Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: FairyCleo    30/06/2016    6 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimers: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
 
The Gift

Capitolo 1

La festa dei ciliegi

 
C’era odore di festa nell’aria. La sera era rischiarata da milioni di luci colorate e ovunque si espandeva il profumo caldo e invitante delle più disparate leccornie preparate nei vari chioschetti allestiti per l’occasione. I bambini, seguiti a stento da genitori avvolti da abiti variopinti, si spostavano rumorosamente da una parte all’altra del lungo viale chiassoso, saltando da una bancarella all’altra per cercare a volte di vincere un pesciolino rosso, altre per comprare quei cibi che solitamente le mamme tendono a vietare. Erano le loro voci, le voci di piccoli e grandi che almeno per un giorno avevano lasciato a casa pensieri e affanni, voci miste al suono dei tamburi e della musica degli artisti di strada che gremivano la città. Ormai da qualche giorno tutto era tappezzato di un pallido rosa talmente soffice da dare l’impressione di camminare sul velluto a chiunque fosse stato così fortunato da trovarsi lì proprio in quegli istanti. Certo, in molti continuavano a lamentarsi che il tutto fosse diventato molto “scivoloso”, ma quelli che borbottavano finivano con l’essere gli stessi che, dall’alto di un terrazzo, potevano ammirare indisturbati quella meraviglia che la natura stava offrendo gratuitamente. Persino il cielo sembrava invidioso, quella sera: le stelle sembravano più luminose del solito, quasi volessero competere con le luminarie sospese nel vuoto su quelle strade così affollate.
“Guarda che meraviglia Trunks! Erano mesi che aspettavo questa festa! Finalmente potrò giocare al tirassegno e provare a prendere un pesciolino rosso! E guarda quante cose da mangiare ci sono laggiù! Credo di non averne mai viste tante tutte insieme! Ho già l’acquolina in bocca! E’ vero che andiamo a mangiare tra poco? Eh Trunks? Eh?”.
Il piccolo saiyan dai capelli lilla aveva sorriso prima di rispondere al suo compagno di giochi. Era incredibile come un solo anno di differenza potesse segnare così tanto i loro caratteri e il loro modo di reagire agli eventi, alcune volte. Per lui, quella era una festa come tante altre a cui aveva preso parte in precedenza, ma per Goten era molto diverso. Forse, ciò era dovuto anche al fatto che lui vivesse in una grande città mentre il suo amico abitasse in quel posto sperduto tra le montagne, a pensarci bene. Ma, a dirla tutta, alla fine non era poi tanto importante il perché fosse così tanto emozionato: l’importane per lui era che si divertisse anche più di come aveva sognato di fare.
Goten e la sua famiglia erano arrivati in città dal giorno prima, e sarebbero stati ospiti alla Capsule Corporation per quasi una settimana. In occasione della festa dei ciliegi, Chichi aveva deciso che per tutti fosse arrivato il momento di rifare il guardaroba e aveva preteso che l’intera ciurma maschile al suo seguito si sottoponesse a un’estenuate seduta senza pausa di shopping sfrenato, con il risultato di accumulare un quantitativo tale di capi d’abbigliamento e accessori da fare invidia a qualsiasi diva capricciosa. Ovviamente, Bulma si era gentilmente offerta di accompagnarli e di suggerire a lei e al suo migliore amico – ormai sull’orlo di una crisi di panico – quali fossero gli abiti più in voga in quel momento, riuscendo persino a ritagliare un po’ di tempo per sé. Trunks aveva sopportato pazientemente , sorridendo divertito per le surreali scene a cui aveva assistito. Di quel passo, aveva creduto che la sera sarebbero stati tutti troppo stanchi per andare alla festa, ma per fortuna si era sbagliato. Non vedeva l’ora di accontentare Goten, e se per farlo doveva resistere a due donne in preda a manie da shopping compulsivo lo avrebbe fatto ben volentieri.
