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Autore: giulji    15/06/2016    2 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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LEO

 

Leo non sapeva quante ore fossero passate dalla fatidica fuga, sapeva solo che era giunta un ennesima notte fonda.

La giornata era passata nel nulla.

Si erano semplicemente lasciati trasportare dal vento, dalle onde, dalla natura.

E stavano ancora sdraiati con la pancia rivolta verso il cielo, con la mente occupata da un pressante vuoto.

Avevano mangiato dei pesci crudi, c'era chi inizialmente aveva vomitato. Generalmente era Percy a procurarli, li inforcava con facilità nella sua spada.

Non potevano fare altrimenti, e alla fine anche Piper accettò questa condizione, in caso contraria sarebbe morta di fame.

La sete era tanta, ma non potevano far altro che sciacquarsi la bocca con l'acqua marina.

Le loro forze erano quasi nulle, e le conservavano avidamente. A mala pena conversavano tra di loro, anche perché le gole erano sempre troppo secche.

Qualche ora prima la bella ragazza del distretto uno aveva rotto il silenzio, cantando una leggera canzoncina dai toni acuti.

In quelle condizioni Leo l'aveva trovata un po' fuori luogo ed inquietante, ma non si era lamentato. Era pur sempre meglio di quel nauseante e ripetitivo sottofondo marittimo.

Parlava di un uomo chiuso in carcere, dei suoi pensieri riguardo la fuga, della sua impossibilità di libertà.

Una povera anima che ormai era parte della prigione.

L'ispanico continuava a guardare il cielo notturno, e come al solito non metteva a fuoco altro che buio.

Era troppo stanco e svogliato per cambiare visuale, ma poteva percepire che erano tutti dormienti, o in procinto di farlo.

Ormai non si domandavano più cosa sarebbe successo. Le parole erano superflue, nessuno di loro avrebbe potuto riconoscere la verità.

Eppure la speranza era bruciante.

I suoni della natura notturna venivano coperti dal rumore delle onde, un rumore costante ed immutabile.

Ipnotico e rassicurante come il loro cullare.

Il freddo era temibile verso quell'orario, ma non mortale.

Il rischio di addentrarsi in un mare artico, che nevicasse, o anche solo che piovesse aleggiava come un ombra.

Percepì un movimento alle sue spalle, qualcuno era sveglio e si era tirato su a sedere.

Si voltò per controllare, potendo notare che si trattava di una delle ragazze giunta con loro all'ultimo momento, Thalia.

Insieme a lui era stata colei che aveva contribuito di più al piano, senza il suo combattimento contro l'hovercraft non si sarebbe potuto far nulla.

Leo era grato, e per lei doveva essere lo stesso.

Inizialmente si trovava in uno stato di salute veramente precario, ma fortunatamente, si era un po' ripresa durante il viaggio.

Le era stato spiegato l'accaduto ed aveva digerito tutto in silenzio, continuando a tenere la mente parzialmente distante.

La sua ferita era stata in parte disinfettata dall'acqua salmastra, ogni tanto si faceva delle garze con la stoffa rimasta.

In quel momento i suoi occhi elettrici vibravano nell'oscurità.

Il suo sguardo si posò su quello stanco di Leo, era intenso, memore di un grande dolore, pieno di vita, ma anche di rabbia.

Testò le tasche della sua divisa e ne estrasse qualcosa.

Leo poté appena distinguere il contenuto, illuminato dai raggi della luna.

Rimase alquanto sorpreso, non si aspettava che avrebbe mai più rivisto una cosa del genere.

Un pacchetto di sigarette.

Thalia ne sfilò una dall'interno, con lentezza estenuante.

Provò ad accenderla sfregando delle schegge di legno, ma non ci riuscì.

Leo allungò un braccio nella sua direzione, e la ragazza gli consegnò la sigaretta senza fare domande.

Forse quell'esperienza aveva prosciugato Leo di molte delle sue conoscenze, ma non della capacità d'accendere incendi.

Che avesse voluto o meno, ne sarebbe stato capace per sempre.

Sfregò rapidamente un bastoncino contro la legna della zattera ed iniziò a soffiarlo, coprendosi dal vento umido con una mano. Dopo un po' iniziarono a spuntare scintille, fino a quando si accese una fiammella. Accese la sigaretta e gliela restituì.

La corvina prese a rigirarsela fra le mani, non pronunciando una sola vocale, ma continuando a guardare Leo.

Lasciò che si esaurisse senza nemmeno avvicinarla alla bocca, osservando solo il processo chimico per il quale diventava cenere.

Ad un certo punto sollevò la divisa e spinse la sigaretta sulle sue ferite, senza batter ciglio.

Doveva fare un male lancinante, ma lei non sembrò badarci e, quando fu spenta, la gettò in acqua.

Leo sapeva che il fuoco serviva per cicatrizzare, ma non avrebbe mai fatto una cosa simile.

Quel gesto non era totalmente a fin di bene, capiva dai suoi movimenti che Thaila voleva punirsi per qualcosa.

Magari anche lei per un incendio, magari anche a lei mancava il fuoco.

Leo sapeva che probabilmente non era possibile, ma voleva credere che qualcuno lo potesse capire davvero, almeno per qualche istante.

Un suono interruppe i suoi pensieri.

Gli occhi facevano male, era troppo stanco, riusciva a tenere una fessura aperta per miracolo.

Eppure udì un pesante suono a non molta distanza, un suono sconosciuto, qualcosa di potente si stava avvicinando, qualcosa in cui le onde si scagliavano con maggior vivacità, con pesantezza.

Vide una sagoma enorme, il suo primo pensiero fu rivolto ad un mostro marino.

Poi gli parve di riconoscere una balena.

Solo aprendo gli occhi definitivamente si accorse che era un imbarcazione, una reale imbarcazione.

Magari i capitolini li avevano trovati ed erano venuti a prenderli.

In qualunque caso non riuscì a resistere ulteriormente e si lasciò trasportare all'interno di un sonno confuso da mille sfumature.

 

 

Quando riprese conoscenza era sdraiato su un pavimento più saldo, meno barcollante, più caldo e stabile, sopra di lui c'era un soffitto.

Aveva un plaid addosso, e delle pareti lo circondavano, ma poteva sentire il suono del mare se attaccava la testa al terreno.

Era nella stanza in legna di una barca, ancora vivo in salute. Non si trattava di capitolini, o forse si erano rammolliti un po' troppo, si aspettava delle torture atroci per il risveglio.

Si sollevò in piedi, la stanza era in penombra.

Sdraiati vicino a dove si trovava v'erano Will, Percy, Annabeth, Frank e Clarisse;

Dormivano beati e sembravano altrettanto incolumi, degli altri non c'era traccia.

Aprì l'unica leggera e scricchiolante porta in metallo della stanza: si affacciava su un corridoio dai colori opachi che pareva lungo e inconcludente, ma più avanti poteva distinguere una luce, la seguì come ipnotizzato.

Scoprì che la stanza illuminata era quella del timone, una camera piccola e quadrata dalle pareti rosse, delle voci soffuse provenivano dall'interno.

Aprì la porta incuriosito, muovendo dei passi sulla tremolante moquette.

Attirò la sua attenzione un elemento sconosciuto, piazzato proprio davanti alla grande e vecchia barra a ruote.

Si trattava di un'alta ragazza dai capelli neri e le braccia incrociate che da sola dirottava la nave, guardando all'orizzonte con un'espressione seriosa nel volto.

Aveva una lunga veste viola e bianca, che le dava un tono più vigile.

Era sicuro di non averla mai vista prima.

Solo dopo qualche istante realizzò che al suo fianco c'era Piper, stava asciugando delle lacrime che le rigavano il volto, aveva le guance rosse ed un sorriso sincero.

Nico era proprio dietro di lei, vicino a Thalia, stavano entrambi guardando la scena appoggiati alla parete opposta della stanza.

Anche loro studiavano la ragazza dalla chioma scura, volevano chiarimenti ma avevano quasi il timore di dire qualsiasi cosa.

Nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza, come al solito.

Si schiarì la gola, non ne poteva più di tutto quel mistero.

“Cosa sta succedendo?” tentò di domandare per darsi un tono, ma la sua voce era impastata, graffiata, a stento la riconoscette.

Era da un po' che non parlava.

Tutti si voltarono a guardarlo, ma nessuno rispose.

La mora continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a se, non si distraeva dalla sua guida, e Leo poteva trovarlo quasi ammirevole.

Fu Piper la prima a rispondere, con la voce ancora rotta dal pianto e dalla commozione.

“Si è fatta dare una barca da mamma e papà, ed appena abbiamo iniziato i giochi è scappata, passando dal distretto quattro.

Capite?

L'ha fatto per raggiungermi, per venire a salvarci, ed ora siamo al sicuro, ci ha salvato.

Reyna ci ha salvato” poi si slanciò in un tenero abbraccio che colpì tutti i presenti.

“Reyna, eh?”

 

 

 

 

Nda: E così sono giunta definitivamente al termine.

Grazie ancora ed ancora a tutti coloro che son arrivati fin qui.

Il finale della storia è molto aperto, ed in caso mi venisse richiesto in seguito potrei riprenderla e continuarla.

Anche se prima mi dedicherò sicuramente ad un altra ff.

Mi farebbe tanto piacere ricevere un vostro commento privato od una recensione riguardo “Guess who's coming to die”, in modo tale da capire dove migliorare e cosa correggere per le prossime volte.

Alla prossima <3

   
 
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