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Autore: Voldemortslostnose    25/06/2016    1 recensioni
Ma la cosa peggiore era che Will si era messo in testa di seguire un metodo del tutto strambo per insegnare più termini ai ragazzi: sfruttava le ore di compresenza per far scegliere un argomento ai ragazzi ed obbligarli a parlarne in italiano, infischiandosene del programma stabilito dal libro e dal Consiglio di Classe. Così quelle ore finivano per trasformarsi in comizi infiniti sul perché un attore fosse più bravo di un altro, e sul perché non era possibile che Draco ed Hermione stessero insieme, e Nico davvero non ce la faceva più. Di solito riusciva a restare calmo in qualsiasi situazione, ma in quel momento si sentiva esplodere. Era il quinto modulo che la discussione si riduceva a quello, e Nico non ne poteva più di sentir cantare le lodi di Robert Downey Junior in un italiano stentato e costituito di soli aggettivi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Leo/Calipso, Nico/Will, Octavian, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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TERRIBLY FAKED TEXAN ACCENT

Nico Di Angelo, nonostante quello che i suoi colleghi tendevano ad assumere per vero, non soffriva di sociopatia. Non faceva parte del gruppetto di insegnanti che passavano gli intervalli a chiacchierare davanti alla macchinetta del caffè, non sedeva con loro in mensa e in aula insegnanti era sempre solo, ma a lui ed ai suoi allievi andava benissimo così. Era il quinto anno che insegnava grammatica alla parte di liceali che aveva deciso di studiare italiano, ed era sempre stato rispettato ed ascoltato dai ragazzi. Probabilmente era per via del suo aspetto, capelli neri e lunghi e occhi d'ambra pieni di stupore mal soffocato, che lo faceva sembrare molto più simile ad uno dei liceali stessi che ad un professore, o forse per i suoi tentativi di calmare gli animi durante ogni litigio tra insegnanti e ragazzi prendendo le parti dei secondi.
Ma Nico aveva un problema, rappresentato da quella testa calda del conversatore che l'aveva affiancato durante le ore di compresenza da due mesi a quella parte.
Quando la vecchia conversatrice, Reyna, aveva dovuto trasferirsi per aiutare la sorella Hylla a gestire l'impresa di famiglia - una palestra di autodifesa per ragazze ed adulte - Nico aveva percepito la sua quotidianità spezzarsi, per lasciare posto ad un doloroso senso di incertezza e panico causato dalla mancanza della presenza rassicurante di Reyna. Avevano legato molto, e la donna era l'unica a conoscere quell'imbarazzante segreto che Nico aveva dovuto nascondere per anni per paura di non essere accettato.
Dall'inizio del secondo quadrimestre, infatti, la presidenza aveva assegnato la cattedra di conversazione al biondissimo Will Solace, che Nico non sopportava per una quantità enorme di motivi, primo fra tutti il suo costante impicciarsi nella sua vita privata e seguirlo dappertutto per organizzare le lezioni, cosa che si tramutava nella maggior parte dei casi in gruppi di studenti che proteggevano Nico dando a Will indicazioni sbagliate su dove il professore di grammatica potesse trovarsi in quel momento, cominciando a ridere come pazzi quando Will si allontanava e Nico usciva dai bagni delle ragazze, rosso come un peperone, ed imponeva a tutti i presenti di non fare menzione dell'accaduto pena il cinque in pagella.

Ma la cosa peggiore era che Will si era messo in testa di seguire un metodo del tutto strambo per insegnare più termini ai ragazzi: sfruttava le ore di compresenza per far scegliere un argomento ai ragazzi ed obbligarli a parlarne in italiano, infischiandosene del programma stabilito dal libro e dal Consiglio di Classe. Così quelle ore finivano per trasformarsi in comizi infiniti sul perché un attore fosse più bravo di un altro, e sul perché non era possibile che Draco ed Hermione stessero insieme, e Nico davvero non ce la faceva più. Di solito riusciva a restare calmo in qualsiasi situazione, ma in quel momento si sentiva esplodere. Era il quinto modulo che la discussione si riduceva a quello, e Nico non ne poteva più di sentir cantare le lodi di Robert Downey Junior in un italiano stentato e costituito di soli aggettivi. Era uscito dalla classe e si era diretto a passo di carica verso l'ufficio del preside Octavian.
***

Octavian non era in sede, e Nico aveva salutato la commessa Rachel, uscendo dalla scuola ed avviandosi sulla strada di casa. Nico era a piedi non perché fosse un salutista o non avesse un mezzo di trasporto, anzi aveva passato con successo gli esami per la patente A e B, ma perché Ade Di Angelo - quello che avrebbe dovuto fargli da padre ma si era limitato a fungere da banca per lui e la sorella Hazel, che aveva presentato a Nico solo pochi anni prima per, come diceva Nico, rimediare al suo errore con la sorella più grande di Nico, Bianca- gli aveva comprato un appartamento nei pressi della scuola superiore Olympus.