Stare in casa con un altro bambino era estremamente divertente. Trunks aveva chiesto tante volte alla sua mamma di “fargli un fratellino”, ma né lei né il padre gli erano parsi molto propensi. Si annoiava tremendamente nel trascorrere i momenti di pausa da solo, soprattutto la sera, dopo aver guardato un po’ di tv in salotto con i suoi ed essersi ritirato nella sua camera. Possedeva ogni genere di gioco, tutto quello che desiderava o progettava la sua mente di bambino veniva acquistato o realizzato da quel geniaccio di suo nonno, ma non era divertente giocare sempre da soli. Certo, c’erano spesso i suoi amici che venivano a pranzare da lui dopo la scuola, ma non era lo stesso che dividere la camera con qualcuno che aveva più o meno la sua età e a cui si poteva raccontare praticamente qualsiasi cosa. E questo era esattamente quello che faceva insieme a Goten. Il piccolo saiyan figlio del migliore amico di sua madre lo aveva tenuto sveglio praticamente per tutta la notte parlandogli della festa dei ciliegi. Ricordava di avervi partecipato una sola volta quando aveva poco più di due anni e lo spettacolo di tutti quei petali che danzavano nell’aria come fiocchi di neve rosa era rimasto talmente impresso nella sua mente da infante da averlo quasi ossessionato. Aveva chiesto tante volte alla sua mamma di poterli rivedere, ma lei aveva sempre risposto che avrebbero dovuto aspettare un altro anno e si era convinto che quel momento non sarebbe mai più arrivato. Certo, avrebbe potuto sgattaiolare fuori dalla sua stanza e volare sino a destinazione senza che nessuno lo vedesse (forse, sarebbe riuscito anche a corrompere Gohan), ma era una cosa che voleva fare con la sua famiglia. E, proprio quando si era rassegnato, con suo grande stupore, aveva saputo che presto si sarebbero recati in città e avrebbe potuto finalmente realizzare quel suo piccolo sogno.
Aveva raccontato quella storia a Trunks almeno dieci volte, durante la notte. Il piccolo aveva ascoltato senza lamentarsi, provvedendo a far sentire il suo amico più a suo agio possibile. Dopo mezzanotte, aveva persino provveduto a preparargli latte caldo e biscotti. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, soprattutto dopo quello che avevano trascorso insieme durante la lotta contro Majin-Bu. Era stata un’avventura incredibile, ma doveva ammettere che quel periodo di pace non gli dispiacesse affatto. L’essere stato ucciso e riportato in vita gli aveva fatto capire quanto importante fosse godere al meglio ogni singolo istante. Era stata una lezione molto dura da imparare per un ragazzino della sua età, ma aveva compreso perfettamente che le sfere del drago non sarebbero state lì presenti in ogni occasione e che ogni cosa doveva essere vissuta al momento giusto con accanto le persone più giuste.
“Da cosa vuoi cominciare?” – gli aveva chiesto, eccitato più che mai.
“Non lo so! È tutto così bello! Non è vero Trunks?”.
“Sì, Goten… È bellissimo”.
Il piccolo saiyan dai capelli corvini aveva preso il suo amico per mano, trascinandolo verso uno dei vicoli più nascosti. Gli umani avevano finito con l’associare il volo a eventi catastrofici, e non volevano affatto scatenare il panico tra la folla. Volevano solo divertirsi e ingozzarsi di schifezze fino a stare male. E, ne erano certi, Goku avrebbe fatto lo stesso. L’eroe che aveva salvato il pianeta dai più disparati nemici aveva deciso di viaggiare con il resto della compagnia a bordo dell’aeroplano messo a disposizione da Bulma. Se fosse sgattaiolato al seguito di suo figlio e di Trunks, Chichi lo avrebbe ucciso sul serio, e non sarebbe stato sufficiente neppure l’intervento di un dio per farlo ritornare a camminare nel mondo dei vivi.
