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Autore: Strega_Mogana    11/07/2016    2 recensioni
- Era di mia madre. - le disse – L'unica cosa che ho di lei.
- E... - mormorò titubante Hermione – vuoi darlo a me?
Il mago la guardò e le tolse l'astuccio dalle mani.
- No. - le rispose secco – Questo anello é stato sempre destinato a Lily.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Le quattro stagioni '
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Note: Quarta storia della serie “Le quattro stagioni”
Prima storia legata all'autunno: Autumn Lovers
Seconda storia legata all’inverno:Winter battle
Terza storia legata all’inverno:Spring words
Spin off legato ad Halloween: Trick and treat

1.

La mattina era la parte del giorno che preferiva e non aveva nessuna intenzione di rinunciare alle sue passeggiate mattutine neppure in vacanza.
Certo gli uccellini che iniziavano a cantare alle quattro e mezza della mattina non aiutavano il suo sonno leggero, abituato al silenzio quasi religioso dei sotterranei. Era un po' troppo presto anche per lui.
Si era abituato in fretta ad ignorare il respiro regolare della donna che gli dormiva accanto, ma gli uccellini erano tutt'altra cosa.
Si era alzato scalciando via l'unico lenzuolo che lo copriva dalla vita in giù, lasciando che il caldo di quel luogo gli baciasse la pelle leggermente abbronzata.
Non sarebbe mai tornato a casa visibilmente abbronzato, come invece avrebbe fatto la sua compagna.
Si voltò a guardare la donna che l'aveva costretto ad abbandonare il fresco della sua Inghilterra per quella terra inondata dal sole cocente del sud, con uccellini molesti fin troppo mattinieri.
Hermione dormiva dandogli la schiena, i ricci a coprirle la pelle nuda e parte del cuscino; il sole aveva reso la sua pelle color biscotto, alcune lentiggini erano spuntate sulle guance e sul naso. La sera la costringeva a letto e le baciava a lungo e con passione ogni centimetro di pelle per vedere se sapeva effettivamente di biscotto.
Era una bella scusa per fare l'amore ogni sera. Anche dopo quasi un anno di relazione non era mai sazio di lei.
Si allungò verso il suo corpo e le scoprì la spalla. La pelle era fresca, sapeva di sudore e amore. La baciò attentamente, lasciando che la punta della lingua giocasse un po' mentre la sentiva muoversi disturbata da quel, seppure dolce, risveglio.
- … ore... sono? - biascicò lei senza voltarsi, cercando di aderire un po' al suo corpo, ma senza riuscirci.
- Le quattro e mezza.- rispose il mago con le labbra premute sulla sua spalla.
Hermione gemette disperata.
- … presto... troppo...
- E' colpa di quelli stupidi uccelli.
- … brutti... uccelli... - mormorò Hermione più addormentata che sveglia - … presto... colpa tua...
Severus sorrise sulla sua pelle fresca.
- A quest'ora c'é bassa marea, vado a fare una passeggiata.
La strega si limitò ad annuire abbracciando il cuscino, tornando immediatamente a dormire.
Il mago si cambiò in fretta e uscì silenzioso dalla camera d'albergo che avevano prenotato per quella veloce vacanza.
Il piccolo paese del sud Italia che Hermione aveva voluto visitare era semideserto a quell'ora: per strada incrociò solo qualche furgone intento alle consegne mattutine. Percorse la breve strada che lo portò alla spiaggia dove il mare si era ritirato di qualche metro lasciando in mostra parte del fondale carico di conchiglie e ciottoli levigati.
Camminò con le scarpe in mano, i pantaloni neri arrotolati fino al ginocchio, in quel piccolo paesino sperduto nel sud, completamente libero da ogni forma di magia. Nessuno l'avrebbe mai riconosciuto e poteva concedersi un po' di libertà.
Hermione lo aveva costretto ad abbandonare a casa la sua casacca nera e le camicie a maniche lunghe, lasciandogli nella valigia solo camicie a maniche corte e di lino bianco, oltre ai pantaloni neri.
Si perse nell'ammirare il panorama; il sole stava salendo pigro e già caldo quella mattina, il mare aveva assunto dei colori caldi e all'orizzonte si mischiavano acqua e cielo in un turbinio di colori accesi.
I piedi nudi affondavano nella sabbia morbida, osservò i ciottoli levigati del fondale e le conchiglie in attesa che tornasse l'acqua a coprirle per nasconderle alla vista di bambini curiosi pronti a portarsi a casa un souvenir della vacanza.
Un granchio gli passò accanto nascondendosi poi nella sabbia.
Era decisamente un ambiente diverso da quello a cui era abituato, carico di colori caldi e passionali. Colori che erano mancati in gran parte della sua vita.
Come gli capitava spesso durate quelle passeggiate solitarie con il sole che sorgeva dal Mediterraneo si ritrovò a pensare alla sua vita.
Sorgeva come quel sole. Caldo e passionale come non era mai stato.
Se ripensava a se stesso solo un paio di anni prima, prima che Hermione entrasse nella sua vita, prima che si innamorasse di lei silenziosamente, deciso a tenerselo per sé come aveva sempre fatto con Lily, prima che quel sentimento diventasse troppo forte e lui troppo stanco di una vita solitaria per non cedere al cuore, prima di chiederle quel primo disastroso appuntamento – solo l'autunno precedente – non avrebbe mai creduto quanto la sua esistenza potesse cambiare in così pochi mesi.
Si fermò ad ammirare il sole che baciava l'acqua facendola brillare.
Hermione era il suo sole, caldo e avvolgente che quando lo baciava faceva sembrare la sua ombra meno minacciosa, la sua anima meno lacerata.
I suoi incubi erano ancora lì, pronti a colpire, pronti a farlo soffrire eppure non era più solo. Affrontava i suoi demoni con lei che testardamente gli restava vicino anche quando le diceva che amarlo era una causa persa, che il suo passato poteva essere a volte ignorato, ma mai dimenticato. Restava accanto a lui quando urlava nella notte, quando si disperava e piangeva rivivendo ancora e ancora l'omicidio di Silente.
Gli restava accanto quando andava sulla tomba di Albus e tutto il suo dolore veniva sfogato su quella lapide candida come lui non era mai stato.
Era lì anche quando la bottiglia sembrava l'unica amica che lo capisse fino in fondo.
Lei c'era. A volte silenziosa, a volte ricoprendolo di baci, a volte stuzzicandolo fino a quando non finivano a fare l'amore, solo per fargli capire che non importava quanta oscurità ci fosse nella sua vita, c'era anche amore e la passione. A volte sgridandolo, urlandogli contro, cercando una reazione.
E la bottiglia aveva iniziato a prendere polvere nell'armadietto dei liquori.
Lei era il suo sole che illuminava il futuro. Non più lunghi tunnel di nera disperazione. Non più notti fredde e solitarie a piangere per qualcosa non avrebbe mai avuto.
Il sole era quasi sorto del tutto, una palla arancione che si rifletteva nelle acque scure del mare.
Il mago sorrise e tornò in albergo.
Aveva improvvisamente voglia di biscotti.

