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Autore: Kira Eyler    19/07/2016    8 recensioni
[Raccolta di One-Shots che funge da prequel di "Pazzia"]
[SOSPESA causa motivi spiegabili in MP. Scusatemi tutti.]
Dopo che due autrici mi hanno detto di fare un prequel sui due gemelli apparsi in "Pazzia", mi è venuta l'ispirazione per una raccolta di One-Shots su loro due. Le Shots avranno tutte un prompt diverso e solo a volte saranno collegate.
01. Inizio: "[...] -Souru, sorridi! Li ho uccisi, ti rendi conto!? UCCISI!- esclamò Katsumi, rimettendosi a ridere. Souru scoppiò in un altro forte pianto a dirotto, stringendosi al fratello e battendo i pugni sul suo petto [...]"
03. Maledizione: "[...] Un paio di fiammelle blu scesero, fluttuando, dalle scalinate del Tempio, e con voce infantile e alta parlarono: “Chiunque uccide un bambino accanto al Tempio, verrà ucciso in modo violento”
05. Bambole: "[...] -Bonjiro, giusto in tempo! La governante stava dicendo che mi usi a tuo piacimento, come se fossi la tua bambola!- [...]"
09. Specchio: "[...] -Hai capito il concetto, più o meno...- gli disse, celando la tristezza -... Ricordati di trovare qualcuno che raccolga tutti i pezzi, non solo i più grandi e quelli meno taglienti. D’accordo?-[...]"
Genere: Angst, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
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Nota: nelle prime due One-Shots, i protagonisti avranno i loro veri nomi (che sono: Katsumi per il maschio, Souru per la femmina).

01. Inizio

“A loro non è mai importato niente di noi! NIENTE! A loro importa solo dei loro stupidi viaggi di lavoro!”
 
