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Autore: ellydarklight    18/07/2016    5 recensioni
Storia scritta in collaborazione tra me e LadyEloredane
Harry è stato tradito dal mondo magico, muore ad Azkaban ma la Morte lo riporterà indietro nel tempo.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto, Più contesti
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La storia scritta in collaborazione tra me e LadyEloredane 
Spero vi piaccia 

L'ultimo dono della Morte

Capitolo Primo


-Una nuova recluta, David? -.
David Summers si fermò in mezzo al corridoio, spostando lo sguardo verso la fonte da cui era giunta quella domanda.
La cella numero 314 dell’ala riservata ai più pericolosi criminali della comunità magica era illuminata scarsamente dai fiochi raggi del sole che, testardamente, erano riusciti a superare la spessa coltre di nuvole cariche di pioggia che sostavano perennemente sopra la prigione di massima sicurezza di Azkaban.
Fu facile per il responsabile di quell’ala individuare l’occupante di quella cella così come per il giovane Auror, fresco di Accademia, che si apprestava a prendere servizio per un periodo di prova nella struttura.
Seduto sulla branda vi era un giovane uomo poco più che ventenne. 
Era così alto e talmente magro che la divisa a strisce bianche e grigia gli andava corta e ricadeva mollemente su quel corpo provato dalla lunga reclusione.
I vestiti erano logori e sporchi di sangue ed il corpo era ricoperto di ferite infette a causa della poca igiene.
I capelli corvini ricadevano lunghi e sporchi sulle spalle quasi scheletriche, circondando un volto scavato e profondamente segnato da segni scuri sotto gli occhi di un verde smeraldo, che ricordava molto il colore dell’Anatema che Uccide.
-Si, signor Potter -, disse l’uomo di mezz’età. –Lui è Michael Montblack starà con noi per le prossime quattro settimane -.
-Goditi il soggiorno, ragazzo -, sorrise quello che un tempo era stato l’Eroe del Mondo Magico.
Harry Potter osservò Summers allontanarsi con al seguito Montblack, che prima di sparire dalla sua vista gli aveva riservato uno sguardo carico di disprezzo e disgusto a cui ci aveva dato poco peso.
Era abituato a vedersi guardare in quel modo da quasi tutti gli Auror che passavano per la prigione, assai pochi erano quelli che si rivolgevano a lui con gentilezza e che credevano nella sua innocenza e incarcerazione ingiusta.
Sospirò appoggiandosi contro il muro alle sue spalle, tremando leggermente. 
I Dissennatori avevano ripreso a girare per i corridoi dell’ala di massima sicurezza portando con loro disperazione, ricordi dolorosi e un freddo pungente.
Un singhiozzo dall’altra parte della cella lo ridestò dalla trans in cui si stava lasciando scivolare mentre sentiva avvicinarsi sempre più quelle orrende creature. 
A fatica si mise in piedi, traballando sulle gambe malferme si mosse verso l’altra branda che occupava la cella, prima di rovinare a terra a causa della mancanza di forza.
Aveva attaccato gli Auror che erano venuti a prelevare il suo compagno, aveva cercato disperatamente di fermarli dal condurlo in quella stanza in cui veniva messa in atto la sentenza del Bacio del Dissennatore. Aveva cercato di richiamare la sua magia, sebbene venisse risucchiata dalle rune incise nella pietra della sua cella per alimentare le barriere a protezione della prigione, ma nessuno dei suoi sforzi era servito a qualcosa se non a patire la fame, punizione per aver ferito un Auror.
-Va tutto bene -, sussurrò rassicurante carezzando il capo dell’altro, praticamente privo di capelli se non si contava una leggera peluria che aveva ripreso a crescere recentemente. –Sono qui. Va tutto bene -.
Sembrava che il suo compagno si fosse calmato sentendo la sua voce, ma non né era Sicuro; da giorni quello con cui divideva la cella era solo l’ombra di ciò che era stato un tempo, un guscio vuoto.
E presto quella fine sarebbe toccata anche lui o forse sarebbe morto per gli stenti che pativa, cosa molto più probabile.
Non ricordava nemmeno più l’ultima volta che aveva toccato del cibo e di certo le torture che subiva dagli Auror non aiutavano il suo corpo sempre più provato e indebolito a causa della febbre che da tempo lo perseguitava.
Sapeva che da lì non sarebbe mai uscito non importava quanti ricorsi presentavano Neville e Luna ogni mese quando il Wizengamot si riuniva per rivalutare i vecchi casi.
Non l’avrebbero mai fatto uscire da lì sebbene fosse innocente, ma colpevole di aver salvato quella società retrograda che l’aveva tradito, additandolo a Mago Oscuro per aver usato le Imperdonabili contro altri maghi e streghe, non importava se questi erano spietati Death Eaters, che si divertivano a sterminare interi villaggi di Babbani.
E forse sarebbe anche riuscito a uscirne pulito se non fosse stato per il tradimento subito dalle persone a lui più vicine, da coloro che considerava la sua famiglia.
Ricordava bene il giorno in cui gli Auror vennero a prelevarlo a casa Weasley:
 La guerra era finita da poco più di un mese e lui si stava godendo la colazione nella cucina della Tana, accanto a lui Hermione gli elencava con grande enfasi tutti i buoni motivi per cui sarebbe dovuto tornare a Hogwarts con lei, per finire la loro istruzione. 
La sua amica si era arresa quasi subito con Ron, il suo ragazzo, che non aveva mai avuto voglia di studiare in tutta la sua vita e si era quindi concentrata su di lui sicura che l’avrebbe convinto e doveva ammettere che ci stava anche riuscendo.
Tornare a Hogwarts con la sicurezza che nessuno avrebbe tentato di ucciderlo così da passare un anno in tranquillità era molto allettante per lui, che non si sentiva ancora pronto a votare la sua vita per dare la caccia ai Maghi Oscuri.
Erano piombati in casa senza preavviso, attaccandolo. Dopo un primo momento si era subito visto costretto a difendersi dai loro continui incantesimi, cercando di comprendere per quale motivo lo stessero attaccando.
Con Hermione al suo fianco stava velocemente mettendo al tappeto gli Auror né mancavano solamente un paio quando si sentì colpire alle spalle e rovinare a terra privo di energia.
Sentiva ancora l’urlo di Hermione nelle orecchie mentre invocava il suo nome, correndo verso di lui, mentre con rabbia domandava a Ron per quale motivo l’avesse colpito.
Era stato poi un susseguirsi veloce di eventi che l’avevano lasciando sconvolto. Ron aveva riferito agli Auror che lui durante la guerra aveva più volte usato l’Imperio contro innocenti, che il colpevole del furto alla Gringott era lui, ma soprattutto gli aveva rivelato che era il legittimo proprietario dei Doni della Morte e che ciò lo rendeva il mago più potente al mondo.
Ingiustamente era stato incarcerato ad Azkaban dove avevano iniziato a torturarlo per sapere dove avesse nascosto i Doni mancanti dato che la Bacchetta di Sambuco era stata recuperata dalla tomba di Dumbledore.
Fortunatamente era stato previdente, chiedendo a Hermione di rimuovere dalla sua mente il ricordo di dove fossero custoditi la Pietra della Resurrezione e il Mantello dell’Invisibilità.

