Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |      
Autore: Delirious Rose    28/06/2016    1 recensioni
Anno 281
Il più grande torneo di tutti i tempi sta per aver luogo a Harrenhal e in molti lord e cavalieri sono arrivati per vincere i favolosi premi messi in palio da Lord Whent. Troppi per i gusti di Re Aerys, il quale sospetta che suo figlio stia cospirando per detronarlo: non è molto lontano dalla verità, ma il Principe Rhaegar ha un altro motivo per incontrare la nobiltà di Westeros.
Lady Lyanna Stark preferirebbe prendere il Nero piuttosto che andare a Harrenhal con i suoi fratelli: in quella stessa occasione, Brandon annuncerà il suo fidanzamento con il giovane Lord Robert Baratheon. Tuttavia, ha un piano per liberarsi di Beone Baratheon.
Personaggi, fatti e luoghi noti non mi appartengono; questa è solo la mia personale interpretazione dei fatti.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Grande Septon assomigliava a un rapace che osservava le sue future prede dall’alto di un picco, oppure a una statua sbozzata dello Straniero. Arricciò il lungo naso aquilino, allargando le narici e inspirando rumorosamente.
“Può concepire?” chiese, stringendo gli occhi in due sottili fessure.
Il maester si schiarì la voce, in un vano tentativo di riacquistare sicurezza. “Come ho già detto, il grembo di Sua Altezza è debole, per cui…”
“Può concepire, sì o no?” insisté il Grande Septon con un sibilo simile a un colpo di frusta.
Concepire, sì,” ammise il maester, deglutendo aria. Quindi aggiunse con un certo slancio: “Ma sarebbe rischioso per la sua vita e per quella del neonato, inoltre…”
“Pregheremo la Madre di vegliare su di loro,” concluse il Grande Septon, giungendo le mani e premendole sulle labbra in una muta preghiera. Rimase così per un po’, quindi volse la testa verso il Piccolo Concilio e disse, con una punta di trionfo. “Non vi è alcun motivo per il quale la Fede debba consentire al Principe Rhaegar di prendere una seconda moglie, nonostante Elia di Dorne sia ancora in vita.”
Maester Pycelle, tuttavia, si schiarì la voce. “Lungi da me il contrastare il volere della Fede, ma è importante per il futuro del regno garantire la successione: non sarebbe più ragionevole se Sua Altezza, il Principe, prendesse se non una seconda sposa, almeno una concubina? In fondo solo il re può legittimare dei, chiedo venia per il termine, bastardi.”
Rhaegar scosse la testa e sospirò. “È ciò che fece Aegon l’Indegno: non desidero una nuova ribellione. E non desidero umiliare ulteriormente mia moglie.”
“La Vecchia ha instillato saggezza nel cuore del Mio Principe,” annuì il Grande Septon nel sentire quelle parole.
Ci fu un silenzio imbarazzato nella sala del trono, quindi il Primo Cavaliere si schiarì la voce.
“Se non c’è altro di cui discutere, possiamo considerate la seduta tolta?”
 
 
Rhaegar rimase fermo sulla soglia, osservando il modo in cui la luce del sole accarezzava la figura di Elia, intenta a leggere una lettera con un sorriso divertito. Non era bella come Ashara Dayne, ma aveva una fragile delicatezza simile a un fiore selvatico in balia di una tempesta: eppure, aveva imparato nei loro anni di matrimonio come in realtà lei fosse forte, proprio come un fiore selvatico. Sentì un sussulto al cuore ricordando quanto fossero asciutti gli occhi di Elia la prima volta che aveva perso il loro bambino, il modo in cui aveva affrontato la vergogna di partorire una femmina prematura – la loro piccola, adorata Rhaenys. Rhaegar non l’amava come un marito avrebbe dovuto amare la propria moglie, ma le voleva bene come se Elia fosse il suo amico più intimo e non solo la madre di sua figlia.
Elia alzò lo sguardo su di lui e sorrise, la luce del tramonto dava un riflesso sanguigno ai suoi capelli scuri. “Allora, questa rivale?” chiese con la sua leggerezza.
“Non dovresti riderne,” la rimproverò Rhaegar, raggiungendola e accovacciandosi ai suoi piedi. “E comunque il Grande Septon si è rifiutato di concedermi il permesso di prendere una seconda moglie; quanto a Maester Pycelle…”
“Quanto alla Vecchia Tartaruga, ti ha suggerito per la millesima volta di prendere Cersei Lannister come amante, giusto?” lo interruppe lei, inclinando la testa.