C’erano proprio tutti, su quell’aereo, compresi Majin-Bu, Mr Satan e il simpatico cagnolino che avevano accudito entrambi con tanta dedizione. Tutti, tranne uno, ma sarebbe stato da folli pensare che si sarebbe unito a “quel branco di inutili terrestri”, come era solito chiamarli da quando si era stabilito sul loro pianeta. Bulma non aveva insistito. Aveva smesso di arrabbiarsi per le scelte del marito, ma aveva ugualmente lasciato sul loro letto un abito adatto per l’occasione, se avesse eventualmente deciso di raggiungerli. Eventualmente, sia chiaro. Vegeta era particolare, e nonostante gli immensi cambiamenti che aveva subito nell’ultimo periodo, ancora non si era abituato agli eventi mondani. Detestava tutto quello che considerava futile, comprese le feste affollate. Anzi, soprattutto le feste affollate. Ma qualcosa diceva a Trunks (e non solo a lui) che suo padre si sarebbe fatto vivo prima di quanto pensassero. Se c’era una cosa che il principe dei saiyan non riusciva proprio a tenere a bada era la gelosia nei confronti di sua moglie. E quando un certo Yamcha respirava lo stesso ossigeno che aleggiava attorno alla sua Bulma quella gelosia diventava mille volte più evidente del solito. Ergo, era molto probabile che Vegeta sarebbe piombato alla festa all’improvviso, splendente nel suo abito migliore, provvisto di sguardo assassino e vena pulsante in fronte prossima all’esplosione.
“Goten, Trunks, mi raccomando, non allontanatevi troppo!” – aveva urlato Chichi – “So che siete capaci di badare a voi stessi, ma fate ugualmente attenzione!”.
La moglie di Goku era particolarmente attraente quella sera. Solitamente scialba e poco attenta al look, indossava un abito rosso tradizionale piuttosto sensuale, e il rossetto che portava era dello stesso identico punto di colore. Era semplicemente deliziosa eppure, tanto per cambiare, suo marito sembrava decisamente più interessato ad altre delizie, finendo con il comportarsi peggio dei bambini. Purtroppo, le due donne avevano scelto come compagni di vita due tra gli uomini più bizzarri dell’intera galassia, ma c’era ben poco da fare. I sayan erano fatti in quel modo, prendere o lasciare, e sarebbero state delle folli a pensare di farseli scappare.
“Guarda Chichi… Non trovi che quel ciondolo sia meraviglioso? Guarda che decorazione particolare! E questi orecchini? Sono a dir poco splendidi! Che ne pensi di farci un regalino, amica mia?” – Bulma era immediatamente partita all’assalto delle decine di bancarelle che si trovavano al suo cospetto, sfoderando abili doti da provetta compratrice.
“Ma siete incredibili!” – aveva esclamato Crilin, sconvolto – “Avete svaligiato un intero centro commerciale in poche ore e avete il coraggio di continuare a comprare inutili cianfrusaglie! Come può venirvi in mente di fare una cosa del genere?”.
Il silenzio piombato tra loro e lo sguardo sfoderato dalle due donne aveva fatto pentire il pover’uomo di aver parlato esattamente un nanosecondo dopo aver aperto bocca. Aveva visto un lampo di pura furia attraversare le iridi di entrambe, e cominciava a capire perché Goku e Vegeta, i due esseri più potenti di sempre, si comportassero come cagnolini al cospetto di quelle due belve travestite da agnellini.
“Perché, mio caro Crilin…” – aveva esordito Chichi – “Pensi che una donna non abbia bisogno di coccolarsi, di tanto in tanto?”.
“Esattamente” – aveva proseguito Bulma – “Cosa pensi? Che noi, dato che siamo donne, dobbiamo stare tutto il giorno a rassettare casa, sfornare torte e lavare i vostri vestiti oltre che lavorare per mandare avanti la baracca?”.
“Emmm… No… Io… Volevo dire…” – ma non aveva avuto il coraggio di proseguire. L’aura emanata dalle due non prometteva niente di buono. Disperato, aveva rivolto il proprio sguardo verso la bellissima C-18 che, impassibile, si era avvicinata a sua volta alla bancarellina, tenendo tra le braccia la bionda figlioletta così somigliante al suo papà.
“Volevi dire che quegli orecchini sono meravigliosi e che ora, da bravo marito e da bravo papà, ne comprerai un paio anche a tua moglie e a tua figlia, non è vero?”.
Sentendo le parole di Chichi, aveva dovuto ammettere la tremenda sconfitta, cedendo a quella specie di ricatto e facendo un dono alle due donne della sua vita. Eppure, dopotutto, non gli era andata poi tanto male: sua moglie e sua figlia sorridevano felici per quel piccolo gesto non proprio spontaneo. Ah, le donne… Ne sapevano davvero una più del demonio.