La campanella aveva suonato, qualche metro dietro di lui, e Nico si era girato in tempo per vedere una testa bionda uscire dalla porta e puntare nella sua direzione. Il professore aveva affrettato il passo e, svoltato l'angolo, si era infilato sotto un portico in penombra, lasciando passare Solace davanti a lui senza che lo notasse. Nico aveva sviluppato la capacità di confondersi con le ombre, cosa che gli riusciva ancora più facile da quando sua sorella Bianca era morta in un incidente anni prima e lui vestiva sempre di nero per tenere il calore della ragazza vicino a lui. Nico era tornato in fretta a casa, aveva aperto il portone e salito le scale, ma prima che potesse estrarre dalla borsa il suo mazzo di chiavi, il suo coinquilino Leo aveva aperto la porta sorridendo con uno sguardo che Nico aveva subito identificato come quello che tempo prima avevano deciso, entrambi ubriachi, di chiamare "missione ragazza riuscita". Leo si era spostato per lasciarlo passare, ed aveva iniziato a raccontargli di come fosse finalmente riuscito a convincere la ragazza di cui era innamorato, la sua collega Calypso, ad uscire con lui. Si erano seduti sul divano e Leo, entusiasta, aveva detto che quella mattina si era presentato da lei con un mazzo di fiori ed un invito a cena, e lei aveva accettato entrambi, per una volta senza ridergli in faccia. Nico, per quanto fosse insolito, aveva sorriso, felice per quello che ormai era quasi come un fratello per lui. Leo però si era accorto che ci fosse qualcosa che non andava e quando gli aveva chiesto cosa fosse, Nico si era lanciato in un lunghissimo resoconto su Will Solace e tutte le cose che gli davano fastidio di quell'uomo. Quando finalmente si era zittito, Leo aveva dato un'occhiata al grande orologio nero della sala e, sorridendo enigmatico, aveva detto solamente "Strano", prima di dirigersi verso la cucina per preparare il pranzo. Nico non aveva capito cosa Leo intendesse, ma si sentiva ancora le guance andare a fuoco, come avevano fatto da quando aveva pronunciato il nome di Solace per la prima volta quel pomeriggio. Si era misurato la temperatura, credendo di avere la febbre, ma quando aveva realizzato che non era nemmeno il sole di giugno a farlo sentire così, si era convinto di essere arrabbiato. Sì, era stato sicuramente Will: al solo pensare a lui sentiva il caldo spandersi sulle sue gote.

Quando Leo era uscito, qualche ora dopo, dopo aver assillato Nico per mezzora su quale farfallino pensava che dovesse indossare ed essersi alla fine deciso ad uscire senza, Nico era rimasto solo nell'ampia sala ed aveva deciso di non pensare a nulla. Aveva cercato tra i dvd suoi e di Leo ed aveva estratto la custodia della seconda stagione di Sherlock dallo scaffale, inserendolo nel lettore collegato al televisore. Quando Leo era rientrato, aveva trovato Nico addormentato sul divano, lo schermo del televisore occupato da Sherlock che si teneva il naso spaccato dal pugno di John. Leo si era seduto accanto a Nico ed aveva guardato la puntata fino alla fine, poi aveva coperto l'amico con un piumone ed era andato a dormire. La mattina dopo non era ancora riuscito a chiudere occhio per la felicità.

Nico si era svegliato sul divano nero, con la televisione spenta e le custodie della seconda e terza stagione di Sherlock appoggiata sul tavolino in vetro di fronte al divano. Si era trascinato in cucina ed aveva preparato il caffè sia per lui che per Leo, ma quando aveva aperto il frigorifero per prendere il latte aveva visto un post it del suo coinquilino, che lo informava di essere andato al lavoro e di non averlo svegliato perché probabilmente la sera prima era rimasto alzato fino a tardi. Quando Nico aveva alzato lo sguardo ed aveva realizzato che ore fossero, aveva ingurgitato le due tazze di caffè nero bollente, si era infilato sotto la doccia e dieci minuti dopo era entrato in classe, ansante per la corsa. Gli occhi azzurri di Will lo avevano osservato curiosi per un istante, dopodiché il collega si era di nuovo girato verso i ragazzi ed aveva continuato ad osservarli discutere, dando la parola a chi voleva esprimere il proprio parere e correggendo pronuncia ed errori grammaticali. Nico si era fermato a guardarlo forse per la prima volta. Per un momento, si era reso conto di come l'uomo prendesse sul serio il suo lavoro. Poi quel momento era svanito, con l'arrivo della sensazione di caldo che era partita dalla base del collo e si era diffusa sulle guance. Will si era girato a guardarlo, all'apparenza preoccupato, e gli aveva chiesto se stesse bene. Nico si era riscosso, ed aveva risposto di sì, ma la sua voce era rotta e sottotono, uno dei motivi per cui il collega aveva continuato ad osservarlo con un sopracciglio biondo alzato, gli occhi azzurro cielo - allora è quello il loro colore, aveva pensato Nico distrattamente - che sembravano sondargli l'animo, mentre la classe si era zittita, passando dall'uno all'altro come se stessero assistendo ad una partita di tennis. Nico non aveva quasi neanche sentito la voce di Will che diceva ai ragazzi di stare tranquilli mentre accompagnava Nico in infermeria. Aveva avvertito il suo tocco solo quando, ormai fuori dalla classe, Will gli aveva avvolto un braccio attorno alla vita per spronarlo a camminare verso l'infermeria. Nico si era scansato ed aveva ripetuto di stare bene. Lo sguardo di Will si era indurito, ed era tornato in classe senza dire una parola.
