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Autore: NonnaPapera    08/06/2016    3 recensioni
Drew era il comandante, lo era diventato senza volerlo, durante una delle più cruente e sanguinose battaglie nella storia della resistenza. Erano stati invasi un anno e mezzo prima, esseri corazzati alti più di due metri, sanguinari e maledettamente feroci. Sia Axel che Drew si erano arruolati nelle file della resistenza, entrambi soldati semplici, entrambi poco più che ventenni, entrambi innamorati follemente uno dell’altro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Fiabe Moderne'
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“La festa è iniziata da un po’, non vieni di là a ballare?”
“No”
“Drew… è finita. Puoi rilassarti, dopo anni di lotte e di distruzione finalmente abbiamo vinto.” Axel si avvicinò di qualche passo al suo compagno di battaglie con l’intento di toccarlo per fargli sentire il calore della sua mano sulla spalla.
Drew però si mosse in direzione opposta andando verso la grandissima vetrata del palazzo.
“Vieni di là, stanno tutti ballando… un tempo ti piaceva danzare” tentò di nuovo Axel.
“Pff, quanti secoli fa?” chiese con ironia Drew mentre si allontanava dalla finestra e zoppicando andava alla sedia.
“Drew, che hai?”
“Ma cosa vuoi da me Axel? Si può sapere perché insisti? Voglio solo rimanere da solo.”
“Tra poco scoccherà la mezzanotte e tutti festeggeremo con un brindisi in onore della vittoria… In tuo onore Drew, che ci hai guidati per otto anni senza mai arrenderti, senza mai permetterci di arrenderci”
“In mio onore? Sono balle Axel. Io non c’entro nulla e tra qualche mese, tre qualche anno forse te lo concedo, tutti si saranno dimenticati di me. La vita tornerà a scorrere come se nulla fosse successo e solo una volta ogni tanto si perderà del tempo per ricordare tutte le perdite subite”
Axel sollevò un sopracciglio incredulo: “E questo tu lo vedi come un male?”
Drew alzò di scatto la testa, fissando lo sguardo in quello del suo secondo, del suo amico d’infanzia… del suo ex-fidanzato.
“Faccio schifo vero? A desiderare che non sia finita?”
“Dipende dal perché lo desideri” rispose cautamente Axel facendo qualche passo nella sua direzione.
Drew si strofinò con vigore la gamba, nel punto esatto in cui terminava la pelle e iniziava l’impianto artificiale dell’arto, scuotendo lentamente la testa come se non sapesse che rispondere.
Axel lo osservò massaggiarsi la protesi cibernetica che cinque anni prima gli aveva permesso di riprendere a camminare, seppure claudicante; Drew si massaggiava la protesi molto spesso… il dolore era costante, sempre presente.
Quel lavoro era stato fatto male, una gamba cibernetica troppo corta, agganciata ai tendini e ai muscoli in modo grossolano e frettoloso, in tempo di guerra ci si doveva necessariamente accontentare.
In cinque anni, da che un laser gli aveva fatto saltare l’arto, Axel non aveva mai sentito Drew lamentarsi una sola volta per il dolore.
Avrebbe potuto ritirarsi, senza una gamba e con un occhio cieco Drew avrebbe potuto mollare e lasciare il comando a qualcun altro ma non l’aveva fatto; si era fatto impiantare quello schifo nel moncherino non ancora guarito e dopo due giorni, urlando per il dolore, si era alzato dal letto ed era andato a presiedere una riunione tattica come se nulla fosse successo. Axel aveva tentato di dissuaderlo, cercato di asciugargli la fronte madida di sudore dicendogli che poteva prendersi una pausa da tutto quello schifo, che nessuno si aspettava che tornasse così presto ma l’altro aveva scosso la testa appoggiandosi a lui per riuscire a rimanere in piedi e aveva risposto: “Il comandante deve esserci, altrimenti non ha senso che faccia il comandante” e Axel non aveva più protestato, mordendosi la lingua e accompagnandolo alla riunione.
