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Autore: AliceInWonderbook    01/07/2016    5 recensioni
[PERCICO;MORTAL AU]
“Non vorrai mica dirmi che tu, signor Bello e Tenebroso, hai paura di entrare in un tunnel degli orrori in questo misero luna park, di questa misera cittadina del Maine”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Percy/Nico
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Di luna park e zucchero filato
by AliceInWonderbook

NdA: Questa storia è dedicata a te, Eris

“Ma dobbiamo proprio entrare là dentro?” chiese Nico, alzando lo sguardo per incrociare quello del più grande, che lo guardò con aria divertita.
“Non vorrai mica dirmi che tu, signor Bello e Tenebroso, hai paura di entrare in un tunnel degli orrori in questo misero luna park, di questa misera cittadina del Maine” gli rispose Percy, portando i pugni chiusi sui fianchi, come a voler sembrare contrariato.
Nico, troppo concentrato sul fatto che l’amico lo avesse definito “bello e tenebroso”, cominciò a balbettare frasi sconnesse, dando l’impressione di avere paura.
Si maledisse mentalmente in diverse lingue, greco antico compreso, poi mosse qualche passo verso l’entrata del tunnel e sospirò.
“Pensi di rimanere lì tutta la sera o ti muovi, Jackson?” chiese infine, fingendosi spazientito.
Il più grande lo raggiunse e gli strinse la mano.
“Ti proteggo io, Di Angelo” sussurrò, dopo essersi chinato leggermente per parlare proprio nell’orecchio di Nico.
Il ragazzo rabbrividì e passò in rassegna diversi epiteti che avrebbe potuto brontolare all’indirizzo di Percy, ma decise di mordersi la lingua e di ignorarlo semplicemente.
Senza lasciar andare la sua mano, Percy trascinò Nico nel tunnel e improvvisamente tutto fu buio.
Camminavano a tentoni, cercando di non urtare le pareti fredde e scivolose della galleria. Lampi di luce rossa iniziarono a illuminare le decorazioni dell’ambiente circostante, rivelando una serie di ragnatele di nylon, svariati teschi di plastica accatastati a terra e qualche mostro, immobile sul suo piedistallo. Ogni tanto, dei suoni venivano diffusi dagli altoparlanti, con un crepitio sinistro, dovuto probabilmente al pessimo stato delle attrezzature e non ad un tentativo di rendere il tutto più spaventoso.
Nico si guardava intorno, perplesso dagli urletti che sentiva di tanto in tanto arrivare da dietro di loro.
Stava facendo di tutto per cercare di placare i battiti del suo cuore, accelerati dal contatto con Percy e dalla vicinanza di quest’ultimo. Non era abituato a qualcuno che lo tenesse per mano, tantomeno ad un ragazzo.
Percy è fatto così, non lo fa perché tu sia speciale, ma semplicemente perché è un ragazzo espansivo.
Nico scosse la testa per allontanare quella vocina fastidiosa, che amava annidarsi tra le sinapsi del suo cervello. Un ciuffo di capelli scuri gli ricadde davanti agli occhi, ma era troppo nervoso per metterlo al suo posto, quindi proseguì fino alla fine del tunnel senza toccarlo.
Quando uscirono, Percy lasciò andare la sua mano e gli si parò davanti, con un sorriso divertito sulle labbra.
Fece scivolare le dita fra i capelli del più piccolo e rimise la ciocca al suo posto, poi, come se niente fosse, iniziò a parlare della partita di basket della sera prima.
Nico lo guardava incredulo, annuendo quando sembrava che l’altro fosse in attesa di una sua risposta. Lui nemmeno lo seguiva il basket.
“E quindi, nulla. È stata davvero una partita emozionante… Mi stai ascoltando, almeno?”
Nico si stampò un sorrisino innocente sul viso e annuì vistosamente.
“Certo, partita emozionante, giusto?”
“Lasciamo stare – disse Percy, alzando le braccia in segno di resa – E andiamo al chiosco dello zucchero filato, ti va?”
“Non penso di avere alcuna scelta” rispose il più piccolo, accelerando il passo per stare vicino a Percy, che aveva già iniziato a dirigersi verso la fila di persone che aspettavano davanti al chiosco.
Era molto pittoresco, si ritrovò a pensare Nico, con la tenda a righe verdi e bianche, lo stesso colore degli occhi di Percy.
Occhi che non ti guarderanno mai come tu speri ti guardino.
Di nuovo la vocina fastidiosa, che cercava di insinuarsi nei pensieri di Nico, tentando di rovinargli la serata, cominciata troppo bene per essere reale.
 