Bulma aveva continuato a sorridere alla scena, nascondendo la soddisfazione che gli aveva dato l’aver incastrato in quel modo uno dei suoi migliori amici. A volte, Chichi sapeva essere una complice a dir poco perfetta. Così, con il sorriso stampato sulle labbra, aveva continuato a frugare tra le “cianfrusaglie” di quella bancarella, cercando qualcosa di particolare che potesse attirare la sua attenzione. Ora, voi mi direte che qualsiasi cosa è in grado di attirare l’attenzione di una donna, eppure, dovreste sapere che Bulma non è una donna comune. Per una persona che può comprare qualsiasi cosa con lo schiocco delle dita era diventato quasi un obbligo selezionare con cura cosa le veniva offerto. O, almeno, di farlo quando si trattava di voler cercare qualcosa di particolare per qualcuno in particolare. Proprio quando stava per rinunciare, quel qualcosa che cercava era sbucato fuori, catturando immediatamente la sua attenzione. A prima vista, poteva sembrare un oggetto del tutto insignificante, quel medaglione di metallo, ma Bulma vi aveva scorto qualcosa di unico per via dell’incisione che recava sul verso: si trattava di una sorta di corona, una corona a tre punte con in basso una sorta di ferro di cavallo rovesciato che somigliava tantissimo a quello che aveva visto più volte disegnare a suo marito nei momenti di pausa dall’allenamento, simbolo che aveva poi scoperto essere quello della sua casata reale. Sarebbe stato un pensiero carino da prendere per il suo Vegeta, aveva pensato. Peccato solo che avesse una crepa che lo attraversava nel mezzo, una crepa riparata con una sostanza dorata che aveva lasciato un profondo solco simile a una cicatrice o a una smagliatura. Forse, questo avrebbe potuto dare fastidio a suo marito… O forse no, chi poteva dirlo?
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell’uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
“Le piace questo medaglione?”.
“No… Cioè, volevo dire, sì. O meglio, penso che potrebbe piacere a …”.
“Ooooh, si tratta di un regalo. E, mi dica, chi è il fortunato o la fortunata che lo riceverà, questa sera?”.
“Non ho ancora detto di volerlo acquistare…” – aveva risposto lei, divertita. Quell’uomo sapeva farci con i clienti.
“Neanche a un buon prezzo e dopo aver ascoltato la sua storia?”.
“Perché? C’è dietro una storia?”.
“Certo mia cara fanciulla. Dietro a ogni pezzo così raro si nasconde una storia”.
“E quale sarebbe quella di questo medaglione, mio buon amico?”.
“Bè, mia cara, sa, io qui ho tutti oggetti particolari, oggetti che provengono da ogni parte del mondo. Eppure, questo pare che non sia di questo mondo. Oh, lo so che può sembrarle strano, ma è così. Questo medaglione proviene dallo spazio”.
“Dallo spazio?” – di quel passo, era certa che preso l’avrebbe convinta a comprarlo, e qualcosa le diceva che non avrebbe preso solo quel piccolo pensierino per il suo Vegeta.
“Sì, mia cara. Dallo spazio. Sa, mi trovavo nel deserto, in quel periodo. Avevo contrattato a lungo con alcuni produttori di tappeti per comprare i loro pezzi più pregiati, e quella notte mi ero fermato in un’oasi con altri mercanti come me. Il cielo era stellato, luminoso come poche volte, e una stella… una cometa, credo, improvvisamente l’ha tagliato a metà, sfrecciando a una velocità impressionante. A quel tempo, ero un ragazzino desideroso di possedere ricchezze, e come può immaginare, il desiderio che avevo espresso riguardava l’avverarsi di quel sogno. Stavo proprio pensando a questo, prima di addormentarmi e la mattina, dopo aver immaginato di essere diventato il re del mondo e di essere circondato da tutto quello che potevo anche solo pensare di poter desiderare, ho trovato nei pressi della mia carovana il medaglione che ha catturato la sua attenzione, sepolto per metà dalla sabbia. Come poteva trovarsi in quel luogo così inospitale un oggetto tanto prezioso? E com’era possibile che nessuno lo avesse notato prima? Che io stesso, così attento a tutto ciò che mi circonda, non lo avessi visto? Può immaginare quanto grande sia stata la mia sorpresa nel prenderlo tra le mani e scoprire di quale pregevole fattura fosse ogni suo singolo ornamento e di quale strano materiale fosse realizzato, niente che i miei occhi avessero mai visto prima di allora. Peccato solo che avesse un orribile squarcio che lo devastasse da parte a parte, quasi una ferita che per fortuna non era stata capace di renderlo meno bello e accattivante. Ma sa qual era la cosa più straordinaria, mia cara signora? Quell’oggetto era bollente al tatto, e posso assicurarle che le notti del deserto possono essere veramente gelide. È stato a quel punto che mi sono convinto che non fosse il prodotto di mani umane ma che provenisse direttamente dallo spazio e che fosse mio dovere prendermene cura. Così, ho cercato di ripararlo versando una sottile striscia di oro puro su quella ferita, decidendo di custodirlo fino a oggi. E, chi lo sa, magari, esso stava aspettando proprio lei”.