Nico si era avviato per la seconda volta verso l'ufficio del preside Octavian, e quando aveva bussato alla porta la voce dell'uomo l'aveva invitato ad entrare. Nico si era accomodato davanti al preside, prendendo un momento per pensare a quello che stava per fare - far licenziare Will perché sapeva di avere influenza sul preside, e solo perché non gli piaceva il suo modo di lavorare. Aveva alzato lo sguardo su Octavian, osservando gli occhi azzurro pallido, i capelli biondi slavati e i costosi gioielli d'oro - forse persino troppo costosi per un preside, aveva pensato Nico per un attimo. Nell'esatto momento in cui aveva aperto bocca, aveva capito di non potersi fidare del suo datore di lavoro ed aveva inventato una scusa per poi alzarsi di scatto. Octavian aveva posato la mano ingioiellata sul suo braccio e gli aveva chiesto se stesse bene. Ma l'ombra calcolatrice che aveva sporcato la sua frase l'aveva resa così diversa dalla preoccupazione della frase di Solace poco prima che Nico aveva quasi rabbrividito, mentre rispondeva affermativamente ed usciva dalla porta.
La campanella dell'intervallo era suonata e Nico era tornato a riprendere la sua borsa, ma aveva trovato la classe completamente vuota, la sua borsa sparita e i banchi ancora in disordine.
Si era guardato intorno, ed un colpo di tosse improvviso l'aveva fatto girare di scatto. Solace aveva chiuso accuratamente la porta a chiave, facendo dondolare la borsa di Nico nella sua mano abbronzata. "Io e te dobbiamo parlare" era stato il suo esordio, e Nico aveva sentito una scossa passare attraverso la sua spina dorsale. Will gli aveva detto esattamente ciò a cui Nico non avrebbe mai creduto se non avesse appena finito di parlare con il preside. Tutto quello che il corvino aveva percepito trovava il suo significato in ciò che il collega gli aveva detto.
Nico gli aveva lanciato uno sguardo indecifrabile, aveva afferrato la sua borsa ed aveva fatto scattare la serratura. Solace gli aveva posato la mano sulla spalla, e Nico aveva sentito un piacevole caldo spandersi dal punto di contatto tra le dita del collega e il suo corpo. Gli occhi azzurri del biondo si erano riflessi nei suoi, e in un attimo Nico aveva capito che nonostante tutto il conversatore si fidava di lui.
Il corvino aveva fatto scattare la serratura ed aveva aperto la porta, non accennando però a muoversi.
***
Quella sera, Nico si era fatto perdonare la sua assenza preparando la pasta alla carbonara, uno dei piatti preferiti di Leo, ed ascoltando l'amico che gli raccontava della sua serata con Calypso. Erano anni che Leo era innamorato di lei, nonostante fosse per natura soggetto a sbandate brevi ma intense per altre donne, che si concludevano tutte in un nulla di fatto ed un ritorno alle origini, come lo chiamava scherzosamente Nico. Quando però Leo gli aveva chiesto come fosse andata la sua giornata, Nico aveva abbassato lo sguardo e si era limitato a borbottare un "Bene" niente affatto convincente.