* * * *
La vacanza era stata fin troppo veloce e anche se aveva detto ad Hermione di essere felice di abbandonare quel piccolo paesino sperduto dimenticato da Merlino, dentro sentiva già la mancanza di quelle terre calde e illuminate da sole.
Era tornato nella sua tiepida, grigia Inghilterra con un colorito più scuro e un sorriso che Minerva interpretò solo come un buon segno facendo annuire e ridacchiare il dipinto di Albus.
Irritanti vecchie zitelle.
Ovviamente le sue vacanze erano limitate, il lavoro di Preside e gli studi sulle pozioni sperimentali gli portavano via gran parte del suo tempo, ma questo non impediva ad Hermione di trascinarlo alle fin troppe numerose feste di casa Weasley.
Era il prezzo da pagare per averla baciata in mezzo a tutta la Sala Grande alla festa di Halloween.
Quella sera il cielo era terso, il tramonto stava lasciando posto al buio e le prime stelle avevano iniziato ad illuminare il cielo ancora striato da colori pastello.
Hermione gli venne incontro quando lo individuò poco distante dal cancello sbilenco della staccionata. Sorrideva, ma aveva anche uno sguardo duro.
- Sei in ritardo. - gli disse senza neppure salutarlo.
- Avevo del lavoro da fare.
- Ti sei perso la maggior parte della festa. Harry e Neville hanno già scartato tutti i regali.
Il Preside allungò lo sguardo oltre la testa della strega, cosa non molto difficile visto che Hermione era più bassa di lui, e lanciò una veloce occhiata alla piccola folla nel giardino della Tana.
C'erano, ovviamente, tutti i Weasley al completo, con tanto di prole che giocava chiassosamente con i piccoli gnomi da giardino incitati dallo zio George che rideva ogni volta che un piccolo esserino finiva fuori dallo steccato di legno chiaro.
Harry e Ginny parlavano seduti sulla lunga panca, mangiavano la stessa fetta di torta e lui le accarezzava il pancione che iniziava a fare capolino dalla veste.
Neville stava ballando con Luna Lovegood.
Il tavolo era ancora pieno di cibo, piatti sporchi entravano magicamente nella cucina per uscirne poi puliti, Molly e Arthur si stavano contendendo le attenzioni di Teddy e di Victoria.
- Sono ancora in tempo per mangiare un pezzo della faccia di Potter.- disse lui indicando la grande torta con la faccia di Potter e Paciock.
Hermione ridacchiò e lo prese a braccetto accompagnandolo dentro il giardino della Tana.
   
 
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