Bulma era estremamente divertita. Era una storia accattivante, ma se era così prezioso, perché aveva deciso di metterlo in vendita tra gli oggetti più comuni?
“Oh, mia cara. So bene cosa sta pensando, in questo istante. Ma lasci che le risponda senza farle perdere troppo tempo. La mia vita è stata lunga e piena di soddisfazioni. E, anche se non sono diventato ricco come credevo, ho guadagnato abbastanza da potermi permettere una casa modesta e la maggior parte delle cose che avevo sempre sognato di comprare. Quella di stanotte sarà la mia ultima esposizione, e quale momento migliore per trovare un nuovo proprietario per questo medaglione? Qualcuno che possa godere della stessa fortuna che ha portato a me? Ma non poteva essere destinato a chiunque, o no. Questo oggetto, non è per chi ha abbastanza soldi per poterlo acquistare senza battere ciglio. Se così fosse stato, lo avrei riposto nella cassetta di sicurezza, chiedendo al compratore una cifra spropositata. Questo oggetto è per chi sa osservare. E lei, mia cara, lo ha notato tra centinaia di cose nuove. Lei, proprio come me, trova affascinante un qualcosa di rotto che è stato riparato da chi ha saputo riconoscerne il valore. Qualcosa mi dice che lei, non troppo tempo addietro, ha avuto occasione di riparare qualcosa di rotto, o meglio ancora, qualcuno. Ho ragione? Lo prenda, mia cara… Lo prenda pure. E ricordi sempre che esso è molto più di quello che può sembrare”.
Non aveva avuto modo di chiederli altro. Rapita e divertita da quella stori così improbabile, Bulma aveva estratto dal portafogli le poche monete che il mercante chiedeva per quella sorta di amuleto così prezioso, diventando la nuova, seppur momentanea, proprietaria di quell’oggetto dalla storia così accattivante anche se sicuramente inventata.

 
*
 
“Urca! Se mando giù un altro boccone rischio davvero di scoppiare! Ma è tutto così invitante e gustoso che non so resistere! Guarda che bocconcino! E guarda quella frittura di gamberi! Potrei morire adesso senza averla assaggiata! Perché avere scrupoli, allora? Si mangiaaaa!!”.