Durante una delle poche visite che aveva ricevuto da quando era prigioniero George gli aveva confessato che Dumbledore aveva pagato per anni la sua famiglia per stargli accanto, per farlo sentire amato e in famiglia.
I suoi genitori avevano istruito sin da bambino Ron per farlo diventare suo amico e Ginny per farlo innamorare di lei al solo scopo di mettere le mani sull’immensa fortuna della famiglia Potter quando lui fosse morto durante la battaglia contro Voldemort.
Quando però lui aveva trionfato contro il Mago Oscuro si erano visti i loro sogni andare in frantumi e avevano dovuto trovare un altro modo per liberarsi di lui. George gli aveva poi confessato piangendo che anche lui e Fred erano d’accordo con il resto della famiglia in principio, ma che con lo scorrere degli anni avevano iniziato a provare un sincero affetto fraterno per lui e che avevano iniziato a prendere le distanze dalla famiglia.
George l’aveva lasciato con la promessa che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo a uscire da lì.
Mesi dopo Neville si era presentato da lui informandolo che George e Hermione erano morti in circostante misteriose nel piccolo appartamento di periferia che condividevano. L’amico non l’aveva detto espressamente ma era chiaro che per lui dietro le morti dei due amici c’erano i Weasley, divenuti potenti e ricchi dopo che il suo patrimonio era stato dato a loro.
Harry aveva supplicato l’amico di smettere di cercare un modo per tirarlo fuori di prigione poiché non voleva perdere anche lui e Luna, ma questi aveva scosso il capo, sorridendo leggermente prima di lasciarlo.
Aveva saputo in seguito che né Luna né Neville riuscivano a trovare lavoro, che erano stati emarginati dalla comunità magica e che solamente grazie alla fortuna dei Longbottom non vivevano in mezzo ad una strada patendo la fame e il freddo.
Avrebbe tanto voluto rivedere il suo figlioccio, Teddy, ma Andromeda era impazzita ed il piccolo Lupin era stato rinchiuso in qualche orfanotrofio, senza soldi, senza amore; ogni volta che ci pensava gli veniva voglia di uccidere gli Weasley.
 