“Non genererò un bastardo.”
“Ma il drago ha tre teste.” Elia sospirò e gli diede un sorriso tenero e incoraggiante. “Non devi preoccuparti per me, Rhaegar: non sono gelosa e un figlio è sempre un figlio, indipendentemente da quale lato del lenzuolo è concepito.” Poi abbassò lo sguardo sulla lettera e aggiunse: “Prendi esempio da Oberyn: mi comunica il nome della sua ultima nata e della sua nuova fiamma nella stessa lettera. Ti lascio indovinare chi sia Ellaria e chi Sarella.”
“Non siamo a Dorne,” la rimproverò lui con dolcezza.
Rhaegar avrebbe dovuto sentirsi grato che Elia affrontasse in quel modo una vicenda così spinosa – quell’idea che, prima sussurrata in confidenza nel suo orecchio e poi introdotta quasi per scherzo fra le discussioni del Piccolo Concilio, lo tormentava da più lune. Maester Pycelle si faceva sempre più insistente, facendo allusioni sempre meno velate alla bellezza di Cersei Lannister, alla ricchezza del suo casato, al suo essere una castellana – e una futura regina – perfetta. Eppure, c’era qualcosa in quell’idea che non gli piaceva. Era il modo velatamente altezzoso e eccessivamente urbano con cui Cersei aveva trattato Elia quando suo padre era Primo Cavaliere. Era lo sguardo disdegnoso che rivolgeva a Rhaenys…
“Dov’è Rhae?” chiese, come se si fosse appena accorto dell’eccessiva tranquillità della stanza.
Elia abbassò lo sguardo sulle mani intrecciate sul grembo, improvvisamente seria. “Ashara l’ha portata al Tempio per accedere dei ceri alla Madre,” mormorò piano.
Erano tre lune che Elia non perdeva il sangue d’ogni mese.
Non avevano fatto parola a nessuno e avevano obbligato il maester che l’aveva esaminata pochi giorni prima a mantenere il silenzio. Troppe volte l’entusiasmo li aveva spinti ad un annuncio prematuro, troppe volte Elia aveva dovuto sopportare l’umiliazione di un aborto. Rhaegar lanciò una muta preghiera alla Madre, invocandone la protezione su sua moglie e sulla fragile vita nel suo grembo.
Per distrarsi da quei pensieri, si fece portare la lira e iniziò a pizzicare le corde, intonando a mezza voce la nenia composta durante le lunghe ore di veglia presso la culla di Rhaenys, quando nessuno sapeva se la neonata avrebbe vissuto per un'altra notte o un altro giorno. Ma il canto fu presto interrotto dal crescente schiamazzo che annunciava l’arrivo della piccola principessa e del suo seguito di septe e ancelle che tentavano di trasformarla in una perfetta futura regina.
“Mamma! Papa!” esclamò la piccola Rhaenys, entrando come un turbine nelle stanze di sua madre e lanciandosi al collo di suo padre. Poi gli afferrò le mani e lo tirò verso Ashara Dayne. “Guadda! Uameni e Tia Sciaua tuovaue gattini!”
“Tu e Zia Ashara avete trovato dei gattini? Oh…” Rhaegar sorrise, prendendo il fagotto che Lady Dayne gli porgeva. All’interno vi erano tre gattini, dal pelo sporco e gli occhi ancora chiusi. “Ma sono tanto piccoli, hanno ancora bisogno della loro mamma.”
“Uameni mamma gattini,” ribattè la bambina con tono deciso.
“Ho provato a convincerla, Mio Principe, ma è stato inutile,” si scusò Ashara scuotendo la testa.
“Non scusarti, mia cara. Se non erro, la gatta della cuoca ha avuto dei cuccioli: non dobbiamo far altro che—“
Le parole di Elia le morirono in gola nell’istante in cui fece per alzarsi dalla poltrona. Per il tempo di mezzo battito di cuore, il suo volto fu deturbato dall’orrore e dalla disperazione – un’espressione che troppe volte avevano visto. I suoi occhi incrociarono quelli di Rhaegar, quasi implorandolo di perdonarla.
“Mamma bua?” chiese infine Rhaenys nell’innocenza dei suoi due anni, inclinando appena la testa.
