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Autore: StClaire    09/06/2016    9 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 22

-Goodbye for the very first time-


Maisie inspirò profondamente davanti alla porta di casa. Le luci erano ancora spente il che suggeriva che la sua famiglia non era ancora tornata. Non aveva avuto il coraggio di riaccendere il cellulare e adesso lo stringeva nella tasca della felpa oversize, soprattutto per lei, che Alexis le aveva lasciato, prestandole dei vestiti. Si guardò indietro. Il viale era buio e Alexis se n’era andata, ormai doveva già essere allo studio a preparare le ultime cose. Si fece coraggio e attraversò il vialetto, aprendo velocemente la porta. La casa buia e silenziosa rendeva forte e prepotenti i sentimenti che combattevano in lei in quel momento. Si guardò intorno, la fioca luce che entrava dalle finestre rendeva tutto molto triste. Sospirò e iniziò a salire le scale recandosi direttamente nel bagno. Aprì lentamente la porta, come se qualcosa potesse sbucare dal nulla. Ma era sola in casa e l’unica cosa che sentiva era il battito forte del suo cuore in ansia.
Ripensò a quello che era successo poco prima, guardandosi a lungo allo specchio. Non si vedeva diversa. Si vedeva solo stanca e triste, le veniva da piangere. Alexis l’indomani sarebbe partita e la cosa la destabilizzava, nonostante tutto. Sospirò al suo riflesso e iniziò a spogliarsi lentamente, non voleva che il profumo di Alexis la lasciasse. Ripiegò tutto con cura, appoggiando tutto al pouf nel bagno. Sentì il suo cuore perdere un battito quando si accorse delle macchie rosse nel suo interno coscia. Sangue.
«Oddio», mormorò a sé stessa. Entrò velocemente nella doccia e subito si fece avvolgere dal calore dell’acqua, la faceva sentire meno sola. Guardò il rosso sparire dalla sua pelle, scivolando sulle sue gambe e improvvisamente scoppiò a piangere. Si sentiva in colpa, terribilmente. Si sentiva tra due fuochi. Felice con Alexis, felice della sua relazione, si sentiva felicemente innamorata. E dall’altro lato si sentiva terribilmente triste. Avrebbe voluto sua madre con lei. Dalla sua parte. Come sempre. Come quando da piccola la rassicurava sempre contro i bambini che la prendevano in giro in classe. Si appoggiò con entrambe le mani al vetro della doccia, lasciando che le sue lacrime scorressero veloci con l’acqua. Rimase immobile nella doccia finché non sentì le sue dita increspate. Uscì dalla doccia e si vestì lentamente, perdendosi più a volte a guardare nel vuoto. Quando si fu rivestita, indossando di nuovo la felpa di Alexis, si recò in camera.
«Mamma», mormorò sorpresa di vederla lì. Quanto tempo aveva passato nel bagno?
«Ciao Maisie», mormorò Catelyn, il sorriso tirato e con addosso ancora l’abito del matrimonio, «Tutto bene?».
«Mamma», incominciò Maisie, «Non fare finta di nulla. Cosa c’è?»
Catelyn scosse il capo, «Mi stavo domandando se fossi davvero così una cattiva madre», mormorò, «Mi sono arrabbiata, Maisie. Prima mi sono arrabbiata e poi si sono sentita profondamente triste quando ho capito cosa avevi fatto. Perché te ne eri andata. Mi sono sentita abbandonata».
«Mamma…»
«Maisie», Catelyn la interruppe, «Poi ho capito. Ho avuto questa bruttissima fantasia, Maisie. Ho pensato che quello che avevo provato io. La sensazione di abbandono, di smarrimento, d’incredulità… era quello che stavi provando tu. Quello che io ti stavo infliggendo! È solo che non capisco…»
«Mamma, qual è il problema? Cos’è che non capisci?», mormorò Maisie guardando sua madre, «Io sono ancora la stessa, sono ancora tua figlia. Sono semplicemente innamorata».