Drew non si era mai fermato, instancabile, ostinato e caparbio, trascinava tutti i suoi uomini con la sua sola forza di volontà. Era solo grazie a Drew se avevano vinto quella guerra assurda.
Assurda veramente se ancora dopo otto anni di lotte incessanti nessuno al mondo sapeva perché fossero stati invasi.
Drew una volta aveva chiarito davanti a tutti, parlando verso la telecamera, che non aveva importanza il perché fosse successo… stava accadendo e tanto basta, l’importante era vincere; le sue parole erano legge, perché era lui il capo e nessuno si era più chiesto il motivo dell’invasione. Drew era il comandante, lo era diventato senza volerlo, durante una delle più cruente e sanguinose battaglie nella storia della resistenza. Erano stati invasi un anno e mezzo prima, esseri corazzati alti più di due metri, sanguinari e maledettamente feroci. Sia Axel che Drew si erano arruolati nelle file della resistenza, entrambi soldati semplici, entrambi poco più che ventenni, entrambi innamorati follemente uno dell’altro.
Durante quella battaglia tutto era cambiato, Axel non sapeva neppure come fosse successo. Le loro file si stavano sparpagliando, tutti scappavano terrorizzati, anche Axel era gelato dalla paura, ma non Drew.
Drew era solo furioso, per la morte ancora troppo fresca della sua famiglia, una furia cieca che nel mezzo del caos gli aveva permesso di abbattere un nemico e poi un altro ancora e,dopo il terzo, dopo che l’attenzione di tutti era catalizzata su di lui, quella furia gli aveva permesso di urlare a squarcia gola: “ Se voi non volete combattere non fa niente, lo farò da solo. Mi ci dovessero volere mille anni, abbatterò questi mostri schifosi uno alla volta” e aveva ripreso a combattere e in quel preciso istante tutti, anche Axel, avevano ripreso a farlo insieme a lui, con lui, sotto il suo comando.
Da quel momento tutto era cambiato per Drew e ovviamente tutto era cambiato per Axel.
Lo amava, l’aveva sempre amato ma piano piano era stato allontanato dal suo letto e dalle sue braccia, niente più baci, niente più carezze, niente più parole d’amore. Axel aveva capito, si era fatto da parte, non aveva insistito; da fidanzato era diventato semplicemente il suo secondo in campo, il suo braccio destro; se l’unico modo per stare con Drew era quello… se lo sarebbe fatto bastare.
Ora stava osservando l’uomo che non aveva mai smesso di amare massaggiarsi sconsolato la gamba, come se adesso il dolore fosse diventato molto più insopportabile di quanto non lo fosse mai stato.
“Drew, guardami”
L’altro alzò lo sguardo e Axel per la prima volta lo vide sperso e sconsolato, per la prima volta dopo anni rivide quel ragazzino dolce a cui piaceva danzare, quel ragazzino di cui si era innamorato. Questa rivelazione lo shockò, probabilmente era sempre stato lì e lui aveva smesso di vederlo, si era fatto da parte convinto che fosse il modo migliore di aiutarlo e di sostenerlo, evidentemente si era sbagliato.
“Non so che mi prende. Sono una persona orribile, lo sono diventato, forse lo ero già.”
“No, non lo sei… e non lo sei mai stato, hai solo paura”
Gli occhi di Drew si strinsero a sentire quella parola e raddrizzò la schiena: “Paura? Di tutte le cose di cui mi puoi accusare quella di essere un codardo direi che non regge” sbottò con la voce dura.
“Non ho detto che sei un vigliacco, ho solo detto che questa nuova situazione ti spaventa. E meno male, significa solo che sei ancora in grado di provare sentimenti” sussurrò Axel senza muoversi, rimanendo lì in piedi a due metri dal suo più caro amico.
L’altro rise amaramente, incurvando nuovamente le spalle: “E’ questo che pensi di me? Che io non riesca più a provare sentimenti? Magari fosse vero”
“Vieni di là con me, balliamo, divertiamoci, rilassiamoci insieme a tutti gli altri”
“Vuoi finirla?!” urlò Drew esasperato, il respiro corto come se non riuscisse a risucchiare abbastanza aria nei polmoni.
