nemico", si alzò pure lei.
"Giada non tirar fuori ora che te sei una persona disponibile, non hai mai fatto un favore a nessuno..."
Le spalle di Giada che si eran rilassate, tornarono a irrigidirsi.
"Cos è questa tua smània da avvocato difensore?"
Anche quell'allocca di Federica si alzò in piedi.
Ma com'era prevedibile peggiorò la situazione. 
"Si comunque Giada , cioè, durante la mia interrogazione te  scuotevi la testa, io lo so, ti vedevo , lo hai rifatto più volte, non è un comportamento da assumersi tra persone civili.." 
La classe ridacchiò in silenzio.
"NON ORA FEDERICA!!" sbraitò Caterina.
Le capacità oratorie di Federica non la aiutavano affatto. 
La Melmi, vedendo che il fulcro del discorso si era spostato dal problema votazioni che aveva sollevato, richiese "Caterina, è colpa mia? Voterò chi mi pare!"
"E' un'incompetente!" sbottò Noemi.
"E' chi voglio votare!"
La Melmi lanciò uno sguardo d'intesa a Giada,che le sorrise complice.
Federica era tornata a sedere.
"Tornando al discorso iniziale..."
Anche Noemi e la Melmi tornarono a sedere guardandosi un'ultima volta in cagnesco.
"Credo che tu Giada sia troppo presa da te stessa per accorgerti del mondo che ti circonda. Sappi che non ci sei solo tu come punto mediano e tenere insieme le redini dell'Universo.."
Giada divenne bordeaux e sbottò un "ma va al diavolo!"
"Ma vaffanculo!"
La Caroti fino a quel punto era rimasta lì, quasi immobile cercando di tranquillizzare con parole vacue e prive di reali minacce, le varie interlocutrici che mano a mano si erano alzate.
D'altronde era una donna un po'all'antica,ma credeva che comunque un po' di caos all'interno della classe evitasse che rancori e robe varie rimanessero allo stato latente per troppo tempo. Inoltre sapeva che quando le sue ragazze si agitavano anche Johnny Depp che attraversava la soglia a torso nudo sventolando i boxer o slip che fossero, non le avrebbe dissuase.
E comunque le litigate rafforzano lo spirito colletivo,si sa.
Se le sue ragazze volevano litigare lei non era nessuno per impedirglielo.
Non era nè il luogo, nè il momento, questo era vero.
Ma finchè nessuna si fosse fatta male,e finche la preside non lo fosse venuto a sapere, non c'era nulla di sbagliato in fondo.
E fino ad ora l'atteggiamento di tutte era rimasto civile.
Per questo era rimasta piuttosto indifferente alla sceneggiata che le si era parata davanti.
Ma un vaffanculo non poteva essere ignorato.
Non dalla Caroti; dalla figura di nobildonna che voleva lasciare alle generazioni uditrici.
Sapendo l'odio che la professoressa provava per le parolacce, Giada giocò sporco.
Corrugò dapprima la fronte.
Poi gli occhi.
E infine il resto del volto.
Tutta la classe capì quello che stava per succedere.
Alcune ragzze strinsero forte il proprio banco come preparandosi al momento.
Infatti appena tre secondi dopo Giada inziò a piangere.
 "n-noo p-prof a me... v-vaffanc-culo n-non lo d-dice nessuno...!"
Giada Benvenuti prese ad attraversare la classe con passo svelto ma zoppicante a causa della gamba fasciata.
Caterina,fosse stata maliziosa, avrebbe giurato lo stesse enfatizzando di proposito, il passo, dal momento che il giorno prima s'era tranquillamente fatta le scale.
E poi Giada con l'obiettivo di raggiungere l'altro capo dell'aula per uscire da quella classe, quell'orribile classe,cadde.
Inciampò su  sè stessa,non si sa bene come, e precipitò a terra con una fluidità che lasciava intendere avesse rotto tutte e 208 le ossa.
Da lì si lasciò andare in urla strazianti di dolore.
La caroti impallidì.
 
 
 
 
   
 
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