Era senza speranze. Suo marito era veramente senza alcuna speranza. Sarebbe stato bello se avesse parlato di lei come parlava del cibo, ma era un’eventualità che diventava giorno per giorno sempre più remota. Eppure, ormai, la povera Chichi si era rassegnata a quella condizione, accettando Goku per quello che era e imparando ad amare anche i suoi difetti che, posso assicurarvi, erano davvero decine di migliaia. Era rimasta sola per tantissimo tempo, quindi preferiva avere accanto un marito distratto e pasticcione che nessun marito e, dopotutto, Goku era dolce e premuroso a modo suo, e amava i suoi figli più di qualsiasi altra cosa. Glielo aveva dimostrato ogni giorno dopo il suo ritorno, e aveva dimostrato di amare anche lei rinunciando a ore del suo prezioso allenamento per dedicarsi alla vita da agricoltore, quanto di più lontano ci si poteva aspettare da un guerriero saiyan, anche per uno cresciuto sulla Terra. Quasi non riusciva a credere che finalmente stessero riuscendo a godersi un po’ di pace. In quei giorni tremendi che avevano trascorso a causa di Majin-Bu, aveva pensato di non riabbracciare più i suoi figli, di non poter mai più rivedere la sua casa e di non riavere indietro quella vita strappatale ingiustamente e prematuramente. Quegli avvenimenti l’avevano cambiata nel profondo. E, per quanto, in un primo momento, avesse odiato a morte Majin Bu per la strage e Vegeta per essere stato in parte responsabile di quella tragedia, era arrivata quasi al punto di perdonarlo. Quasi, sia ben chiaro, non era cambiata fino a quel punto. Che fine avesse fatto quel borioso di un principe era un mistero. Aveva una moglie così bella e gentile, perché mostrarsi tanto geloso per poi lasciarla scorrazzare indisturbata in mezzo a una tale folla, costantemente importunata dai commenti e dagli sguardi ammirati di centinaia di uomini? Voleva bene a Bulma, ma doveva ammettere di essere un po’ invidiosa di lei, a volte. Lei era bella, intelligente, aveva successo, e gli uomini la guardavano come lei non era mai stata guardata. Nonostante facesse tutto ciò che era in suo possesso per essere attraente, Chichi finiva con il risultare solo carina. A volte, si domandava perché Goku avesse scelto di stare con lei invece di trascorrere la propria vita con Bulma, ma non era gelosa del rapporto che intercorreva tra i due. Suo marito non era innamorato di un’altra e Bulma non avrebbe mai e poi mai tradito Vegeta. Lo sapeva nel profondo del suo cuore.
“Sei stata via molto” – le aveva detto, vedendo Bulma avvicinarsi.
“Ho ascoltato la bizzarra storia di quel mercante. Ci sa davvero fare con i clienti”.
“Cosa ti ha costretta a comprare? Un profumo? O un costoso paio di orecchini?”.
“Niente del genere, amica mia. Solo un pensiero per chi penso sia degno di portarlo”.
Era chiaro che stesse parlando di Vegeta. Poteva leggerglielo in faccia. Ogni volta che nominava o si riferiva al burbero principe dei saiyan, lo sguardo di Bulma si illuminava. Non aveva mai visto nessuno amare in quel modo, e lo trovava a dir poco meraviglioso, anche se non pensava che lui lo meritasse. Non del tutto, almeno.
“Di qualsiasi cosa si tratti, sono certa che a Vegeta piacerà”.
“Lo spero tan-EHI! Stia più attento per cortesia!”
Un uomo, un uomo molto attraente dalla lunga capigliatura corvina e gli occhi blu come la notte aveva involontariamente urtato Bulma, facendo cadere a terra la sua borsetta.
“Che disastro” – tutto il contenuto si era riversato al suolo, costringendola a chinarsi per raccoglierlo, e facendo fare lo stesso all’uomo che era stato la causa di quel pasticcio.
“Sono mortificato signorina… Lasci che la aiuti”.
Chichi si era chinata a sua volta per aiutare Bulma a rimediare, ma non aveva potuto fare a meno di notare con che occhi quell’uomo stesse guardando la sua amica. Sembrava quasi che la stesse contemplando.
“Non si preoccupi, ce la faccio benissimo da sola. Anzi, vede? Sono già arrivati i rinforzi”.
“Ma no, davvero. Sono così mortificato. La prego di accettare le mie scuse e di farsi offrire qualcosa da bere per farmi perdonare. Io mi chiamo…”.
“Mi sembrava di aver sentito che la signora non avesse bisogno di aiuto, o mi sbaglio?”.
Non c’era stato bisogno che Bulma si girasse per capire a chi appartenesse quella voce. L’avrebbe riconosciuta tra un milione, e no, non era positivo il tono che stava usando. Non lo era affatto.
“Prego?” – l’uomo sembrava alquanto infastidito dall’improvvisa interruzione del suo tentativo di abbordaggio. Peccato che non avesse idea che chi stava osservando dall’alto al basso non era un uomo qualsiasi. Né tra gli uomini, né per la donna che aveva cercato di corteggiare.
“Non mi pare il caso di…”.
