La stazione puzzava più di quando era partito.

Shadow storse il naso mentre scendeva dal treno e si avvicinava al telefono pubblico lì accanto, frugandosi nelle tasche alla ricerca di monetine.  Avrebbe anche fatto a meno di utilizzare quell'affare sudicio e pieno di graffiti, ma aveva lanciato il suo ultimo cellulare nel fiume nel tentativo di sfuggire a Mina, perciò ora avrebbe dovuto arrangiarsi.

Compose il numero che conosceva a memoria e attese, passandosi una mano nella massa di capelli ricci e guardandosi intorno. Non c'era quasi nessuno, a quell'ora della notte. A una ventina di metri da lui, un uomo fissava il tabellone degli arrivi, dandogli le spalle.

Finalmente, una voce femminile gli risuonò nell'orecchio. - Pronto?

- Ehi, Maria.

- Cazzo. - La voce cambiò di tono in un lampo. - Shadow, dove sei? Dove diavolo eri finito?

- In giro. Ma ora sono tornato in città. - Il giovane cambiò posizione, spostando il peso da un piede all'altro. - Come stai, sorellina?

- Io sto...sto bene, certo. E tu? Sei intero? Stai bene?

- Certo. - Fece una pausa, preparandosi alla reazione che le sue parole successive avrebbero causato. - E Silver? Lo hai visto?

Passarono alcuni secondi prima che Maria rispondesse. - Sei stato via quasi un anno, Shadow. Ti importa ancora di come sta?

Come previsto. - Maria, per favore.

- Sì, sì, okay. - Un sospiro. - Sta bene, sicuro. È cresciuto molto. Vuole giocare a basket quest'estate. Il nonno ha promesso di portarlo ai campi estivi.

- È...fantastico, sì. - Shadow si premette la radice del naso fra due dita, cercando di tenere a bada il tumulto di emozioni che minacciava di assalirlo parlando di Silver. Doveva restare lucido. - Possiamo vederci? Ho della roba da mostrarti. Potrebbe essere utile.

La roba in questione era una chiavetta USB, piena di file molto importante e molto poco legale, che in quel momento era nascosta sul fondo del suo zaino. Maria dovette intuirlo, o almeno avvicinarsi molto alla verità, perchè la sua voce suonò appena più seccata. O forse era solo una sua impressione. - Okay. Ti aspetterò allo Square. Muoviti, però. Non resterò qui tutta la notte ad attendere la tua faccia da scemo.

Shadow sorrise appena. - Mi sei mancata.

- Direi la stessa cosa, davvero - replicò sarcastica la ragazza - ma ho paura di scoprire che guai ti sei portato dietro tornando, questa volta.

Nessuno dei due sapeva quanto sarebbe stata profetica quella frase.

Shadow riattaccò e si avviò verso l'uscita della stazione, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans. Aveva in testa un gran caos. Ci sarebbero state molte cose da dire, e non tutte sarebbero piaciute a Maria, ma erano necessarie. Tutto come al solito, alla fine.

Non seppe mai perchè si girò. L'uomo che fino ad allora aveva consultato il tabellone ora era voltato verso di lui, ma era fuori dal suo campo visivo e non fece niente per attirare la sua attenzione. Tuttavia Shadow si voltò, preso da un istinto inspiegabile. Si voltò e rimase folgorato.

Lo sconosciuto era ancora piuttosto giovane. Non portava nessun cappotto, nonostante fosse ancora inverno, ma non sembrava patire il freddo. Lo fissava con sguardo vacuo, perso, quasi come se non lo vedesse.

Il problema era che era identico a lui.

Indossava un completo grigio invece di giacca di pelle e anfibi, e aveva i capelli tagliati molto corti, ma per il resto non c'era alcuna differenza. Stessa pelle scura, stessi occhi rossi, stessi tratti del viso. Stesso tutto. 

Shadow rimase a fissarlo, scioccato, cercando di ricordare se avesse preso qualcosa di forte nelle ultime ore. L'altro ricambiò il suo sguardo, come inebetito. Rimasero così per un pezzo.

Poi lo sconosciuto ruppe il contatto voltandosi e buttandosi davanti al treno in arrivo sul binario 2.