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Autore: Sophie Robin Kendrick    22/07/2016    1 recensioni
Parto dal presupposto che non mi è piaciuto per niente il finale di Artemis Fowl. Quindi ho deciso di elaborarne uno alternativo. Sarà composto da molti capitoli ma non so con precisione quando.
Trama:
Artemis Fowl continua a sentire una voce che cerca disperatamente di portarlo a sé. Non ha nessun ricordo delle avventura con la sua migliore amica. E non si ricorda per niente di averla. Sogna ogni notte quella voce, mentre Holly (Spinella) aspetta disperatamente che lui si ricordi di lei.
P.S: non sono molto brava a scrivere le trame. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale, Juliet Leale, Spinella Tappo, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il passo di N°1 era ciondolante e per niente spedito, quasi fiacco.
Era tornato di fretta e furia dalla luna per adempiere al suo dovere. Essendo uno stregone potente ormai faceva il lavoro sporco del consiglio.
Doveva rubare la magia e i ricordi a qualcuno che aveva fatto qualcosa a loro, non gli avevano comunicato il nome, avevano detto che non era importante, ma a lui non andava lo stesso.
Espellere un membro del popolo dal sottosuolo era già di per sé terribile se poi si aggiungeva il furto dei ricordi e della magia. Anche se N°1 si era istruito negli anni non riusciva a trovare una parola decente a quel trattamento speciale che lui stesso doveva eseguire.
Cattivo? Sicuramente. Malvagio? Con ogni probabilità. Ma le parole non sempre sapevano esprimere il disprezzo che provava per loro.
Già da tempo il loro obbiettivo era punire Spinella Tappo, la sua amica. A ogni mossa o respira che lei faceva c'era sempre una punizione pronta che la aspettava a ogni angolo.
Arrivò alla postazione di controllo, passò e venne scortato da una truppa verso la cella del carcerato.
Affiancato a lui c'era Grana Algonzo, il volto impassibile e lo sguardo fisso. Non gli aveva rivolto la parola da quando l'aveva incontrato. Solo uno sguardo fugace.
Arrivarono davanti alla cella e il comandante fece segnale alla truppa di fermarsi. Aprì la cella e scomparve dentro. N°1 notò che aveva cercato in tutti i modi di non fargli vedere l'interno.
Non ci fece molto caso. Voleva solo chiudere questa faccenda e ritornare da dove era venuto.
La porta si aprì di poco e Grana che vi si affacciava gli faceva segno di entrare.
Prese un respirò ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

All'inizio non riusciva a capire dove era la persona del Popolo a cui levare tutto ma il suo sguardo fu catturato da qualcosa rannicchiato in un angolo. Era molto sporco e a primo sguardo non ci fece caso, ma poi si accorse di una strana somiglianza con una persona di sua conoscenza.
Grana si avvicinò a quel corpo e prendendolo in braccio lo stese sul letto.
A N°1 venne un colpo.
– La devi aiutare. E non nel modo in cui ti hanno detto. – Le parole di Grana erano sussurrate, ma nel silenzio quasi eterno della cella riuscì a sentirle molto bene.

I suoi occhi si aprirono piano piano. Il dolore era l'ultima cosa che ricordava. Il dolore ai piedi era quasi del tutto insopportabile. Ma adesso non c'era più. Anche il dolore agli altri arti era sparito.
In più era in un letto comodo e il soffitto non era lo stesso che aveva osservato per quasi un mese. Era diverso. C'era una piccola crepa su di esso e anche una chiazza di muffa. Era morta? Era quello il suo paradiso?
Debolmente si alzò. Aveva una fame da lupi e la debolezza che sentiva non la aiutava per niente.
Era tutto molto diverso. C'era una luce che filtrava dalla finestra della camera. Ma non era la sua stanza quella e sicuramente non era la sua casa. Tutto era estraneo.
Ma allora, dove era finita?
Si trascinò fuori dalla camera da letto e si ritrovò in un salone. Era tutto piccolo. C'era solo un divano, un tavolo, due sedie e una piccola cucina.
Andò verso una porta e quando la aprì vide che quella stanza era il bagno. Un bagno in casa.
No, non poteva essere. Ritornò nel salone/cucina e senza curarsi di niente si fiondò verso l'altra porta chiusa.
Si ritrovò in un corridoio piccolo e stretto. Oltre alla porta da cui era uscita c'è ne era un altro paio, ma erano chiuse.
Scese le scale che trovò alla sua destra, lo fece molto velocemente. Volava scappare da quel posto o almeno sapere dove si trovava. Conosceva un unico posto umano ma sapeva che non era lì.
Come c'era finita in quel posto? Chi era stato? E perché non si era sentita male?

Di solito quando un membro del popolo entra in uno casa senza il permesso, dopo pochi secondi comincia a sentirsi male. Ma a lei non era successo.
Troppe domande le affollavano la mente e sapeva che altre sarebbero spuntate.
Si trovò in un pianerottolo e uscì subito all'esterno.
Aria calda la investì ma lei non seppe dire dove si trovava. Era troppo buio, i lampioni non funzionavano tranne per qualcuno acceso ma la cui luce era poca.
Di sicuro era in un quartiere povero o forse anche malfamato.
Decise di tornare dentro, anche se era spaventata non doveva comportarsi da stupida e avventurarsi nel cuore della notte.