“Sei arrabbiato, furioso e spaventato questo lo vedo ma non capisco il perché”
“Perché? Mi chiedi perché?” si sollevò di scatto ringhiando, tenendosi la gamba con una mano. “Perché ora non so che fare! Ora non ho più niente! Ora non sono più niente!” gli si gettò contro con rabbia afferrandogli il bavero della giacca elegante che aveva indossato per l’occasione.
Axel non si mosse, lo lasciò fare aspettando che si aprisse, che si sfogasse.
“Prima di tutto questo, ero un figlio, un fratello e un fidanzato poi siamo stati invasi. Sono cambiato, ho usato la rabbia per combattere e sono diventato un soldato e poi un comandante, il migliore che ho potuto… ma ora? Ora cosa mi rimane? Non sono più figlio né fratello, la mia splendida famiglia è tutta morta da anni e non ricordo neppure se ho avuto il tempo per piangerla. La guerra è finita, evviva finalmente! Ma che fa un soldato? Che fa un capo se non c’è più motivo di lottare? Non ho più niente, non sono più niente” disse l’ultima frase sussurrandola con il groppo in gola, le dita ancora spasmodicamente strette al bavero di Axel, non più per la rabbia ma per la sofferenza che aveva in fondo all’anima.
“Sono solo, nessuno scopo… nulla” sussurrò completamente sconvolto iniziando a singhiozzare silenziosamente, devastato da quella consapevolezza che ormai da giorni cercava in tutti i modi di combattere.
Axel lo strinse forte sorreggendolo, lasciando che l’altro si accasciasse completamente addosso a lui e lo lasciò sfogare, quando si fu calmato gli poggiò un bacio sui capelli castani; Drew era più basso di lui e rimasero così per alcuni istanti, con la bocca di Axel poggiata sul capo dell’altro.
“Mi dispiace” disse scostandosi un poco “Forse sono solo stanco, vai a divertirti io vi raggiungo tra un po’” mormorò Drew facendo per scansarsi, ma l’altro lo tenne stretto a sé.
“Non sei solo. Ci sono io” gli disse parlandogli piano all’orecchio.
Drew scosse il capo sorridendo mestamente, “Lo so, sei un ottimo amico, il migliore che potessi mai desiderare. Ma non rimarremo per sempre insieme ed è giusto così, hai la tua vita da vivere… e poi c’è quella brunetta niente male del reparto artiglieria che ti adora. Verrebbero fuori dei bei marmocchi”
“Piantala di dire cazzate!” sbottò Axel risentito.
Sì, Alba era innamorata di lui, glielo aveva confessato ma Axel era stato chiaro con lei, tra loro poteva esserci solo sesso, niente altro. L’unico che amava, che aveva sempre amato, era Drew e dato che non poteva avere lui nel corso degli anni si era dedicato a semplici avventure, facendo sempre attenzione che queste non interferissero con neppure un secondo del tempo che poteva passare con lui.
“Ehi, va tutto bene. Insomma, so di aver sprecato la mia occasione con te. E’ giusto che tu sia felice, che ti faccia una famiglia. Davvero Axel, credimi, voglio solo il meglio per te” lo disse fissandolo negli occhi con sguardo sincero ma malinconico.
“Saprò bene cosa mi rende felice, o vuoi decidere tu per me?” ringhiò Axel infastidito.
“Non ti arrabbiare, credevo che lei ti piacesse vi ho visto insieme alcune volte e poi le voci corrono, credevo solo ne fossi innamorato.”
“Stupido, imbecille che non sei altro!”
“Axel, che cazzo hai da urlare?! Non ho detto niente di male”.
“IO AMO TE” esplose Axel esasperato. “Ti amo da che ti ho conosciuto e ho continuato ad amarti per tutti questi anni. Mi sono fatto da parte perché tu avevi bisogno di pensare solo alla guerra, l’ho fatto per te, perché era giusto così, pensi davvero che ti sarei rimasto a fianco per tutto questo tempo se non fossi stato innamorato di te? Potevo prendere il comando di un’altra divisione, me lo avranno proposto cinque o sei volte ma sono rimasto al tuo fianco perché questo è il mio posto, l’unico posto che voglio!”
“Oh” Drew sbarrò l’unico occhio buono che gli era rimasto, indeciso su cosa dire, su come comportarsi. Pareva tutto così irreale, così maledettamente bello da essere un sogno. Infine si riscosse, in quel momento era sconvolto, impaurito, stanco e dolorante ma di una cosa era certo, dato che era rimasta immutata per tutti quegli anni: “ Anche io ti amo. Non ho mai smesso ma è sempre stato tutto così complicato, così opprimente.”
Axel sospirò scuotendo la testa e poi lo baciò con passione stringendolo per la vita muscolosa, forgiata in centinaia di battaglie e in milioni d’ore d’addestramento, attirandolo a sé deciso e facendo aderire i loro corpi.
Tracciò delle linee sottili sulla schiena di Drew, accarezzando la stoffa morbida della giacca beige che aveva indossato per la festa.
“Balla con me” gli sussurrò non appena si staccarono.
“Mi piacerebbe, mi piacerebbe davvero ma non posso… la gamba”
Axel lo prese per mano e lo ricondusse alla sedia facendogli allungare la gamba cibernetica e sfilandogli la scarpa.
Prese dalla tasca della giacca un plantare di ferro e lo infilò nella tomaia sistemandolo per bene e mormorando “l’ho fatto realizzare dal fabbro, quando si è iniziato a parlare di festa danzante, non sarà perfetto ma per questa volta dovrebbe andare bene per pareggiare un po’ il dislivello” e così dicendo prese la caviglia artificiale dell’altro e rimise con attenzione la scarpa al suo posto.
“Vieni” disse allungando una mano e invitandolo ad alzarsi.
“Se fosse bastata una soletta per smetterla di zoppicare non credi che ci avrei pensato prima? Finirò per terra, questa protesi è fatta per combattere non per ballare” rispose Drew tra il commosso e il divertito per tutte le attenzioni che Axel gli stava mostrando.
“Fidati”
Drew sorrise, afferrando la mano dell’uomo in piedi di fronte a lui.
Si spostarono al centro della stanza e Axel lo afferrò per la vita con un braccio, sollevandogli l’altro e afferrandogli saldamente la mano.
Iniziò a muoversi ma Drew si irrigidì subito sentendosi a disagio.
“Ti ho seguito in missioni praticamente suicide per anni, senza mai dubitare del tuo buon senso. Ora ti chiedo solo di lasciarmi condurre un ballo. Non ti lascerò cadere, appoggiati a me”
Il moro sorrise incerto assecondando però la richiesta di Axel e portando il suo braccio sinistro sulla spalla del compagno.
Si rilassò più che poteva, chiuse gli occhi e appoggiò praticamente tutto il peso del proprio corpo solo sulla gamba sana e su Axel.
L’altro lo strinse più forte sorreggendolo fermamente e iniziò a muoversi piano; andarono avanti così, ondeggiando con calma fintanto che Drew non si convinse ad aprire l'occhio per vedere come stava andando.
“Incredibile” borbottò incredulo, girandosi verso il basso e osservando le sue gambe che si intrecciavano con quelle di Axel, “Non siamo così sgraziati come temevo”
Axel rise di gusto: “Grazie per la fiducia comandante”
“Sto ballando di nuovo… ero convinto che non potesse più accadere” sospirò Drew appoggiandosi alla spalla dell’altro.
In quell’istante scoccò la mezzanotte, Axel lo strinse ancora più forte a sé e lo baciò con passione: “Questo per l’umanità è un nuovo inizio!" sussurrò.
Drew sorrise sereno, ormai libero da tutta l’ansia di quegli ultimi giorni: “E’ un nuovo inizio anche per noi” concluse appoggiandosi ancora di più al compagno e abbandonandosi alla danza.


scritta per il contest di Sango  QUI
   
 
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