La mattina dopo, Rachel l'aveva accolto con un sorriso radioso ed aveva alzato i pollici in segno di approvazione. Nico aveva pensato di chiederle spiegazioni - magari la sua associazione di volontariato aveva ottenuto un buon obiettivo - ma il telefono della segreteria aveva squillato e Rachel si era dovuta affrettare per rispondere. Nico si era riscosso ed si era diretto verso la sala professori, ma non aveva fatto tre passi che un gruppo di ragazzine del secondo o del terzo anno l'avevano indicato ed avevano iniziato a parlottare tra loro, rivolgendogli occhiate maliziose. Nico non riusciva a capire cosa fosse successo, ed aveva affrettato il passo. Due dei suoi studenti di quinta non l'avevano neanche salutato, limitandosi a sogghignare al suo passaggio. Al suo arrivo in sala professori, i colleghi si erano zittiti ed avevano aperto le proprie borse. Nico aveva faticosamente racimolato il coraggio di chiedere cosa stesse accadendo, e la professoressa di spagnolo Tanaka si era avvicinata a lui e "A quanto pare, qualcuno qui si è preso una cotta per il bel conversatore di italiano" aveva esordito, lanciandogli un'occhiata significativa. Nico era andato in panico. Drew Tanaka era una pettegola, certo, e ciò che pensava era sempre a conoscenza dell'intera scuola, ma le sue per il momento - e Nico si odiò per averlo pensato - erano solamente supposizioni infondate: Drew avrebbe comunque avuto bisogno di sapere altro per metterlo nei guai e Nico non le avrebbe dato quella soddisfazione neanche se ne fosse andato della sua stessa vita. Questa volta, era il ghiaccio ad essersi insediato alla base del suo collo. Nico conosceva la sensazione: furia cieca, come quando a soli dieci anni si era visto portare via da Ade dopo la morte di sua madre Bianca nel crollo del palazzo nel quale lavorava; come il giorno del funerale di Bianca; come quando Leo aveva perso sua madre; come quando Hazel era stata lasciata dal suo fidanzato Sammy, che le aveva spezzato il cuore, e Nico aveva capito di volerla aiutare in tutti i modi possibili.
"Oh" aveva risposto lui "E quale dei tuoi innumerevoli e rodati metodi pensi di usare per conquistarlo?" Drew era rimasta stupita, e Nico aveva approfittato di quell'attimo per uscire dalla sala e dirigersi in classe.
A metà dell'ora di compresenza, Will aveva ricevuto un messaggio, e dal modo in cui era sbiancato sentendo la suoneria sembrava essere importante. Gli aveva lanciato un'occhiata disperata, e Nico si era schiarito la voce, per poi prendere in mano il libro e dire: "Bene, siccome il professor Solace ha bisogno di uscire un attimo, forse per una volta potremmo usare il libro per affrontare gli argomenti stabiliti", ma dal suo tono di voce Will aveva potuto comprendere che non era arrabbiato, piuttosto quasi divertito. Nico era sicuro che il biondo gli avrebbe tenuto un comizio sul motivo per cui non avrebbe dovuto prendere tutta quella situazione sottogamba, ma Nico aveva scoperto che non gli sarebbe dispiaciuto affatto parlare col suo collega.

La campanella che segnava la fine dell'orario scolastico era appena suonata quando Will era rientrato in classe e Nico gli aveva soffiato la borsa letteralmente da sotto le dita, sogghignando allo sguardo confuso che l'altro gli aveva lanciato e sussurrando "Voglio sapere tutto". Erano usciti insieme dall'edificio e, sapendo che Drew quel giorno si sarebbe dovuta fermare un'ora in più per riorganizzare alcune cose insieme al professore di matematica - per il quale tutti sapevano che avesse una cotta, cosa che Nico si era ricordato di tenere in conto in caso di problemi - aveva proposto a Will di andare a prendere un caffè al bar all'angolo. Will si era passato una mano tra i capelli, ed aveva detto pieno di vergogna "Ti dispiacerebbe se venissi a casa tua? La prossima volta offrirò io, ma purtroppo oggi ho dimenticato il portafoglio a casa, e non vorrei, ecco... metterti in imbarazzo."
Nico aveva di nuovo sentito caldo.
"Come mi ha coperto?" Gli aveva chiesto Will, seduto nella sua cucina con una tazza di caffè in mano. "Ho detto che la donna della tua vita aveva bisogno di te" aveva risposto Nico, accomodandosi di fronte a lui e sporgendosi verso il collega con fare esageratamente complice.
"Uhm" aveva detto lui, sorridendo nervosamente "In realtà per me sarebbe l'uomo della mia vita". Gli occhi di Nico si erano spalancati per lo stupore. Decisamente quello non era il momento adatto per raccontargli di Drew e di quello che pensava su di loro.
Poi Will gli aveva raccontato meglio quello che il giorno prima aveva solamente accennato: lavorava per i servizi segreti americani da poco, e quello era il suo primo incarico. Si era infiltrato nella scuola sotto copertura per trovare più informazioni possibili su un enorme giro illegale di scommesse in cui si sospettava che Octavian fosse coinvolto. Nico aveva ridacchiato, e Will aveva smesso di parlare, guardandolo confuso. "Magari nasconde tutto nei suoi orsacchiotti" aveva ipotizzato Nico, ripensando alle mensole occupate da decine di orsetti di pezza che facevano bella mostra dietro la scrivania del preside. Will aveva alzato lo sguardo, perplesso. "Oh, andiamo" aveva detto Nico, sogghignando "Lo sanno tutti che quei peluche non appartengono certo alla nipote." Will aveva sorriso come se gli fosse appena arrivata una illuminazione dal cielo, e Nico aveva pensato che il biondo dovesse essere davvero senza speranza per prendere sul serio un ragionamento del genere.