“A me sì, Bulma”.
“Ah, lo conosci?” – aveva detto, deluso, rivolgendosi a lei.
“Sì. Mi conosce. Si dia il caso che tu, bellimbusto, stia parlando con il marito della signora e che quest’ultima non ti abbia dato il permesso di darle del tu. Quindi…” – e gli si era avvicinato minacciosamente, frapponendosi tra loro e sfoderando uno dei suoi sguardi più minacciosi – “Sei pregato di sparire”.
Non erano certe che il malcapitato in questione fosse in grado di rilevare la presenza di un’aura o meno, ma erano più che sicure che avesse ugualmente percepito quanto potesse essere pericoloso l’essere che aveva davanti, perché un istante dopo era sgattaiolato via con la coda fra le gambe, maledicendo se stesso e la propria stupidità.
“Tsk” – era stato il commento di un Vegeta pronto a esplodere, ma allo stesso più sollevato per lo scampato pericolo.
“Non ti sembra di aver esagerato un po’, tesoro?”.
Vegeta non aveva risposto. Si era limitato a girarsi verso di lei e a guardarla dritto negli occhi con un misto di rabbia e di vergogna. Per un istante, Chichi aveva avuto la sensazione che si sarebbe messo a urlare, invece, era accaduto l’impensabile: il burbero principe dei saiyan aveva incrociato le braccia al petto e aveva distolto lo sguardo da quello della moglie nel vano tentativo di non mostrarle il rossore comparso sul suo viso. Roba da non crederci.
“Lo sai che ti amo, vero?” – era stata Bulma a fare il primo passo, saltandogli con le braccia al collo e abbracciandolo con tutta la forza che aveva in corpo – “Grazie per essere venuto, tesoro. E per avermi salvato da quel brutto cattivone. Ma ora, ti prego, non andare in giro a far spaventare la gente. È una serata così bella… Voglio solo divertirmi. Andiamo a cercare gli altri, Chichi? Che dici?”.
E, in un solo istante, la sua amica aveva fatto sì che il marito si calmasse e che rimanesse lì con lei. Sapeva perfettamente che ciò fosse assurdo, ma per un nano-secondo aveva pensato che Bulma avesse fatto quella scenetta di proposito.
“Ma cosa vai a pensare?” – si era rimproverata, dandosi della sciocca – “Smettila di essere invidiosa e va da Goku. Come ha detto Bulma, è una bella serata. Non rovinare tutto con le tue stesse mani”.

 
*
 
La notte era calata, e la magia di quella serata aveva riempito i cuori di tutti (e le pance di alcuni). Stanchi, ma felici, i nostri amici avevano fatto ritorno alle loro case, parlando incessantemente dei momenti trascorsi insieme. I piccoli Goten e Trunks erano così stanchi da essere crollati durante il viaggio di ritorno e, se non era stato particolarmente singolare vedere Goku prendere il braccio il suo secondogenito, non si poteva dire lo stesso di Vegeta. Il saiyan aveva preso suo figlio come se fosse stato un tesoro prezioso, cercando di stare attento a non disturbarlo, e lo aveva messo a letto con grande attenzione, preoccupandosi di aprile la finestra per far entrare l’aria fresca della notte e di chiudere bene la porta prima di uscire.
Goku e Chichi erano andati subito a letto. Anzi, La mora aveva praticamente trascinato via suo marito sotto lo sguardo divertito di Bulma che aveva perfettamente compreso le intenzioni della sua amica. Al povero saiyan sarebbe toccato un dopocena molto molto movimentato.
“Pensi che sentiremo ululare?” – aveva commentato Bulma, mettendosi la camicia da notte.
“Tsk! Ti prego. Per quanto io sia un uomo e quindi tu sia convinta che apprezzi qualsiasi genere di perversione, sappi che non è questo il caso. Non ho intenzione di immaginare Kaharot che si rotola nel letto con sua moglie. Rabbrividisco al solo pensiero” – e aveva scosso le spalle come se fosse stato realmente attraversato da un brivido.
