Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Hikari_Sengoku    28/06/2016    0 recensioni
E se...? La vita di Inuyasha. Il dolore di una perdita troppo grande sullo sfondo di una vita che nasce, cresce, vive e muore, in un circolo che si protrae fino ai giorni nostri. (Avviso ai lettori: Forse poco di piú di una mera prova stilistica!)
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La morte di Kagome

Kagome e Inuyasha stavano finalmente tranquilli sulla collina davanti al villaggio. Erano passati ormai due anni dal ritorno di Kagome e uno dal loro matrimonio. Inuyasha abbracciava Kagome da dietro, accarezzando con le mani artigliate il grembo gonfio di vita. “Inuyasha, come pensi di chiamarlo se sarà femmina?”
“è un maschio” rispose categorico lui.
“Non lo puoi sapere finché non lo vedi. Allora?”
“E allora… Sento odore di demoni”
“Inuyasha… non cambiare argomento!”
Ma lui non le rispose. Si era alzato, e scrutava il terreno come se ne dovessero spuntar fuori mostri.
“Kagome scappa… Sono demoni serpente, non è prudente che ti vedano nelle tue condizioni!”
“Va bene, vado ad avvertire Sango e Miroku!” Kagome prese a correre.
“No! Non ce n’è bisogno! Li distruggerò in un colpo solo!”
Appena vide che Kagome era in salvo, si girò dove sapeva esserci il demone. “E ora a noi due! Esci fuori, vigliacco!”
E appena lo disse, dalle pendici del monte si erse una creatura dall’enorme corpo di serpente e dalla testa di drago, dalle lucenti squame smeraldo solcate di cicatrici che brillavano al sole. Soffiò, saggiando l’aria con la sua lingua biforcuta, e puntò il suo unico occhio sano, giallastro come la palude, sul mezzodemone. L’altro occhio era bianco, e ruotava senza alcuna logica nell’orbita. Era una vista disgustosa.
“Mi hai ssssss… Chiamato?” disse sibilando.

Dopo un combattimento di appena cinque minuti, il demone serpente era già a terra, la gola tagliata che sprizzava sangue rosso brillante. Col sangue fuoriuscì anche un sibilo: “Sciocco… Non lo sai che noi demoni serpenti viaggiamo sempre in coppia? Perché non vai a cercare la tua compagna… invece di guardarmi morire?”
Inuyasha spalancò gli occhi, sentendo distintamente le grida di Sango urlare il nome di Kagome.
Incontrò un piccolo demone simile ad un orco in miniatura, la pelle verdastra, gli artigli grondanti del sangue di Kagome. Non si diede neanche pena di lui, lo schiacciò sotto i suoi piedi come se non esistesse, uccidendolo.
Corse, veloce come il vento, ma era tardi. Kagome era nella capanna di Kaede, da cui provenivano forti grida di dolore. Il cuore di Inuyasha stava scoppiando, straziato da quelle grida. Miroku gli si parò davanti.
“Inuyasha… lo so che vorresti correre da lei, ma fidati, peggioreresti solo la situazione. Aspettiamo la somma Kaede, lei saprà darti qualcosa da fare per aiutarla”
Prima che lui potesse ribattere, dalla capanna uscì Kaede, con la faccia scura come il cielo dei poli d’inverno.
“Kaede… si salveranno, non è vero?”
“Inuyasha… le abbiamo somministrato l’antidoto, dovrebbe funzionare, ma in quel caso vostro figlio morirà. Ci ha chiesto di tirarlo fuori da lei prima che il veleno lo raggiunga, ma è un’operazione rischiosa, potrebbe non sopravvivere” Il cuore di Inuyasha si spaccò in due. Se la sua amata Kagome si fosse salvata con l’antidoto, avrebbe ucciso suo figlio, ma facendolo uscire fuori per salvarlo, era lei a rischiare la vita.

Passarono due ore prima che la capanna si riaprisse. Ne uscì Kaede. Una sola lacrima solcò il viso rugoso dell’anziana sacerdotessa. Inuyasha era terrorizzato.
Entrò. Il silenzio riempiva la stanza insieme alla penombra, le uniche luci ai suoi occhi le silenziose lacrime sui visi di Sango e Miroku e i capelli di ferro di un neonato fra le braccia di Sango.
Davanti alla porta, un futon insanguinato, e sopra… il corpo di Kagome, vuoto. Inuyasha cadde in ginocchio accanto a lei, gli occhi vuoti, la voce un sussurro strozzato e sofferente, di chi non riesce più a respirare: “Andate via. Vi prego. Lasciatemi so…lo” Disse, la voce spezzata.
Appena furono usciti strinse i denti con tanta forza che avrebbero potuto spezzarsi, i palmi si riempirono in poco tempo di sangue.
Si avvicinò a lei, e la prese, con la delicatezza con cui si tocca un oggetto di cristallo, per le spalle. La testa si riversò all’indietro verso di lui, gli occhi nocciola aperti, spenti e vuoti, la bocca socchiusa come in un ultimo bacio, i capelli d’ebano sfioravano morbidi il futon.
Inuyasha tremava. Le lacrime sgorgarono, e lui crollò la testa sulle bianche vesti di lei, sui suoi tenerissimi pantaloni gialli a fiorellini rosa che tanto l’avevano fatto sorridere…
Strinse con forza il suo corpo, unendo le sue lacrime al sangue scuro e al veleno violaceo che usciva dai tre lunghi segni di artigli che le solcavano la pelle, dalla spalla fin oltre la clavicola, quasi fino allo sterno. Il sangue misto al veleno colava senza tregua, macchiando le vesti e il pavimento, ma lui non se ne curava, continuava a stringerla, spasmodicamente, quasi volesse, stringendola, riportarla alla vita. Le strinse la mano. Il dolore arrivò con tutta la sua potenza, dilaniandolo, distruggendolo, spezzandolo in mille frammenti. Era morta, era morta, era morta… se lo ripeté fino alla nausea, ma non ci credeva ancora… Era morta…
 




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