Nico non aveva più visto Will a scuola durante gli ultimi due giorni della settimana, ma quelli erano i giorni liberi del collega e di certo Nico non aveva nessuna intenzione di informarsi su dove potesse essere il biondo. Non aveva bisogno di altri pettegolezzi sul suo conto, dato che a quanto pare Drew aveva già capito le sue inclinazioni e Will non era stato certo prudente nell'aprirsi con lui: Drew avrebbe potuto dire qualsiasi cosa e tutti le avrebbero creduto senza esitazione; a quel punto, Nico avrebbe dovuto lasciare l'insegnamento, e benché Ade non fosse quello che si poteva definire un padre presente ed avrebbe difficilmente chiesto spiegazioni di sorta, Nico non avrebbe mai voluto vivere di rendita, in quanto il suo incarico come professore era il modo che aveva trovato, dopo diversi tentativi andati a vuoto, per dimostrare al mondo e a sé stesso di poter essere utile in qualche modo. Ma non poteva evitare ancora per molto di ammettere a sé stesso che, se la settimana prima avrebbe fatto i salti di gioia non dovendo vedere il biondo per due giorni, ora il collega quasi gli mancava.
Quel sabato pomeriggio, Nico aveva appena varcato il cancello quando Will lo aveva salutato e gli aveva proposto di rendergli il favore del caffè. Nico era rimasto piacevolmente stupito nello scoprire che effettivamente Octavian avesse davvero nascosto parte delle informazioni all'interno di chiavette USB nascoste nell'imbottitura degli orsacchiotti e che quindi a Will serviva solo decifrare i codici criptati per accedere a quella parte di testo e foto utili ai servizi segreti. "Quindi tra poco avrai portato a termine la tua prima missione" aveva detto, e, sebbene non lo avesse esplicitato, nei suoi occhi si leggeva benissimo la muta domanda riguardo alla partenza del collega. Will aveva annuito, felice. "E tutto grazie a te" aveva sorriso poi il biondo. Nico si era schermito. In fondo, non era colpa sua se Octavian era stato davvero così idiota. Ma Will l'aveva guardato e i suoi occhi azzurri gli avevano fatto perdere un battito. "Forse l'idiozia di Octavian non ha niente a che fare con te, ma il suo arresto sarà opera tua." aveva detto il biondo, in un tono di protesta che aveva torto le viscere di Nico in un modo che non avrebbe definito del tutto spiacevole, soprattutto perché lo sguardo di Will era caldo su di lui e lo faceva sentire, finalmente, utile.

***
Ma, contrariamente a quanto Nico si aspettava, Will si era presentato alla lezione di compresenza la settimana dopo, con quel suo stupido sorriso stampato in faccia, e lo stesso era successo la lezione dopo e quella dopo ancora. Certo, gli stava addosso come sempre, ma Nico stava cominciando a non sentire più il fastidio che aveva preteso Will gli desse quando aveva parlato di lui con Leo. Avevano iniziato a parlare di altro, oltre che della missione di Will, e Nico gli aveva insegnato a giocare al suo gioco di carte preferito, Mitomagia. Nonostante Will non si ricordasse perfettamente tutte le regole - o facesse finta di non ricordarle - Nico aveva trovato in lui un avversario temibile, e quasi ogni giorno uscivano insieme dalla scuola e si rifugiavano nella camera di Nico per dare inizio a partite interminabili. Nico si era aperto un po' di più con Will, e gli aveva raccontato di sua madre Maria, della sorella Bianca e dell'incidente in cui aveva perso entrambe e di Hazel, la sua sorella minore, che presto si sarebbe sposata con il suo fidanzato storico Frank - una gran bella persona, peccato che poi Hazel non sarebbe stata più solo di Nico, e cosa dovrei fare se decidessero di avere dei bambini, Will? - e Will gli aveva parlato di suo padre Apollo, che gli aveva letteralmente aperto gli occhi sull'esistenza di altre forme di amore quando Will l'aveva trovato nella cucina della loro casa in Texas a discutere con sua madre, le dita intrecciate con quelle del suo amante, e di come avesse dovuto prendersi cura dei suoi fratelli dopo quel pomeriggio. E da quando Nico aveva usato più di sei volte la carta di Ade in una partita, Will aveva cominciato a chiamarlo, non causando al più piccolo nemmeno l'effettiva metà del fastidio che Nico pretendeva di provare, "Mister Morte".