«Di Alexis», sussurrò sua madre abbassando lo sguardo.
«Sì, è anche Alexis è sempre la stessa», rispose Maisie stringendo i pugni, «È sempre la stessa ragazza che hai voluto accogliere qui, alla quale preparavi i biscotti al burro perché erano i suoi preferiti. La stessa alla quale hai fatto la torta di compleanno», continuò Maisie, «È sempre la stessa».
«Quell’anello te l’ha dato lei?», mormorò Catelyn dopo un po’, alzando lo sguardo e guardando la sua mano.
Maisie guardò l’anello e poi sua madre, «Sì».
Catelyn sospirò, portandosi una mano al capo, «Maisie, non capisci…»
«Cosa?», Maisie inizia a risentirsi.
«Quello che non mi riesco a spiegare», Catelyn inspirò, «È perché tu non me lo abbia detto prima».
Maisie scosse il capo, «È una storia lunga…»
«Appunto».
«Mamma! Non c’è niente da spiegare! Mi sono innamorata! Semplicemente! Com’è successo a te, com’è successo a Paddy, come succederà ad Alice! Non vedo perché il problema dovrei essere io! Perché non posso essere innamorata di Alexis?», domandò urlando Maisie, con le lacrime agli occhi, «È perché siamo due donne?», domandò con un filo di voce Maisie, «È per questo?», domandò ancora, la paura che l’attanagliava lo stomaco. Non avrebbe mai pensato che sua madre fosse stata contraria per quello.
«No, Maisie… certo che no. Non è per quello», Catelyn si affrettò a rispondere alzandosi dal letto.
«Allora… Qual è il problema?», domandò Maisie.
«Oh, Maisie!», sussurrò Catelyn avvicinandosi a Maisie, «Non c’è nessun problema», disse con voce spezzata, «Ho solo bisogno di tempo…»
Maisie annuì, tirando su col naso, «Domani Alexis riparte per Washington», disse con voce spezzata.
«Lo so».
Maisie inspirò profondamente, «Parto anche io».
«Cosa?», domandò Catelyn strabuzzando gli occhi.
Maisie scosse il capo, «Non domani. Il ventidue luglio», disse con tono sicuro, «È un regalo di Alexis».
Catelyn scosse il capo, «Hai la scuola a settembre».
«Tornerò per settembre, è ovvio», mormorò.
«Perché te ne vai?», le domandò Catelyn, gli occhi lucidi.
«Mamma, hai detto che non ti ho confessato niente. Credi che io sia stata felice ad agire alle tue spalle? Non pensi che io abbia sofferto nel nasconderti una cosa che per me è importantissima? Nasconderti i miei sentimenti? La mia felicità? Pensi che per me e Alexis sia stato facile convivere sotto lo stesso tetto e allo stesso tempo dover stare lontane?», Maisie guardò sua madre con gli occhi lucidi, «Doverci comportare come se nulla fosse, annullare i nostri sentimenti. Hai idea di quante incomprensioni si siano create? Hai minimamente idea? Di tutte quelle volte che ci siamo sentite sbagliate? Che mi sono sentita sbagliata? Quando ho capito cosa provavo per Alexis ho avuto paura! E non potevo parlarne con nessuno! Secondo te la voce nella mia testa non mi ripeteva in continuazione che Alexis era la mia sorellastra?», Maisie singhiozzò, «Quando mi hai detto di essere incinta mi sono sentita uno schifo! Mi sono sentita sporca! Ho pensato di mollare tutto!».
«Ma non l’hai fatto», constatò Catelyn con un sussurrò.
«No, non l’ho fatto».
«Perché?»