Percy aveva chiamato Nico all’ultimo momento, dicendogli che sarebbe passato a prenderlo dopo un quarto d’ora e di farsi trovare davanti al portone di casa.
Non aveva voluto rivelare dove fossero diretti e Nico era rimasto un po’ sorpreso quando Percy aveva fermato la macchina davanti al luna park, che aveva da poco riaperto i battenti.
“Come mai siamo venuti qui?”
Lo stomaco di Nico aveva fatto una capriola, quando aveva visto l’insegna luminosa, ma non pensava che Percy potesse ricordarsi di quella volta, tanti anni prima, in cui avevano giocato insieme alla pesca delle paperelle. Nico aveva qualche reminescenza di quella sera (forse più un ricordo completo e dettagliato, ma comunque…), ma era assurdo anche solo ipotizzare che il più grande sapesse che la prima volta che si erano incontrati era stata lì e non nei corridoi della scuola.
“Ho estremamente bisogno di distrarmi e passare una serata divertente” era stata la risposta di Percy, biascicata a voce bassa, mentre si slacciava la cintura e scendeva dalla macchina.
“Pronto?” aveva domandato il più grande, quando avevano varcato l’entrata del parco.
Nico aveva risposto un ‘Sì, sono nato pronto!’, molto entusiasta per i suoi standard, guadagnandosi uno sguardo riconoscente da Percy e una pacca sulla spalla.
Avevano passato un po’ di tempo a girovagare senza meta, poi erano entrati nel tunnel e in quel momento si trovavano in fila per lo zucchero filato.
 
“Tu lo vuoi?” stava chiedendo Percy, riscuotendolo dai suoi pensieri.
“No, grazie. Dovessi diventare troppo dolce” sorrise Nico, precedendo la battuta che avrebbe sicuramente fatto l’amico.
Quest’ultimo si lasciò sfuggire una risata e pagò il suo zucchero a velo, che prese con una mano, mentre con l’altra raggiungeva di nuovo il polso di Nico e faceva scivolare le sue dita ad incastrarsi con quelle del ragazzo.
Passeggiarono per un po’, mano nella mano, senza dire una parola, Percy che mangiava lo zucchero filato e Nico che mangiava Percy con gli occhi.
“Ora ti porto in un posto segreto” esclamò il più grande, quando ebbe finito di gustarsi lo zucchero filato.
Nico lo seguì obbediente, chiedendosi dove fossero diretti.
Uscirono nel parcheggio e girarono intorno alla recinzione che circondava il parco, ritrovandosi in un punto in cui la vegetazione si infoltiva.
Poco più avanti, un piccola radura si apriva in mezzo ai rami, lasciando intravedere la ruota panoramica del luna park.
Nico si guardava intorno confuso, cercando di capire cosa ci fossero andati a fare, in un posto del genere.
“Ora, guarda qui – stava dicendo intanto Percy, chinandosi a frugare dietro una massa di cespugli – L’altro sono finito qua dietro per caso e ho trovato tutta questa roba”.
Si girò con un sorriso, facendo dondolare una paperella davanti alla faccia di un Nico sempre più perplesso.
“Devono aver ristretto il luna park, con la ristrutturazione, o comunque hanno abbandonato qui le cose della pesca delle paperelle. Infatti, se ci fai caso, non ci sta più”.
Nico guardava prima Percy, poi la paperella e così via, come in loop.
“Non penso tu te ne ricordi, Di Angelo, ma la prima volta che ci siamo incontrati, non è stata a scuola, ma qui. Abbiamo giocato alla pesca insieme e tu ti sei arrabbiato perché ho vinto io…”
“Veramente, quello che si era arrabbiato eri tu, Jackson. Io non perdo mai” lo interruppe Nico, prendendogli la paperella dalle mani e guardandola con un sorriso.
“Te-te lo ricordi?” balbettò Percy, mordendosi il labbro.
Nico annuì e il ciuffo ribelle gli cadde nuovamente davanti agli occhi.
Percy si avvicinò al più piccolo, che lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, la paperella ancora in mano.
“Mi piace quando ti finiscono i capelli davanti agli occhi, almeno ho una scusa per toccarli” sussurrò, mentre accarezzava i capelli di Nico.
Il ragazzo non riusciva a muoversi, agitato com’era per quel commento.
“Vediamo se riesco ad addolcirti” aggiunse Percy, avvicinandosi ancora di più a lui e togliendogli la paperella dalla mano, lasciandola poi a terra.
Con la punta delle dita, tracciò il contorno del viso di Nico, che continuava a fissarlo, immobile.
Quando le dita di Percy raggiunsero le labbra del più piccolo, questi le dischiuse involontariamente, lasciandosi sfuggire un sospiro, che somigliava molto ad un gemito soffocato.
“Baciami” disse Nico, mentre faceva aderire il suo corpo a quello di Percy.
Il ragazzo dagli occhi verdi non se lo fece ripetere due volte e si chinò quel tanto che bastava perché le sue labbra sfiorassero quelle del più basso.
Nico, in punta di piedi, ringraziò tutti gli dèi per avergli concesso quel momento che aspettava da anni.
Le labbra di Percy erano coperte da un sottile strato di zucchero, che il più piccolo si premurò di leccare via, prima di lasciarsi andare al tanto agognato bacio.
“Che dici, ti sei addolcito, Nico?” chiese Percy, quando si staccarono per riprendere fiato.
Per tutta risposta, il diretto interessato si alzò nuovamente sulle punte e lo baciò di nuovo.
 
 
  
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