Chiuse la porta di casa. Fece un giro completo. Oltre alle stanze che aveva già visto non c'è n'erano altre. Mentre esaminava ogni angolo della “casa” trovò un lettera sul tavolo che prima non aveva visto.
La prese tra le mani indecisa di aprirla. Si sentiva come in – Saw, l'enigmista. –
Aprì piano la lettera. Era scritta in gnomico e la scrittura era quella di Grana.

“ Cara Spinella,
so che in questo momento ti senti confusa e ti posso capire. In seguito a questa lettera troverai tutte le istruzioni per la tua nuova identità. Ti prego di leggere attentamente le istruzioni che troverai a seguire. Non fare di testa tua.
Ora ti scrivo tutto quello che è successo da quando ti hanno rinchiuso in quella cella.
Per prima cosa ti aggiorno sulle condizione di Artemis Fowl II. Il fangosetto è vivo e in salute ma non si ricorda di nessuno di noi e neanche di te.
Non andare a cercarlo, per ora rimani nell'ombra. Fai solo quello che ti scriverò più avanti. E' un ordine soldato e non discutibile.

E' passato un mese da quando ti hanno imprigionato e costretto alla solitudine in quella cella. Esattamente trenta giorni dopo la tua “cattura” il consiglio si è riunito e anche se mi sono opposto espressamente, hanno deciso di cancellarti dal sottosuolo. Ovvero per te era destinata l'espulsione e la cancellazione della memoria.
Hanno chiamato N°1 per questo dalla luna. Per fortuna mi hanno affidato il compito di scortarlo e di controllarlo mentre eseguiva il suo dovere.
Ma mentre Polledro manometteva le telecamere per fargli vedere quello che volevano vedere, io e lui ti stavamo aiutando a scappare. Abbiamo finto la tua morte per la prigionia e la privazione della magia a cui ti stavano sottoponendo. Non ti spiegherò i dettagli ma sappi solo che stavamo rischiando tutto molto grosso.
Abbiamo trovato quest'appartamento, affascinato la persona in modo che te lo avrebbe dato gratis per almeno qualche tempo, così che tu possa ristabilirti. Polledro ha modificato i tuoi dati, ti ha registrato al comune di Dublino sotto il nome di Holly Short. Ha fatto anche in modo di trovarti un lavoro. E' molto umile e troverai il nome, la professione che rivesti e l'indirizzo sempre all'interno della busta.
N°1 ti ha anche aiutato con la magia. Ha cambiato il tuo corpo. Adesso sei una donna umana a tutti gli effetti, ma tieni ancora la tua magia. Non la perderai o almeno così mi ha assicurato.
Si sono accorciati i tuoi anni, adesso sei una sedicenne, e non hai più l'età che da elfa ti portavi addosso. Quindi cerca di goderti la tua vita breve...

Mi dispiace adesso lasciarti, sto scrivendo queste parole mentre N°1 sta controllando il tuo corpo. Sei molto bella Spinella, e spero per te in un bel futuro. Ricorda, per i primi tempi non avvicinarti al Fangosetto o alla sua casa. Evitiamo di insospettire qualcuno. Quando il consiglio sarà sicuro che Artemis Fowl non ricordi niente del nostro mondo allora libererà la casa dalle microspie.
Proverò a entrare in contatto con te ogni tanto, non so il mezzo ma spero di poterti vedere di presenza.
Ti auguro una buona vita Spinella Tappo. Questo è il mio ultimo ordine.

Grana Algonzo.”

Spinella abbandonò la lettera sul tavolo mentre le lacrime scivolavano fuori dai suoi occhi. Non era possibile, era un incubo. Non c'era altra spiegazione, era un incubo e presto si sarebbe svegliata, si sarebbe vestita e sarebbe andata a fare il suo dovere come capitano della LEP...
Si portò davanti allo specchio che c'era in camera da letto, dagli occhi le lacrime continuavano a cadere e non riusciva a fermarle.
Aveva lasciato tutto, anzi era stata costretta, obbligata. Qualcuno aveva deciso il suo destino e anche se Grana Algonzo e N°1 avevano cercato di migliorarlo le faceva sempre schifo.
Da sola costretta a vivere tra i Fangosi, diventare una di loro, mimetizzarsi.
Si sedette a terra presa da un capogiro. Per l'ennesima volta si guardo alla specchio. Aveva i capelli lunghi e rosso scuro quasi marroni, un occhi marrone e uno azzurro. Il suo aspetto era diverso ma conservava sempre qualcosa di quella che era stata. Ad esempio le labbra. Loro erano sempre a cherubino. Se le sfiorò. Erano sempre morbide e carnose.
Si alzò da terra e andò a controllare la busta.
Dentro c'erano dei documenti:
- Una carta di identità.
- Un foglio di emancipazione
- Soldi
- Un foglio con le informazioni di dove lavorava e per finire un foglio che conteneva tutte le informazioni varie sulla sua nuova vita.
Controllò la sua carta d'identità. C'era una sua foto e lo sguardo le cadde alla sua età.
Sedici anni. Aveva già affrontato l'adolescenza ed era ritornata a farne parte.
Anche se ancora la voglia di vivere rimaneva in lei, tutto quello che voleva fare per ora era sopravvivere.
Si stese nel letto stanca e provata e si addormentò all'istante senza sognare, accompagnata solo dalla sensazione di essere fuori posto.
 

   
 
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