Era stato durante una di quelle partite che tutto aveva finalmente assunto un senso, e Nico aveva capito che ormai c'era stato un cambiamento che non avrebbe più potuto eliminare. Leo, infatti, si era fatto sentire già dall'ingresso, mentre rideva con quella che doveva essere Calypso e senza che Nico potesse fare un passo il suo coinquilino aveva aperto la porta, iniziando a presentare Calypso a Nico e smettendo immediatamente di parlare quando aveva notato Will che passava con lo sguardo da lui a Nico senza capire. "Ops" aveva detto Leo "Non volevo interrompere. Tornate pure a fare quello che stavate facendo prima. Andiamo, Cal, lasciamo le presentazioni a dopo" per poi richiudere la porta, non senza strizzare l'occhio in direzione di Nico. Nico si era sentito andare a fuoco e gelare allo stesso tempo. Che cosa era saltato in mente a Leo? In fondo stavano solo giocando a Mitomagia! E, soprattutto, cosa stava pensando Will? Nico doveva avere un'espressione davvero buffa - gli occhi sgranati, le labbra semiaperte - perché Will era scoppiato a ridere.
"Così, finalmente ce l'ha fatta" aveva detto ridendo, e Nico l'aveva occhieggiato come se fosse stato un alieno. Will si era alzato dal letto sul quale erano seduti, si era infilato le scarpe e gli aveva teso la mano per invitarlo ad andare con lui. Nico, ancora confuso, aveva afferrato la sua mano, sfruttandola per alzarsi, e Will non l'aveva lasciata andare fino a che non erano arrivati davanti alla porta in vetro della cucina, da dove potevano vedere Leo tentare di preparare il tè senza far andare a fuoco la cucina e Calypso ridere divertita dei suoi insuccessi. A quel punto, Will aveva aperto la porta e posato una mano sulla spalla di Nico, sospingendolo in avanti. Poi, con il peggior accento texano che Nico avesse mai sentito, aveva detto "Nico, figlio mio, ti presento mia cugina Calypso". Nico si era girato verso di lui e gli aveva tirato un pugno sul braccio. Will era scoppiato a ridere, e Nico aveva continuato a colpirlo, facendolo indietreggiare fino al divano. Poi, il telefono di Will aveva squillato, e lui era dovuto correre via. Nico si era seduto sul divano, chiedendo ad alta voce se Leo fosse riuscito a far scaldare l'acqua per il tè senza bruciarla. Leo si era limitato a dare un colpo di tosse. Nico si era girato, e sia il suo coinquilino che quella - povera - donna che si trovava come ragazza avevano un gran ghigno stampato in faccia. Nico aveva nascosto la faccia nel cuscino del divano, borbottando qualcosa di indefinito mentre sentiva le guance andargli a fuoco e Leo e Calypso ridacchiare come scolaretti.

Quella sera, mentre Nico si stava preparando per una maratona di Hell On Wheels, Leo gli aveva tolto il dvd di mano e, tenendolo lontano dal coinquilino e dal suo sguardo di ghiaccio, aveva mosso un dito come avrebbe fatto con un bambino piccolo: "No, no, niente film" aveva detto allegramente. "Stasera si esce!"
"Mh" aveva mugugnato Nico infastidito, cercando di riprendersi il maltolto "Tu e Calypso vi siete appena conosciuti, almeno veramente. Non voglio fare il terzo incomodo."
"Oh, ma non sarai solo" aveva detto Leo, con una scintilla negli occhi marroni che a Nico non era piaciuta per niente.
"No." Era stata la prima cosa che Nico aveva detto appena lui, Leo e Calypso erano arrivati al ristorante, cercando di tornare indietro.
"Mi rifiuto" aveva continuato, categorico, mentre Leo cercava inutilmente di farlo andare verso il loro tavolo. O, meglio, verso la testa bionda che spuntava da dietro al separé.
"Come si pronuncia questo?" Era la quarta volta che Calypso chiedeva a Nico la pronuncia di un piatto italiano, e lui grugniva in risposta. Will puntualmente le rispondeva - era impossibile che quell'uomo facesse qualcosa di anche solo vagamente maleducato, aveva addirittura spostato la sedia a Nico per farlo accomodare mentre Calypso aveva lanciato un'occhiataccia a Leo, il quale, una volta assicuratosi che Nico non scappasse, si era affrettato ad imitare il biondo - e Nico doveva puntare lo sguardo verso qualcosa che non fosse assolutamente Will perché, dannazione, si rendeva conto dell'effetto che gli faceva la sua voce?
Poi il cameriere era arrivato e Nico non aveva ordinato nulla. Ci aveva pensato Will al posto suo, e quando Nico aveva aperto la bocca per protestare Will gliela aveva chiusa con la mano e, sorridendo, aveva detto "Ordini del dottore!". Nico aveva alzato un sopracciglio, e Will si era lanciato in un lunghissimo resoconto sulla sua formazione come medico militare. Nico aveva concluso che Will avrebbe potuto vincere il premio come peggior agente sotto copertura di tutti i tempi solo per ciò che era riuscito a rivelare durante quella cena.