«Perché ne sono innamorata, mamma», sussurrò Maisie, «E a luglio andrò in America, non m’interessa. E vivrò la mia storia con Alexis, alla luce del sole. Sono stanca di nascondermi mamma, sono stufa di avere paura. Non ho intenzione di sacrificare la mia felicità. E a settembre tornerò qui. Sperando che il tempo ti sia bastato per capire».


*

«Jody?»
Jody rimase in silenzio per un po’, il telefono ancora vicino il suo orecchio, incapace di riconoscere quella voce. Mia la guardò interrogativa, mimando con il labiale le parole “Chi è?”
«A-alexis?», domandò. Mia scattò su sentendo quel nome, «Sei tu?».
Alexis rise, «Si, sono io. Ti disturbo?».
«Ma perché fai sempre queste entrate in scena così?», sbottò ridendo Jody, «Hai rubato il mio numero dal telefono di Maisie?».
Alexis rise di nuovo, «Esatto».
«Dal tuo tono direi che fra te e Maisie è tutto ok…», Jody sorrise guardando Mia.
«Sì, abbiamo chiarito», Alexis sospirò, sentiva ancora il profumo di Maisie tra le lenzuola, «Fortunatamente, tutto è finito per il meglio».
Jody percepì una nota di tristezza nella voce di Alexis, «Hai chiamato solo per questo?».
Alexis rise, una risata amara, «No, certo che no. Per questo ci penserà Maisie», sorrise, «Domani me ne vado, Jody. Volevo chiedere un favore a te e Mia».
Jody e Mia si guardarono negli occhi, e Mia fece cenno a Jody di far continuare Alexis.
«Dimmi, Mia è qui con me, puoi parlare con tutte e due se vuoi, metto il vivavoce».
Alexis inspirò, «Ho chiesto a Maisie di venire con me a Washington, e lei ha accettato. Ma ovviamente a settembre dovrà tornare qui, per la scuola», fece una pausa, «Quando io sarò lì, lei tornerà qui, e so che potrebbe sentirsi sola, e io non sempre potrò contattarla subito, e sono certa che lei non me lo farebbe mai pesare».
Mia e Jody ascoltarono in silenzio, Alexis aveva dannatamente ragione.
«Non potrò starle vicina come vorrei, non potrei accorgermi dei suoi cambiamenti, anche i più minimi», riprese Alexis, «Ma so che in ogni caso può fare affidamento su di voi, vero?».
«Certo», rispose Mia.
«Vi prego, ditele che i miei sentimenti per lei non cambieranno mai», Alexis lasciò ciondolare il capo all’indietro. Avrebbe volentieri distrutto la stanza.
«Mi sento uno schifo a lasciarla in questo momento. Com’era Catelyn al matrimonio?».
Mia alzò le sopracciglia, imbarazzata, «Una furia».
«Sì», annuì Jody, «Quando ha scoperto che Maisie era scomparsa non ci ha messo niente a fare due più due».
«Non è una donna stupida».
«No», asserì Mia, «Ma credevo avrebbe dato di matto».
«Invece ci ha solo guardate, ha guardato Alice, e ha continuato come se nulla fosse», proseguì Jody, «Ma credo ci avrebbe volentieri ammazzato».
Alexis smorzò una risata al telefono, «Immagino», disse, «Sentite, sono davvero felice di avervi conosciute».
«Anche noi siamo felici di aver conosciuto Alexis, e non solo Alex», rispose Mia ridendo.
Anche Alexis si lasciò andare una risata, «Io ero contraria fin dall’inizio!».
«Sarà, ma io e Mia c’eravamo accorte subito che Maisie ti piaceva, non è vero?».
Alexis accusò il colpo, ma con il sorriso sulle labbra, «Già», ammise «L’unica a non accorgersene era stata proprio Maisie».
«Vabbè, figurati!», esclamò Jody, «Con il suo inesistente acume!»
Alexis rise.
«Alla fine non è neanche questo», continuò Jody, «È che lei proprio non se l’aspettava».
«Neanche io», confessò Alexis.