Tutte le sue certezze erano crollate, sapeva di essere impazzito, ma sapeva anche che nella sua follia aveva trovato la verità;
Albus Dumbledore era soltanto un burattinaio, un vecchio manipolatore che giocava con la vita degli altri, tutto per il suo "bene superiore", non era diverso dai signori oscuri che "combatteva"; non era più sicuro nemmeno della profezia, forse non gli aveva rivelato la vera profezia per manipolarlo meglio…

-Lasciati andare -, sussurrò una voce morbida al suo orecchio destandolo dal suo sonno privo di sogni.
Socchiudendo gli occhi Harry si ritrovò a specchiarsi in un paio d’occhi blu come la notte, che racchiudevano la luce delle costellazioni più brillanti del firmamento, che nell’ultimo periodo vedeva sempre più spesso.
Quello sguardo così magnetico apparteneva a Hella, dagli infiniti noni ma comunemente chiamata Morte, che cambiava il suo aspetto ad ogni visita che gli faceva. 
A volte si presentava come una bambina sui cinque anni, atre volte come un’anziana signora, altre volte ancora come un uomo dall’aspetto distinto.
Quel giorno si era presentava come una giovane ragazza sulla ventina dal fisico sinuoso e slanciato avvolto in una veste nera, con quell’effetto vedo-non vedo che la faceva molto sensuale, con una bianca fascia sotto il seno che si allacciava sulla schiena in un grosso fiocco le cui frange ricadevano dolcemente sino a sfiorare il pavimento sudicio della cella in cui era costretto a vivere.
I lunghi capelli neri come le ali di un corvo ricadevano attorno alla sua figura in morbidi boccoli, mettendo in risalto la pelle d’alabastro, su cui si posavano alcune farfalle dai colori più disparati.
-Cosa ti trattiene ancora in questo mondo, mio signore? -, domandò Hella carezzandogli il volto. –Perché non ti lasci andare tra le mie braccia e mi permetti di condurti nel mio Regno? -.
-Non posso, Hella -, sussurrò Harry con voce roca. –Lui ha bisogno di me… -.
-Il tuo amore non c’è più, mio signore, quelle immonde creature si sono impadronite della sua anima -, disse la fanciulla gettando uno sguardo distratto verso il compagno terreno del suo signore. 
L’amore incontrastato che il suo signore provava per quel giovane era qualcosa che avrebbe dovuto infastidirla, vista la dedizione con cui si occupava di lui nonostante tutto ma non faceva altro che aumentare il sentimento che provava per lui.
Hella sospirò, -Mi sei stato sottratto per ben due volte, mio signore -, disse inchinandosi di più su di lui. –Ti ho aspettato per molto tempo, penso che potrò rinunciare a te per qualche altro decennio e lasciarti vivere col tuo amore, ma quando giungerà il momento tu verrai con me nel mio Regno e starai al mio fianco -.
-Hela cosa…cosa stai dicendo? -, domandò confuso Harry.
-Farò in modo che i miei Doni tornino il prima possibile nelle tue mani, mio signore, ti farò ancora più forte di quello che sei, ricorda che anche se non potrai vedermi sarò sempre al tuo fianco e veglierò su di te -, disse Hella prima di posare le sue labbra su quelle di Harry in un delicato bacio. 
–Danza con me, mio signore, sui corpi di coloro che ti hanno tradito. Sarò la tua umile serva, mio amato signore -.
-Hella… -, sussurrò Harry per l’ultima volta prima che l’oblio lo reclamasse.

Si svegliò di soprassalto quando sentì dei colpi ripetuti alla sua destra.
Gli ci vollero diversi minuti per capire che si trovava nel ripostiglio del sottoscala al n 4 di Privet Drive e che la voce stridula che udiva oltre la porticina era quella della sua odiosa parente Babbana, zia Petunia, che gli intimava di alzarsi per preparare la colazione.
Si guardò le mani sconvolto, prima di tastarsi il volto. Era tornato un bambino di undici anni, Hela lo aveva rimandato indietro nel tempo, gli aveva dato un’altra possibilità per vivere a pieno la sua vita.
Aveva davanti a se un’intera vita da vivere, mentre nella sua mente erano racchiusi i ricordi di quella precedente e le sue conoscenze.
Poteva prendersi la sua vendetta, poteva farla pagare a chi lo aveva tradito, ma soprattutto poteva salvare le poche persone che gli erano state accanto nonostante tutto e che si erano rilevate degne di fiducia.
Poteva rivedere il suo amore e questa volta non avrebbe sprecato anni inutilmente.
Se lo ripromise mentre usciva dal ripostiglio e si dirigeva verso la cucina.
Avrebbe iniziato dai suo amabili parenti, si disse, mentre nella sua mente risuonava la risata argentina di Hella.
   
 
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