Elia forzò un sorriso sulle labbra e annuì, gli occhi asciutti che mostravano il dolore più di mille lacrime. “Già, tesoro: mamma ha la bua d’ogni mese.”
 
Elia era stesa sul letto, ancora una volta con un cataplasma di argilla sul ventre per aiutarla a ripulire il grembo. Il suo volto era sbiadito e gli occhi cerchiati.
“Tre teste ha il Drago,” disse con risolutezza, alzando lo sguardo su suo marito.
Rhaegar scosse la testa. “Elia…”
“No, Rhaegar, non possiamo continuare a negare l’evidenza: io sono incapace di darti i figli di cui abbisogni. E sì, siamo stati molto fortunati con Rhae e per questo dobbiamo continuare a ringraziare la Madre, ma chi può assicurarci che il miracolo si ripeta non una, bensì altre due volte?”
“Mi stai dicendo che dovrei mettere nel nostro letto un’altra donna? Proprio tu, mia moglie?”
“Sì, proprio io. Tua moglie. E i figli che concepirai con lei nasceranno sulle mie ginocchia e succhieranno il mio seno, così che nessuno possa chiamarli bastardi.”
“Non siamo a Dorne,” protestò lui debolmente, incapace di sostenere oltre lo sguardo di sua moglie.
“Credi che m’importi?” insistette lei, poi la sua voce si addolcì. “Io ho solo una richiesta, anzi due. Non m’importa chi sceglierai, ma scegli una donna che ami e che ti ami per chi sei veramente. E soprattutto, scegli qualcuno che possa amare Rhae come se fosse sua.” Tacque, poi sbuffò divertita. “Questo, ovviamente, esclude Cersei Lannister: la Vecchia tartaruga sarà così deluso…”
Rhaegar non potette fare a meno di sorridere anche lui al pensiero di Maester Pycelle. Ma l’attimo di divertimento fu fugace. Sedette sul bordo del letto e prese sua moglie fra le braccia.
“Sai che il Grande Septon non vuole concedermi l’autorizzazione di prendere una seconda moglie.”
“E quindi? Nessuno ti impedisce di incontrare e conoscere meglio delle nobildonne.”
“Un certame di beltà sarebbe un po’ sospetto.”
Elia gli diede un pugno sul braccio, roteando gli occhi. Tuttavia, dalla sua espressione, Rhaegar sapeva che lei non avesse un piano migliore. Rimasero in silenzio per un po’, quindi Elia fece chiamare i loro amici più intimi: una volta che i Dayne e Oswell Whent furono arrivati, la principessa espose il problema e chiese il loro parere.
“Io direi che è più difficile convincere il Mio Principe a infrangere i voti nuziali che a riunire tutta la nobiltà di Westeros,” ghignò Oswel.
Ashara roteò gli occhi e sbuffò. “Grazie, se non me lo avessi detto tu, non lo avrei mai notato. Piuttosto, sembrerebbe che tu abbia un’idea su come permettere a Sua Altezza di incontrare le nobili fanciulle del regno.”
Oswell espose i denti in un sorriso. “Si da il caso che Walter voglia dimostrare ai Lannister che, ora, è lui il lord più ricco di Westeros. Vorrebbe organizzare un torneo, ma ha un ‘piccolo’ problema,” spiegò, sfregando l’indice e il pollice.
“Un torneo…” mormorò Elia, pensierosa. “Effettivamente non è male come idea. Se i premi per i vincitori sono abbastanza allettanti, in molti accetteranno gli inviti…”
“… E se ci sono molti cavalieri, ogni Lord con una figlia nubile potrebbe approfittarne per trovarle un ottimo partito,” concluse Ashara, seguendo il filo del pensiero della principessa come se fosse proprio.
Ma Rhaegar sembrava ancora reticente. “Non saprei… se la Corona iniziasse ad inviare denaro a un lord…”
“E chi ha parlato della Corona?” s’interstardì Elia. “Hai una tua reddita personale, Rhaegar, ed io ho la mia. Arthur, Ashara? Penso che anche voi possiate dare il vostro contributo. E scommetto che se mando un corvo a Oberyn…”
“Ah no, tuo fratello no!” questa volta fu il turno di Rhaegar di protestare. “Scrivi a chi vuoi, ma tieni tuo fratello Oberyn fuori da questa storia!”
Per un po’, nessuno aggiunse altro. Poi Oswell batté le mani e disse: “Allora, mandiamo un corvo o preferite che vada a Harrenhal di persona?”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Delirious Rose