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Autore: holls    12/07/2016    3 recensioni
I viaggi in autobus possono essere davvero noiosi, vero? Ma cosa succede quando un vecchio pazzo ti attacca bottone?
... E se spuntasse anche una pistola?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di cantanti, pistole e vecchi pazzi



L’autobus si ferma e le porte si aprono. Una fiumana di persone invade il mezzo, gli anziani pregano che il bastone li aiuti nella salita e le donne si lanciano nella corsa al panino per l’unico posto a sedere rimasto libero.
Un uomo con un cappotto rosso si siede di fronte a me. Ha il volto segnato dalle rughe e i suoi occhi si muovono spasmodici da una parte all’altra, anche se il mezzo è fermo; la bocca si apre e poi si chiude, e le mani tradiscono un tic nervoso.
L’autobus riparte e lo sguardo dell’anziano signore segue il paesaggio rapido del mondo là fuori.
Si avvicina una donna, si regge al palo di fronte a lui e lo guarda. Scruta la mano dell’uomo scossa da violenti tremiti e mostra una smorfia di disgusto nel momento in cui lui starnutisce senza arginare la perdita.
Torno con lo sguardo su Stephen King e mi lascio trasportare dai viaggi nel tempo, dai mondi paralleli e dai finali alternativi.
«È un libro? Libro? Libro?»
Alzo gli occhi e capisco che l’uomo sta parlando con me.    
«Sì» rispondo, nella speranza che il pazzo non attacchi bottone.
«Di cosa parla? Parla? Parla?»
Conto i minuti che mi separano da casa: troppi, se il resto del viaggio sarà così.
Riporto lo sguardo sul libro, cercando di pensare a una risposta evasiva, ma ecco che una voce spicca dal nulla. Comincia intonando una canzone sconosciuta che riempie tutto l’autobus, ammutolito di fronte a questa uscita inaspettata.
La donna al palo si volta verso il cantante: è un giovane uomo, barba corta, cappotto col bavero alzato. Lui le si avvicina e la donna fa un passo indietro, alla ricerca di un altro palo; è qui che l’uomo smette di cantare e sfodera un sorriso smagliante.
«Mi pare evidente, signora, che lei nutra una certa idiosincrasia nei miei confronti. Sbaglio?»
Lei si guarda attorno spaesata, poi rivolge a me il suo sguardo, ma sono altrettanto confusa.
«Vogliate perdonare il mio povero padre, che necessita di dialisi due volte la settimana. Ha una grave insufficienza renale, sapete?»
La donna schiocca le labbra, nel tentativo di dire qualcosa, ma non esce alcun suono.
«Ci vorrebbe proprio una bella polenta. Polenta. Polenta.»
L’anziano sembra un disco rotto e continua a incepparsi sull’ultima parola, tanto che spero che il più giovane riattacchi a cantare, come in effetti accade.
Intona la canzone di prima, si lancia in acuti impegnativi e virtuosismi con vocalizzi che mettono a dura prova la sua capacità di apnea.
Chiudo il libro, rassegnata al fatto che non andrò avanti.
Il giovane si ferma per riprendere fiato e io ne approfitto per incalzarlo con una domanda dal suo stesso stile.
«Perdonate l’ardire, ma siete per caso un cantante?»
Lui si schiarisce la gola, poi porta la mano sotto il cappotto e ne estrae qualcosa, ma un grido generale si solleva nel momento in cui rivela una pistola. Il mio corpo è scosso da un tremito freddo, la mia mente sta già pensando a come uscire da lì. Una madre nasconde la figlia sotto il giubbotto, poi si china su di lei affinché sia tutta coperta.
«No, signorina, sono una guardia giurata.»
Si avverte un sospiro di sollievo, ma la donna al palo si avventa su di lui con un grido impaurito; l’autobus però frena ed è l’uomo a cadere su di lei, così la donna cerca a tentoni la pistola e, una volta trovata, la punta verso il giovane.
«Fermo o sparo!»
Lui alza le mani e cerca di rimettersi in piedi, barcollando per il movimento dell’autobus.
«È una pistola. Pistola. Pistola.»
Solo le ripetizioni del vecchio si uniscono ai respiri ingrossati della donna. Il dito si avvicina al grilletto e comincia a fare pressione. Il volto del giovane si fa teso, una goccia di sudore scivola dalla tempia.
Il mio cuore perde un battito.
«Ok, stop! Stop! Stop!»
Il giovane abbassa le mani e lo stesso fa la donna con la pistola; i tre si sorridono cordiali, poi ridono, di fronte agli sguardi interrogativi dei passeggeri. Il figlio si volta verso di me.
«Era il nostro flash-mob dalle tinte fosche. Spero ti sia piaciuto!»
Il freddo svanisce per lasciare spazio a un calore che mi pervade fino alla punta delle orecchie.
Guardo la pistola.
Meglio se non mi capita tra le mani.

 



Salve a tutti!
Sì, neanche a me sembra vero di essere di nuovo qui a pubblicare qualcosa!
La storia in questione l'ho scritta per un corso per redattori editoriali e doveva contenere le seguenti parole: idiosincrasia, insufficienza renale, polenta e stop. Non è stato semplice, ma spero che vi sia piaciuta!

Per tutti coloro che hanno seguito qualche mia storia in passato, sappiate che non sono morta XD Piano piano sto portando avanti la mia long e sono circa a metà. Non so quanto ancora potrà volerci, ma tornerò u.u

A presto!

   
 
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