Film > Le 5 Leggende
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Autore: elsa_the_snow_queen_    05/07/2016    2 recensioni
"Appena ti ho vista, ho capito che tutte le distanze si possono annullare, oppure annullarsi da sé senza farlo sapere."
- Jack Frost
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Elsa raggiunse il luogo dove si ergeva il suo Palazzo, e restò senza fiato. Era di nuovo perfetto, cristallino e grandioso. C’era una sola persona che avrebbe potuto ricostruirlo: Jack. La regina sorrise. Forse non tutto era perduto. Non vedendolo in giro, pensò che fosse troppo presto e raggiunse i piedi della scala. Appena pose un piede sul primo gradino, un secondo strato di brina più delicato si sovrappose agli altri che formavano la costruzione. Così fu per ogni scala che la ragazza saliva, le braccia lungo i corrimano lucenti, l’azzurro bellissimo del ghiaccio inondato dalla luce del sole che quasi le feriva gli occhi, ma non le importava, perché era meraviglioso. Ogni cosa lo era. Il complesso ed enorme lampadario era tornato al suo posto, appeso nella sala centrale, e i gelidi prismi che lo componevano mandavano sulle pareti e sul pavimento bagliori suggestivi in un gioco di luci e ombre. Tutto emanava eleganza e bellezza. L’essenza stessa del ghiaccio, grazie a Jack Frost, era tornata a risplendere nel castello, e ancora più grande risplendeva la gioia sul viso di Elsa.
Se solo i due amati si fossero visti in quel momento!  I loro sentimenti sarebbero sbocciati come il più bel fiore al mondo, senza barriere, distanze, complicazioni.  Ma a volte il Destino, così come può essere benevolo, è capriccioso e gioca degli scherzi. Ne aveva in serbo uno anche per i due ragazzi.
Nord corse dietro al Guardiano tentando di fermarlo. – Credimi ti capisco! – gli urlò mentre lo inseguiva per la fabbrica. Gli elfi erano costretti a scartare di lato per evitare i suoi piedi grossi e frettolosi, e borbottavano. – Se fosse vero – rispose Jack a voce fin troppo alta – Mi aiuteresti –. E detto questo sfrecciò via, velocissimo come solo lui poteva fare. Babbo Natale soffocò un’imprecazione in russo e tentò di accelerare, ma gli elfi glielo impedivano. Perse la pazienza. – Sciò, voi e vostre teste a punta! – urlò con tutto il fiato che aveva. Anche gli yeti sussultarono, figurarsi gli elfi! I poveretti scapparono in tutte le direzioni, agitatissimi e pallidi come cenci, finché il pavimento davanti alla Leggenda fu deserto.
 Ora che la pista era sgombra, Nord poté correre, correre per davvero. Non era certo veloce quanto il vento, ma con poche falcate fu davanti all’ascensore e lo prese per arrivare all’hangar. Sapeva benissimo che avrebbe trovato lì il ragazzo, ma se glielo avessero chiesto non avrebbe saputo spiegare il perché. Era così legato a Jack da intenderlo perfettamente, e tutto il bene che gli voleva non faceva altro che rendere la situazione più complicata. Mentre se ne rendeva conto, le porte si spalancarono e lo vide, al bordo della pista, in equilibrio precario sul cornicione. Saltò fuori così rapidamente da stupirsene e lo raggiunse in due grandi balzi.
 – Ragazzo! – esclamò.
 La sua voce era tesa come una corda di violino, e forse fu questo a far breccia nell’orgoglio di Jack. Lo aveva chiamato con preoccupazione, ansia vera, e non per nome ma con quella parola tanto semplice che racchiudeva in realtà tutto il loro legame. Non erano due semplici colleghi. Erano un po’ come padre e figlio, uniti indissolubilmente, complici in ogni situazione. Jack sapeva che su di lui poteva sempre contare, e così Nord.
- Nord … aiutami. – mormorò.
- Lo farò, te lo prometto, lo giuro sull’Uomo nella Luna! – disse Babbo Natale, speranzoso di poterlo convincere.
- E allora presta fede al tuo giuramento… ti prego… io ho bisogno di vedere Elsa. – insistette lui. Aveva un tono di voce disperato e stanco.
- Certo, certo che lo farai ragazzo! Dopodomani noi… - iniziò Nord con un largo sorriso.
Jack lo interruppe subito. – No. Adesso, Nord. –
Il sorriso del Guardiano si spense.
- Jack, non … non è solo l’amore che rischia, qui. Tu rischi. La tua stessa vita. – rivelò, lo sguardo fisso a terra.
- La mia stessa vita non ha comunque senso, se non posso parlare con lei – affermò Jack. Teneva gli occhi puntati verso il cielo, avrebbe voluto iniziare a volare. Oppure provare l’eccezione. Tuttavia, la presenza di Nord glielo impediva.
- Ragazzo – ripeté la Leggenda.
C’era qualcosa, nel modo in cui pronunciò quella parola, che spinse Jack a voltarsi.
- Non credo di essere stato chiaro, con te – proseguì fermo.
Gli occhi azzurri del ragazzo lo trafiggevano come pugnali, accusandolo silenziosamente e allo stesso tempo implorando aiuto. Era terribile vederlo in quello stato, ma doveva procedere comunque. Per il suo bene.
- Prova a evocare l’eccezione, e morirai immediatamente – .
Aveva cercato di dirlo in modo più dolce possibile, ma l’espressione sul volto di Jack gli suggerì che non era stato abbastanza.
- Da… davvero?! – disse Jack. Tremava da capo a piedi.
- Sì, ragazzo. Non farlo. – gli rispose lui.
- Ma tu … tu avevi detto … - farfugliò sempre più confuso.
- Ho mentito. Manny mi salvò quando ci provai. Era la mia terza e ultima occasione – spiegò in un soffio Nord. La sua voce era piatta, ma c’era un’ombra nel suo sguardo.
- E non … non farà lo stesso con me? – fece Jack istintivamente.
Babbo Natale scosse la testa e gli tese una mano.
- Meglio morire in un colpo solo, piuttosto che distruggersi dentro giorno per giorno – sussurrò Jack.
Voltò le spalle a Nord con un sorriso affranto.
Poi si lasciò andare.
 