Il giorno dopo, Nico si era svegliato quasi un'ora prima che la sveglia suonasse, destato da un suono familiare ma che in un primo momento, nello stato di dormiveglia in cui si trovava, non era riuscito a riconoscere. Ma quando il campanello - perché di quello si trattava - gli aveva perforato i timpani una seconda volta, si era lasciato cadere sul pavimento mugugnando parole sconnesse. Leo lo aveva trovato così solo tre ore più tardi, mentre ancora addormentato mormorava "No, Will, i pomodori no! Metti via la zuppa!". Nico era stato svegliato definitivamente dalle risate di Leo.
Si era trovato a faccia in giù sul suo scendiletto, ed aveva sentito un click preoccupante. "Non avrai osato..." Aveva iniziato, con la voce da oltretomba che Leo assicurava facesse venire i brividi. Ma l'amico era troppo preso ad ammirare la foto che gli aveva fatto per essere anche solo vagamente spaventato. Poi un sorriso diabolico era comparso sul viso di Leo, e Nico aveva capito che la sua vita sarebbe finita a breve. Quello che Nico non avrebbe mai più chiamato amico neanche sotto tortura aveva fatto partire un video, e Nico aveva sentito la sua voce lamentarsi con Solace del fatto che non gli piacessero i pomodori.
Nico si era alzato di malavoglia, dopo aver ricattato Leo giurandogli di dare alle fiamme la sua collezione di fumetti se avesse anche solo fatto ripartire quel video o riaperto la foto.
Era arrivato in cucina ed avrebbe preferito essere rimasto steso sul tappeto. Will e Calypso erano seduti al tavolo e stavano ridendo per qualcosa di cui Nico non voleva sapere nulla.
Will l'aveva salutato con quel suo sorriso che ogni volta gli torceva le viscere. "Possiamo parlare?" gli aveva chiesto poi. Nico aveva annuito, stranito, ed erano usciti richiudendosi la porta alle spalle.

Nico non si sarebbe mai aspettato di dover aiutare qualcuno a rubare informazioni dall'ufficio del preside. Si sentiva così tanto un ragazzino indisciplinato che era arrivato a chiedersi se qualcuno dei suoi alunni non l'avesse già fatto, magari portandosi inconsapevolmente via ciò che serviva a Will nel tentativo di alzare un voto negativo preso in un compito in classe.
Si era avvicinato alla porta col cuore in gola, e si era chiesto per l'ennesima volta se Will sapesse davvero quello che stavano facendo, e se le telecamere fossero davvero fuori uso. Non aveva certo sopportato prese in giro e scherzi di ogni tipo durante medie e superiori senza commettere atti impropri solo per vedere la propria fedina penale irrimediabilmente macchiata mentre tentava di smascherare Octavian.
Si era lanciato un'occhiata alle spalle, vedendo la pelle di Will pallida nella luce bianca che emetteva il computer, le lunghe dita che si muovevano svelte sulla tastiera, e poi aveva sporto il viso verso l'esterno. Con orrore si era accorto di due figure che si muovevano svelte nella loro direzione, parlottando sottovoce tra loro. Uno di loro era Octavian, e Nico sperava davvero che non si accorgesse di loro. Era corso verso Will e gli aveva sussurrato di sbrigarsi. I movimenti delle sue dita sulla tastiera si erano fatti ancora più frenetici, mentre gli diceva di andarsene. Nico l'aveva guardato con gli occhi sgranati. "E tu?" Aveva chiesto terrorizzato. "Me la caverò, tu vai." Aveva detto Will, e vedendo che Nico non accennava a muoversi, gli aveva preso il volto tra le mani e aveva aggiunto "Hai fatto il possibile, ora vai. Svelto!" per poi spingerlo verso l'uscita. Nico si era allontanato confondendosi tra le ombre, e sentendo le voci avvicinarsi all'ufficio aveva affrettato il passo e, senza guardarsi indietro, aveva abbandonato il corridoio pregando in silenzio tutti gli dei che conosceva di far sì che Will non fosse scoperto. L'ultima cosa che aveva sentito era un colpo secco, come il suono emesso dalla vecchia chiavetta USB di Will quando l'aveva aperta. O, aveva pensato amaramente, come il suono di un osso spezzato.
***
Erano passate due settimane, e Nico non aveva visto Will a scuola. Sapeva di non poterlo cercare, e sperava che stesse bene. L'ultima immagine che aveva avuto di lui era costituita di pelle bianca su sfondo nero, gli occhi azzurri risplendenti di una luce innaturale che lo imploravano di non cacciarsi in guai inutili, una scintilla di determinazione nel suo sguardo. L'ultima sensazione che aveva provato in sua presenza era stata una rabbia nascente per l'obbligo di abbandonarlo, mitigata dalle dita calde dell'uomo a contatto con le sue guance.