Bulma aveva sorriso, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Eccolo lì, suo marito, il principe dei saiyan, seduto sul bordo del letto dandole le spalle, tutto intento a sbottonare accuratamente la camicia bianca che lei aveva scelto per lui. Era bellissimo. Fiero e sicuro di sé come pochi. Certo, era anche autoritario e impertinente, oltre che capriccioso e zuccone, ma era anche buono e gentile, a modo suo, e la amava. La amava con tutto il suo cuore.
“E dimmi…” – aveva detto lei, salendo sul letto e gattonando fino a trovarsi dietro di lui per cingergli il torace con le braccia – “Cosa hai intenzione di immaginare?”.
Erano in penombra, ma sapeva di essere riuscita a farlo arrossire. Lo sapeva dai piccoli segnali che emanava da quel suo corpo così perfetto, segnali che aveva imparato a leggere con il tempo e che non avrebbe mai potuto travisare in nessuna maniera.
“Ecco… Io…”.
“Sai che c’è? Mi sono resa conto di non aver premiato il mio eroe per avermi salvata da quel brutto e losco individuo…” – aveva proseguito, sciogliendo l’abbraccio e gattonando verso il suo comodino, proprio doveva aveva lasciato il sacchettino di velluto viola.
“Tsk… Non mi sembrava che quell’individuo fosse poi così brutto…”.
“Io, principe dei saiyan, posso assicurarti che ai miei occhi, sarai sempre tu l’uomo più bello della galassia intera. Ecco. Prendi, mio eroe. La fanciulla spera che questo dono possa allietare il tuo cuore”.
“Tsk” – si era limitato a dire, nascondendo un sorriso e accettando di buon grado quanto gli era stato offerto.
Non gli era occorso molto tempo per aprire il sacchetto e osservarne il contenuto. E, doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto.
“Ti piace?” – gli aveva chiesto, ansiosa. Era bravissima a fare regali, ma con suo marito era un autentico terno a lotto.
Vegeta non aveva risposto immediatamente, limitandosi a osservare quanto aveva tra le mani.
“So che è rovinato, ma quando l’ho visto mi è venuto subito in mente il simbolo che disegni di tanto in tanto… L’ho trovato così somigliante che non ho potuto fare a meno di comprarlo. Si tratta di un pensiero ma spero che ti piaccia. Non ti ho offeso, vero?”.
“No” – era stato secco. Deciso – “Non mi hai offeso. Anzi. Solo che…”.
“Che?”.
“Niente…” – aveva detto, stringendolo in mano e girandosi verso di lei, baciandola – “Mi piace tantissimo”.
Gli era saltato al collo, baciandolo con tutta la passione che poteva dimostrargli. Ma prima di proseguire, avrebbe dovuto chiudere a chiave la porta. Non voleva che lei e suo marito fossero disturbati da qualcuno che non aveva intenzione di “immaginare cosa stessero facendo”, e Goku era solito piombare all’improvviso nelle stanze altrui scambiandole per il bagno o, peggio ancora, per la cucina.
“Torno subito” – gli aveva detto, correndo verso la porta con zelo, senza essere in grado di vedere la strana espressione piombata sul viso di suo marito, un marito che per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto ferire sua moglie.

Continua…
__________________________________________________________________________________________
Tock! Tock! *Cleo si affaccia silenziosamente nel Fandom*.
E sì, a quanto pare chi non muore si rivede! E per me sarà un grande onore anche solo sperare di rivedervi tutti. Sapere che ci siete, sarà una gioia immensa.
Ebbene sì, ce l’ho fatta anche io. Mi sono laureata e ora, aspettando che ricominci ottobre per frequentare la magistrale, sono tornata con una Long sui nostri eroi che progettavo di scrivere da tanto ma che non aveva mai preso forma in maniera concreta. Vegeta, Goku e tutti i nostri amici saranno nuovamente impegnati a farci ridere (spero), piangere (?) e sognare (magari). Mi siete mancati tantissimo, e spero di condividere con voi ogni attimo di questa storia come abbiamo fatto in passato con le precedenti. Per ora, non oso aggiungere altro, anche perché è tanto che non scrivo e non so bene cosa dire. Perdonate questa pazza per i suoi discorsi senza senso e per le sue assenze ingiustificabili. Mi auguro di riuscire a farmi perdonare.
A presto!
Sempre vostra,
Cleo.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo