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Autore: Fabi_92    21/06/2016    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
[Heaven’s Door Yaoi GDR]La storia tratta delle giornate che vive Yukio, un kemonomimi gatto e che per questo soffre di facili distrazioni. Deve perciò trovare la sua realtà tra fantasia e input per essere presente a se stesso. Intorno a lui ruotano diverse vicende che mostreranno un carattere forse più complesso dalla leggerezza che mostra.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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07:00 - «Hei Yu» una mano mi tocca una spalla, ma non capisco, sono troppo assonnato. «Yukio, svegliati, dobbiamo andare a lezione.» la voce di Rui è così familiare ormai che non riesco a prenderla sul serio, non è una sveglia. «Mhhmm.. ancora cinque minuti. E’ così calda la.. mhh.. coperta.» Mi rigiro e prendo il lembo di coperta per tirarla sopra la testa. Fuori fa freddo, l’inverno è alle porte e la pioggia copre il sole, in realtà non è mattina, vogliono solo spacciarmela come tale. Poi il gelo, il dolore. Ahia che dolor d’orecchio! Rui no! Perché se le buone maniere non funzionano, allora saranno quelle cattive a svegliarmi, evidentemente. Il dolore è improvviso, lo sento, prima o poi l’orecchio mi si staccherà. «Muoviti che sono pronto, poi devo sempre aspettarti» mormora Rui mentre, una volta che mi ha trascinato giù dal letto stacca finalmente la mano dal mio orecchio. Ora a terra, con ancora il pigiama e un orecchio rosso lo guardo mentre si sistema gli occhiali sul naso. Quella copia perfetta che si distingue da.. beh, tutto in realtà. Siamo così diversi che non avremmo bisogno di differenziarci con i vestiti, se non fosse che qualcuno ancora fatica a riconoscerci. Mi rialzo in piedi, ormai il sonno è svanito ma comunque uno sbadiglio scappa «Ai ai, ho capito. Vado a vestirmi. La colazione è pronta?» domando mentre prendo qualcosa a caso dall’armadio, giusto mutande e calzini nuovi.. questa maglia l’avrò già messa? Forse. L’annuso. No ok, è pulita. «Ti sembro la tua governante?» un attimo di pausa, mi volto a guardarlo, Rui è impettito e mi fissa. Il suo sguardo sembra di biasimo ma lo so che non è così, sta solo giudicando i miei vestiti. «Dovrebbe esser rimasta una tazza di caffè» conclude alla fine, ma lo so che in realtà me l’ha lasciata da parte appositamente. Sorrido e vado a lavarmi. Un’altra giornata comincia.
 
09:00 – Eppure ho provato ad aspettare che spiovesse eh, ma niente da fare. L’edificio pare ancora più cupo sotto la pioggia, meno male che ci sono io a ravvivare un po’ i colori. Maglietta verde, pantaloni arancioni, scarpe… uuuuh ma cos’è quella una mosca? Sì ecco, dicevo, le scarpe alla fine le ho messe da ginnastica perché piove e mi darebbe fastidio sentirmi bagnato. Ma me le sono allacciate bene? Mi fermo, fisso un punto tra i miei piedi non identificato, il mio cervello per qualche secondo si azzera. Una mano mi sfiora la spalla, perché c’è una mano? Help! Faccio un salto che mi viene spontaneo soffiare quando torno a terra, il cuore a mille, ma è solo Rui. «Guarda che hai lezione tra poco, devi sbrigarti se vuoi arrivare in orario» mi ricorda. Controllo l’ora sul cellulare e per poco non mi viene sul serio un infarto, quanto tempo ho sprecato a guardare quel punto? Cosa ho fatto mentre non avevo coscienza? «Argh! Devo scappare! Sì! Tu cosa devi fare?» domando di sfuggita, ma sto già iniziando a correre sul posto «Vado in biblioteca fino alle undici, poi ho lezione» mi risponde un Rui forse scocciato dall’idea di ripetere per l’ennesima volta i suoi impegni. «Ok ok! Ci vediamo a pranzo ciaooo» sono in ritardo, sono in maledetto ritardo, e se corro non serve a niente l’ombrello, mi sto bagnando comunque dannazione! Una corsa e quando sono dentro mi lecco via l’acqua dalle mani. Anche un’aggiustatina ai capelli su, questa bacheca è proprio l’ideale per specchiar- uh. Festa. Ma che vogliono fare con questo tempo? E soprattutto, perché non ne sapevo nulla? Faccio una foto al volantino e mi dirigo in classe. Chissà se il professore quest’oggi spiegherà qualcosa che non è sul libro, quello lo conosco tutto. Mi piacerebbe una prova pratica, sentire i materiali sotto le dita, il loro peso, la loro consistenza, teoria, teoria e sempre e solo teoria, che noia, che barba. Quasi quasi vado a riprendere la mosca e me la porto in aula, almeno gioco ad acchiapparla.
 
12:00 – Controllo nuovamente il cellulare, non ci sono messaggi, e poi, dove diavolo si sarà cacciato mio fratello? Meno male che dovevamo incontrarci per il pranzo eh. Ha smesso di piovere ma si sente distintamente il freddo e l’odore di erba bagnata, l’arcobaleno però non c’è oggi. E’ mentre lo cerco che qualcuno mi bussa dietro la schiena. Per un attimo mi irrigidisco ma mi volto con un «Ce ne hai messo di tem- » le parole mi muoiono in gola, io con le braccia adesso incrociate, mi ritrovo davanti una ragazza mai vista prima, però ehi, è carina! Moretta, occhi neri, camicia e gonna.. con questo freddo. Chissà perché le ragazze più fa freddo più tendono a essere scoperte, non lo capirò mai. «Rui! Non ti ho visto oggi a lezione! Hai avuto un impegno? » Oh, maledizione! Sicuro che Rui si sarà dimenticato della lezione preso da qualche libro, o qualche caffè. Però mi annoio, giochiamo un po’. Non sorrido, perché Rui non lo farebbe, mi volto però verso di lei e nego con il capo «Ero impegnato con una ricerca. L’esame è alle porte» ma sì dai, frasi generiche basteranno, non mi sembra molto sveglia. «Non parlarmene, sono ancora all’inizio del libro! E’ che l’autore si esprime con parole troppo difficili! Già dobbiamo imparare il concetto!» non ho la minima idea di cosa questa stia parlando, ma insomma, sorridi e annuisci, no? Però senza sorridere. «Vedrai che man mano ci farai l’abitudine, devi entrare nella mente dell’autore, andando avanti con i capitoli ti sarà tutto molto più chiaro, poi tieni conto che il lessico» ma sì, infiliamoci qualche parola un po’ più ricercata, o non sarei credibile «è classico di quel periodo» sarà sul serio così? La ragazza mi sta guardando strano, forse ho detto qualche cavolata «Ma visto che l’hai capito, perché non vieni a casa mia e studiamo insieme? » la vedo che diventa tutta rossa, oh, quanto mi divertirò. Questa volta infatti sorrido, mi avvicino a lei e cerco il suo orecchio in un «Sarà.. un piacere. Chiamami così ci organizziamo.» Oh, già lo so che Rui mi ucciderà, ma è così divertente organizzargli appuntamenti! La ragazza diventa rosso peperone e tra balbettamenti vari si allontana. Ecco, l’ho fatta scappare, e mo che faccio? Torno a guardarmi in giro, c’è un uccellino che ha preso a fischiettare, e ho fame. Magari potrei giocare con lui. O magari no, è ancora mattina, ho troppa stanchezza per fare qualcosa. Bah, lo aspetterò sotto un albero e mi metto a studiare a questo punto.
 