Leo aveva tentato di rassicurarlo per tutto quel periodo, ma non c'era stato nulla che potesse fare. L'unica cosa che gli impediva di andare in pezzi era il dover fare ancora lezione ai suoi alunni, ragazzi e ragazze che come tutti si meritavano un mondo privo di persone come Octavian. Leo gli aveva passato silenziosamente il giornale, mentre Calypso - che forse rappresentava l'unica cosa positiva delle ultime due settimane, dato che si era trasferita a casa loro - gli stringeva le dita in segno di incoraggiamento.
Octavian era stato arrestato e processato. Molte famiglie mandate in rovina a causa della parte di informazioni che Will aveva scoperto in merito ad un banco di prestiti a tassi da usura tenuto dal preside avevano riottenuto i liquidi che sarebbero serviti a ricostruire la loro quotidianità, e le scommesse avevano cessato di esistere, restituendo la vita anche ai molti che erano caduti nella trappola di Octavian.
Nico avrebbe potuto essere più contento solo se avesse potuto risentire quella voce irritante che l'aveva perseguitato per mesi e ora lo perseguitava nei sogni, ripetendo all'infinito le ultime parole che aveva sentito pronunciare al suo proprietario.

Quello che Nico non immaginava, però, era che quella sera lui e Will non erano i soli ad essere presenti nella scuola. Il dottor Chirone, il capo del dipartimento per il quale Will aveva iniziato la sua missione sotto copertura, aveva incaricato una agente di seguire Will per controllare il suo operato ed aiutarlo in caso di bisogno.
Quello che non immaginava Chirone era che Hecate, quello il nome falso usato dalla sua agente, conoscesse Will fin dall'adolescenza, quando avevano entrambi frequentato un campo estivo chiamato Campo Mezzosangue ed avevano stretto amicizia fin dal primo giorno. Hecate, il cui vero nome era Lou Ellen, si era infiltrata nella scuola la notte di due settimane prima, facendosi passare per una poliziotta allertata durante un turno di ronda da dei vicini che avevano sentito rumori sospetti, ed aveva arrestato Octavian per essersi introdotto nella scuola. L'aveva fatto uscire dalla stanza, mentre alle sue spalle Will scivolava verso l'uscita per consegnare la chiavetta USB al suo contatto.
Il preside, all'insaputa del fatto che le informazioni sulle sue attività illegali fossero già nelle mani dei servizi segreti, aveva fatto buon viso a cattivo gioco, sperando di poter recuperare tutto in un secondo momento. L'uomo che era con lui purtroppo era riuscito a fuggire, ma Octavian non aveva mai più avuto modo di distruggere le prove dei suoi crimini.
***
Nico si stava apprestando ad incominciare la lezione di compresenza senza un professore a fargli compagnia, quando la porta si era aperta, e Will aveva sorriso, sventolando un fascio di schede con vocaboli presi dalla saga di Hunger Games e distribuendole ai ragazzi, lasciandogli poi qualche minuto per dare una scorsa alla nuova lista ed avvicinandosi a Nico. "Che cosa ci fai qui?" Aveva chiesto Nico, felice. "Beh, non avrei certo potuto lasciarli da soli con le tue noiosissime lezioni pre concordate, non ti pare Mister Morte?" Nico gli aveva tirato una spallata affettuosa ed era scoppiato a ridere, mentre Will lo guardava divertito e la classe si girava verso di loro, in parte confusa e in parte consapevole di ciò che stava succedendo. Nico non l'avrebbe mai ammesso, ma Will Solace, per quanto irritante, solare ed irresponsabile, gli piaceva. E agli Inferi anche Drew, che si era fermata sulla porta. Nico aveva afferrato la maglietta arancione che Will indossava e l'aveva baciato, sentendolo sorridere contro le sue labbra, mentre la classe lanciava un grido di esultanza.


Angolo autrice
Ok, innanzitutto mi scuso per i lettori che stanno ancora aspettando il finale dell'altra storia che ho scritto sulla sezione "Percy Jackson", ma ho avuto modo di leggere The Hidden Oracle ed il mio OC è una specie di fusione tra Meg McCaffrey e Chiara Benvenuti (cosa che mi spinge, ancora una volta, a chiedermi se Rick cerchi i cognomi per i suoi personaggi italiani sul dizionario), quindi sto rivedendo i capitoli in attesa di ripubblicarli insieme al finale.
Ora, un paio di precisazioni su questa storia:
1. Il fatto che Nico vesta di nero per avere il calore di Bianca accanto a sé non è un'idea mia, ma fa parte di un headcanon del quale purtroppo non ricordo la fonte.
2. Will è texano? Boh, alla mia (pessima) memoria non è dato saperlo. Quindi per me lo è.
3. Non avevo assolutamente intenzione di sminuire od insultare Drew, ma essendo la figlia di Afrodite deve essere molto attraente, no? e le possono essere piaciuti molti ragazzi.
   
 
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