 
 
 
 
La gioia iniziale di Elsa era sparita. Erano passate ore interminabili, e di Jack ancora nessuna traccia. Forse aveva scoperto di amare un’altra, magari la fata gelosa che aveva visto qualche sera prima. Lei non lo aveva abbandonato su una montagna, pensò amaramente la regina, e non gli aveva mai fatto nessuna scenata. Di sicuro, avrebbe avuto molti più motivi per sceglierla al posto suo. Ma qualcosa, nei pensieri della ragazza, la convinse fermamente che non c’era nessuno che Jack potesse scegliere, oltre lei. Mai e poi mai nessuno dei due avrebbe voltato le spalle all’altro. E allora perché non si faceva vivo? La ragazza soffriva in silenzio, sola nell’immenso palazzo di ghiaccio. Pian piano fuori iniziò a fioccare. La nevicata leggera divenne presto una tormenta furiosa, quanto più l’attesa si dilungava e la ragazza si struggeva.
- Jack! – gridò. Lo ripetè più e più volte, correndo ovunque nel solitario castello. Quando si fermò non aveva più neanche un filo di voce, e del ragazzo, al solito, neanche l’ombra.
Spalancò con violenza il portone, scese le scale e cadde in ginocchio nella neve.
Attorno a lei la tempesta ruggiva.
Si era ferita correndo, nulla di grave, ma i graffi facevano cadere qualche goccia di sangue sulla neve, tingendola di rosa. Poi, insieme al sangue, iniziarono a cadere le lacrime.
Si sentiva sempre più debole, provata, stanca.
Stanca di lottare.
Stanca di aspettare.
Stanca di disperarsi.
Stanca di vivere.
Ma mai stanca di amare, quello no. Amava ancora Jack con tutta sé stessa.
Ed è a lui che pensava mentre scivolava verso una sensazione strana, simile al sonno…
   
 
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