«Glielo hai detto?»
«Cosa?»
«Beh, questo. Le hai detto dei tuoi sentimenti?»
Alexis si prese un attimo per pensare, «No. Non le ho detto tutto».

*

«Guarda che puoi piangere se vuoi», ironizzò Alexis prendendole e stringendole la mano.
Maisie scosse il capo, «Non voglio», sussurrò continuando a guardare fuori dal finestrino della navetta che le stava portando inesorabilmente verso l’aeroporto. Alexis sospirò accarezzandole il palmo della mano che stringeva nella sua, «Hai sempre pianto, non vedo perché tu non voglia farlo adesso».
«Non voglio», ripeté Maisie.
«Ho un asciugamano in borsa, davvero».
Maisie cedette e si girò, «Che ci fai con un asciugamano in borsa?»
«Precauzione».
«Precauzione?»
«Tu non vuoi piangere, non dare per scontato che non voglia farlo io», mormorò Alexis guardandola negli occhi, «Sarà solo per poco».
Maisie annuì, stava per dire qualcosa, quando la navetta si fermò, suggerendole che erano arrivate a destinazione. Alexis prese la sua valigia e poi afferrò di nuovo la mano di Maisie, «Non lasciarmi», le sussurrò all’orecchio e Maisie annuì, sentendo gli occhi iniziarle a pizzicare. Scesero dalla vettura e si ritrovarono catapultate nella frenesia dell’aeroporto, pullulante di taxi e persone. Maisie inspirò a fondo, improvvisamente le sembrava tutto così reale.
«Ho detto a mamma del tuo regalo», confessò improvvisamente mentre entravano nella grande hall.
Alexis si fermò di botto, guardandola, «Che ha detto?».
Maisie ripensò a sua madre, a quello che non aveva detto.
«Niente», mormorò Maisie, «Che a settembre ho la scuola».
Alexis annuì, «Senti, l’idea di lasciarti qui, in questo momento, mi rode», Alexis posò in terra il suo zaino, «Ma è tua madre. Al momento non capirà, o le sarà difficile. Ma non fare come me, non rinunciare. Ok?»
Maisie la guardò, «Ok», mormorò. Sapeva che Alexis aveva ragione, «Non voglio farlo».
«Lo so», disse Alexis, per poi abbracciarla.
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La voce metallica dell’hostess fece alzare lo sguardo a entrambe.
«Già?», si allarmò Maisie. Diventava sempre tutto più reale. Domani si sarebbe svegliata con Alexis a kilometri di distanza. La cosa la faceva sentire assolutamente sola.
«Jody e Mia ancora devono arrivare», continuò guardandosi intorno. Non voleva rimanere da sola. Non avrebbe retto, lo sentiva.
«Ehi», Alexis afferrò Maisie per le spalle, cercando di calmarla, «È tutto ok, arriveranno. È meno di un mese, volerà», disse poggiandole un bacio sui capelli.
«L-lo so», balbettò Maisie, «Ma…»
«Avevi detto che non volevi piangere!».
La voce strillante di Mia le fece voltare.
«Siete arrivate», disse Alexis abbracciandole.
«Ovviamente, qualcuno deve pur riportare Maisie a casa», scherzò Jody.
Alexis annuì, riconoscente. Il suo cuore era un po’ meno pesante, sapendo che Maisie non sarebbe rimasta sola.
«Adesso, però andiamo a prendere un caffè, al bar. Al volo. Un attimo», esclamò Mia, spostando lo sguardo da Maisie ad Alexis, che la guardava incapace di capire lo strano comportamento.
Jody e Mia la stavano fissando.
«Ah!», esclamò improvvisamente, «Sì, certo!».
«Volete qualcosa?», domandò Jody.
«No, per me niente», disse Alexis e anche Maisie scosse il capo per poi guardare Mia e Jody che si allontanavano di gran fretta, superando il caffè più vicino.