Erano queste le parole che rimbombavano nella testa di Katsumi Harada, un ragazzino di dodici anni. Se ne stava sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi gialli puntati in un punto indefinito del soffitto bianco della sua stanza; gli era dispiaciuto molto dire quelle parole davanti a Souru, la sua sorella gemella più grande di lui di qualche minuto, ma sapeva che era il primo passo verso il grande lancio.
Quella mattina a scuola, il professore di matematica aveva consegnato i compiti della verifica corretti: Souru aveva avuto 90 e lui 110*, con tanto di quasi commozione del professore che dopo le lezioni gli consegnò anche una lettera da far leggere ai genitori. Katsumi, una volta fuori dalla scuola, la stava strappando, ma Souru gliela tolse dalle mani e corse felice come una pasqua verso casa sua, per raccontare ai genitori ciò che era successo al fratellino; era lei quella che reagiva bene per tutto e cercava di mostrare il talento di ognuno, o i loro traguardi.
Souru sperava ancora in complimenti e applausi da parte dei genitori, ma Katsumi no: sapeva che ai genitori importava solo di viaggiare da stato a stato per “lavoro”. Mai un’attenzione, un sorriso o una carezza in più, mai un “come va a scuola?” o un complimento per qualcosa; a lui però non importava. A Souru sì, invece, che importava: le loro camere erano una affianco all’altra e ogni notte la sentiva piangere e pregare per dei genitori più presenti, dei genitori normali e più dolci di quelli che erano diventati.
Facevano soffrire Souru, la facevano piangere, la portavano addirittura a pregare: lui li odiava, li odiava da morire.
Quando la ragazza era tornata a casa raccontando tutto ciò che voleva dire, i suoi genitori avevano solo sorriso e non avevano nemmeno aperto la lettera, gettandola con noncuranza sul tavolo della cucina. La ragazzina era rimasta molto delusa, lo si poteva vedere dal modo malinconico e offeso con cui guardava i genitori, e allora, preso dall’ira e dall’odio, Katsumi aveva gridato quelle parole per poi correre a chiudersi in camera sua.
Souru l’aveva seguito ed ora eccola lì: se ne stava seduta con la schiena appoggiata alla porta, le ginocchia strette al petto, gli occhi gialli fissi su di lui e sul viso un’espressione di rimprovero: lei continuava a difenderli.
-Dovevi cercare di far leggere quella lettera- parlò la giovane, dopo attimi di silenzio -Per te potrebbe essere un’occasione d’oro!-
Katsumi si mise a sedere incrociando le gambe; sbatté le palpebre un paio di volte e piegò la testa di lato, guardando la sorella confuso.
-Volevi che me ne andassi a studiare matematica e fisica tutta l’estate?- chiese.
Souru, che non conosceva il contenuto della lettera, sgranò gli occhi e balzò in piedi coi pugni stretti davanti al petto; le ciocche di capelli nere e bianche, che le arrivavano fino a metà schiena, ondeggiarono. Scosse la testa ed esclamò: -NO! Tu devi rimanere sempre con me! SEMPRE!-
Katsumi scoppiò a ridere per il comportamento infantile della sorella, che a volte sembrava avere la metà dei suoi anni. Souru si sentì offesa per quelle risate: strinse allora le braccia sotto al seno, esclamando un sonoro “Tsk” e gonfiando le guance; fu allora che il ragazzo smise di ridere, scendendo dal letto e dirigendosi verso la sorella con un sorriso: aveva perso fin troppo tempo, era il momento di attuare il suo piano.
-Souru, che ne dici di andare sulla solita collina davanti casa? Devo mostrarti una cosa fantastica!- disse, mentendo spudoratamente; non aveva niente da mostrarle, doveva solo farla allontanare. Era fortunato ad aver imparato a mentire.
Souru sorrise e si fiondò immediatamente fuori dalla stanza e giù per le scale. Katsumi, invece, doveva fare ancora qualcosa prima di uscire: prese una candela nascosta in un cassetto della sua stanza e la mise sul letto, prima di metterci sopra anche un accendino, rubato a sua madre. Si avvicinò all’armadio e lo aprì, prendendo una bottiglia di candeggina; sorrise sadicamente.
Aprì la bottiglia e gettò metà liquido su un solo lato delle scale, mentre il resto lo gettò in camera sua. Accese la candela e la mise sul pavimento, mentre dalla tasca estrasse un telecomando con un bottone rosso al centro; lo strinse in una mano e scese le scale dal lato “pulito”, per poi uscire e raggiungere la sorella sulla collina; ringraziava i genitori solo perché avevano comprato una casa in campagna.
Fece sdraiare Souru nel punto in cui la loro casa si vedeva meglio e osservò la casa con un grande sorriso sadico sul volto. La ragazzina pensò che il fratello l’avesse presa in giro e decise di andarsene... ma, proprio in quel momento, Katsumi premette il pulsante rosso. Dapprima si sentì un forte boato al piano di sopra, che fece cadere Souru a terra con un grido di terrore, e poi l’intera casa iniziò a bruciare: fu questione di pochi secondi e tutta la casa venne inghiottita dalle fiamme. Mentre Souru iniziava a piangere e a gridare disperata, sentendo le grida inumane dei genitori, Katsumi scoppiò a ridere.
Afferrò improvvisamente la sorella per le braccia, costringendola a guardarlo negli occhi... occhi che Souru non riconosceva più: esprimevano gioia, o meglio gioia sadica, un'emozione che non aveva mai visto sul volto del gemello.
-Souru, sorridi! Li ho uccisi, ti rendi conto!? UCCISI!- esclamò Katsumi, rimettendosi a ridere. Souru scoppiò in un altro forte pianto a dirotto, stringendosi al fratello e battendo i pugni sul suo petto, mentre quest’ultimo continuò: -Ora non piangerai più, i tuoi giorni di dolore sono finiti. D’ora in poi ci sarò io con te, mia dolce sorellina...-
Souru non lo riconosceva: persino nell’ultima frase il tono del fratello era cambiato, da gentile e dolce a sadico e ironico. La ragazzina non capiva perché Katsumi avesse ucciso i loro genitori, ma sentendo “ora non piangerai più” un grande senso di protezione e sicurezza s’impadronì di lei: il suo amato fratellino da quel giorno l’avrebbe protetta.
 
*90 e 110: i voti in giapponesi arrivano a 110, che sarebbe il nostro 10 con la lode. 90 sarebbe il nostro 9.

Angolo Autrice:
Salve a tutti! <3 I miei gemellini pazzi mi hanno ispirato troppo. 
Chiariamo un po' di cose: in questa shot i due hanno dodici anni. L'incubo di Souru (Ayano) inizia infatti a dodici anni, come dice anche in "Pazzia". Il titolo significa "Marionetta": presto capirete perché. Se avete domande fatele pure (e se trovate errori, ditemelo nelle recensioni!). 
Spero che il prologo vi sia piaciuto CX alla prossima,
Kira-chan.



 
 
   
 
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