19:00 – Quindi per connettere… non riesco a leggere molto bene. Quando è diventato così buio? Strizzo gli occhi, eppure ho messo gli occhiali da lettura. C’è una voce in lontananza che cerca Rui. Mi sento stanco all’improvviso, e affamato, e ho anche il sedere bagnato. Chi me l’ha fatto fare di sedermi sull’erba? Man mano che rialzo la testa mi rendo conto che è effettivamente buio, tiro fuori il cellulare e per poco non alzo il pelo, che al momento non ho, dal rendermi conto che «Ho saltato il pranzo!!» che tipo, probabilmente non fregherà proprio a nessuno. «Eh lo so che l’hai saltato! Ti ho cercato anche in biblioteca! Dovevamo mangiare insieme, ricordi?» … e mo, chi diavolo è pure questo? Mi rendo conto che non è il mio cervello a parlare, insomma, non ho una doppia personalità, credo. Solo alla fine riesco ad associare a quella voce un volto. Decisamente non lo conosco, ma non ho voglia di giocare questa vol-oh! Un soffione dietro la sua testa!! «Non guardarmi con quella faccia che non ti perdono» vola vola soffione! Vola! Quasi quasi lo acchiappo. «Non hai niente da dire a tua discolpa?» Chissà da dove viene, deve essere bellissimo buttarsi in un campo di soffioni. «Rui.. Terra chiama Ruiii.. sei strano oggi.» Oh, è andato via, non lo posso più prendere, è troppo lontano, troppa fatica, mi volto, ma sta ancora qui questo? «Amhn.. il telefono può essere spento o non raggiungibile, si prega di richiamare più tardi, grazie.» il ragazzo alza un sopracciglio e finge una risata, allora rido anche io, che bello ridere! «Dai, potresti almeno scusarti, ti ho aspettato un bel po’ prima di mangiare» mi stringo nelle spalle, poi un cespuglio di capelli rossi, munito di occhiali e tazza di caffè si avvicina, e solo adesso mi arrivano tutte le parole che ha detto l’altro fin’ora. «Ah. Ma io non sono Rui. E’ lui. Non sai neanche riconoscere un tuo amico? Comunque adesso dobbiamo andare, ciaooo» riprendo le mie cose e mi allontano per raggiungere mio fratello. Il ragazzo non si avvicina, probabilmente sconsolato dall’idea di aver sprecato tanto tempo, ma tanto poi se la vedrà con Rui quindi non mi interessa particolarmente «Non sei andato a lezione?» domando al mio gemello una volta vicino a lui «Avevano messo un’offerta vantaggiosa al caffè, mi stavo aggiudicando l’asta, ma come lo sai?» ed è qui che devo sfoderare il massimo del mio charme, altrimenti le prendo «Perché qualche ora fa hai accettato di fare ripetizioni a una ragazzina del tuo corso che ti cercava» Rui mi guarda, avverto il suo nervosismo ma non riesco a fare a meno di sorridere.. e di scappare.
 
21:00 – Anf, anf, che fatica. Ma forse l’ho seminato. Dove sono? Solo adesso mi rendo conto che ho corso senza una meta. Il cellulare vibra, è la sveglia. Oh cazzo. “Appuntamento Kim-Henrick”, ok sì, tanto la sveglia la metto sempre dieci minuti prima, posso ancora farcela. Vado nei dettagli della sveglia, l’incontro è al parco. Oh, ok, ci sono abbastanza vicino dai. Spompato, non mi sono cambiato ma..tanto mi hanno visto entrambi messi peggio, direi. Ricomincio quindi a camminare verso il parco, quando lo vedo. Quel mio clone mal riuscito è spuntato, però sembra.. calmo? O forse sta solo aspettando di avermi un attimo da solo per mettermi in trappola. Damn! Mi ero dimenticato che uscivamo anche con lui! Però ehi!! Lui si è cambiato!! Quando ha avuto il tempo? Forse non mi ha rincorso per due ore.. Ora farò la figura del deficiente. Ho ancora gli occhiali addosso, Rui si avvicina e lì, all’entrata del parco, mi guarda e mi fa segno di un orologio invisibile al suo polso, messaggio in codice: hai i minuti contati. Io sorrido e faccio finta di nulla «Sorridi e mi ucciderai quando torneremo a casa, adesso..» un attimo di pausa «dobbiamo fare bella figura.» questo lo diciamo quasi contemporaneamente, ma non è una novità. Ciò che pensa lui spesso lo penso io, se si fa male, io lo so. Non è una novità che il nostro passo è uguale, che i nostri gesti siano simmetrici, che anche nell’avvicinarci ai nostri ragazzi probabilmente potremmo fare una coreografia sincronizzata. Io a destra, Rui a sinistra. Kim ed Henrick stanno chiacchierando poco distanti, e quando ci vedono… si scambiano di posto. Kim mi raggiunge, Henrick raggiunge lui. Questo è il momento che aspetto di più nella giornata. Dopo una mattina spesa a impersonare i panni altrui o a rifiutarli, posso essere me stesso anche quando io non mi accorgo di esserlo. Non devo assumere atteggiamenti eccentrici, non devo rimarcarli. Kim sa chi sono, gli basta un solo sguardo per distinguerci. Gli sorrido, le mani già cercano i suoi fianchi perché come una calamita la sua sola presenza mi attrae «Passata una bella giornata a scuola?» la sua voce mi arriva ma non ne sto considerando molto le parole, a dir la verità. Voglio solo baciarlo. Dopo, e solo dopo, quella frase mi arriva al cervello a scoppio ritardato «Ah, solite cose. Sai che daranno una festa senza di me??» Sgrano gli occhi, ma Kim mi sorride e sa come farmi sentire il gallo del pollaio « E che schifo di festa sarà? » nego con la testa «Eh, l’ho detto anche io. Organizziamone una noi! Migliore della loro!»  
   
 
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