Quelle parole rimbombarono nella testa di Maisie. Era tutto vero. Stava partendo. Alzò gli occhi, se li sentiva lucidi.
«Ehi, che c’è?».
Maisie scosse il capo, «Niente».
Alexis la guardò, «Davvero?».
«Davvero».
«Sei una pessima bugiarda Maisie, e lo sai».
Maisie lasciò scappare la prima lacrima dalle sue ciglia, «Non voglio che tu vada via», confessò, «Lo so che tra un po’ verrò anch’io. Ma anche quei giorni passeranno veloci e io tornerò qui. Per un anno. E per un anno saremo lontane e… e…».
«E niente», l’interruppe Alexis poggiando le mani sulle spalle di Maisie, «Non pensare al futuro, per il momento. Proseguiamo a piccoli passi. Si, è vero, tu a settembre tornerai qui e io rimarrò lì, ma io verrò appena ne avrò la possibilità. Magari a Capodanno», cercò di rassicurarla Alexis, catturando le sue lacrime con le dita, «Non pensarci».
«Mi mancherai», sussurrò Maisie, ormai in preda alle lacrime.
«Tu già mi manchi», le sussurrò Alexis, «Mi manchi da impazzire», disse stringendola forte, cercando di calmare i singulti del suo corpo in lacrime. Maisie era così piccola tra le sue braccia. Aveva la sensazione che le potesse scivolare via, «Mi mancherà non vederti, mi mancherà il tuo sorriso, non potermi specchiare nei tuoi occhi. Sei la prima persona di cui posso avvertire già la mancanza. La prima che mi abbia capito. La prima che mi abbia amato», sussurrò continuando ad accarezzarle i capelli, «Mi dispiace averti stravolto la vita, ma credimi, tu hai stravolto la mia, come mai avrei pensato potesse succedere. Sei la mia occasione d’oro, Maisie», continuò stringendola ancora più forte. Poi si lasciò andare a una risatina, «È assurdo che siamo di nuovo qui. Ancora mi ricordo la prima volta che si siamo incontrate. Eri distratta, e mi sei arrivata addosso e mi hai guardato con quegli occhi spauriti», rise guardandola, «Mi ricordo tutto, tutto, dei nostri momenti insieme. Le nostre mani che si sfioravano, i tuo sguardi curiosi, le tue risate che mi scatenavano emozioni contrastanti. La tua dichiarazione senza senso, quella sera, in accademia. Dio, com’ero felice».
Maisie la guardò, mordendosi le labbra, non voleva piangere, ma Alexis non le era d’aiuto.
«All’inizio ho avuto paura», confessò guardando Alexis negli occhi, «E adesso ne ho ancora di più», mormorò tra le lacrime. Alexis l’abbracciò ancora più a sé. Nonostante fossero circondate da centinaia di persone, in quel momento c’erano solo lei e Maisie. Nessun’altro.
«Ieri pensavo a una cosa», continuò Maisie, le parole soffocate contro il petto di Alexis, «Mamma mia ha chiesto perché fossi innamorata di te. Come se ci fosse un perché», sussurrò piano Maisie. Sussurrò piano la sua confessione.
«Non c’è?», le domandò Alexis, il suo viso ancora appoggiato al capo di Maisie.
«Non lo so», sussurrò Maisie alzando lo sguardo verso Alexis, «È successo. È successo e basta».
Alexis le sorrise, catturando tra le sue dita le lacrime che rigavano il suo viso.

 
“ULTIMO AVVISO: I PASSEGGERI DEL VOLO LWA01S07 DIRETTO A WASHINGTON DULLES INTERNATIONAL, SONO PREGATI DI RECARSI AL CHECK IN”

Alexis si morse il labbro, guardandosi intorno. La gente sfrecciava, incurante di loro, verso i check-in. Alexis era abituata a viaggiare in aereo, da sola, ma in quel momento, una strana morsa allo stomaco non le permetteva di respirare bene, e la tristezza sembrava schiacciarla.
«Devo andare», mormorò sottovoce Alexis, continuando ad accarezzare Maisie, che annuì semplicemente, lasciando scivolare via le lacrime.
«Devi andare», ripeté con un filo di voce.
Alexis l’abbracciò, forte, come se stesse abbracciando la vita stessa, «E adesso ascoltami bene, perché non te lo potrò dire ancora per molto, finché non tornerai da me», disse chinandosi verso Maisie e prendendole il volto tra le mani, «Ti amo», sussurrò guardandola negli occhi, «Sono follemente e liberamente innamorata di te».
Maisie sentì le sue guance andare a fuoco. Tutto il suo corpo andava a fuoco. Vedeva la sua faccia sorpresa specchiata negli occhi neri di Alexis.
«Potresti anche dire qualcosa», disse sarcasticamente Alexis, «Non puoi mandarmi in un viaggio di sei ore senza…»
Maisie non le dette il tempo di finire ciò che stava dicendo, le gettò le braccia al collo e la baciò con tutto il trasporto che aveva in corpo. Non le importava niente in quel momento. Non le importava che la gente potesse guardarle, sorridere, indignarsi, divertirsi o chissà cosa. In quel momento c’era solo Alexis per lei. C’erano solo loro due. Sentì le mani di Alexis stringersi intorno ai suoi fianchi e si aggrappò con forza al suo collo.
«Cough-cough».
Alexis e Maisie si voltarono, verso il suono, arrossendo sul posto.
«Questo è un aeroporto ragazze mie, non un motel!», ridacchiò Mia nascondendo il ghigno dietro la sua tazza di caffè.
«Ma se ne sta andando!», ribatté Maisie completamente imbarazzata.
«Me ne sto andando», le fece eco Alexis abbracciandola forte.
Ancora una volta, la voce metallica chiamò il volo di Alexis, che sospirò.
«Facciamo una cosa veloce, odio gli addii», mormorò Jody. Nonostante tutto, con Alexis si era instaurato un certo rapporto di amicizia, di complicità. All’inizio forse l’aveva presa a male, ma dopo gli ultimi eventi, Jody non aveva più dubbi sui sentimenti di Alexis verso Maisie.
Alexis si avvicinò e le abbracciò.
«Tanto torno, non vi libererete di me facilmente!», scherzò.
«Ecco, brava, torna! Sennò chi se la mantiene quella musona?», scherzò Jody facendo l’occhiolino a Maisie.
«Non sono una musona!», ribatté piccata.
«Fai buon viaggio Alex», augurarono Mia e Jody ad Alexis.
«Grazie», mormorò Alexis, prima di voltarsi di nuovo verso Maisie.
«Devo andare», sussurrò avvicinandosi, «Adesso devo proprio andare».
Maisie annuì, le lacrime che lottavano per uscire a rigarle il viso.
«Ok», mormorò semplicemente.
«Ricorda quello che ti ho detto», continuò Alexis, «Ti amo».
«Anche io», mormorò tra le lacrime Maisie, «Anch’io ti amo», disse buttandole di nuovo le braccia al collo.
«Shhh», sussurrò Alexis cullandola, «È solo per poco. Tra un po’ saremo di nuovo insieme».
Rimasero abbracciate per quello che sembrò un’eternità, ma la voce gracchiante dell’hostess spezzò quel morbido legame.
Alexis si staccò lentamente da Maisie, inspirando a pieno il suo profumo e inspirò profondamente, «Ti chiamo appena atterro».
«Promesso?»
«Promesso», le sorrise Alexis per poi abbassarsi e stamparle un bacio in fronte, «Fa la brava».
«Come sempre», sorrise Maisie.
Alexis iniziò a indietreggiare, cercando di mantenere ancora il contatto con la mano di Maisie, ma sentì, piano piano, le sue delicate dita scivolarle via dalla mano.
«Già mi manchi», disse allontanandosi.
«Anche tu!», rispose Maisie, sentendo il tocco leggero della mano di Jody sulle sue spalle.
Maisie sentì distrattamente le voci delle sue amiche che salutavano Alexis, mentre respirava profondamente, cercando di mantenere il controllo sulle sue emozioni. Seguì Alexis con lo sguardo, fino a quando, poco prima di sparire, lei non si voltò a salutarla un’ultima, almeno per quel momento, volta.
Presa da un improvviso quanto inspiegabile impulso, Maisie si portò le mani alla bocca, «ALEX TI AMO!», urlò. La sua voce riempì l’area. Alcune persone erano sobbalzate, ma adesso sorridevano alla scena. Alexis aveva il sorriso più dolce di tutti.
«Anche io!», esclamò, per poi mandarle un bacio e scomparire alla sua vista.
Maisie rimase per una quantità di tempo indefinito ferma, a fissare il punto nel quale Alexis era sparita, fino a che la voce di Mia non la riportò alla realtà.
«È poco più di un mese», disse Mia.
«Già», rispose laconica Maisie.
«Volerà, vedrai», la rassicurò Jody, «E noi faremo di tutto per non farti pesare la sua assenza».
Maisie si lasciò andare a un sorriso, «Immagino con quali metodi poco ortodossi…»
«Oh no, non ti faremo ubriacare», scherzò Jody, «Io pensavo di iniziare parlando di quello che è successo tra te e Alexis…», continuò la sua amica in tono malizioso.
Maisie la guardò sgranando innocentemente gli occhi, «Cosa intendi?»
«Beh», Jody e Mia le si pararono di fronte, «L’altro giorno eravate sull’orlo dell’omicidio reciproco e oggi eravate tutte “I love you”…»
Maisie si accorse che stava arrossendo, «Beh, abbiamo chiarito», balbettò Maisie, mentre con le amiche ripercorreva a ritroso l’aeroporto, «Tutto qui».
Mia e Jody la presero, ognuna da un lato, sottobraccio.
«Maisie, sei una pessima bugiarda», Mia scosse il capo, «L’altro giorno, al matrimonio, noi ti abbiamo aiutato a fuggire. E sei sparita. Alice ci ha detto che eri veramente strana a casa…»
«Distante», disse Jody.
«Sognante», le fece eco Mia.
«La testa altrove».
«E non sembrava per la tristezza», sottolinearono con malizia.
Maisie percepì il rossore dominarle il viso. Che cosa aveva combinato Alice?
«Non è successo niente…», mormorò Maisie.
Mia e Jody si fermarono, improvvisamente, lasciando di stucco Maisie e bloccandole il passaggio.
«Ah, Maisie!», sospirò Jody, «Come sei… Non mi viene la parola!»
«Stupida?», suggerì Mia.
«Ehi!», urlò Maisie indispettita.
«No! Certo che no… come dire, ingenua!»
Maisie sospirò abbassando il capo, «Non sei la prima che me lo dice!».
Alexis glielo diceva sempre.
«E so io il perché!», rise Jody.
«E perché? Di grazia?»
Mia e Jody la guardarono. Avevano sul volto un ghigno animalesco, furbo, da iena. Maisie iniziava a preoccuparsi.
«Sei ingenua perché vuoi scappare via da due come noi!»
«C-cosa?»
«Oh, Maisie!», gracchio Jody, «Vuoi farci credere che ieri avete passato una giornata intera, da sole, a casa di Alex, a guardarvi negli occhi?»
«Sei diversa», continuò Mia, «Hai una strana luce negli occhi, hai l’espressione matura…»
Maisie cercò di mascherare l’imbarazzo in una risatina. Non era possibile che fosse diversa! E se se ne era accorta Alice, forse anche sua madre…
«Oh, Maisie!»
Mia e Jody si fermarono di botto guardandola.
«C-che?», balbettò.
«Sei diventata grande!», urlò Jody.
«Sei una donna adesso!», continuò Mia, ignorando completamente il fatto che metà delle persone che erano ai desk informativi si erano voltate verso quelle strilla giulive.
Maisie percepiva la propria faccia rossa, esageratamente rossa, balbettò qualcosa per calmare le sue amiche, ma fu tutto vano.
«La mia bambina è diventata donna!», continuò a strillare Jody, gonfiando la voce e assumendo un tono tra l’orgoglioso e l’addolorato.
«Jody! Ti prego!», Maisie tirò per le braccia la sua amica, che continuava a sghignazzare e a strepitare, ma appena Maisie riusciva a fermare Jody, Mia iniziava a decantare l’importante svolta sentimentale di Maisie.
«È cresciuuuuuta!», ululò Mia, «Non è più una bambiiiiina!».
«È cresciuuta! È un’adulta!», continuando a urlare e ad asciugarsi delle fantomatiche lacrime.
«Silenzio!», urlò a sua volta Maisie, indicando il suo cellulare.
«Pronto?», domandò con il sorriso sulle labbra.
«Ehi. Sempre in aeroporto?», domandò Alex.
«Sì, come mai puoi parlare?».
«Siamo ancora a terra, Maisie. L’aereo dovrebbe decollare tra poco».
«Giusto», rispose Maisie arrossendo. Era una fortuna che Alexis non fosse là in quel momento. L’avrebbe ripresa sicuramente per l’ingenuità e i suoi occhi lucidi.
«Tu piuttosto, perché sei ancora in aeroporto?»
Maisie trattenne a stento una risata, Mia e Jody erano ancora di fronte a lei a borbottare qualcosa in modo ironico sulla sua andata verginità, «Niente. Chiacchieravamo», mormorò cercando di affogare le risate.
«Non riesco a capire se stai ridendo o piangendo…»
Maisie non ebbe neanche il tempo di rispondere che Mia e Jody le strapparono il cellulare da mano.
«ALEX!», urlarono in coro, «MAISIE È DIVENTATA GRANDE!», sghignazzarono.
Maisie sentì prima Alexis farfugliare qualcosa in vivavoce e poi scoppiare a ridere, «Beh, che dire… lo so».


 

Anche se dopo mesi, ecco l’ultimo capitolo di questa storia!
Non so perché ci ho messo tanto, anche dopo i vari problemi tecnici superati. Forse mi fa un po’ male salutare questa storia. Mi sono affezionata tantissimo ad Alex e Maisie, che amerò per sempre, e mi sono affezionata anche a voi!
Vi voglio ringraziare ancora un’ultima almeno per il momento, volta.
Grazie! Davvero grazie di cuore!
In particolare vorrei ringraziare LJR e Bella_vida_avec_vous per avermi scritto e spronato a pubblicare quest'ultima fatica! Ma siete stati essenziali per il prosieguo di questa storia! Mi avete, anche senza saperlo, magari senza intenzione, spronato a proseguire, a scrivere e anche a pensare.
Non pensavo che questa storia avrebbe avuto un “pubblico” così caloroso. L’ho iniziata a scrivere una notte che non riuscivo a dormire, poi ho continuato durante una vacanza, (è per questo che Alexis è di Washington!!), e niente, avevo iniziato a scriverla senza pretese, forse un po’ per non pensare. Ma grazie a voi, questa storia invece di divenire uno scaccia-pensieri è diventata una cosa bellissima.
Ma è stato ancora più bello condividerlo con voi.
Ancora grazie, vi voglio tanto bene,
StClaire!
 

Fa strano pubblicare senza lasciare spoiler, ma un giorno, forse, chissà, sentirete ancora parlare di Alex e Maisie! 
Un bacio!


 
  
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